Ghost è un marchio che sta costruendo il suo successo un passo alla volta, crescendo costantemente sia a livello qualitativo che a livello di immagine, grazie a prodotti funzionali e concreti, in piena filosofia teutonica.
Con la realizzazione del progetto Riot, l’azienda tedesca ha dato un’importante svolta alla sua linea di MTB in chiave di personalizzazione del prodotto, sia per quanto riguarda la tecnologia adottata, con il brevetto proprietario Riot Link, che con l’estetica, grazie alle linee particolari ed esclusive di questo nuovo telaio.
La Ghost AMR Riot ha un telaio interamente realizzato in carbonio, fatta eccezione per i links che sono in alluminio. Offre 130mm di escursione anteriore e posteriore, ruote da 27.5″ e geometrie adeguate, per un mezzo davvero ben equilibrato. Ghost adotta come claim un aforisma del grande filosofo e scienziato greco Aristotele: “il totale è maggiore della somma delle sue parti”. Effettivamente questa frase descrive molto bene la sensazione che si prova in sella alla Riot, poichè prendendo in esame ciascun dettaglio, non si riesce a rendere la sensazione di completezza data dal loro insieme. Questa bici è nata per affrontare le montagne al di fuori delle normali classificazioni, come una vera All Mountain, nel concetto più ampio e assoluto del termine.
Per la costruzione del telaio, Ghost ha utilizzato fibre di carbonio unidirezionale ad alto modulo, in grado di fornire rigidità e leggerezza all’intera struttura, che si attesta su un peso di soli 2.100 grammi, ammortizzatore escluso. Le linee sono marcatamente spigolose, geometriche e lineari, risultando aggressive ma nel contempo eleganti, così come la livrea nero carbon e rosso, dove la scritta Riot riveste il ruolo dominante. La sezione poligonale di dimensioni generose del tubo obliquo ha fornito ai progettisti il giusto supporto per creare dei punti nevralgici molto rigidi e robusti, per una precisione di guida davvero esemplare.
Ne è un esempio la zona di sterzo, le cui dimensioni, insieme alla particolare forma, garantiscono solidità e rigidità torsionale. Notiamo anche l’ingresso di tutti i cavi all’interno del telaio attraverso delle apposite placchette, fissate al telaio tramite una piccola vite a testa esagonale. Il passaggio interno dei cavi in questo telaio è uno dei più efficienti e discreti che abbiamo potuto apprezzare.
Anche il top tube, che visto lateralmente risulta molto sottile e minimale, premiando una linea estetica molto elegante, in realtà visto dall’alto appare largo e consistente, a conferma del feeling di rigidità e robustezza dell’intero telaio.
Il sistema di sospensione della Riot è stato sviluppato appositamente per questa bici, e prende il nome di Riot Link.
Si tratta di un sistema Virtual Pivot con giunto Horst, che ha la caratteristica di comprimere l’ammortizzatore da ambo i lati, con un sistema Full Floater ideato da Ghost. La linea del carro nel complesso è molto pulita e i leverismi del Riot Link sono celati in una sede a culla ricavata sopra la scatola del movimento centrale.
Questa sede accoglie il prolungamento del fodero basso, che prosegue oltre lo snodo principale acquisendo la funzione di bilanciere, il quale agisce su di un piccolo tirante, che aziona una bielletta triangolare, adibita a comprimere l’ammortizzatore dal lato inferiore.
Nell’immagine animata qui di seguito viene chiaramente illustrato il funzionamento del sistema Riot Link. La prima parte dell’escursione è gestita unicamente dalla biella superiore, mentre il rocker inferiore entra in azione durante l’ultimo 20% di corsa dell’ammortizzatore, comprimendolo anche dal basso verso l’alto.
La curva di compressione del sistema Riot Link è caratterizzata da tre fasi principali, effettivamente avvertibili anche durante l’utilizzo della bici. La prima parte di corsa è generosamente regressiva, per raggiungere facilmente la zona di sag, indicata come potete osservare nel seguente grafico al 30% della corsa totale. Questa caratteristica dona stabilità alla sospensione durante la pedalata e fornisce un buon comportamento della corsa negativa durante la discesa. Nella parte centrale della corsa la curva di compressione è lineare, per poter sfruttare a pieno ogni centimetro di corsa quando si guida in discesa, e determina un piacevole feeling di maggiore escursione rispetto ai 130mm effettivi. Durante l’ultimo 20% di corsa, nel quale interviene anche la biella inferiore nella compressione dell’ammortizzatore, la curva diventa marcatamente progressiva, scongiurando bottom out e garantendo un impiego fluido e crescente dell’escursione fino all’ultimo millimetro utile.
La biella superiore, è stata drasticamente ridotta come dimensioni rispetto a quella della precedente Ghost AMR. Questo è stato possibile grazie al nuovo sistema Riot Link che, distribuendo su ambedue le bielle lo sforzo dell’azionamento dell’ammortizzatore e i relativi fondocorsa, alleggerisce lo stress e il carico di lavoro dalla biella superiore per un buon 40%. Grazie a questo i progettisti Ghost hanno potuto realizzare una biella più leggera ma anche più robusta. La tacca in prossimità dello snodo è utilizzata per indicare la zona di sag della sospensione, grazie al riferimento grafico posto sul tubo sella del telaio.
L’ammortizzatore in dotazione sulla Ghost AMR Riot 9 è un Fox Float Kashima CTD Trail Adjust.
Ghost ha scelto una Fox 32 Float FIT Kashima CTD Trail Adjust da 130mm per l’allestimento della AMR Riot 9. Il comportamento di questa forcella è adeguato alla destinazione d’uso, ma considerando le ottime doti discesistiche della Riot e la sua pronunciata rigidità, in alcune situazioni abbiamo avvertito il limite della forcella rispetto alle performance generali della bici, soprattutto in termini di rigidità e precisione dell’avantreno. Come consuetudine per i modelli 2014 di Fox, abbiamo dovuto mantenere la pressione più alta, riducendo quindi il sag, per contrastare l’eccessivo affondamento della prima parte di corsa. I modelli in consegna nei negozi avranno però la versione 2015 della stessa forcella, sulla quale il problema di affondamento è stato finalmente risolto.
L’intero gruppo è affidato a Shimano, con il suo top di gamma XTR, estremamente preciso e affidabile. Guarnitura doppia 38/26, che riteniamo siano rapporti troppo lunghi per la destinazione d’uso di questa bici, costringendo il rider a cambiare molto spesso corona, senza offrire un rapporto sufficientemente agile per le salite più ripide, che ne giustifichi la scelta della doppia corona. Il pacco pignoni dispone della classica gamma 11-36.
Come componente del gruppo completo, anche i freni sono Shimano XTR, dotati di rotori a 6 fori da 180mm sia all’anteriore che al posteriore.
L’attacco del freno posteriore sul telaio è di tipo Post Mount. La pinza però non viene ancorata direttamente sul telaio, ma su un apposito supporto, fissato sul lato anteriore con una vite a brugola che lo assicura perpendicolarmente a un sostegno dedicato, mentre il lato posteriore ingloba la sede del mozzo, ed è fissato al telaio tramite lo stesso perno ruota, sul quale scarica le forze di frenata, evitando che sovraccarichino eccessivamente il telaio.
Le leve del freno integrano i comandi del cambio grazie alla tecnologia i-Spec di Shimano, consentendo un’ergonomia ottimale e molto intuitiva di tutti i comandi sul manubrio. Il comando remoto del Rock Shox Reverb Stealth trova quindi il suo spazio accanto al lock on della manopola, per un facile accesso, ovviamente sulla parte superiore del manubrio vista la presenza del comando del deragliatore.
Manubrio e attacco manubrio sono Ritchey WCS. Il manubrio è in carbonio ed è largo 710mm. Misura adeguata alla destinazione d’uso, tuttavia viste le ottime doti discesistiche della AMR Riot, anche 1 o 2cm di larghezza in più non avrebbero sfigurato. Lo stem, in versione 60mm, non ci è sembrato sempre all’altezza delle aspettative in quanto a rigidità, probabilmente a causa delle viti di chiusura così ravvicinate tra loro sul centro del manubrio.
Le prestazioni in salita della Riot non deludono le aspettative. La posizione in sella è comoda e distesa, quindi permette di affrontare giri di parecchie ore senza patire eccessiva fatica. La sospensione è stabile e non risente in modo evidente della forza esercitata sui pedali. Questo consente di utilizzare spesso la posizione Trail del Fox CTD, senza dover ricorrere necessariamente alla posizione Climb, che lascia comunque l’ammortizzatore sufficientemente libero di smorzare gli impatti più grossi, favorendo un certo comfort di guida. Nel tecnico il baricentro basso e la posizione bilanciata favoriscono il superamento degli ostacoli anche più impegnativi, permettendo di scegliere sempre la traiettoria migliore. La trazione è sempre ottima e la ruota anteriore è costantemente attaccata al suolo, garantendo precisione di guida. Il peso molto basso della bici rende il tutto ulteriormente facile e piacevole.
Se affrontando le salite ripide la Riot è performante, sulle salite scorrevoli e con poca pendenza è addirittura eccellente, risultando uno dei mezzi migliori che abbiamo guidato per questo settore. Scattante e precisa, anche grazie alla rigidità complessiva del telaio, invoglia a rilanciare in continuazione, favorendo dei ritmi di riding molto alti e decisamente divertenti. Scorrevolezza elevata e trazione sempre pronta e grintosa.
La prima volta che, arrivati in cima al trail, abbiamo puntato la Riot in discesa, non abbiamo compreso immediatamente il potenziale di questa bici. Forse ci siamo fatti condizionare dal peso molto basso e dall’escursione ridotta, ma è bastato proseguire la discesa per cominciare a capire che potevamo spingere di più, alzando di volta in volta il suo limite, fino al giorno in cui, a malincuore, abbiamo dovuto restituirla.
La Ghost Riot è incredibilmente precisa in ogni frangente, grazie alla sua notevole rigidità e alle geometrie ben equilibrate. Si lascia guidare con estrema disinvoltura nel tecnico lento così come nei tratti veloci, permettendo al rider di pennellare traiettorie perfette oppure di aggredire i trail con irruenza. Uno degli aspetti che più si apprezzano guidando la Riot è la sua grande agilità. Quando si sceglie una linea la si può impostare in modo immediato, potendo contare sulla velocità di reazione della bici.
La sospensione offre la sensazione di avere più escursione degli effettivi 130mm. Molto plush ma al contempo stabile, è pronta ad assorbire grossi urti o atterraggi importanti, senza andare in crisi e rimanendo sempre pronta per l’urto successivo, invogliando anche a pedalare non appena possibile. La caratteristica Full Floater del sistema Riot Link, isola il lavoro del carro dal triangolo anteriore, creando una sorta di “cuscino”, molto confortevole ed efficiente. Si può contare inoltre sulla parte terminale di corsa, fortemente progressiva, che sostiene la sospensione posteriore e la tutela da fondocorsa violenti, che non ci sono mai capitati.
Leggera, agile, precisa e divertente, sono i principali aggettivi che descrivono la Ghost Riot come una vera tuttofare di classe, che si rivolge a chi ama divertirsi in montagna, senza però rinunciare alle notevoli prestazioni che sa offrire, sia in salita che in discesa, su qualsiasi tipo di tracciato la si metta alla prova.
La Ghost AMR Riot è un modello 2015, ma la sua commercializzazione è stata anticipata, visto il grande impatto positivo che ha avuto in seguito alla sua presentazione, ottenendo premi importanti come il Design & Innovation Award 2014, il Taipei Cycle D&I Award 2014 e il Red Tab Award 2014. La distribuzione nei negozi è iniziata proprio in questi giorni per tutti e tre gli allestimenti.
AMR Riot Lector 9: € 6.799
AMR Riot Lector 7: € 4.599
AMR Riot Lector 5: € 3.899
Peso rilevato AMR Riot 9 in taglia 48 senza pedali: 11,28kg
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