La Reign è la bici da enduro di Giant, presentata a luglio nella sua nuova versione. Per questo test Giant Italia ci ha dato la versione top di gamma, cioè la Advanced 0 in carbonio. Una delle caratteristiche di questa bici sta nell’avere un ammortizzatore a molla, il Rock Shox Super Deluxe RT, specifica che si trova solo nel modello di punta. Disponibili anche tre modelli in alluminio oltre alla Advanced 1, anch’essa in carbonio.
Materiale telaio: carbonio, carro in alluminio
Formato ruote: 27.5”
Schema sospensione: Maestro
Geometrie variabili: no
Corsa ant/post: 160/160 mm
Boost posteriore: sì
Forcella boost: sì
Ammortizzatore metrico: si (230×65 mm)
Ruote e coperture tubeless ready: sì
Trasmissione: 1×12 (32T ant / 10-50 post)
Attacco per deragliatore: no
Attacco ISCG 05: sì
Attacco portaborraccia: sì
Garanzia telaio a vita: no, 5 anni
Peso rilevato tg. M: 13.850 kg
Prezzo: 6.999 Euro
La bici in prova è una M, di cui si nota subito il reach lungo, con ben 459mm, e uno stem corto unito ad un manubrio largo 800mm. Ormai un angolo sterzo di 65° non fa più notizia, parla però chiaro su che tipo di mezzo sia la nuova Reign, dedicata completamente ad andare forte in discesa. Anche l’angolo sella di 73° parla più per la discesa che per la salita. Il carro non è dei più corti, visto che si trova nella media di uno da 29 pollici, ma la scelta non è così male, dato che aiuta in salita a tenere la ruota anteriore attaccata al terreno.
La prima cosa che uno va a guardare quando si trova con una bici da enduro dotata di un ammortizzatore a molla è il peso. Con 13.850 Kg senza pedali la Reign è perfettamente in linea con le altre enduro che si trovano sul mercato, considerando che monta delle gomme molto robuste e con mescola morbida, in particolare all’anteriore con le Maxxis Shorty 3C EXO. Bisogna poi dire che il carro è in alluminio, una scelta ben pensata per l’utilizzo che si andrà a farne, senza guardare troppo alla bilancia.
Il passaggio dei cavi è completamente interno al telaio, mantenendolo così pulito nella linea, ma meno pratico in particolare se si deve cambiare il freno posteriore, cosa che richiederà il taglio del tubo e relativo spurgo.
Molto bello il linkage in carbonio a vista, mentre la scelta di non mettere una protezione in gomma sotto il tubo obliquo può far discutere, di fatto però il telaio ha incassato delle belle sassate senza battere ciglio. C’è anche da dire che non si è trattato di un test di durata, quindi non sappiamo dirvi come la vernice reagirà a numerosi impatti in una zona così esposta.
Il sistema di sospensione è il classico Maestro di Giant. Grazie all’ammortizzatore metrico gli ingegneri sono riusciti a cambiare il rapporto di leva, riducendolo, toccando così anche il modo in cui la sospensione lavora, in particolare sulle piccole asperità, dove risulta molto sensibile. Caratteristica, questa, da imputare senza dubbio anche all’ammortizzatore a molla. A proposito di molla, quella montata di fabbrica (400 libbre) andava bene al tester (75 kg vestito e con zaino). Il sag usato è del 30% circa, facilmente leggibile grazie allo stantuffo di fine corsa e agli indicatori posti sullo stelo.
Non molto ben pensato il comando remoto di Rock Shox OneLoc (lo stesso in uso anche per la SID, fra gli altri): ingombrante e antiestico, non trova posto sul manubrio se non in una posizione che richiede di spostare la mano dalla manopola, oppure in alto. Visto come è montato l’ammortizzatore, se ne potrebbe fare a meno senza grandi problemi. Torneremo più tardi su questo argomento.
L’attacco Trunnion e la posizione dell’ammortizzatore stesso aiutano a tenere i pesi in basso. Molto lungo il fuorisella o, detto in altre parole, molto corto il tubo sella. Un fattore, questo, da tenere in conto al momento della scelta della taglia, in particolare se si hanno le gambe lunghe. A proposito di zona sella, il reggisella telescopico che vedete in foto è uno Yep Uptimizer da 125mm di travel che ha sostituito quello di casa Giant dopo la prima uscita. Il Contact S Switch, infatti, ha smesso di funzionare quasi subito, non volendone sapere di risalire se non tirandolo con tutte le forze. Giant ha imputato il problema al preserie che era montato sulla bici test.
La trasmissione e l’impianto frenante sono affidati completamente a SRAM, con l’Eagle 1×12 e i Guide RSC. I dischi sono ben dimensionati per la tipologia di bici: 200mm davanti e 180mm dietro. Non ho ancora parlato della forcella, una Lyrik RCT3 Solo Air da 160mm di corsa. Tendicatena e bashring sono di MRP.
Le ruote sono delle DT Swiss EX 1501 Spline One con canale interno da 30mm, mentre le gomme sono Maxxis: Shorty 27.5×2.5 all’anteriore e High Roller II 27.5×2.4 al posteriore, entrambe EXO e con mescola 3C, latticizzate.
Nel triangolo anteriore c’è spazio per il portaborraccia.
Vedo già i commenti di chi bolla questa bici come impedalabile in salita, ma li devo contraddire subito. Sapete quanto per me conti poter pedalare bene una bici in salita, e sotto quest’aspetto la nuova Reign mi ha sorpreso, arrampicandosi meglio del previsto sul ripido e sullo sconnesso. La cosa è da imputare a diversi fattori:
D’altro canto, proprio la mescola morbida rende più faticose le risalite su asfalto, unita al fatto che la gomma anteriore ha una tassellatura molto aggressiva e poco scorrevole. Come detto in occasione di altri test enduro, non aspettatevi di fare i temponi per raggiungere l’imbocco della discesa, ma non sentitevi limitati solo perché girate su una enduro aggressiva e per di più con ammortizzatore a molla. Proprio quest’ultimo mi ha sbalordito per come gestisce il blocco, un mondo di differenza rispetto a quelli ad aria per quanto riguarda la sensiblità quando chiuso. A tal proposito torno sul tema del comando remoto. A meno che non facciate gare, non c’è motivo di riempire il manubrio con il brutto comando Rock Shox OneLoc. Non c’è posto, se non mettendolo in alto, esponendolo però a contatti con il terreno in caso di caduta.
Avete presente quel rumore di assorbimento delle asperità tipico delle bici da downhill? Una specie di “flap flap flap” che vi vuole dire: “apri tutto!“. Ecco, questa è la prima sensazione che ho avuto con la nuova Reign sulla lunga discesa del Tamaro.
Cominciamo dall’accoppiata gomme/cerchi, ovvero i primi componenti che vanno a toccare il terreno. Grazie al canale largo di 30mm ho girato a pressioni relativamente basse, aumentando un grip di per sé già ottimo grazie alla Maxxis Shorty montata all’anteriore. Il battistrada è quasi da fango, con quei tasselli laterali molto alti e la spaziatura abbondante, fattostà che tengono molto bene sul bagnato, rocce umide comprese, come quelle che potete vedere in parte nel video qui sopra. Il posteriore è andato a pacco un paio di volte, ma non è mai stato tagliato dal cerchio. Sono riuscito a perdere un po’ d’aria a causa di leggere stallonature dovute a diversi impatti violenti con le rocce, ma questo è normale viste le pressioni usate (1.3 all’anteriore e 1.5 dietro).
L’ammortizzatore mi è piaciuto moltissimo. Super plush, ma al tempo stesso reattivo per poter pompare la bici sugli ostacoli o in uscita di curva, è indubbiamente una di quelle cose da provare per capire a che livello sono arrivate le sospensioni al giorno d’oggi. Dimenticatevi i divani sfondati del passato (chi si ricorda gli ammo a molla montati sulle Stinky?), qui siamo di fronte ad un prodotto che dà stabilità e controllo alla bici, ma che richiede anche una gommatura adeguata per far fronte alle linee che si possono affrontare. Per questo motivo ho cominciato il paragrafo dedicato alla discesa proprio parlando di coperture, perché se Giant avesse montato delle gomme più leggere ma anche più delicate, non sarei riuscito a sfruttare del tutto il Super Deluxe.
La Lyrik ad aria, dal canto suo, fa bene il suo lavoro, non è una novità, visto che l’ho già trovata più volte in passato su altre bici test. Certo, non mi ha sorpreso come l’ammortizzatore, ma non so fino a che punto una forcella a molla possa aver senso visto le difficoltà di taratura. Se cambiare la molla di un ammo è piuttosto semplice, la forcella deve venire aperta per poterci mettere mano.
Le geometrie della Reign si sono rivelate molto azzeccate in discesa: ci troviamo di fronte ad una bici che gira bene nello stretto (ricordiamoci che è una 27.5), ma che letteralmente vola sullo scassato veloce, coadiuvata da sospensioni e gomme. La posizione in sella è centrale, i pesi sono in basso, così come il movimento centrale, per cui è facile farla entrare in curva e schiacciarla giù per bene. Il telaio è rigido, anche grazie al linkage massiccio in carbonio, e ai foderi dalle dimensioni generose. A proposito di foderi, potete notare dalle foto che i miei piedi andavano a toccare la parte vicino al perno posteriore. Niente di nuovo, mi capita praticamente con tutte le bici boost quando uso delle scarpe che non siano da XC.
Sul tecnico lento, di nuovo, si può contare su un retrotreno estremamente tranquillo, di quelli che vi perdonano gli errori se avete scelto una linea troppo impestata. Infatti la bici non si scompone più di tanto, e permette di riguadagnare la linea giusta prima che sia troppo tardi. Davanti l’accoppiata cerchio/gomma è quanto di meglio si possa trovare in giro senza passare ad una copertura da downhill: le DT Swiss Spline non saranno così appariscenti come altre ruote, ma posso dire che siano fra i migliori prodotti in circolazione al momento in quando a robustezza, affidabilità e tenuta tubeless. Ne ho provati davvero tanti set negli ultimi mesi, e non ho mai avuto mezzo problema.
Sul ripido il reggisella telescopico da 125mm di escursione può essere un po’ limitante, forse su una bici del genere starebbe meglio un 150mm.
Giant ha fatto bene i compiti, progettando una bici da enduro che arrampica bene, tenendo conto dell’ambito d’uso, e che scende ancora meglio. L’ammortizzatore a molla è sicuramente un gran punto a suo favore, senza dimenticare però le geometrie e il montaggio azzeccati per dare sicurezza in ogni frangente, dallo scassato veloce al tecnico lento. Attenzione alla lunghezza del tubo sella se avete le gambe lunghe, provatela per trovare la taglia giusta.
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