Recentemente abbiamo ricevuto da Specialized la nuova gamma di coperture per XC, delle quali Marco ha testato le Renegade montate sia anteriormente che sul posteriore della Stoll M1. Eravamo curiosi di testare anche la combinazione Fast Trak sulla ruota davanti e la Renegade su quella dietro. Grip sull’anteriore e scorrevolezza sul posteriore, una combinazione che abbiamo deciso di provare in occasione della Grand Ride, la massacrante marathon da 125km e 5000m di dislivello fra Verbier e Grimentz, nel Canton Vallese. La scelta “combinata” è dovuta alla tipologia del tracciato che prevede, tra l’altro, lunghe salite scorrevoli su asfalto, come quella iniziale da Verbier e la salita verso il colle del Mandelon.
Volevo mantenere la massima scorrevolezza e peso basso sul posteriore, quindi la scelta della Renegade, mentre la maggiore tassellatura (e peso) della Fast Trak sarebbe stata perfetta per le sezioni tecniche e le veloci discese sulle sterrate dove la sicurezza sull’anteriore è determinante.
Il percorso in linea è un misto di salite scorrevoli su asfalto prima e sterrato nella seconda parte, singletracks a tratti flow e altri piu tecnici, notevoli anche le veloci discese su sentiero ghiaioso a bassa aderenza ed i traversi su prataiole e piste da sci. Per non citare la massacrante salita al Pas de Lona, 30 minuti di portage, ma lì le gomme non contano!
La bici ideale per la Grand Ride è un front (sono più le sezioni scorrevoli di quelle tecniche), mentre un po’ più complessa è la scelta delle gomme in quanto bisogna fare un compromesso: bassa resistenza al rotolamento con pressione non troppo alta perché altrimenti si rimbalza troppo nei settori tecnici e una buona dentellatura laterale sull’anteriore per garantire sicurezza in curva nelle veloci sterrate. I tasselli non devono però essere troppo pronunciati per non penalizzare la velocità ed incidere sul peso.
Anche la protezione anti foratura è importante, soprattutto quella dei fianchi, perché alcune sezioni di percorso, in particolare nella parte finale, hanno rocce taglienti che se affrontate con gomme inadeguate o con traiettorie sbagliate potrebbero facilmente tagliare la spalla con conseguenze bene immaginabili.
Avevo a disposizione sia le 2.1″ che le 2.3″, la mia scelta è caduta sulla sezione maggiore per poter utilizzare pressioni non troppo alte e mantenere anche un certo comfort e trazione che non sono certo il punto di forza delle front.
Carcassa 120 TPI
Cerchietto pieghevole
2Bliss Ready
Mescola Gripton
29 x 2.1″, psi 25-50, peso dichiarato 550g.
29 x 2.3″, psi 25-50, peso dichiarato 595gr, rilevato 582 grammi.
Prezzo: 50 Euro
Ho montato la Fast Trak su cerchi SRAM Rise 60 in carbonio con canale interno da 21mm. L’operazione è stata semplice e senza intoppi, la flessibilità della spalla (grazie al TPI di 120) ha aiutato, e non è stato necessario l’uso del cacciagomme. Anche la prima cruciale fase di gonfiaggio è andata via liscia anche senza l’adozione del compressore. Infatti la gomma ha tallonato bene utilizzando una pompa a pavimento con serbatoio boost, e la latticizzazione, con il liquido sigillante della stessa Specialized, ha garantito la tenuta anche nei giorni successivi.
Non avendo molto tempo prima dell’imminente gara, ho avuto solo un paio di uscite a disposizione per trovare il giusto set-up e feeling con la nuova combinazione di gomme. Sono partito con delle pressioni medie per il mio peso (65kg) di 1.8 bar al posteriore e 1.6 anteriore per poi assestarle a 1.7 – 1.4. Un valore che nel mio caso e grazie alla struttura di largo volume si è rivelato essere un buon compromesso tra trazione/comfort di guida e sicurezza/prevedibilità di comportamento.
Sono le 6:30 di mattina e la Grand Ride sta per partire, cerchi solo di scacciare i cattivi pensieri e di stare calmo nel limite del possibile. La prima salita di 700m è una strada dapprima asfaltata e poi sterrata e compatta che favorisce la scorrevolezza. Lì certamente ho apprezzato la bassa resistenza sia della Renegade che della Fast Trak ed infatti ho anche fatto il mio miglior intermedio di sempre arrivando allo scollinamento in 6° posizione della mia categoria (uomini 3) . Credo che la banda centrale di tasselli molto ravvicinati favorisca queste situazioni.
Quello che però mi interessava era vedere come la Fast Trak si sarebbe comportata nella seguente sezione di single track (introdotta quest’anno) e nella successiva ripida discesa su strada con ghiaietto.
Ebbene ho solo avuto ottime sensazioni trasmesse dalla gomma anteriore. La Fast Trak inserisce in curva sempre in sicurezza, trasmettendo al rider la sensazione di quando la tenuta inizia a mollare. Proprio quest’ultima è una caratteristica che credo sia molto importante in una gomma, cioè il fatto di non perdere trazione/grip tutto d’un colpo ma gradualmente in modo che si possa eventualmente ancora avere il tempo di fare dei correttivi.
La parte che più mi preoccupava alla vigilia della gara ero però il lungo traverso con sali scendi dopo il colle del Mandelon. Lì ci sono zone con rocce e sassoni da superare dove se non ammortizzi bene e non assecondi col corpo rischi di pizzicare, anche con l’anteriore. Le basse pressioni adottate mi hanno permesso di superare in sella quasi tutte le “trappole” e lanciarmi quindi verso la discesa velocissima e lunga che porta a Evolène.
Gli ultimi 20 km sono i piu’ duri anche perché ne hai già fatti 100 e riservano anche le maggiori insidie per le gomme. Nel settore finale infatti è facile trovare riders fermi a cercare di riparare ad una foratura. Discese ripide, dapprima con sassi di diverse dimensioni poi con rocce taglienti, rendono questa fase molto delicata anche perché ormai sei allo stremo delle forze e la guida diventa un po’ meno fluida.
Anche in questa delicata fase non ho avuto sorprese anche se nel settore con ghiaione smosso la Fast Trak non era particolarmente a suo agio, conseguenza credo della tassellatura non molto pronunciata.
Siamo all’arrivo, tutto bene dopo i 125km e ben 5000m di dislivello e le 8h16 non stop che rendono questa marathon una delle più massacranti in Europa. Mi accontento di un 8° di classe e 102 esimo assoluto anche perché nella seconda parte ero un po’ brasato…
Come detto per la Renegade, anche per la Fast Trak ho apprezzato il concetto dei 120 DPI, cioè della carcassa più morbida che si mangia via le asperità facilmente. La sensazione è proprio quella di scorrere meglio su radici e sassi di piccole/medie dimensioni, con una bici che saltella di meno e rimane più composta.
Direi che la Specialized Fast Trak 2.3″ in questa prova mi ha soddisfatto pienamente. Facile da montare, tiene bene la pressione. La tassellatura laterale spaziata e la fascia di transizione ben concepita ne fanno una gomma sicura e prevedibile nella fase di inserimento in curva. Il volume generoso assorbe bene le vibrazioni provenienti dal terreno. Devo ammettere che a primo acchito la spalla così fine mi dava delle perplessità, ma non ho avuto problemi né di pizzicamento né tanto meno di tagli laterali. L’uso della Fast Trak lo limiterei al XC – trail bike non troppo aggressivo.
Per quello che riguarda la tenuta nel tempo ed il consumo del battistrada credo di non aver fatto abbastanza km e varrà la pena dare un feedback prossimamente.
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