Autore: Francesco Mazza
A metà Luglio siamo stati a Les Deux Alpes per la presentazione ufficiale della nuova forcella RockShox Lyrik, che è uscita ufficialmente in vendita a Ottobre. In quell’occasione, durante due giorni di riding nella famosa location francese, abbiamo avuto la possibilità di provare la nuova Lyrik montata su una Cube Fritzz SL da 180mm di escursione insieme ad altri componenti 2016 SRAM. Vi abbiamo quindi proposto l’articolo con le prime impressioni sulla Lyrik, sui freni Guide Ultimate, sulla trasmissione GX 1×11 e sulle ruote Rail 40. SRAM ci ha lasciato la Fritzz così montata per un test a lungo termine su questi prodotti 2016, quindi, come promesso nel precedente articolo, siamo tornati sull’argomento per scoprire come questi componenti si siano comportati sul lungo periodo, a livello di performance e di durata.
Quattro mesi di test in cui abbiamo strapazzato la Cube Fritzz di SRAM su diversi campi di prova: percorsi tecnici e naturali, trail scorrevoli, prove speciali di Enduro, bike park e tracciati di DH. Una parte importante del test si è svolta a Finale Ligure, in diverse giornate consecutive di riding intenso con risalite furgonate, grazie all’ospitalità dell’Hotel Deutsche Familien e di Ride on Noli. La Cube Fritzz si è rivelata una bici poliedrica e particolarmente appropriata a testare i componenti in questione. Un mezzo a lunga escursione indicato per i park e le discese aggressive, ma con geometrie non esasperate e un peso contenuto, che permettono di pedalarla con relativa facilità.
Abbiamo già approfondito tutti i dettagli e le specifiche tecniche di questi componenti nei relativi articoli di presentazione, che potete consultare facilmente, cliccando sul titolo di ciascun paragrafo. In questo articolo invece ci dedicheremo ai risultati della prova sul campo a lungo termine, quindi parleremo di efficienza, prestazioni e durata di ogni componente.
Iniziamo parlando della Lyrik, la nuova arma di RockShox dedicata al riding aggressivo che viene definita dagli stessi ingegneri che l’hanno creata come una “mini Boxxer”. Disponibile in 3 diverse escursioni (160mm, 170mm e 180mm) a noi è stata affidata la più discesistica delle 3, che si accoppia alla perfezione con la Cube Fritzz da 180mm di escursione sulla quale è montata. Cartuccia elastica Solo Air e cartuccia idraulica RCT3.
Il nuovo sistema Solo Air prevede una camera negativa più grande e porta il vantaggio in termini di prestazioni di una maggiore sensibilità iniziale. La nuova cartuccia RCT3 invece contribuisce alla sensibilità su tutta l’escursione della forcella, anche grazie alla tenuta interna SKF sul fondo della cartuccia, dove si inserisce il pistone. I paraolii sono prodotti appositamente per RockShox da SKF e contribuiscono a un’ottima scorrevolezza su tutta la corsa. I 12 click della compressione alle basse velocità agiscono in modo percepibile sul comportamento della forcella, mentre le posizioni Pedal e Lock creano rispettivamente un ottimo supporto per la pedalata e il blocco quasi totale della forcella.
La struttura della Lyrik prevede una maggiore distanza tra gli steli per sviluppare maggiore rigidezza, che ovviamente su una forcella di tale escursione risulta estremamente importante. La rigidezza è anche un requisito essenziale per la scorrevolezza, perchè consente agli steli di lavorare sempre con la massima perpendicolarità possibile rispetto al monolite, senza che appunto nessuna flessione o torsione possa creare attriti sulle boccole.
Sempre con l’obiettivo di rendere la Lyrik il più rigida possibile, anche l’archetto è stato realizzato con dimensioni importanti e profonde nervature che lo raccordano ai foderi. Sul monolite poi vediamo delle zone a spessore differenziato, che aiutano a bilanciare la necessità di rigidezza con quella del risparmio di peso. Infatti la Lyrik, nonostante gli steli più spessi e gli altri accorgimenti che riguardano il monolite, segna solo un etto abbondante di differenza rispetto alla Pike di pari escursione.
Contribuisce alla rigidezza della nuova Lyrik anche il sistema Torque Cap, che prevede un’area maggiorata di contatto tra forcella e mozzo della ruota. Ne parleremo più avanti in questo stesso articolo, in riferimento alle ruote Rail 40.
Il Maxle Ultimate adottato sulla Lyrik e sulla Pike 2016 risulta sensibilmente migliorato rispetto alla precedente versione di Maxle per le forcelle RockShox. Per serrare in modo ottimale il perno è sufficiente meno forza, così come per aprirlo. Una piccola modifica che per molti passerà in secondo piano, ma che cambia la praticità di questo singolo componente e migliora l’esperienza d’uso della forcella, soprattutto per chi monta e smonta spesso la ruota anteriore, magari per caricarla in auto.
Abbiamo parlato molto della rigidezza della nuova Lyrik perchè è proprio nella struttura molto rigida che la nuova nata di casa RockShox trova il suo punto di forza. Una struttura creata apposta per lei come un abito su misura, con l’intento di realizzare una forcella aggressiva che non ceda davanti a nulla… e possiamo confermare che il risultato è stato conseguito brillantemente. La Lyrik stupisce proprio per la struttura granitica e solida, che spinge a cercare linee veloci e cattive nelle quali continua a essere precisa e stabile come un treno sui binari. Rigida come una forcella da DH e agile come una monopiastra da Enduro.
L’idraulica Charger RCT3 della Lyrik non è certo da meno e rende la guida di questa forcella un vero piacere. La scorrevolezza è superlativa e si gode della prima parte di escursione in modo fluido e corposo, con grande sensibilità nella lettura del terreno, anche grazie alla camera negativa maggiorata. La parte centrale è sostenuta e prosegue con la giusta progressività il comportamento della parte iniziale. Qui il Rapid Recovery della cartuccia del ritorno lavora in modo intelligente per gestire l’estensione della forcella in base alla velocità di affondamento, restituendo un controllo sul terreno grandioso. La parte finale è progressiva quanto basta per consentire di sfruttare tutta l’escursione senza pestare sul fondocorsa, e abbiamo utilizzato la Lyrik senza Bottomless Token, così come esce di fabbrica.
In definitiva il comportamento estremamente sensibile, la scorrevolezza, la capacità di assorbimento e il sostegno della Lyrik, uniti alla rigidezza e alla solidità della struttura, ne fanno una forcella di altissime prestazioni, probabilmente la miglior forcella “out of the box” che ci sia mai passata tra le mani. In 4 mesi di utilizzo ha continuato a mantenere le stesse performance di quando era nuova. Ci siamo limitati semplicemente a pulirla e usarla con grande soddisfazione.
Quella che riguarda gli Ultimate, l’ultima versione della serie Guide che rappresenta il top di gamma dei freni SRAM, è una piccola ma significativa rivoluzione. Il cambiamento non è così evidente a livello esteriore ma le migliorie sono concrete e rendono gli Ultimate quasi un altro freno rispetto alla versione RSC, che è la più paragonabile all’interno della gamma Guide. Il pompante è appunto il medesimo della versione RSC, sottoposto però a una perdita di peso grazie alla leva in carbonio e alla viteria in titanio. Ma è nella pinza che risiede la vera innovazione portata dagli Ultimate.
Prende il nome di S4 e per quanto esteticamente simile alla tradizionale pinza dei Guide, nasconde numerose importanti novità. Tutti i dettagli ve li abbiamo illustrati nell’articolo di presentazione, in ogni caso ricordiamo che le diverse modifiche e soluzioni che riguardano la pinza S4 degli Ultimate sono volte a gestire al meglio il circuito del liquido DOT e la sua temperatura, facendo in modo che sia sempre sotto controllo e non si surriscaldi.
Rispetto ai tradizionali freni Guide il feeling resta praticamente invariato ma la resistenza sulle lunghe discese ha un incremento di prestazioni notevole. Il punto di contatto delle pastiglie sul disco resta più definito e ben percepibile anche sotto sforzo dopo lunghe sezioni di percorso in cui si azionano ripetutamente i freni, come nei tratti ripidi e tecnici. Inoltre non si avverte alcuna variazione della lunghezza della corsa della leva che in genere porta anche una riduzione di efficacia. Insomma potenza e affidabilità accompagnano i Guide Ultimate in ogni condizione di utilizzo, restando sempre pronti e modulabili allo stesso modo da inizio a fine discesa. Decisamente il miglior freno della gamma SRAM sotto questo punto di vista.
Anche il consumo di pastiglie, per quanto sia difficile da valutare con precisione, sembra ridursi grazie al fatto che anche le pastiglie stesse si surriscaldano meno e quindi offrono prestazioni più costanti. L’eccessivo calore infatti deteriora l’efficacia e la resistenza all’usura del ferodo delle pastiglie, portando a un consumo anomalo e precoce, mentre sugli Ultimate questo rischio è ridotto in modo considerevole.
La trasmissione GX è l’entry level di SRAM per quanto riguarda le 11 velocità, ma la definizione di entry level, corretta per quanto riguarda il posizionamento in gamma, non rende tuttavia giustizia in quanto a performance. Infatti, come già detto in seguito alle prime impressioni, le prestazioni non sono così distanti dai modelli di gamma superiore, dai quali invece la trasmissione GX si differenzia per l’uso dei materiali, quindi sostanzialmente per il peso, ma non solo.
La guarnitura GX 1400 è di fattura semplice e tradizionale e riprende come forma e materiale i precedenti modelli di media gamma dei gruppi a 10 velocità. La costruzione è OCT (Open Core Technology), quindi con pedivella cava. La rigidezza delle pedivelle è più che soddisfacente e non si discosta troppo dai modelli di gamma superiore, mentre per quanto riguarda la robustezza non abbiamo avuto alcun problema, nonostante diverse botte importanti sulle punte delle pedivelle (la versione 170mm sarebbe stata sicuramente più indicata per i 180mm di escursione della Fritzz, in luogo delle 175mm che abbiamo utilizzato). La guarnitura del test monta corona da 32 denti. Il girobulloni BCD 94mm non permette di utilizzare corone inferiori ai 30 denti, ma si può sempre scegliere di eliminare lo spider e montare corone Direct Mount, che consentono di scendere a rapportature più agili.
La cassetta interamente in acciaio con pignoni rivettati tra loro è robusta e longeva e non fa rimpiangere le cassette di gamma superiore, se non per il peso. Essendo anche il pignone da 42 in acciaio, vanta una durata nettamente maggiore rispetto ai modelli superiori, nei quali è in alluminio. La finitura superficiale è meno curata della cassetta XX1 e tende a far aderire più facilmente lo sporco, tuttavia è risultata sufficientemente silenziosa in abbinamento alla catena XX1 presente sulla Fritzz.
Il cambio GX 1×11 utilizza la stessa tecnologia X-Horizon dei modelli di gamma superiore, ma è dotato di gabbia in alluminio invece che in carbonio. In generale abbiamo notato una rigidezza leggermente inferiore che si paga in termini di precisione quando si cambia sotto sforzo. Nel normale utilizzo invece la precisione è ottima. Per quanto riguarda la robustezza possiamo promuoverlo a pieni voti, dato che ha retto bene a diverse botte senza prendere gioco e soprattutto senza stortarsi.
Il comando Trigger 1×11 ci ha sorpreso per la sua efficienza. Cambiate secche e decise, senza alcuna incertezza. I materiali e la tecnologia sono decisamente più economici rispetto ai corrispettivi dei gruppi di gamma superiore, ma la precisione è ottima e lo è stata per tutta la durata del test. Abbiamo avuto solo un problema di eccessivo indurimento della leva, dopo alcune giornate di fango, risolto semplicemente con un cambio di guaina e cordina.
La trasmissione GX ha superato brillantemente la prova rivelandosi una scelta ben ponderata per il suo rapporto qualità prezzo. Le performance sono più che soddisfacenti e l’unico contro è quello di appesantire la bici di pochi etti, senza però alleggerire troppo il portafogli.
Le Rail 40 sono un’ulteriore conferma della qualità di SRAM in quello che è il più recente dei settori in cui si è cimentata: le ruote. Le Rail 40 offrono un’alternativa di valore medio all’interno della gamma Rail. Tuttavia non si tratta di ruote economiche, sia considerando il prezzo di vendita, superiore ai 700€, che considerando la qualità, decisamente di buon livello.
Canale UST nativo da 23mm di larghezza interna, giunzione saldata e spessore differenziato rendono il cerchio delle Rail 40 decisamente robusto e rigido, senza gravare troppo sul peso. La coppia di ruote complete ferma la bilancia a poco più di 1,8kg. Non si tratta quindi del prodotto pensato per limare peso dalla propria bici da Enduro o AM, ma piuttosto delle ruote ideali per aggredire tutti i tipi di percorso, compresi quelli più tosti.
I mozzi sono incredibilmente scorrevoli e silenziosi. Non occorre registrare i cuscinetti grazie al sistema Speedball che cura con estrema precisione le tolleranze cuscinetti/sedi, infatti la resa è sempre rimasta eccellente anche a distanza di mesi. Inoltre sono ben schermati dagli agenti esterni per cui non vengono contaminati da sporcizia o da troppa acqua che laverebbe via il grasso. Anche la ruota libera gode di ottima scorrevolezza e offre un ingaggio sempre pronto anche nelle condizioni più critiche, tipo quando si pedala a tutta nelle discese sconnesse, quindi mentre la sospensione lavora e la pedalata scarica parecchi watt ma per forza di cose non è rotonda.
Le flange dei mozzi sono rigide e robuste e tengono in sede 24 raggi a lama e testa dritta che conferiscono ulteriore rigidezza alla ruota. Caratteristica molto utile dei raggi è che sono della stessa misura su entrambi i lati di entrambe le ruote, quindi non bisogna impazzire per fornirsi dei ricambi.
Il sistema Torque Cap sembra dare il suo contributo alla rigidezza dell’insieme mozzo forcella. Avvalendosi del perno 15, ormai standard affermato per tutte le forcelle escluse quelle da Downhill, sfrutta però una superficie di appoggio alla forcella ben più ampia, simulando un perno da 20 e offrendo circa la stessa superficie esterna di appoggio di 31mm, contro i 20mm offerti dalle calotte del perno 15. Insomma il Torque Cap dovrebbe mettere d’accordo i nostalgici del perno 20 con lo standard attuale da 15, portando la rigidezza del perno maggiorato sulle attuali forcelle, senza scombussolare nuovamente il mercato reintroducendo uno standard che le aziende, a ragione o torto, per una serie di motivi hanno preferito abbandonare.
La rigidezza delle Rail 40 è realmente avvertibile e si traduce in grande precisione di guida e reattività, anche quando si spinge con forza nei tratti sconnessi o nelle curve prese a piena velocità. Provare delle ruote nate fondamentalmente per un uso Enduro aggressivo su di una bici con 180mm di escursione come la Fritzz, permette di capire effettivamente quale sia il loro limite, ed è stato piacevole scoprire che in realtà questo limite non siamo riusciti a raggiungerlo. La spalla del cerchio è rigida e ben strutturata, infatti non abbiamo mai avuto problemi di perdita di pressione e neppure alcun accenno a stallonare.
Anche la robustezza è più che soddisfacente. Le Rail 40 trasmettono una sensazione di solidità che non si limita a essere una semplice sensazione, dato che dopo 4 mesi di utilizzo i cerchi non riportano alcuna ammaccatura, girano ancora dritti senza necessità di registrare i raggi e i cuscinetti scorrono ancora come fossero nuovi. Anche le finiture sono ottime considerando che sia l’anodizzazione che le grafiche dei cerchi non hanno riportato graffi o segni degni di nota.
La seconda bici in alluminio di Atherton Bikes è la S.150. Eccovi tutti i dettagli.…
EXT presenta la Vaia, la sua forcella a steli rovesciati a doppia piastra di cui…
Abbiamo le gare di XC, di Downhill, di Enduro, ma nessuna di All Mountain. Con…
Della serie "front cattive", eccovi la Kona Honzo in acciaio di Livijus75, con tanto di…
Mondraker presenta la Arid Carbon, una gravel con telaio in carbonio, la prima del marchio…
Quando si parla di gare di MTB XC, Nino Schurter è indubbiamente il più grande…