Il primo test di una bici Cube riguarda la Fritzz, mezzo da enduro con ruote da 27.5 pollici ritornato nella linea del marchio tedesco proprio ad Eurobike 2013. Abbiamo provato la versione di media gamma, ecco il risultato della nostra prova.
Per il 2014 Cube ha in gamma 5 modelli di Fritzz: due da 26″ con 180mm di escursione e tre da 27.5″ con 160mm di escursione, tutte in alluminio. La casa tedesca é stata molto disponibile e ci ha lasciato scegliere la bici che volevamo per questo test. Consapevoli dei tanti commenti sul prezzo, abbiamo richiesto il modello di media gamma. Proprio dal prezzo parte dunque la nostra recensione: 2799 Euro di listino, che in Italia vuol dire al lordo dello sconto del negoziante.
Tirandola fuori dallo scatolone, nuova di zecca, questa Cube fa una bella figura: forma sobria ma al tempo stesso moderna, con una vernice nera anodizzata in superficie che dà subito una sensazione duratura. Le grafiche e la colorazione non sono appariscenti come in altri modelli della casa tedesca, cosa che, d’altro canto, non fa stancare di guardarla anche dopo molto tempo.
Il sistema di sospensione posteriore è un Horst Link di cui colpisce subito la robusta biella. Le sospensioni si affidano a Fox: ammortizzatore Fox Float Performance CTD BoostValve Low Volume, forcella Fox Float Evolution CTD con perno passante da 15mm. In casa Fox esistono tre livelli di gamma: la più bassa è la Evolution, seguita dalla Performance e dalla Factory. Se ad un primo momento uno potrebbe storcere il naso per la forcella, una volta in sella non si rimarrà delusi.
Le ruote sono delle Sun Ringlé Radium EM 27.5, purtroppo non tubeless ready e neanche troppo facili da latticizzare con il classico nastro. Ci abbiamo provato ma dopo qualche tentativo con il compressore abbiamo lasciato perdere. Peccato perchè le gomme, delle Schwalbe Hans Dampf da 2.35″, sono invece tubeless ready. Bella la scelta di mettere la mescola Trailstar (più morbida) all’anteriore e la Pacestar al posteriore.
Altrettanto azzeccata l’idea del Rock Shox Reverb Stealth, non scontata su una bici di questa fascia di prezzo. Il reggisella telescopico è un componente essenziale su una bici da enduro, ancora meglio senza cavi con passaggi esterni. Pulito il manubrio grazie al matchmaker di SRAM, che permette di avere un collarino per lato su cui sono attaccati freni, manettini cambio e levetta del Reverb.
Anche la trasmissione è di casa SRAM: si tratta di una doppia S1400 22-36 con bashring e guidacatena, pacco pignoni 11-36. Il deragliatore posteriore è un X9 a gabbia media. I freni sono degli Avid Elixir 7 Trail con dischi da 180mm. Il manubrio è coerente con il resto del montaggio: un Easton Haven da 750mm di larghezza.
Come si può presupporre dal montaggio, la Fritzz è piuttosto orientata alla discesa. Il peso da noi rilevato di 14.1 kg lo conferma.
La posizione in sella è piuttosto raccolta, anche per l’attacco manubrio di soli 31mm di lunghezza. Malgrado ciò ed il peso non proprio piuma la Fritzz si lascia pedalare bene. Il carro non bobba, neanche se si lascia l’ammortizzatore in posizione descend, e non si insacca quando uno è seduto in sella. Mettendo ammo e forcella in posizione climb la pedalata su salite scorrevoli quali strade asfaltate o sterrate diventa più redditizia. Certo, non farete gare all’ultimo respiro, ma non è questo lo scopo per cui è stata pensata la Fritzz, quanto piuttosto arrivare in cima alla salita con le proprie forze ed averne ancora per godersi la discesa.
Le Hans Dampf non sono dei mostri di scorrevolezza, anche perché la larghezza dichiarata di 2.35″ risulta essere molto abbondante (come al solito in casa Schwalbe), ma appena si tocca uno sterrato si apprezza il grip e la trazione.
Veniamo ad un terreno che più si addice alla Fritzz: quello dei sentieri. Quando le cose si fanno più tecniche e più lente si apprezza la scelta di Cube di mettere una guarnitura doppia con il padellino da 22: si sale ovunque con questa rapportatura, considerando che dietro il pacco pignoni è un 11-36. La scelta ci è parsa particolarmente azzeccata in considerazione del peso della bici.
Quando si passa su gradoni o tratti in contropendenza abbiamo notato che il movimento centrale è piuttosto basso: 335mm (senza considerare il SAG) sono un po’ pochi e dopo tre uscite le pedivelle riportavano diversi segni di contatto con il terreno. Se in salita il problema è relativo, in discesa si rischia di cadere, ma di questo parleremo dopo.
Per arrampicarsi bene sul ripido abbiamo avuto bisogno di togliere tutti gli spacer da sotto il manubrio, dato che la Fritzz monta la serie sterzo FSA Orbit, con un cappuccio molto alto. Non abbiamo mai capito il senso di quella serie sterzo, che spesso abbiamo trovato sulle Cannondale. Comunque, senza spacer, anche su tratti ripidi e tecnici la ruota anteriore sta ben attaccata al terreno.
Discesa scorrevole
Il movimento centrale basso di cui parlavamo poco sopra mostra il suo lato positivo in questo frangente: sul veloce la Fritzz dà molta sicurezza e in piega tiene la traettoria alla grande. Fatto dovuto anche alla sospensione posteriore, molto sensibile, che trasforma la bici in uno schiacciasassi. La forcella armonizza bene con l’ammo e, una volta trovato il setup giusto per entrambe le unità, non si può far a meno di andare giù a tutta. Come avrete capito, la Fritzz ci ha davvero stupiti in questo frangente e ricorda più una bici da freeride che una da enduro.
L’indole mangiatutto del carro si spiega anche con il suo comportamento piuttosto lineare, che ha come rovescio della medaglia il poter arrivare a fondo corsa piuttosto facilmente in caso di drop. Ottima la rigidità complessiva della bici, soprattutto a livello di telaio: il biellone ha un suo perché!
Nei rilanci la sospensione, come detto sopra, non tende né a bobbare né ad insaccarsi anche se l’ammo è completamente aperto, quindi la potenza di pedalata viene trasmessa piuttosto fedelmente al terreno. Certo, bisogna ricordarsi che con i pedali la bici pesa più di 14 kg, quindi non è propriamente un razzo.
Ci hanno convinto le Hans Dampf di cui abbiamo apprezzato la mescola Trailstar all’anteriore, soprattutto sul bagnato di queste settimane: buona tenuta, anche se i tasselli laterali si consumano piuttosto rapidamente tendendo poi a staccarsi con il tempo. Il fatto che non fossero latticizzate ci ha spinto però ad usare pressioni più alte del solito.
Nello stretto la Fritzz è maneggevole e facile da girare in nosepress. L’angolo di sterzo di 66.5° è un buon compromesso fra stabilità nel veloce e maneggevolezza nel lento. I freni Avid Elixir 7 a quattro pistoncini pinzano bene, dando una risposta secca quando richiesta e rimanendo comunque modulabili. Qualche problema ce l’ha dato il punto di frenata che cambia ogni tanto durante le discese lunghe, quando l’impianto è caldo, ma questa non è una novità in casa Avid (lo stesso problema è presente anche sui modelli più costosi).
Tornando a parlare dell’altezza del movimento centrale, bisogna stare attenti quando si dà il classico colpo di pedale sul tecnico, soprattutto in presenza di contropendenze o di rocce, perché i pedali toccano facilmente il terreno. È una caratteristica a cui uno si abitua con il tempo, ma all’inizio, o se si usano diverse bici, non ci si pensa. Di conseguenza è d’obbligo l’uso di un bashring. Il nostro presentava dei segni di contatto con le rocce già dalle prime uscite.
Siamo rimasti colpiti positivamente dal comportamento della Fox Float Evolution. Pur essendo l’entry level di Fox, la forcella lavora davvero bene, sensibile ai piccoli colpi e progressiva a quelli grossi. Rimane il manco delle Fox sul ripido lento, dove tendono ad insaccarsi. Mettendola però in posizione “Trail” il problema è risolto, anche se poi bisogna ricordarsi di spostare la levetta su “Descend” se la discesa diventa veloce.
Il perno Syntace X12 della ruota posteriore non ne voleva sapere di uscire dal mozzo. Dopo diversi tentativi siamo riusciti ad estrarlo per constatare, piuttosto esterrefatti, che il “buco” del mozzo si restringe dalla parte del pacco pignoni. Si tratta di un difetto di fabbricazione del mozzo Sun Ringle, dato che il perno non è il problema, come appurato dopo avercene infilato uno diverso. Se si buca in giro per i monti l’unica è usare una brugola dell’8 e, picchiandola con forza, far uscire l’X12 dalla parte opposta.
Il freno anteriore fischiava. Abbiamo tolto il cavo dal passaggio della Fox Float (quello con la vite) e messo una normale fascetta da elettricista, memori dell’esperienza con la Specialized SJ Evo 29. Da allora la frenata è diventata silenziosa.
Riassumendo in due righe si può dire che la Fritzz è un’ottima bici per chi ama guadagnarsi le discese pedalando con calma in salita. In discesa è uno vero schiacciasassi e vi troverete spesso con un sorriso a 32 denti alla fine di un singletrack. Bisogna però fare attenzione al movimento centrale basso, almeno le prime volte che ci salite in sella.
Se cercate una bici da all mountain / enduro ben pensata, con assistenza da negozio, e senza dover prosciugare il conto in banca, la Cube Fritzz 160 HPA Race 27.5 fa per voi.
Peso: 14.1 kg senza pedali (rilevato da noi)
Prezzo: 2.799 Euro
Pressione ammortizzatore (peso rider: 71 kg ignudo): 150 PSI
Pressione forcella: 60 PSI
Taglia in prova: 18″
Altezza tester: 179cm
Dettagli montaggio e geometria
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