[Test] GT Fury

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Alcuni anni fa, quando correvano per GT, gli Atherton hanno collaborato a disegnare una nuova bici da Downhill partendo da zero, in modo che fosse perfettamente adatta alle loro esigenze. Lunga e stabile, ha sospensioni con una curva di compressione lineare. Grazie al particolare schema di sospensione, in pedalata è neutra ed efficiente: una qualità fondamentale quando si corre contro il cronometro. È in alluminio, ma in compenso ha un prezzo interessante di 2170$ per il solo telaio: montarsi una Fury è un lavoro veloce e tutto sommato non troppo costoso per il rider non professionista. Abbiamo testato a fondo questo telaio, ecco cosa ne è emerso.

Dettagli

• 4 Taglie : XS, S, M, L
• $2170.00 (US Dollars). Prezzi europei con montaggi qui.
• Escursione: 210mm
• Sospensione “Independent Drivetrain”
• Ruote 27.5″
• Sterzo 1.5″
• Ammortizzatore Fox DHX2, 9.5″x3″  – 4 way
• 4.8kg (Taglia L, pesato da noi, con ammortizzatore, perno posteriore e collarino reggisella)

GT Fury Geometry

Prime impressioni

Tutte queste saldature…

La prima cosa che salta all’occhio della Fury è la sua robustezza. I tubi sono massicci ed il telaio è montato con cuscinetti e viti ben dimensionati. Il braccetto dell’ammortizzatore è piccolo ma robusto, inoltre va notato che serve solo ad irrigidire il telaio dal punto di vista torsionale e togliere questo compito all’ammortizzatore, che altrimenti finirebbe per diventare un elemento strutturale. Di conseguenza questo link non gioca alcun ruolo nella curva di compressione della sospensione. L’area del movimento centrale è parecchio interessante. Il fulcro principale si trova poco sopra il mc, che a sua volta si trova in un blocco separato, con attacchi ISCG-05, che è collegato al triangolo principale ed al carro tramite altri braccetti.

Il Fox DHX2

Il Fox DHX è personalizzabile al massimo, quindi non ha bisogno di setup specifici per i  diversi telai. In effetti, GT dà ai biker una regolazione da usare come punto di partenza per poi personalizzare il comportamento della sospensione ed adattarlo ai propri gusti. Il ritorno è regolabile esternamente e in modo separato alle alte e basse velocità, con una brugola da 3 o 6mm. Fox ha a catalogo molle con incrementi di 25 libbre, così è facile per tutti trovare quella adatta al proprio peso e stile di guida.

Forcellini massicci, un perno ben rinforzato e la protezione per il fodero orizzontale.

Abbiamo montato la nostra Fury con un mix di componenti presi dalla nostra Gambler. A parte il movimento centrale, praticamente tutto è stato spostato dalla Scott, così ci possiamo concentrare meglio sul solo telaio.

La Fury montata come nel test.

Prova sul campo

Cominciamo col dire che la Fury è la bici più rigida che abbiamo mai provato. Nella maggior parte dei casi questo aspetto è positivo, ma bisogna tenere in conto che non si tratta di una bici facile o per biker pigri. Richiede (e premia) un rider forte che la sappia condurre. La Fury è costruita per le gare e fatta per essere portata dal rider e non viceversa. È anche la taglia L più lunga mai guidata per noi, forse è anche una delle più lunghe in commercio (ma non siamo sicuri su questo). Per quanto ci riguarda, è la L perfetta per un biker alto 183cm. Non solo è lungo il triangolo principale, ma anche il carro, con i suoi 422 mm. Ne segue che la bici è stabile in velocità o su curve larghe, mentre il rovescio della medaglia è chiaro sui tratti lenti e tecnici, i cui i foderi lunghi rendono la bici più difficile da manovrare. Tutto sommato un carro come questo difficilmente metterà in difficoltà un biker che corre a livello elite, e non a caso gli Atherton lo hanno voluto proprio così.

Ok, abbiamo chiarito che la bici è lunga, ma male che vada si può sempre scegliere la taglia inferiore. Ma c’è altro che distingue la bici da gara dalle altre: la curva di sospensione della Fury è molto lineare. Mangia molto bene gli urti di media entità e sembra non perdere mai tenuta, nè finire ad usare solo gli ultimi cm di corsa. È una sospensione estremamente plush e se non si usa una molla duretta può sembrare che ondeggi un po’. Pur essendo così lineare, ha mostrato una buona resistenza ai finecorsa, anche se d’altra parte la Fury non è la bici più reattiva che esista. Il nostro tester, dal peso di 84kg, ha usato principalmente una molla da 450lbs, con cui si è trovato bene sulla maggior parte dei tracciati tecnici, da DH “veri”. Col senno di poi, dopo un viaggio a Whistler ed al Coast Gravity Park, forse avrebbe optato per una molla da 475lbs o addirittura 500 per avere un po’ più di reattività e supporto.

Visto che parliamo di bikeparks, dobbiamo dire che la Fury in queste occasioni ha fatto il proprio lavoro senza però entusiasmarci. Dopotutto è una bici da gara ed girare in bikepark è diverso… Probabilmente se la sarebbe cavata bene con un ammortizzatore ad aria, per dare un po’ di progressività alla sospensione. Sfortunatamente però non esistono ammortizzatori ad aria che trovino posto in questo telaio. Pedalata e frenata sono rispettivamente neutrale ed efficace. Considerando che l’escursione è di 210mm, in pedalata la Fury si comporta in maniera veramente notevole.

Sul tecnico è difficile trovare una bici migliore. Dire che è stabile è dire poco: la Fury è eccellente in velocità ed sullo scassato dà un sacco di sicurezza. Ricordiamo però che non è una bici facile: è rigida e richiede un rider forte. Il movimento centrale non è particolarmente basso, ma è posizionato correttamente, trovando il giusto compromesso tra lo spazio necessario per non sbattere coi pedali e la posizione bassa che facilita le curve.

Per quanto riguarda la durata, dobbiamo dire di non aver avuto alcun problema con questa bici. Sono alcuni anni ormai che corre sui tracciati di coppa del mondo, non ne abbiamo mai vista una rotta. Su questa bici Kyle Strait ha vinto la Red Bull Rampage ed un sacco di gare sono state vinte con la Fury dagli Atherton: è stata messa alla prova decine di volte.

Conclusioni

Esistono un sacco di bici da DH che strizzano l’occhio anche ai rider da bikepark, cercando di soddisfare i racer ed i biker che mettono il divertimento davanti a tutto. GT invece si è concentrata solo sulle gare: ha creato una bici da World Cup e l’ha resa accessibile anche al mercato consumer.

Per chi è la Fury? Innanzitutto per i racer DH, e considerato il prezzo, andrà benissimo anche per i privati. Ancora di più se consideriamo quanto sia robusta ed affidabile. Anche chi non fa gare però, ma gira su percorsi molto molto tecnici può prenderla in considerazione, tutto considerato potrebbe a nuovi livelli di confidenza.

www.gtbicycles.com

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