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Disponibili in quattro versioni denominate Pro, Expert AL, Expert e Comp, le ruote della serie Charger di Sun Ringlé sono dedicate al mondo che spazia dall’xc all’all mountain, anche se si tratta di un inquadramento da prendere “all’americana”. Quando la sede europea ci ha proposto in test la versione Expert AL, nel breve comunicato che accompagnava le ruote si parlava infatti di utilizzo trail/all mountain/enduro.
Le Charger Expert AL non sono le solite ruote in carbonio ultrafighe dal costo di una bici completa entry level, ma al contrario hanno proprio nel rapporto qualità/prezzo una delle maggiori attrattive. Con 559 Euro ci si porta infatti a casa un set tubeless ready dal peso complessivo dichiarato di 1775 g (27.5”), non troppo distante da quello di ben più costosi set di alta gamma. Le ruote sono state utilizzate per svariati mesi su una Rose Uncle Jimbo da enduro, quindi per l’uso più gravoso all’interno dello spettro suggerito dal costruttore. Per onore di cronaca va detto che le abbiamo usate solamente nei giri pedalati, riservando alle giornate meccanizzate un set più pesante.
Misure disponibili: 27.5″, 29″
Cerchi: STR in alluminio serie 6000 da 28 raggi Tubeless Ready (i cerchi arrivano già nastrati)
Larghezza cerchi: esterna 27 mm / canale 24 mm
Ruota anteriore: asse passante 15 mm, 20 mm (adattatori inclusi)
Ruota posteriore: QR x 135, 12 x 142 (adattatori inclusi)
Disponibilità in formato Boost: sì
Mozzi: SRX con cuscinetti rimovibili – attacco disco 6 fori
Raggi: Wheelsmith Straight-Pull 2.0/1.7/2.0 mm
Nipples: Wheelsmith in alluminio
Valvole e liquido sigillante: inclusi
Corpetto XD: incluso
Pesi dichiarati: 27.5″ – 1775g, 29″ – 1845g
Pesi rilevati (ruote da 27.5″):
Ruota ant. nastrata (no valvola), pp 15 mmx100 mm: 835 g
Ruota post. nastrata (no valvola), pp 12×142 mm/corpetto XD: 930 g
Quando ad inizio luglio 2016 ci sono state consegnate le ruote, particolare accento è stato posto sui cerchi “hooked” della serie STR (SUNringlé Tubeless Ready), il cui profilo e le basse tolleranze di lavorazione portano una serie di vantaggi sia nell’uso tubeless che con camera. Nel primo caso i maggiori benefici si hanno grazie ai canali di alloggiamento del pneumatico, che combinati con i fianchi a basso profilo contengono il rischio di microstallonamenti e garantiscono una migliore tenuta dell’aria. Il basso profilo dei fianchi dovrebbe poi ridurre il rischio di pizzicature anche nell’utilizzo con camera d’aria.
I cerchi vengono consegnati in configurazione tubeless ready, quindi già nastrati. La nastratura è ben fatta, ma soprattutto si è dimostrata stabile ed ancora perfettamente posizionata dopo oltre sei mesi di utilizzo con temperature che sono andate dagli oltre trenta gradi estivi agli svariati gradi sottozero dell’inverno che ci stiamo lasciando alle spalle.
Avendo dedicato le Charger alle uscite pedalate, quindi come set “leggero”, abbiamo cercato di contenere il peso globale montando coperture Maxxis da 2.3” single ply ed Onza da 2.25”. Oltre al contenimento dei pesi, la scelta di non esagerare con la sezione dei pneumatici è stata dettata dalla larghezza relativamente contenuta dei cerchi, che con un canale interno di 24 mm appartengono ormai alla famiglia dei cerchi smilzi. Non si tratta necessariamente di un difetto, visto che si può andare forte e soprattutto ci si può divertire anche con cerchi stretti, ma se siete amanti delle coperture di grossa sezione questo è un limite di cui tenere conto, vista la sempre maggiore disponibilità di cerchi dal canale ben più largo.
La struttura non troppo sostenuta delle coperture (tutte abbondantemente sotto il kg) ci ha vincolati sul fronte della pressione, soprattutto al posteriore, dove siamo sempre rimasti fra i 2.3 ed i 2.5 bar. Se da un lato questo aiuta a preservare il pneumatico dalle pizzicate e conseguentemente il cerchio dalle botte, dall’altro le vibrazioni vengono trasmesse in modo più violento alla ruota, mancando il “filtro” dato da un pneumatico tenuto a pressione più bassa.
Il montaggio dei pneumatici è stato semplice, anche se nuovamente va rimarcato che la struttura poco sostenuta è d’aiuto. Meno scontato era che la tenuta d’aria fosse impeccabile, ed invece le Chargere sono fra le migliori ruote mai provate da questo punto di vista. I cerchi STR mantengono quindi ciò che promettono, sia in termini di resistenza ai microstallonamenti che di tenuta della pressione nel tempo.
I raggi Wheelsmith a sezione variabile 2.0/1.7/2.0 mm di tipo straight-pull, quindi con inserzione nelle flange del mozzo a testa dritta, garantiscono rigidità e prontezza nella trasmissione delle forze ed in frenata, oltre ad essere di facile sostituzione senza dover rimuovere alcuna parte dalla ruota. Dal lato cerchio, i nipples in alluminio della stessa Wheelsmith si innestano su fori occhiellati per una maggiore tenuta allo strappo.
I mozzi della serie SRX sono leggeri, abbastanza minimali e costruiti utilizzando, a seconda delle parti, alluminio della serie 6000 e 7000. I cuscinetti sono estraibili e sigillati.
Il mozzo posteriore è dotato di una ruota libera con 30 punti di ingaggio sulla quale vanno ad agire in contemporanea tre denti. L’angolo di ingaggio è quindi di 12°, un valore che dovrebbe garantire una buona affidabilità (più l’angolo è contenuto e più il meccanismo è “critico”) ma che non brilla per prontezza di risposta.
Le ruote vengono fornite con doppio corpetto, Shimano ed XD. Noi le abbiamo sempre utilizzate con un pacco pignoni 10-42 SRAM, quindi con corpetto XD. Minima la differenza di peso fra i due, con un vantaggio di 8 grammi per l’XD.
Alla prova sul campo le Charger AL si fanno apprezzare per il loro equilibrio. Meno pronte e reattive dei set in carbonio più “cattivi”, ma al contempo più vivaci rispetto a ruote in alluminio con cerchi molto larghi, di norma utilizzate con coperture di elevata sezione tenute a pressioni piuttosto basse. La scelta di montare pneumatici non eccessivamente larghi o pesanti si è rivelata azzeccata, ottimale per sfruttare questa polivalenza nelle lunghe uscite pedalate in stile all mountain.
Così configurate le Charger AL pendono più sul fronte della reattività che su quello del confort, con una buona risposta in pedalata e prontezza nei cambi di direzione. Ovviamente nulla vieta di spostare l’ago verso la discesa montando pneumatici più pesanti a pressioni più basse, ma come vedremo ai capitoli successivi abbiamo qualche riserva per un uso discesistico troppo aggressivo.
In oltre sei mesi di utilizzo le Charger AL non sono state risparmiate ed hanno visto un po’ di tutto, dai terreni alpini d’alta quota a quelli polverosi della Grecia, passando per le immancabili rocce liguri.
Dopo circa due mesi un raggio della ruota posteriore si è totalmente allentato. Il fondo rotto e la lunghezza della discesa non hanno permesso di capire quel che stava accadendo e di ritensionarlo per tempo, tanto che ci siamo resi conto dell’inconveniente solamente quando il raggio si è sfilato dal nipple cominciando a sbattere.
Ciononostante il cerchio non ha riportato deformazioni permanenti, ed è stato sufficiente rimontare il raggio e tensionarlo opportunamente per ripristinare la centratura della ruota. A partire da allora altri raggi hanno cominciato saltuariamente ad allentarsi, finchè, giunti a due raggi allentati in due giorni, abbiamo deciso di “resettare” la situazione facendo ritensionare l’intera ruota secondo i valori indicati da Sun Ringlé (110 kgf). Volutamente non abbiamo aggiunto frenafiletti sui nipples, che comunque non era presente neppure in precedenza.
Se si eccettua la rottura di un raggio dopo circa un mese e mezzo, accettabile per delle ruote con alle spalle qualche mese di onorato servizio, la raggiatura non ha più dato problemi e non ha richiesto ulteriori interventi. La sostituzione del raggio è anche stata l’occasione per riverificare il tensionamento dell’intera ruota, che aveva retto bene ed era uniforme. Il fatto che il cerchio sia ancora ben centrato e non abbia subito snervature durante il periodo di allentamento dei raggi ci fa esprimere un giudizio positivo sulla sua solidità. Buona anche la resistenza alle bozzature, facilitata sicuramente dalla pressione relativamente elevata a cui sono stati tenuti i pneumatici, ma anche dal profilo non troppo largo e dall’altezza contenuta dei fianchi.
L’unico altro inconveniente da segnalare è un leggero gioco della ruota posteriore verificatosi dopo circa quattro mesi di utilizzo, facilmente annullato registrando il precarico dei cuscinetti.
Le Charger Expert AL sono delle valide ruote per un utilizzo all mountain, con un buon rapporto fra prezzo e prestazioni e fra reattività e confort. L’inconveniente avuto con la raggiatura della ruota posteriore non è trascurabile, ma avendolo risolto con la completa ritensionatura ci fa pensare a qualche leggerezza in fase di assemblaggio, più che ad una vera e propria debolezza strutturale.
Prezzo: 559 Euro
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