Quando circa un anno e mezzo fa provammo la Meta 6, emerse che per alcuni aspetti la bici avrebbe avuto bisogno di una svecchiata. Proprio in quel periodo veniva però presentata la nuova Meta, ora in test nella versione AM 1 da 150 mm di travel anteriore e posteriore (esiste anche una versione denominata SX, molto simile esteticamente ma con 160 mm di travel e geometrie leggermente più distese).
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Rispetto alla “vecchia” Meta cambiano sia le geometrie ed il design del telaio, che lo schema della sospensione posteriore. Nonostante l’asse della ruota posteriore rimanga direttamente vincolato allo snodo principale della sospensione, siamo infatti di fronte ad uno schema di tipo flottante dove l’ammortizzatore viene attivato su entrambi i lati al comprimersi della sospensione. Tale schema, denominato Contact System EVO, è adottato dalla casa di Andorra su tutti i modelli full.
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Top tube molto sloopato, altezza contenuta del movimento centrale e posizionamento dell’ammortizzatore in prossimità dello stesso, conferiscono alla Meta AM una linea molto gradevole e slanciata, facendola peraltro apparire persino più lunga di quel che è in realtà. Al di là delle valutazioni di natura estetica, si tratta di soluzioni in linea con le tendenze attuali che, come il test confermerà, offrono tangibili vantaggi anche sul campo. Intanto cominciamo con un vantaggio verificabile anche senza montare in sella e ben sfruttato sulla AM 1, vale a dire la possibilità di montare una piega dal rise contenuto senza dover poi compensare (vanificando il tutto) con uno stem troppo rialzato o – peggio ancora – montagne di spacers sotto lo stem stesso per evitare che le leve freno o i comandi vadano a sbattere sul top tube.
Altre caratteristiche geometriche della Meta AM sono i valori di interasse e top tube piuttosto elevati, dichiarati rispettivamente in 1173 mm e 620 mm per la taglia L in test (vedere a fine test i valori da noi rilevati). Per quanto riguarda gli angoli, troviamo 67° allo sterzo e 73° di seat tube, valori nella norma per una moderna all mountain in grado di coniugare pedalabilità e sicurezza in discesa.
Il montaggio della versione AM 1 in test è adeguato all’uso previsto e non fa ricorso a furbeschi escamotage per ridurre il peso a danno dell’affidabilità. Il peso finale di quasi 14 Kg non fa tuttavia strappare i capelli dall’entusiasmo, a maggior ragione considerando che la AM 1 è il top di gamma (anche come prezzo), monta una doppia priva di bash e tendicatena, e che le coperture brillano più sul fronte della leggerezza che su quello della robustezza.
Parte del risultato non esaltante in termini di peso è da attribuire al telaio, accattivante nelle forme e realizzato con cura, ma pesante per la tipologia di bici. Per contro, grazie anche al generoso dimensionamento di tubi e snodi, il carro ha un’ottima rigidità laterale e la bici in generale trasmette una rassicurante sensazione di solidità.
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Come ormai sempre più comune, anche la Meta adotta il passaggio cavi interno al telaio, soluzione che offre dei vantaggi ma anche qualche svantaggio. In caso di routing non ottimale, ad esempio, trovare una soluzione alternativa è spesso ben più problematico che non con il passaggio cavi esterno. Con la Meta abbiamo avuto esattamente questo problema, dato che il comando del cambio posteriore era talmente duro da costringerci ad “indovinare” la cambiata senza riuscire a percepire il classico “click” fra un rapporto e l’altro. Inutile dire che, oltre all’evidente scomodità, la precisione della cambiata era di conseguenza. Il percorso del cavo, che in zona movimento centrale entra nel fodero inferiore seguendone poi la sagomatura, è oggettivamente poco felice, ma la situazione era talmente improponibile da farci ipotizzare qualche problema con la bici del test (sarebbe interessante se qualche possessore di Meta riportasse la sua esperienza in merito).
Concludiamo il discorso segnalando che anche per il cavo del reggi telescopico è previsto il passaggio interno al telaio. Sulla bici giunta in test, tuttavia, il cavo passava esternamente e tale l’abbiamo lasciato per non correre il rischio di dover poi spurgare il circuito idraulico del Reverb.
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La posizione in sella ci piace: nonostante l’abbondante quota di orizzontale virtuale non ci si sente infatti troppo distesi, la distribuzione dei pesi è corretta per una bici che deve garantire anche buone prestazioni in fase di pedalata, e le quote azzeccate di stem e piega trasmettono una piacevole sensazione di controllo.
Regolare il SAG dell’ammortizzatore Fox Float CTD non è il massimo della comodità per via della posizione incassata, ma una volta capito come posizionare il calibro si riesce ad ottenere una misurazione abbastanza precisa. La posizione dell’ammortizzatore è critica anche perchè esposta a schizzi di fango e sporcizia varia provenienti dalla ruota, problema che tuttavia è risolto abbastanza efficacemente da un’apposita protezione in neoprene.
Passati al settaggio della forcella Fox 32 Float CTD, al momento di misurare il travel effettivo abbiamo una sorpresa: ben 9 mm “di troppo”, vale a dire 159 mm a fronte dei 150 mm dichiarati! Dobbiamo poi caricare una pressione d’aria ben superiore a quella indicata per il nostro peso, ma con questa forcella non è una sorpresa.
Come le sigle lasciano facilmente intuire, entrambe le unità ammortizzanti sono dotate della nuova piattaforma ideata da Fox e denominata CTD (Climb-Trail-Descend), in sostanza tre livelli di frenatura in compressione da utilizzarsi a seconda delle situazioni con il livello intermedio (Trail) che permette un ulteriore “fine tuning” su tre livelli. L’accesso al registro CTD dell’ammortizzatore (la solita levetta blu, per capirci) non è molto pratico per via della posizione a ridosso del movimento centrale, ma è comunque azionabile anche mentre si pedala.
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Cominciamo come di consueto con il comportamento su fondi scorrevoli (asfalto o sterrato compatto), dove la Meta AM 1 si comporta bene grazie alle geometrie adeguate (angolo sella sufficientemente verticale e posizione non troppo raccolta) ed all’ottimo comportamento della sospensione posteriore, la quale è affetta da un bobbing minimo persino con l’ammortizzatore settato sulla posizione “Descend”. L’ottimo comportamento della sospensione si conferma anche nella pedalata in fuorisella, dove la bici risponde molto bene grazie alla rigidità del carro ed all’assenza di fastidiosi affondamenti della sospensione che determinerebbro dispersione di potenza e perdita di reattività. La copertura posteriore scorrevole è un altro punto a vantaggio della AM 1, mentre sull’altro piatto della bilancia troviamo il peso che, specie all’aumentare della pendenza, si fa sentire rispetto a concorrenti di pari categoria più leggere. Discorso peso a parte, la bici si comporta molto bene anche sulle pendenze più sostenute, dove l’anteriore non perde direttività e non fa desiderare una forcella abbassabile.
Sulle salite tecniche la Meta ha mostrato due facce: agile sui tornantini e nei tratti molto guidati, non ci ha totalmente convinti nel superamento di ostacoli di una certa entità affrontati con i rapporti più corti. La sensazione è quella di un marcato pedal kickback, non facile da gestire quando la sospensione posteriore si comprime nel superamento dell’ostacolo. Il movimento centrale basso costringe inoltre ad un po’ di attenzione, anche se il problema è in parte tamponato dal buon comportamento della sospensione la quale “insacca” molto poco. Una soluzione che limita entrambi gli inconvenienti è quella di impostare anche sullo sconnesso l’ammortizzatore sulla posizione Climb, contenendo così al massimo la compressione della sospensione. Per contro, rimettendoci in comfort e trazione, la guida deve diventare più attiva e perciò faticosa. E allora che si fa? In modo relativamente indolore si potrebbe compensare con una copertura posteriore più solida e quindi utilizzabile a pressioni più basse, a maggior ragione perchè la Canis non ci è parsa un mostro in quanto a trazione e perchè si tratta di una soluzione che porterebbe vantaggi anche in discesa.
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Sulla Meta AM ci siamo sentiti a nostro agio da subito. Come accennato al capitolo analisi statica, la posizione è infatti quella giusta per una all mountain di questo tipo e le quote di stem e piega permettono un ottimo controllo. La Meta AM abbina in modo sorprendente agilità e stabilità, caratteristiche quest ‘ultima che non viene meno neppure a velocità sostenuta su fondo sconnesso. La capacità di coniugare queste due caratteristiche, non facili da conciliare, crediamo sia da ricercare principalmente nelle quote geometriche azzeccate, compresa la ridotta altezza del movimento centrale che fa ampiamente perdonare quel pizzico di attenzione in più che richiede sulle salite tecniche.
La Meta non brilla per comfort alle andature ridotte a causa di una certa pigrizia della sospensione posteriore, probabilmente da imputare ad una frenatura in compressione un po’ eccessiva dell’ammo. Quando però si comincia a spingere con decisione, e con la velocità aumenta l’entità delle sollecitazioni, la sospensione assorbe a dovere. Buona anche la resistenza al finecorsa, raggiunto solo saltuariamente su drop con atterraggi poco ortodossi.
Posizione di guida aggressiva, stabilità ed ottima risposta della sospensione posteriore sui rilanci fanno della Meta AM una bici particolarmente efficace quando “tenuta giù” e fatta correre a tutta, a maggior ragione sui percorsi molto guidati dove si può sfruttare a dovere anche la grande agilità. La distribuzione dei pesi ben avanzata fa sì che per alzare l’anteriore ci voglia una certa decisione, a maggior ragione sulle pendenze accentuate. La Fox 32 si comporta egregiamente finchè il gioco non si fa troppo duro, ma sul molto ripido e sconnesso si dimostra l’anello debole della catena e costringe un po’ sulla difensiva. La stessa cosa accade sulle discese molto tecniche e lente, dove una forcella leggermente più alta e massiccia garantirebbe maggior sicurezza e precisione di guida. D’altro canto Commencal stessa prevede per questo telaio forcelle fino a 545 mm di altezza, vale a dire la quota tipica di una forcella da 160 mm di travel. Secondo noi il tealaio della Meta AM se la meriterebbe tutta, per cui chi si cimenta spesso in discese come quelle appena citate è avvisato…
Chiudiamo il capitolo discesa con qualche considerazione riguardante freni, coperture e trasmissione:
se si esclude una certa irregolarità nella corsa della leva del freno posteriore, con i Formula RX non abbiamo avuto particolari problemi. Sia a livello di regolazioni che di prestazioni siamo però abbastanza lontani dal meglio che offre il mercato, Formula in primis. La Meta AM 1 è il top di gamma e non costa poco, sarebbe quindi lecito attendersi qualcosa di più.
Passando alle coperture, mentre la Onza Ibex montata all’anteriore si è dimostrata abbastanza valida in ogni situazione, la Canis montata al posteriore ha mostrato qualche limite sui fondi allentati tipici di questo periodo. Per chi è fluido nella guida ed in grado di lasciar correre nessun problema, ma la maggior parte dei comuni mortali troverebbero maggior confidenza con una gomma dalla tassellatura più aggressiva.
Passando al cambio, l’X0 Type 2 montato sulla Meta AM1 ha confermato come questa nuova generazione di cambi “tensionati” abbia ridotto di molto la necessità di un tendicatena, ormai necessario solamente negli ambiti più esasperati. Con la Meta non abbiamo mai avuto problemi di caduta o perdita di linea della catena neppure sui fondi più dissestati.
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In Commencal gira un motto secondo il quale una bici da enduro non deve essere una xc con la quale poter anche scendere, ma piuttosto una DH pedalabile anche in salita. Nonostante ufficialmente non ci troviamo di fronte ad un modello da enduro, la stessa filosofia deve essere stata applicata anche a questo modello da all mountain. La Meta AM da infatti il meglio di sè in discesa, in particolare sui terreni dove può essere spinta a tutta. Siamo abbastanza convinti che con una forcella da 160 mm, prevista da Commencal stessa e forse più adeguata della Fox 32 visto il montaggio generale ed il peso della bici, la Meta AM 1 darebbe del filo da torcere a molte enduro.
Attitudine d’uso
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Inconvenienti riscontrati nel corso del test
_Il batticatena in plastica posizionato sul fodero superiore si è staccato. Quello sul fodero inferiore si è in parte scollato ma è rimasto al suo posto
[expand title=”Montaggio”]
FRAME/CADRE META AM v2 150mm
SHOCK/AMORTO Flox Float CTD Adjust Boost Valve Kashima
FORK/FOURCHE Fox 32 Float CTD Adjust, QR15, Tapered, 150mm, Kashima
HEADSET/JEU DE DIRECTION Cane Creek 10series, Semi integrated zero stack tapered
STEM/POTENCE Commençal VIP OS
BARS/CINTRE Commençal VIP 0,75″ OS 6061, 730mm
GRIPS/POIGNÉES New Commençal Lock on
BRAKES/FREINS Formula RX 12 180/180
SHIFTERS/MANETTES Sram trigger X9 2×10
CHAIN DEVICE / ANTI DERAILLEUR Sram X7 direct mount 10speed
REAR MECH/DÉRAILLEUR AR Sram X0 10speed Type II
BOTTOM BRACKET/BOITIER DE PÉDALIER Included w/crankset
CRANKS/PÉDALIER Race Face Turbine 36/24 10spd
CHAIN/CHAÎNE Yaban 10sp
CASSETTE Sram PG 1050 11-36
RIMS/JANTES Jalco light double wall for Commençal
HUBS/MOYEUX Commençal disc light by joytech, sealed bearings, 15QR front/142×12 rear
SPOKES/RAYONS Stainless black 64p, butted 3x lacing
TIRES/PNEUS Onza Ibex 2,25 front, Onza Canis 2,25 Rear, Kevlar Bead, Blackwall
INNER TUBE VALVE/VALVE CHAMBRE A AIR Schrader
SEATPOST/TIGE DE SELLE RockShox Reverb 31,6mm
SADDLE/SELLE SDG Circuit for Commençal[/expand]
[expand title=”Pesi e geometrie rilevati”]
Interasse: 1183 mm
Angolo sterzo: 66.5°
Corsa anteriore: 159 mm
Corsa posteriore (valore dichiarato): 150 mm
Interasse/corsa ammortizzatore: 200 x 57 mm
Altezza movimento centrale: 342 mm
Affondamento sella (quanti mm il reggi può essere inserito nel tubo sella): 295 mm
Peso tg. L senza pedali: 13.960 kg
Peso ruota ant completa*: 1825 g
Peso ruota post completa*: 2270 g
* = ruota in ordine di marcia, quindi incluse coperture, dischi e pacco pignoni. Sono esclusi i perni di fissaggio.[/expand]
[expand title=”Prezzi”]
Bici completa: 4 599,00 €
Telaio senza ammortizzatore: 1 599,00 €[/expand]
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