[Test] Forcella Öhlins RXF 36

[ad3]

La RFX 36 è la forcella da enduro di Öhlins, disponibile solo per le ruote da 29 pollici e dotata di steli dal diametro di 36 millimetri. Il suo funzionamento è ad aria, con la particolarità di avere una camera ad hoc che permette di regolarne esternamente la progressività nella parte finale della corsa.

Caratteristiche

Tecnologia TTX  (twin tube)
Specifica per 29 e 27.5 Plus
Disponibile nelle misure: 120mm, 140mm, 150mm, 160mm
Perno passante da 15x110mm (boost)
Offset di 51mm
Sistema a 3 camere d’aria, 2 positive e una negativa
Regolazione ritorno esterna
Regolazione esterna compressione ad alte e basse velocità
Cannotto e piastra sono un pezzo unico
Peso rilevato (con cannotto tagliato e ragnetto installato): 2.040 grammi
Prezzo: 1.543 Euro

Analisi statica

Öhlins ha applicato la tecnologia twin tube alla RFX 36, che si basa sulla separazione dei flussi dell’olio grazie a due tubi separati, da qui la dicitura twin tube. Questa permette tempi di risposta più ridotti e più basse pressioni di lavoro.

La prima cosa che salta all’occhio, quando si prende in mano la forcella, è il blocco costituito da cannotto/piastra, un pezzo unico in alluminio che non necessita del classico anello della serie sterzo, come potete vedere dalla foto sotto. Il cuscinetto si appoggia direttamente sulla piastra, rendendo l’avantreno più basso e togliendo un elemento che può portare a scricchiolii con il passare del tempo.

Tre le regolazioni esterne attivabili tramite tre pomelli separati:

Ritorno: 25 clicks.
Compressione alle basse velocità (LSC): 25 clicks.
Compressione alle alte velocità (HSC): 5 clicks.

La regolazione del ritorno è piuttosto particolare, perché i 25 clicks si trovano tutti in un range veramente utilizzabile, e non vanno a sforare nel troppo lento o nel troppo veloce, come siamo abituati invece da altri prodotti. Quindi si tratta effettivamente di un fine tuning con cui non si può sbagliare, cioé il biker non potrà girare con il ritorno completamente sballato.

Sullo stelo sinistro si trovano i pomelli della regolazione della compressione alle alte e alle basse. Quello nero, per le alte, è dotato di 5 posizioni e viene anche usato per la chiusura rapida della forcella quando si va in salita. Non è una chiusura totale, ma piuttosto efficace anche quando si sale su asfalto.

Quello blu ha invece 25 clicks e permette una precisa regolazione della LSC. Fra il tutto chiuso e il tutto aperto la differenza è tanta, e si sente molto.

Veniamo adesso alla cartuccia delle molla ad aria, che si trova nello stelo destro. In cima allo stelo troviamo il pomello dorato che nasconde la valvola per gonfiare la camera positiva, mentre in basso trova spazio la valvola per la camera che controlla la progressività . La RFX 36 ha due camere (positiva e negativa) comunicanti: l’aria passa dalla prima alla seconda quando si pressa leggermente la forcella, tipicamente in fase di settaggio. Quella per la progressività, invece, è separata, ed ha la funzione di regolare la progressività della parte finale della corsa, esattamente come succede con i tokens sui prodotti Rock Shox o Fox. Più la si riempie, e più lo spazio per la prima camera positiva diminuisce, aumentanto la progressività e la resistenza ai bottom out.

1: prima camera positiva 2: Negativa 3: camera progressione.

Il perno passante è da 15x110mm, svitabile tramite chiave esagonale da 5mm.

Set Up

Non fatevi spaventare dalla descrizione, in pratica la RFX 36 non è così difficile da regolare, anche perché le indicazioni che si trovano sull’adesivo situtato sui foderi sono abbastanza attendibili. Per me che peso circa 70 kg ho trovato la seguente regolazione ideale:

Camera positiva: 100 psi
Camera progressività : 160 psi
HSC: in discesa tutta aperta, in salita a dipendenza del terreno (facile da regolare al volo)
LSC: solitamente 5 clicks dal tutto aperto

La regolazione critica è quella delle due camere, in particolare della progressiva, perché va ad influire sulla progressività della forcella e sulla dimensione della camera positiva. In parole semplici, se andate a gonfiarla, per mantenere invariato il sag dovrete andare a sgonfiare la positiva. Si deve quindi trovare un equilibrio ideale per i propri gusti, e l’unico modo di farlo è girare  e sperimentare. Operazione, questa, che non mi ha richiesto molto tempo ma che può richiederne di più a chi non è molto esperto nel campo delle sospensioni.

La logica è la stessa dei token, si diceva prima, solo che quando si aggiunge o toglie un token si svuota del tutto la camera, per poi reinserire l’aria e tornare al sag originario inserendo meno aria, se si è aggiunto un token, o mettendone di più, nel caso se ne sia tolto uno.

Sul campo

La RFX 36 è stata montata sulla Specialized Enduro 29 di cui vi abbiamo presentato il test qualche settimana fa. Il peso è praticamente identico a quello della Lyrik montata di serie, e così si può dire della struttura in generale: si tratta di una forcella da enduro, rigida e massiccia come l’impiego richiede, senza però sconfinare nella rigidezza senza compromessi della Fox 36. Questo per dire che il feedback dal terreno c’è, ma non è di quelli che fa male alle mani. Öhlins ha seguito la strada di Rock Shox piuttosto che quella di Fox, in questo frangente.

La caratteristica che più mi ha colpito è quanto la RFX 36 sia “piena”, cioé sostenuta in tutta la sua corsa. È di gran lunga la forcella che mi ha lasciato più a bocca aperta per questo fattore, anche perché lo fa senza pregiudicare la scorrevolezza e la sensibilità ai piccoli urti. Visto che giro quasi esclusivamente su sentieri alpini, in cui spesso ci sono dei tratti ripidi, una forcella che non affondi troppo è molto apprezzata. Di solito, per evitare il cosiddetto “nose diving”, si deve aumentare la pressione a discapito della sensibilità ai piccoli urti. Non con la RFX 36. Faccio notare che la compressione alle basse è sempre stata quasi del tutto aperta, visto di solito giro con 5 clicks dal tutto aperto.

Con il setting descritto sopra riesco ad utilizzare tutta la corsa, evitando però i fondo corsa. Ed è questo quello che mi piace molto della RFX36: avere a disposizione una forcella che si comporta bene sia con i piccoli che con i grandi urti, ma che sostiene alla grande il peso del biker. Sembra una cosa scontata, ma non lo é, perché spesso i marchi o seguono la strada della progressività, con la conseguente difficoltà ad usare tutto il travel, o quella della linearità, dove uno che gira forte dovrà far ricorso ad un grande numero di token. È quasi una filosofia: la prima segue i desideri dei pro, per cui un fondocorsa significa spesso una caduta, l’altra quella del consumatore medio, che raramente spinge forte in discesa. Öhlins riesce con un prodotto ad accontentare entrambi i “mondi”.

Proprio grazie a questa “pienezza”, la RFX è un piacere da pompare per alzare l’anteriore sopra qualche ostacolo: è estremamente reattiva e risponde alla grande anche agli impulsi del biker dall’alto. Se paragonata all’ammortizzatore STX22, sempre di casa Öhlins, le prestazioni a livello di scorrevolezza sono del tutto simili,  nel supporto a metà corsa la forcella è però su un altro livello, motivo per cui non sarebbe male provarla in abbinamento all’ammortizzatore a molla TTX 22.

In salita la chiusura della HSC aiuta molto per evitare di disperdere energia con il bobbing all’anteriore, e la leva è facile da attivare anche stando in sella, con o senza guanti.

Sapendo da che parte andranno a parare i commenti, spendo qualche riga sul capitolo prezzo, cosa che di solito non faccio. La RFX 36 è cara, su questo non ci piove, offre però delle grandi prestazioni che la portano probabilmente in testa alla classifica delle forcelle da enduro. Vale la pena spendere di più per accaparrarsela? Diciamo che il riding non diventa improvvisamente quello di un pro grazie ad una forcella, ma diciamo anche che Öhlins ha lavorato per dare al biker il maggior controllo possibile sulla sua bici, senza complicare le cose in maniera esagerata. Insomma, per una volta mi sento di dire che gli Euro in più si giustificano con delle caratteristiche uniche e apprezzabili sul campo, poi sta a ciascuno decidere dove spendere il più o meno sudato stipendio.

Conclusioni

La Öhlins RFX36 brilla per scorrevolezza e supporto e permette al rider di trovar il setting giusto per ogni tipo di guida, da quella aggressiva del pro a quella più rilassata del giro in compagnia. Trovare la configurazione desiderata richiede un po’ di sperimentazione , a causa della due camere da bilanciare, dopodiché la forcella offre al biker una perfetto mix di sensibilità ai piccoli urti, progressività sugli impatti grossi ed una “pienezza” su tutta la corsa perfetta per quando il sentiero si fa ripido o si vuole pompare la bici sugli ostacoli.

Öhlins

[ad45]

Classifica generale Winter Cup 2024
Per partecipare carica le tue attività su Training Camp

Classifica mensile dislivello

Iscriviti al canale Whatsapp di MTB Mag per non perderti mai una notizia, clicca qui!

Share

Recent Posts

Winter Cup edizione Feste al via!

Volete sfondarvi di cenoni, pranzoni, aperitivi e gozzoviglie varie? Allora ecco un ottimo modo per…

21/12/2024

Hibike in amministrazione controllata

Settimana di brutte notizie dal mondo ciclo: dopo GT e Rocky Mountain, questa volta tocca…

21/12/2024

Una strada in salita

A causa di una brutta caduta alla Parigi-Roubaix 2023, Filippo Colombo dello Scott-Sram XC team…

20/12/2024

La MTB dell’anno 2024

Qual è la mountain bike dell'anno 2024? Dopo tante elucubrazioni, ecco la nostra preferita. Attenzione:…

19/12/2024

Rocky Mountain in amministrazione controllata

Purtroppo anche per Rocky Mountain Bicycles le cose non vanno bene, l'azienda canadese oggi ha…

19/12/2024

GT va “in pausa”

Fermento in casa GT, dove ieri è stata annunciata una "pausa" nel rilascio di nuovi…

18/12/2024