Questo strano nome si addice alla perfezione al telaio che abbiamo testato per circa un mese su vari sentieri dell’Italia del nord, dal Piemonte al Friuli, passando per il Veneto e la Liguria. Richiama infatti la principale caratteristica del telaio: attirare l’attenzione.
Qui trovate la presentazione del telaio con foto dettagliate e le quote geometriche. Ricordiamo che questo progetto è totalmente italiano, come anche la realizzazione artigianale.
Partiamo subito dalla domanda che più mi è stata posta da altri biker mentre utilizzavo la bici per il test: “Perché una front da enduro?”
Le risposte sono molteplici, dall’ipotesi del costo inferiore a congetture sul peso ad altre valutazioni che paventavano il masochismo.
La realtà è che per molti versi la front da enduro è divertente. Le prestazioni a livello di tempi su un tracciato saranno certamente inferiori alla full, così come la fatica per compiere la medesima discesa è certamente superiore. Probabilmente possiamo leggere la voglia di molti (me compreso) di utilizzare le front per usi gravosi come la scelta di chi nel motocross si ostina ad usare il 125-2t. Vanno più forte di altri mezzi? NO, ma sono divertenti e si riesce a trovare il limite della bici più facilmente, costringendo dunque a migliorare noi stessi invece del setup del mezzo.
Analisi statica
Niente fronzoli, qui si bada alla sostanza. Tubi ricercati, stupendi foderi posteriori (di cui riportiamo le foto nuovamente per evidenziare le lavorazioni di classe) a sezione variabile per ottenere un comfort mai provato su una front di pari categoria, lavorazioni “made in Italy” al top per qualità e performance.
Il prezzo del solo telaio è sicuramente fuori mercato, se paragonato ad altre realtà in commercio, ma come spesso accade è inutile paragonare un prodotto pensato per la massa con un articolo che potremmo definire “da collezione”. Pensate che questo progetto è in una fase così artigianale che i telai non hanno ancora il numero di serie. I pezzi si contano sulle dita di una mano e sono più unici che rari.
Il peso del telaio di 2.6kg non fa gridare al miracolo ma rientra nella media dei telai front in acciaio con pari destinazione d’uso.
La verniciatura è molto curata e il nero opaco resistente. Ben assortito anche il verde acceso delle finiture. Le grafiche, sobrie ma decise, condiscono bene il tutto e aiutano nella missione che già avevamo anticipato, attrarre l’attenzione.
Le misure geometriche sembrano uscite da una full di ultima generazione con un carro da 435mm e un angolo sterzo misurato di 65°. Nella mia testa la prima domanda è stata “come andranno queste misure da “mini DH” su un carro rigido? Consideriamo che sono le misure della GT sanction che ha vinto il test sulle enduro ed è stata considerata la più discesistica!)
Il montaggio
Più che da enduro questa bici era montata da bike park, o freeride per chi come me gira in bici da più di qualche anno. Ruote Dartmoor da 2.3kg nude, resistenti ma decisamente pesanti per la destinazione di utilizzo.
Forcella Formula 35 da 160mm (che su una front è quasi il limite fisico della guidabilità), bellissima, forcella al top come prestazioni e possibilità di regolazioni come evidenziato anche nel test comparativo da poco effettuato su MTB-MAG.
Manubrio da 780mm con piega da DH, attacco manubrio da 35mm.
Forse per cercare una maggior scorrevolezza in fase di pedalata le gomme erano delle Schwalbe Nobby Nic, più da all mountain/light enduro che da bike park. Sicuramente la scelta di gomme di grossa sezione (le Schwalbe in questione da 2.35 si possono tranquillamente paragonare a 2.5 di altri marchi) sono un must su una front di questo tipo, non nego però che all’anteriore avrei preferito qualcosa di più artigliato, non amando il comportamento ON-OFF (con prevalenza dell’off purtroppo) delle gomme in test.
Come sappiamo in molti le gomme sono una parte fondamentale di una bici, su una front diventano ancora più importanti non avendo una bici che permetta grossi margini di errori.
Trasmissione SRAM X01 con corona da 32 denti che si è rivelata ottima come sempre. Sella di Selle Italia che personalmente non ho gradito affatto, ma come ben sappiamo qui si entra nel personale.
Freni Formula C1 che si sono rivelati affidabili e ben gestibili. Molto inferiori a livello di potenza rispetto ai fratelli più costosi T1 o R0. In particolare su questa bici avrei visto bene almeno dei T1, per rimanere in casa Formula, con questo modello si sarebbe potuti passare a dischi da 180 su entrambi i mozzi invece dell’accoppiata 180-203 presente, il tutto senza perdere prestazione e risparmiando un po’ di peso (anche se come già detto il montaggio non era stato ideato certamente in tal senso.)
La bici così costruita si attestava sui 12.5 senza pedali.
Ricordiamo a tutti che essendo un prodotto artigianale è possibile allestirlo in modo assolutamente custom e il collezionista che decide di optare per questo telaio saprà regalargli qualche componente pregiato che potrà mantenere il peso sotto i 12kg.
In sella
I primi test che sono solito fare quando salgo su una bicicletta (dopo aver ovviamente regolato pressione gomme e sospensioni), sono un paio di manual, bunny hop, e qualche curva stretta nel piazzale, magari con un saltino tra una curva e l’altra. Queste operazioni mi permettono di capire al volo l’anima della bici, di capire se ciò che sto per usare sarà un cavallo imbizzarrito o un docile agnellino. Di solito con le front la risposta è quasi scontata e nella mia testa mi vedevo già in balia di un toro scatenato da tenere per le corna. In realtà già dai test “in piazzale” la bici mi è sembrata piuttosto piantata in terra, quasi pigra. Attenzione, stiamo sempre parlando di una front quindi il paragone è fatto con bici analoghe. Rispetto ad una full di pari categoria siamo sempre di fronte ad una agile gazzella.
In salita questa pigrizia non infastidisce sullo scorrevole, dove però le ruote pesanti e le gomme di sezione abbondante non aiutano certamente l’ascesa. Diventa invece avvertibile sulle salite tecniche dove la bici non brilla per agilità e trazione. A causa dell’angolo sterzo molto aperto e del carro abbastanza corto la bici tende ad impennare facilmente e, se anche non siamo sul ripido, non è facile destreggiarsi a bassa velocità nello stretto. Se dobbiamo definire un fondamentale in cui la bici non ci ha pienamente soddisfatti è proprio questo.
Quando invece puntiamo lo sguardo verso valle la bici cambia faccia. Si riconoscono le caratteristiche di ogni front: rigida, salterina, nervosa, secca e reattiva, ma su questa Clog sembrano come ovattate. Sarà il lavoro dei foderi, sarà la posizione sul mezzo davvero comoda in fase di discesa, sarà il canale largo dei cerchi associato alle gomme voluminose; ma qui sembra di stare su una bici con qualche mm di escursione. Saltare e atterrare sulle radici, così come scegliere la linea più diretta invece che la più pulita non è un problema e, stranamente per la categoria di bici, più sale la velocità e più questa sensazione si fa strada. Sono i piccoli e medi urti a giovare di questo comportamento mentre l’assorbimento dei grossi urti (avvallamenti, salti, drop) rimane appannaggio delle gambe. La bici ispira fiducia anche sui salti e sui drop. Durante il test siamo arrivati a saltare come con qualunque altra bici da enduro (drop sopra i 2mt, salti da 7-8mt con atterraggi bucati) senza il minimo timore o problema.
La stabilità permessa dall’ottimo funzionamento della forcella e dall’angolo di sterzo così sdraiato invitano ad una guida sempre più aggressiva e ad osare sempre più e il carro, per quanto rigido, asseconda questo invito. La pigrizia descritta inizialmente si trasforma qui in stabilità, e sullo stretto così come sul tecnico, la bici risponde da front, destreggiandosi quindi meglio di molte compagne ammortizzate.
Fin qui tutto bene, il conto arriva però quando si raggiunge la “velocità limite”. Quando cioè la bici, o meglio il rider, non riesce più a star dietro agli ostacoli, vuoi per carenza di tecnica, vuoi per stanchezza, vuoi per un errore di troppo. Se con le full l’approssimarsi della velocità limite viene avvertito con un certo preavviso, su questo telaio di casa ELK la reazione è invece fulminea e può spiazzare l’utilizzatore. Come detto in precedenza una delle caratteristiche delle front è proprio quello di non perdonare gli errori, e così la nostra Clog tiene fede alla sua natura.
La cosa incredibile, per chi scrive, è la secca divisione tra la sicurezza che la bici infonde finché si rimane sotto questa velocità limite e la reazione violenta quando questa velocità viene raggiunta.
Per parafrasare quanto appena detto possiamo definire bipolare questo telaio che ci coccola finché può, salvo poi ricordarci violentemente la sua natura quando si sente strapazzato. Sicuramente non possiamo non definirla: una bici con carattere.
Attenzione che stiamo parlando di velocità limite difficilmente raggiungibili con normali front, ma più adatte a normali full da all mountain.
Per trarre delle conclusioni sul carattere, o meglio sul caratterino, di questa bici, possiamo insomma dire che stupisce per la sua funzionalità su velocità basse/medie facendosi quasi scordare di essere su una front, ma presentandoci il conto quando le velocità diventano elevate.
Considerazioni di un tester
Il bello di poter parlare con chi la bici l’ha ideata è che risponderà prontamente ad ogni domanda che noi tester rompipalle siamo in grado di generare. La mia idea fin dall’inizio è stata quella di incalzare i ragazzi di ELK per capire perché avessero voluto dare un carattere così aggressivo al proprio mezzo. Perché non hanno fatto come tanti altri e non hanno chiuso lo sterzo di un grado e mezzo, sarebbe stato un buon compromesso per migliorare le prestazioni in salita e tutto sommato ad una front non si richiede proprio tutta la stabilità che offre questa Clog. Perché non hanno utilizzato tubi meno pregiati o standard (quindi senza formatura dei foderi), o non si sono evitati alcune costose lavorazioni come la cataforesi , sarebbe stato un buon compromesso per abbassare il prezzo finale di vendita e del resto da una front non ci si aspetta questo comfort. Perché non montare una forcella da 140 e delle ruote più leggere, certo le prestazioni in discesa ne avrebbero risentito ma in salita il comportamento ne avrebbe sicuramente giovato, sarebbe stato, insomma, un buon compromesso.
Sta proprio qui la chiave di lettura di tutte queste scelte, nessun compromesso, il target non è quello di vendere un prodotto di massa, di uniformarsi alla concorrenza, di vendere centinaia o migliaia di telai. Il target era quello di fare una bici con un suo carattere e delle peculiarità uniche. Target raggiunto in pieno.
Anche il piano commerciale di distribuzione e vendita rispecchia questa visione romantica della mtb, legata all’artigianato vecchia scuola e al legame emotivo con il proprio mezzo. Un prodotto per appassionati del genere e collezionisti come precedentemente detto.
Ecco la strategia commerciale fornitaci da Giulio, uno delle menti dietro a questo progetto:
Elk Cycles vuol proporre ai suoi clienti un’esperienza d’acquisto diversa, più completa. Vorremmo che i nostri clienti capissero tutte le qualità del nostro prodotto, anche quelle intangibili. Il Clog è nato dalla passione, ispirato ad un modello di andare in bici che sta sempre più prendendo piede: dimenticata la trance agonistica, si cerca qualcos’altro dalla mtb, il divertimento, l’esplorazione, la natura.
Quando un cliente ci contatta perché è interessato al Clog lo invitiamo da noi. Cerchiamo prima di capire quali sono le sue esigenze, le sue uscite tipo, come si diverte lui in bici. Questo ci serve a consigliarlo sul montaggio, ed a capire se il Clog è adatto al suo modo di vivere un’uscita in mtb.
Di solito i clienti si fermano un paio di giorni, in un b&b convenzionato (www.vecchiavenezia.it), durante questi giorni li portiamo a percorrere i sentieri dove il Clog è nato, a seconda della stagione i percorsi variano dal Montello alle Dolomiti o Prealpi. Durante le uscite cerchiamo di trasmettere tutti gli accorgimenti e tutte i processi produttivi che sono serviti per creare una bici che nella sua semplicità di front, racchiude dei dettagli che la fanno tecnologicamente avanzata.
Sarà possibile acquistare il Clog sul nostro nuovo sito [email protected] dove sarà possibile configurare il montaggio e prenotare anche i giorni di prova.
Attenzione: nelle misurazioni abbiamo notato una leggera discrepanza tra le geometrie misurate e quelle forniteci. Il prospetto geometrico che trovate nella presentazione è quello fornitoci ma va preso con le pinze (misurato da noi CS 435 e HA 65°)