Autore: Francesco Mazza
Ultimamente vi abbiamo parlato spesso dei prodotti Focus. Di recente abbiamo testato a lungo la SAM, ovvero il mezzo di Focus dedicato all’Enduro, mentre poco dopo siamo stati invitati alla presentazione stampa durante la quale l’azienda tedesca ha svelato la versione in carbonio della SAM e la nuova Spine Carbon. Abbiamo tenuto per un test approfondito entrambi i modelli appena presentati. Il test della SAM Carbon è già stato pubblicato, mentre ora è il momento di scoprire nel dettaglio la Spine C, nello specifico la versione top di gamma 0.0.
Il test si è svolto tra i percorsi dell’alta Valle Ossola e i trail di Finale Outdoor Resort. Ringraziamo lo Hotel Noris per la gradita ospitalità durante i giorni di test a Finale Ligure.
La Spine C è una bici che esprime tutto lo stile di Focus, con un design semplice e lineare, di concezione teutonica, che racchiude un’anima da divoratrice di chilometri, a conferma del back ground del marchio, cresciuto in ambito XC Race. Il carbonio, oltre che per la realizzazione del telaio, è presente su molta della componentistica dell’allestimento 0.0 che abbiamo testato. La grafica minimale prevede una semplice scritta bianca del marchio sul tubo obliquo a contrasto sul nero opaco del carbonio, mentre un motivo lineare decora la parte superiore del top tube. Questa grafica, unita alla caratteristica forma trapezoidale del top tube e della vista superiore della forcella, crea un design particolare che ricorda una colonna vertebrale, da cui appunto il nome Spine (spina dorsale).
Come per la SAM il sistema di sospensione è un Single Pivot indiretto, ma sulla Spine i link e i rinvii sono posizionati in maniera differente per gestire l’escursione di 120mm. La biella che comprime l’ammortizzatore è in carbonio, così come il lungo rinvio che funge da foderi alti, mentre il braccio principale del carro è in alluminio, di forma asimmetrica per ospitare la trasmissione sul lato drive.
Il funzionamento del cinematismo è affidato a un RockShox Monarch XX High Volume con comando remoto al manubrio, che gestisce esclusivamente le posizioni Open e Lock, senza la possibilità di una posizione intermedia, che comunque non si è rivelata indispensabile.
Il comando remoto controlla simultaneamente sia l’ammortizzatore che la forcella con un solo pulsante. In posizione compressa le sospensioni sono aperte mentre in posizione estesa (come in foto) le sospensioni sono bloccate. Grazie al pomello sul comando remoto è possibile intervenire sulla soglia di sblocco (Gate) della forcella, ma non dell’ammortizzatore.
La forcella è una RockShox RS-1 da 120mm di escursione. Un prodotto di cui vi abbiamo già parlato diverse volte. L’idraulica eccellente della RS-1 fa perdonare la mancanza di rigidezza torsionale, che comunque si avverte più da fermi, tenendo la ruota tra le gambe e ruotando con forza il manubrio, piuttosto che durante la guida, dove l’ottima sensibilità dell’idraulica e la pronunciata scorrevolezza consentono di gestire le forze in gioco senza che si ripercuotano eccessivamente sulla struttura della forcella.
La trasmissione è interamente SRAM XX1, a eccezione della cassetta che è X01, forse per incontrare la livrea interamente nera della bici. Anche le decals delle pedivelle infatti sono in versione nera. La guarnitura monta una corona Direct Mount X-Sync da 32 denti
Le ruote della bici che ci è stata lasciata in test sono delle DT Swiss XM 1501 Spline da 27.5″, quindi differenti dalle DT Swiss XMC 1200 Spline previste per l’allestimento 0.0. In effetti le XMC 1200 sono un modello che DT Swiss deve ancora presentare ufficialmente, con cerchio in carbonio e altre novità, quindi probabilmente hanno preferito non lasciarle a piena disposizione di un media prima della presentazione ufficiale. Le coperture sono Continental Mountain King da 2.4″ di larghezza all’anteriore e 2.2″ al posteriore, entrambe montate Tubeless.
L’impianto frenante è uno SRAM Guide RSC, con rotori Centerline da 180mm sia all’anteriore che al posteriore. La pinza del freno posteriore è ospitata all’interno del carro, sotto allo snodo del rinvio. Questa posizione particolare, dettata sia dalla conformazione del cinematismo, sia dall’intento di minimizzare l’influenza della frenata sulla sospensione, impone un’asimmetria del carro con una larghezza maggiore dalla parte del freno, che comporta un leggero sfregamento della scarpa durante la pedalata (vedi foto seguente).
Manubrio low riser Concept CPX in carbonio e attacco manubrio Concept EX formano il cockpit della Spine C 0.0. I collarini MatchMaker dei freni SRAM consentono di tenere in ordine la consolle comandi, accorpando sul lato destro il comando cambio e il comando remoto delle sospensioni, e sul lato sinistro il comando remoto del reggisella telescopico RockShox Reverb Stealth.
Anche a causa della doppia tubazione del controllo remoto delle sospensioni, la quantità di cavi che affollano la parte anteriore della zona sterzo è notevole e risulta un po’ disordinata. La sede di ingresso del passaggio cavi interno al telaio si occupa di rimettere in ordine le cose.
L’uscita del passaggio integrato della guaina del cambio, così come per l’eventuale guaina del deragliatore anteriore, è nella zona sottostante il tubo obliquo in prossimità del movimento centrale, dove risulta sufficientemente protetto da un fermaguaina appositamente sagomato per dare direzionalità alla guaina. Per la tubazione idraulica del freno, più delicata, la scelta è di farla uscire sopra la scatola del movimento centrale per proseguire al di sotto del carro. Sotto al tubo obliquo vediamo inoltre i fori di supporto per un secondo portaborraccia opzionale.
Sul Reverb troviamo una sella Fizik Tundram M3 con carrello in carbonio e look total black con tono su tono.
La scheda con le geometrie complete per le varie taglie non è ancora stata rilasciata. Oltre alle quote di reach e stack presenti nella scheda qui sopra, le altre quote dichiarate sono:
Angolo di sterzo: 68.6°
Angolo sella: 75°
Lunghezza del carro: 428mm
Come anticipato durante l’analisi statica, la Spine C 0.0 si è rivelata una divoratrice di chilometri. Con il suo peso di soli 11,1kg (la bici di serie con ruote in carbonio dovrebbe pesare verosimilmente qualcosa meno), si fa portare in salita con vero piacere invogliando ad affrontare lunghe escursioni. La posizione di guida è piuttosto compatta, infatti il tester di 175cm di altezza si è trovato a suo agio su una taglia L.
Le salite scorrevoli si macinano a velocità sostenute, quasi fosse una bici da XC, dalla quale per alcuni aspetti non si discosta nemmeno troppo. Tuttavia la posizione di guida più rilassata rispetto a una XC consente alla Spine di farsi pedalare per lunghi tragitti senza sentirsi costretti in una postura troppo “race oriented”. La sospensione soffre di un leggero bobbing che non infastidisce eccessivamente durante la pedalata, ma se si vuole scaricare a terra tutta la propria forza allora si può impostare il blocco delle sospensioni dal manubrio con un semplice gesto (anche se il pulsante non è dei più morbidi da attivare) e godere di un assetto molto più rigido. A proposito di rigidezza, il carro purtroppo non è dei più rigidi e in zona infulcro, che evidentemente risulta sottodimensionato, sotto lo sforzo della pedalata si crea una flessione/torsione facilmente avvertibile.
Quando le salite diventano più tecniche e impegnative la Spine C non delude affatto e si lascia guidare con una precisione davvero piacevole, grazie al carro corto e all’angolo di sterzo molto “chiuso”. I passaggi tra rocce oppure lo scavalcamento degli ostacoli richiedono poco sforzo e si mantengono facilmente grip, trazione e direzionalità delle ruote. Anche i tratti tortuosi e ripidi si affrontano con incredibile scioltezza. Le salite tecniche sono l’ambito dove la Spine ci ha maggiormente impressionati.
Le doti che la Spine ha dimostrato in salita sono trasferibili anche in discesa. La facilità con la quale si pedala e il peso ridotto la rendono incredibilmente scattante nei rilanci, mentre le geometrie compatte le conferiscono un’agilità davvero apprezzabile. Nelle discese scorrevoli dove si rilancia spesso e si fa scorrere la bici, si gode della facilità con cui la bici acquisisce velocità quando si pedala. Lo standover molto basso che in generale mantiene bassa anche l’altezza da terra del baricentro, regala un’ottima fluidità nei cambi di direzione in velocità.
Nello sconnesso si può fare affidamento sull’ottima idraulica della RS-1, che si comporta come forcelle di escursione maggiore, non nel senso che sembra che abbia più escursione ma proprio per il fatto che gestisce la sua poca escursione con una progressione, una fluidità e un sostegno che in genere ci si aspetta da forche con più travel. La sospensione posteriore lavora bene, agile e reattiva ma non eccessivamente nervosa, nonostante si tratti di un Single Pivot da soli 120mm di escursione.
Nel tecnico e nei tratti tortuosi, dove l’agilità conta più della velocità, la Spine dà il meglio di sé. La stabilità della Spine infatti, con le geometrie adottate, è stata in parte sacrificata a favore della sua guidabilità e questo la rende maggiormente divertente ed efficace nei tratti tecnici dove scegliere con precisione la linea da seguire piuttosto che tritare tutto quello che passa sotto alle ruote. La poca rigidezza del carro e della forcella non inficiano le prestazioni in questo ambito ma anzi, paradossalmente, la rendono un tantino più confortevole senza influire sulla precisione di guida che, come per la salita, è uno dei pregi che più abbiamo apprezzato anche in discesa.
La Spine C è una bici molto performante in salita e decisamente agile in discesa. Una bici da Trail un po’ controtendenza, che strizza l’occhio più all’XC che all’All Mountain, con la quale macinare chilometri e giri epici, che si presterebbe bene anche per quelle competizioni Marathon con percorsi particolarmente duri e tecnici.
4 versioni in carbonio e 6 versioni in alluminio per la Focus Spine. La disponibilità è prevista per Settembre.
Peso verificato dell’allestimento 0.0 in taglia L (con ruote in alluminio invece di quelle in carbonio di serie): 11,1kg
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