Alle EWS tanti rider hanno usato questo casco, fra gli altri il vincitore Fabien Barel e il sesto classificato Ben Cruz. Anche io ero in giro con l’Urge Archi Enduro. Ecco il test.
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Girare con un casco integrale classico per fare enduro non è sempre la soluzione migliore: nei rilanci o negli strappetti in salita la maggior parte dei caschi non lascia filtrare abbastanza aria e il rider si trova a boccheggiare dopo pochi colpi di pedale, soprattutto se indossa anche la classica mascherina. Almeno, questa era la nostra sensazione prima di testare l’Urge Archi Enduro.
Il casco in questione è stato sviluppato per l’Enduro, con l’aiuto di Fabien Barel. Proprio il rider francese ce ne ha mandato uno da testare, dicendoci che è l’unico casco attualmente in commercio che è stato pensato per questa disciplina, ben diversa dalla DH. Da qui prendo spunto per affrontare un tema che sicuramente qualcuno porterà nella discussione. Esistono delle foto in rete di un incidente di un rider che, usando questo casco per fare DH/FR, cadendo su un doppio ha rotto la mentoniera e questa l’ha ferito piuttosto pesantemente in faccia. Incidente sfortunato o utilizzo sbagliato del casco? Diciamo che quando facciamo DH usiamo un casco che protegge meglio il viso. Sulla mentoniera ritorniamo più sotto.
La caratteristica che salta più all’occhio quando si guarda l’Archi Enduro è la grande apertura sul viso, come si può notare da questa foto scattatami da Sembola alla partenza della PS4 di Punta Ala.
Abbinando un paio di occhiali classici possiamo dire che l’aerazione frontale è molto simile a quella di un casco da XC. Anche nelle parti più pedalate, o andando piano su sentieri tecnici e lenti, si respira perfettamente, gli occhiali non si appannano e non si comincia subito a grondare sudore. Questo è dovuto alla posizione e alla forma della mentoniera, molto bassa rispetto ai caschi integrali da DH, e più sottile, dove per sottile si intende l’altezza, non lo spessore del materiale.
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Se da una parte la mentoniera offre un vantaggio per l’aerazione, dall’altro risulta meno protettiva. Non solo il viso è quasi del tutto scoperto, ma la mentoniera stessa è più esile e dunque più facile da rompere in caso di caduta. Insomma, protegge di meno di quelle dei caschi integrali da DH. Fortunatamente non abbiamo avuto l’occasione di testare la sua resistenza con una caduta, ma è ovvio che molti si domanderanno se vale davvero la pena di indossare un casco meno protettivo di altri, nella sua parte frontale.
La risposta è: dipende da quello che si cerca e che si fa. Se si fa dell’enduro si cerca un compromesso, sia a livello di bici, che non è una bici da DH, sia a livello di protezioni, visto che non si indossa la pettorina o il paracollo, di solito. Il casco fa parte di questi compromessi. Sta poi ad ognuno di noi decidere se ne vale la pena o meno.
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Il casco, nelle altre sue parti, offre un’ottima protezione, a cui si contrappone un’aerazione minima. I buchi sulla sua parte alta sono piuttosto ininfluenti a tal merito. Sulla nuca lo spessore dell’Archi Enduro lascia poco spazio a compromessi.
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All’interno è possibile adattare la taglia alle dimensioni e alla forma della propria testa con diversi inserti che vengono forniti al momento dell’acquisto. Questi vengono fissati alla calotta con il velcro. Purtroppo le prese del velcro sono abbastanza piccole, quindi quando uno indossa il casco da sudato gli inserti tendono a muoversi ed eventualmente a staccarsi. Ben fissate con un bottone a pressione sono invece le imbottiture sulle guance, rimuovibili facilmente per essere sostituite con altre più piccole o piu grandi a seconda delle proprie preferenze. Queste imbottiture hanno una forma a V, pensata per creare spazio per le orecchie, che dunque non vengono appoggiate all’imbottitura ma direttamente alla calotta del casco.
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La cinghia si fissa sotto il mento con il classico clip-in di plastica. Anche qui, esistono fissaggi in metallo più resistenti, anche se più laboriosi nel loro fissaggio. L’attacco in plastica fa parte della filosofia dell’Archi Enduro.
Qualche riga sulle taglie: l’Archi Enduro è disponibile solo in due taglie: S/M e L/XL. Ovvio che chi ha la testa molto piccola o molto grande avrà delle difficoltà, pur mettendo o togliendo le imbottiture rimuovibili. Personalmente ho una circonferenza della testa di 60 cm e ho dovuto togliere l’imbottitura rimuovibile sulla nuca.
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Conclusioni
Ci siamo trovati bene con l’Archi Enduro, anche durante le EWS di Punta Ala. In salita abbiamo preferito un classico casco da XC, dato che anche l’Archi Enduro fa sudare per bene se indossato in questo frangente. In discesa, nei tratti pianeggianti e negli strappetti delle PS l’aerazione si è dimostrata ottima, se il casco viene abbinato ad un paio di occhiali da sole e non alla mascherina. Il casco, una volta adattato alla propria testa grazie alle imbottiture, rimane al suo posto e la sua calzata è ottima.
Il livello di protezione facciale è quello di un casco enduro, quindi minore di quella di un casco da DH o FR. Per questo motivo consigliamo il suo uso esclusivamente per l’enduro. Se volete un unico casco per DH, FR ed Enduro, cercate un altro prodotto.
Peso: 820 grammi
CE1078/ CPSC Certification
Taglie: S/M e L/XL
Prezzo: 199 Euro
Sito Urge
Distributore per l’Italia: DSB Bonandrini
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