Quando ho sentito per la prima volta del nuovo casco integrale leggero di Troy Lee, avrei scommesso che fosse a mentoniera staccabile, come il Giro Switchblade. Non era così. Avrei anche scommesso che sarebbe stato leggerissimo e con un design elegante, e in questo ho indovinato. Insomma, quando TLD ha cominciato a lavorare al The Stage, aveva in mente un casco leggero e molto ventilato, che però non perdesse niente in sicurezza. Se consideriamo che, malgrado il peso piuma di 690 g (che lo rende il casco integrale più leggero sul mercato), lo Stage è certificato per DH, possiamo dire che TLD sia riuscita nell’impresa.
Con questo casco, TLD ha anche introdotto alcune innovazioni e tecnologie nuove.
In tutta la durata del test non ho mai fatto cadute particolarmente rovinose, ma ecco cosa penso dello Stage.
Ormai non dovrebbe stupire più nessuno che il casco sia equipaggiato con la tecnologia MIPS (lo strato giallo che si vede all’interno). Qui trovate i dettagli, ma in breve è un dispositivo che serve ad evitare che durante le cadute la testa sia sottoposta a rotazioni troppo violente.
Le fettucce hanno inserti rifrangenti, ma la particolarità che mi è piaciuta di più è la chiusura Fidlok. È magnetica ed è molto più facile da aprire e chiudere, soprattutto con i guanti.
L’imbottitura sulla nuca può essere sostituita, per staccarla basta tirare.
Si incastra attraverso quattro gancetti di plastica. Ce ne sono due, da 15 e 25 mm.
Per personalizzare ancora di più il casco, si possono sostituire anche le imbottiture sulla mandibola. In questo caso ce ne sono tre da 15, 25 e 35 mm. Considerate anche le imbottiture di cui parlavamo poco fa, le possibilità di modificare la forma interna per adattarla a teste diverse è molto estesa. Il casco viene venduto con tutte le imbottiture di ricambio oltre ad una borsa.
Per i miei giri nella zona di Santa Cruz uso principalmente caschi aperti. Le biciclette moderne, però, diventano sempre migliori e permettono ormai di pedalare in salita anche i giri in cui le discese sono veramente impegnative e richiedono caschi da DH. Ne segue che per alcuni dei giri più tecnici, usare un casco integrale come lo Stage ha decisamente senso e mi ha fatto subito sentire più a mio agio. Faccio notare che è il primo casco di questa categoria che provo approfonditamente. Indossando lo Stage, si nota non solo che la calzata è ottima ma, grazie ai materiali scelti per imbottiture e rivestimenti, è anche estremamente confortevole.
Ventilazione e traspirabilità sono probabilmente i maggiori punti di forza di questo casco. Sono rimasto colpito da quanto sia fresco e da quanto l’aria scorra bene dalla parte anteriore del casco a quella posteriore, anche a velocità ridotte. Inizialmente avrei pensato di dover smontare la visiera per le lunghe salite su sterrato, ma non ce n’è mai stato bisogno, nemmeno in giornate calde. È un casco integrale, quindi non aspettatevi che sia fresco come uno aperto.
La mentoniera avvolge bene la mandibola, quanto basta per restare ferma in posizione ma senza risultare claustrofobica. Vale la pena di notare che non c’è una retina a chiudere la grande apertura frontale della mentoniera, il che permette da un lato di sputarci attraverso e dall’altro di bere spruzzando acqua con la borraccia. Lo svantaggio di questa scelta è che attraverso questa apertura passano anche oggetti meno desiderati, e nel mio caso mi è capitato di mangiare un grosso pezzo di terra sollevato dalla ruota posteriore del mio amico, davanti a me.
La visiera e la relativa viteria sono eccellenti: la visiera è spessa e solida, quindi non si rompe facilmente nelle piccole cadute; inoltre è molto regolabile e lascia sotto di sé tutto lo spazio per la mascherina. Le mascherine, dal canto loro, si integrano bene con il casco e la fascia elastica resta bene al suo posto senza chiudere le aperture di ventilazione. Un’altro oggetto piccolo ma degno di nota è la fibbia Fidlock. Richiede inizialmente di prenderci la mano ma diventa presto molto intuitiva. Credo che sia la soluzione migliore tra tutte considerato anche che aggiunge un elemento di sicurezza, ad esempio nel caso di cadute molto gravi con possibili danni alla colonna vertebrale, quando è necessaria molta delicatezza nella rimozione del casco. Ma a questo è meglio non pensare…
In discesa, lo Stage dà molta più sicurezza di un normale casco aperto pur restando estremamente leggero e senza ballare a destra e a manca. Usandolo, si fatica a credere che sia effettivamente certificato per la DH. In parte, questa sensazione è dovuta anche al fatto che ci si senta molto bene, grazie alle aperture per la ventilazione in prossimità delle orecchie. Dato che non ho subito cadute particolarmente gravi durante il test, difficile fare confronti con caschi da DH o altri in questa categoria. Secondo me, in termini di solidità e peso, si trova tra i caschi A2 e D3, per fare un confronto in casa TLD.
Per essere un casco certificato da downhill, lo Stage è estremamente ventilato e traspirante, oltre ad essere molto personalizzabile per quanto riguarda la calzata. In salita si crede a stento di avere un integrale in testa, mentre in discesa dà sicuramente molta più sicurezza di un casco aperto. Per giri in cui ci si vuole portare al limite in discesa ma si sale pedalando, probabilmente lo Stage è il miglior casco in commercio. Nell’ambito dell’equipaggiamento protettivo, la regola è solitamente: “fra sicuro, leggero e ventilato puoi sceglierne due“. Bene, lo Stage unisce le tre cose e lo fa molto bene.
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