È da qualche mese che stiamo provando l’ultima arrivata in casa GoPro, la Hero Black 6. Quando è stata presentata a settembre 2017 GoPro ha posto molta enfasi sul nuovo processore GP1, sulla nuova stabilizzazione e le nuove risoluzioni di 4K a 60 frame al secondo e 1080p 240fps, quest’ultima ideale se si vogliono produrre dei super slow motion. Andiamo a vedere cosa cambia veramente quando utilizzata sul campo.
A livello di costruzione, la Hero 6 e la 5 sono identiche. L’unico modo per contraddistinguerle è andare a leggere il nome posto sul lato. Questo significa che sono entrambe impermeabili fino ad una profondità di 10m, senza bisogno di inserirle in un contenitore protettivo, e che sono dotate di un touchscreen.
Dove cambia tutto, o quasi, è a livello di processore: per la prima volta, GoPro ne ha sviluppato uno proprietario, il GP1, che permette alla Hero 6 di offrire:
Se i numeri, detti così, non vi dicono niente, vale la pena ricordare che 240 frames per second sono veramente tante, e che permettono di giocare a piacimento sugli slow motion. I 4K a 60 fps sono più una cosa da videomaker professionisti, ma su questo tornerò dopo. Più interessante, per l’amatore, sono le foto a 12 megapixel.
Prezzo di listino: 429.99 Euro (di meno online)
Grazie al touchscreen che occupa tutto il lato posteriore della Hero 6, navigare fra le impostazioni è semplice e veloce, a patto che non si abbiano dita troppo grosse, visto che i menù sono piuttosto piccoli. Gli accessori per fissare la action cam su casco, bici, ecc sono gli stessi di sempre e vanno comprati separatamente, a parte due attacchi adesivi e la vite che vedete nella foto qui sopra.
La stabilizzazione delle immagini funziona fin quando ci si muove su terreni non troppo accidentati, ma se si vogliono dei video fatti bene, da questo punto di vista, non si può esulare dall’acquisto di un Gimbal (quello utilizzato nel video qui sotto è il Feiyu Tech WG2) posizionato sul corpo tramite un’apposita fascia da petto. Ho provato a montare la Hero 6 sul manubrio, e ho ottenuto come risultato un video inguardabile a causa delle troppe vibrazioni. Migliore è il risultato sul casco, anche se non siamo di certo ai livelli di una Gimbal. Il motivo di tanta differenza si spiega velocemente: la stabilizzazione della Hero 6 è digitale, mentre quella di un Gimbal è meccanica. Questo vuol dire che nel primo caso si tratta di correzioni a livello di software, non efficaci quando le “botte” sono grosse, mentre nel secondo le vibrazioni neanche arrivano alla telecamera, fornendo così immagini perfettamente fluide.
Dove la Hero 6 brilla è nella qualità dell’immagine e nella velocità di adattamento ai cambi di luce. Questo video è stato girato quasi completamente in controluce, con riverbero della neve e con il sole che continuava ad andare e venire fra gli alberi. Mi ricordo ancora i risultati della Hero 2, in condizioni del genere: neanche minimamente paragonabili.
Il video è stato girato in 4K a 60fps, una risoluzione altissima che richiede un computer molto potente per poter gestire i file che ne risultano, soprattutto in fase di rendering. Diciamo che è un setting pensato più per chi gira video per mestiere che per l’amatore, anche perché ci si preclude la visualizzazione su tanti telefoni, facendo venire meno uno dei punti di forza della campagna di lancio di GoPro, e cioé l’app Quick Start, progettata per editare e pubblicare rapidamente i video, sia da telefono che da desktop.
In ogni caso, impostare la risoluzione è cosa facile, e bisogna anche tenerlo a mente se si usa un computer datato per l’editing, perché il 4K, e non solo, richiede il codec H265.
In condizioni di poca luce conviene girare il video avendo spuntato l’opzione Protune, per poter metterci mano in post produzione, perché le immagini tenderanno ad essere sgranate nei punti scuri.
Così tanta tecnologia in una action cam ha un prezzo a livello di batteria. Anche lasciando spegnere automaticamente il touchscreen dopo pochi secondi dall’inizio della registrazione, la Hero 6 tende a prosciugare la batteria piuttosto velocemente, indipendentemente dalla temperatura esterna. La cosa positiva è che una batteria si trova per circa 20 Euro online e, viste le sue dimensioni minute, è facile da portarsi appresso quando si è in giro.
Ho avuto dei problemi con il touchscreen che si “congelava”. Il problema è conosciuto, basta cercare con Google per trovare tanti topic a riguardo, e GoPro ha rilasciato degli updates tesi a risolverlo. Malgrado ciò, fino alla fine del test, l’inconveniente ha continuato a riproporsi, anche dopo aver cambiato marca di SD card più volte (SanDisk, Kingston) ed aver utilizzato quella fornitaci da GoPro con il test. Usando le stesse SD Card sulla mia Hero 5 personale non ho mai avuto problemi del genere. La cosa positiva è che la registrazione non ne risente, quindi basta spegnere l’action cam quando la si vuole terminare.
Con la Hero 6 Black GoPro ha fatto impressionanti passi avanti a livello di qualità dell’immagine e di risoluzione video. Anche in condizioni di luce difficili, la Hero 6 non va in crisi e fornisce dei video che faranno felici soprattutto i videomaker professionisti. Per l’amatore il concentrato di tecnologia proposto è difficile da sfruttare completamente e, visto il prezzo, conclude un affare migliore acquistando la Hero 5 Black per circa 100 Euro in meno, da investire eventualmente in un Gimbal per stabilizzare le immagini, visto che la stabilizzazione digitale della Hero 6, per il nostro sport, non è sufficiente.
A proposito di tecnologia, prima dell’acquisto consiglio di controllare la compatibilità del Codec H265 con il proprio hardware, altrimenti non riuscirete a processare i file che escono dalla vostra action cam.
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