[Test] Grin One

Qualche settimana fa ci è arrivata una mountain bike da un nuovo marchio tedesco: la Grin One. Sul loro sito viene definita come una bici per sentieri enduristici, trail alpini tecnici e lunghe salite. Sulla carta, la bici ideale per chi, come me, pedala in montagna tutto l’anno. La sua particolarità sta nella sua semplicità: un telaio in alluminio con giunto Horst con un escursione che può venire scelta fra 150-160 e 170mm (davanti e dietro), formato mullet o 29/29 per le taglie L/XL, con geometria variabile per i due formati ruota grazie ad un flip chip posto nell’occhiello inferiore dell’attacco per l’ammortizzatore.

In taglia L, senza pedali, la Grin One pesa 14.8 kg sulla nostra bilancia. Da notare che quello che vedete in foto è ancora un prototipo, infatti i preordini per il primo lotto di produzione sono iniziati il 9 dicembre.

Geometria Grin One

Grin offre tre modelli di One: il Trail (150/150mm di escursione), l’Alpine (160/160, in prova) e l’Enduro (170/170). Le geometrie variano leggermente fra uno e l’altro, e fra il formato mullet e 29/29. Durante il test sono partito con il mullet, per poi adottare il 29/29, farò quindi riferimento a queste ultime misure, in taglia L.

L’angolo sella è bello ripido, il carro piuttosto lungo e l’angolo sterzo non esagerato. Dati che parlano per una bici che dovrebbe essere una buona allrounder.

Setup

Visto che la Grin One è disponibile al preordine come solo telaio, non spenderò tante parole sul montaggio, anche perché la ruota posteriore che vedete in foto è nostra ed è andata a sostituire quella in alluminio montata da Grin. Il motivo era una marcata fatica in salita, riscontrata sia da me che da un altro tester, dovuta probabilmente alla gommatura Maxxis DD con mescola morbida. Il problema è stato risolto con una ruota da 29 con copertone Continental Kryptotal Trail ed inserto Tannus. Il peso delle due ruote con pneumatico è identica (2.75 contro 2.73kg).

Per riassumere: ruote, guarnitura, manubrio, attacco in alluminio. Trasmissione SRAM GX 1×12 meccanica. Freni Magura MT7 con dischi da 203mm davanti e dietro.

Cambiare l’assetto è molto facile grazie al flipchip.

Il passaggio cavi è interno per quanto riguarda il triangolo anteriore, mentre esterno sul carro. Il tubo del freno e la guaina del cambio vengono fissati tramite delle fascette da elettricista. Notare il batticatena minimalista, non è quello definitivo.

Immagino già le domande su dove venga prodotto il telaio: a Taiwan, nella stessa fabbrica dove vengono fatti i telai di Raaw e Propain, per citarne due.

La lunghezza del carro non è modificabile, se si sceglie di montare la ruota da 27.5″ dietro si avrà semplicemente più spazio fra gomma e telaio.

L’hardware attraverso cui passano i cavi  li tiene bene al suo posto, senza rumori di sorta internamente al telaio.

L’ammortizzatore ha un attacco Trunnion.

Volendo si può fissare una fascia velcro per camera d’aria e cacciagomme sotto il tubo orizzontale.

Ho regolato il sag dell’ammortizzatore al 27%, quello della Rock Shox Lyrik sul 20%, ho guardato strano la corona da 28 denti, e sono partito in direzione Monte Bar.

Grin One sul campo

Cominciamo proprio dalla trasmissione: una corona da 28 denti con l’1×12 di SRAM non serve. Lo sviluppo di un 28×52 è troppo corto, almeno per me. Niente impedisce che si possa montare una più consona 32 senza dover sacrificare la luce da terra necessaria per affrontare gradoni in discesa e senza rinunciare alla salita sulle rampe più ripide.

A tal proposito va detto subito che la Grin One arrampica benissimo grazie al carro lungo, indipendentemente dalla ruota da 27.5 o quella da 29″. Era arrivata con zero spessori sotto il manubrio, e due sopra. Alla fine del primo giro li ho subito messi sotto perché non serve avere il manubrio basso per impedire alla ruota anteriore di sollevarsi da terra sul ripido. Questo problema non si presenta proprio, dunque non ho dovuto lavorare con il busto per avanzare il baricentro.

Un altro fattore che aiuta in salita è la sospensione ben sostenuta e poco prone al bobbing. Se ad inizio test chiudevo la levetta dell’ammortizzatore per bloccarlo, verso la fine non lo facevo più perché, mantenendo una pedalata rotonda, non ce ne è bisogno. La Grin One è ben piantata a terra, nel senso che copia bene le piccole asperità, cosa che viene molto comoda quando si percorrono sentieri tecnici in salita.

D’altro canto in discesa il carro è molto progressivo. Avrei probabilmente potuto usare un sag del 30% per arrivare verso fine corsa, ma a me piace stare il più in alto possibile sul travel, perché sono i primi centimetri della corsa quelli più sensibili e che lavorano meglio.

La bici è rigida, in particolare si nota come il carro sia massiccio, sia se lo si guarda che se lo si guida. Questa caratteristiche dà una bella precisione in inserimento di curva e sicurezza sullo scassato, ma qui vorrei anche citare il reach che, una volta saliti in sella, è meno lungo di quello che dicano i numeri. La posizione del rider è infatti piuttosto raccolta, dovuta all’angolo sella ripido e allo stem molto corto. La Grin One non è dunque questo mostro di tranquillità sul veloce scassato, anche perché abbiamo un angolo sterzo che oggigiorno si potrebbe definire conservatore.

Certo, questo è il modello Alpine, pensato per le lunghe salite e i sentieri tecnici in discesa, dunque ci sta che sia un po’ più nervosa sul veloce che non la sorellona da Enduro, su cui l’angolo sterzo si apre leggermente grazie alla forcella più lunga. Il bello arriva nello stretto, dove la Grin One si è rivelata essere molto agile anche con le ruote da 29, e soprattutto quando la si pompa sugli ostacoli e si fanno bunny hop.

Il tubo piantone dritto permette di avere un reggisella telescopico con molta corsa, sicuramente un punto in più per quando ci si trova su sentieri tecnici, ripidi e magari esposti.

Conclusioni

La Grin One va a tappare quel buco lasciato da Liteville, ormai passata di proprietà, e lo si riconosce dalla semplicità delle linee e dall’uso di un materiale spesso snobbato come l’alluminio. Rimanendo fedele alla filosofia dei tubi dritti, ovvero dell’unico modo per avere una bici rigida e relativamente leggera, la Grin One è una mountain bike con pochi fronzoli e tanta sostanza ma moderna e polivalente. La colorazione raw è forse quella che più si addice alla sua filosofia e che farà battere forte il cuore degli amanti dei giri alpini e delle discese tecniche.

Prezzo del telaio senza ammortizzatore: 2.450€. Disponibile in tre colori direttamente sul sito Grin.

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