[Test] GEAX Aka Pluma 26×1.8

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Esistono pneumatici tassellati, semitassellati, slick, semislick… questo Geax Aka Pluma non appartiene ad alcuna delle quattro categorie appena citate. Può essere definito come “slick in rilievo”, una evoluzione delle coperture slick in direzione delle semitassellate.


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Caratteristiche
Peso rilevato: 280 grammi
Carcassa: 220 TPI nylon
Cerchietto: kevlar pieghevole
Mescola: Aramid Racing 3D, 60 ShoreA
Tubeless: no (utilizzo con camera d’aria oppure lattice)
Larghezza massima rilevata (senza carico verticale, pressione 3 bar): 42 mm (ingombro tasselli 38 mm)
Larghezza massima dichiarata: 46 mm
Volume d’aria massimo dichiarato: 559 mm3
Senso di rotazione: unico per entrambe le ruote
Pressione consigliata (min/max): da 3 a 5 bar
Misure disponibili: 26”x1.8” (unica)
Prezzo indicativo al pubblico: 39.90 euro

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Sintesi del test
Distanza percorsa: 1.306 km
Periodo di utilizzo: Marzo-Agosto 2012
Percorsi effettuati: tipici del Cross Country e Marathon, con tutti i tipi di fondo, con il sole e con la pioggia, dall’asfalto alle rocce smosse, dalle radici al fango argilloso
Camere d’aria utilizzate: 26×1.50-2.35
Latticizzati senza camera, con Geax Pit Stop TNT Evo

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Identikit
In ordine alfabetico le principali caratteristiche riscontrate sul campo, per una sintesi immediata del profilo di questo pneumatico.

• Carcassa molto sottile
• Facilità di montaggio/smontaggio
• Leggerezza sorprendente
• Mescola ben aderente anche sul bagnato
• Non tubeless
• Scorrevolezza eccellente
• Tassellatura quasi impercettibile

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La prova
Nella dilagante era delle 29er e 650B, le classiche coperture da 26” – per di più tradizionali per camera d’aria come queste Aka Pluma – sembrano essere fatalmente relegate in un piccolissimo angolo, ai margini del Mass Market.
Considerata poi la sezione da 1.8” e la tassellatura appena accennata di questi pneumatici – peculiarità che li rendono idonei ai fondi scorrevoli e compatti – è inevitabile che la Aka Pluma siano un prodotto dedicato a una ristretta cerchia di utenti.
Presentate in anteprima a Eurobike 2011, e disponibili da Gennaio 2012, Geax le declama come coperture eccellenti su asfalto e sterrati compatti, sufficienti su terreno smosso e deficitarie in presenza di rocce, pietrisco, brecciolino e fango.
Da noi provate in qualsiasi condizione di terreno primaverile ed estivo, le Aka Pluma hanno dimostrato di sapersi adattare anche ai fondi sui quali non eccellono, offrendo prestazioni discrete soprattutto se latticizzate e con basse pressioni di esercizio.

Punti a loro favore, dai quali scaturiscono buone performance, sono la leggerezza (accelerazioni e rilanci sono sempre fulminei laddove vi sia sufficiente aderenza), la scorrevolezza (molto vicina alle slick vere e proprie) e l’aderenza della mescola anche sul bagnato (non temono neppure sassi e radici).
I limiti si riscontrano nel modesto volume d’aria (da cui deriva un pessimo assorbimento delle asperità), nel ridotto spessore della carcassa (scarsissima resistenza alle forature, soprattutto quelle da spina) e nella tassellatura quasi olografata (nessuna tenuta laterale né trazione).

In virtù della loro mescola di durezza intermedia (60 ShoreA, in una scala che va da 30 a 80), la durata del battistrada è accettabile. Anche se i minuscoli tasselli vengono limati dopo poche centinaia di km, il grip rimane sempre buono.

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Il battistrada posteriore al termine della prova, dopo 1.306 km

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Asfalto: asciutto o bagnato che sia, le Aka Pluma vanno a nozze. Si raggiungono limiti di piega veramente notevoli, anche con la pioggia e sul viscido in generale.

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Sterrato compatto: il rendimento è buono, salita o discesa che sia, ancor più se il fondo è umido senza peraltro diventare scivoloso o superficialmente fangoso (in questo caso la mancanza di tasselli inibisce la direzionalità e la tenuta in curva, oltre alla trazione).

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Sterrato smosso, brecciolino: senza tasselli ai quali aggrapparsi, la tenuta in curva è veramente deficitaria, così come la trazione. Le cose migliorano un po’ qualora il brecciolino risulti umido e bagnato, poiché sul fondo più compatto ha buon gioco l’aderenza delle mescola.

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Terreno roccioso, radici: in salita vanno dappertutto, anche sul viscido, dove offrono sempre un buon grip. In discesa se la cavano benino sulle rocce ferme, anche se occorre ridurre la velocità a causa del loro basso volume di aria. Sullo smosso e sul pietrisco si patisce la mancanza di direzionalità. Del resto, senza tassello è difficile pretendere più di tanto da queste coperture.

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Fango: non avendo tasselli, il battistrada non si impacca, se non superficialmente in caso di fondo argilloso. E’ l’unica nota positiva delle Aka Pluma in presenza di fango, molle o adesivo che sia. In tal caso direzionalità e trazione sono due autentiche chimere. In salita non c’è nulla su cui la ruota posteriore possa fare presa, mentre in discesa sono inguidabili. Rendimento appena accettabile solo sui tratti fangosi pianeggianti, dove non si rimane mai imprigionati, neppure nel fango molle.

www.geax.com

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