Vi abbiamo presentato il nuovo mezzo da enduro di GT, la Sanction 27.5″, qualche settimana fa. Allora la bici era nuova, intonsa e senza un graffio. L’abbiamo messa a dura prova, complice la funivia del Monte Tamaro che presenta alcuni percorsi perfetti per testare una bici del genere.
La nuova Sanction è stata progettata con l’aiuto di Dan Atherton, che l’ha usata sui campi di gara già nella stagione 2013 (come qui all’EWS di Punta Ala), e ha uno scopo ben preciso: essere veloci nelle prove speciali. Non è una bici da passeggio: la sua performance in salita é di secondaria importanza, per questo GT ha altri modelli come la Force in gamma. Insomma, è un mezzo da gara. Tenendo bene in mente questa premessa, andiamo a vederne le caratteristiche.
Le quote geometriche e l’aspetto parlano chiaro: la GT Sanction é la sorellina minore della GT Fury, il mezzo da downhill della casa americana. Due dati su tutti: 66° di angolo sterzo e un passo ruota di 1188 mm nella taglia M, quella in test. Se l’angolo sterzo è nella media delle nuove bici da enduro, il passo ruota è invece molto lungo per una bici di questa categoria. Per fare un esempio, è di 2 cm più lungo della nuova Santacruz Nomad. Motivo per cui, quando GT ci ha chiesto la taglia di uno dei soli 8 telai al mondo che venivano dati ai media, abbiamo risposto senza esitare “Medium!”. Siamo rimasti sorpresi, una volta montata a nostro piacimento, di quanto fosse corto il tubo orizzontale, complice anche un attacco manubrio di 35mm, consigliato caldamente dalla stessa GT. La posizione in sella é raccolta, cosa che si nota soprattutto quando si pedala in salita.
L’angolo sella è di 74.5°, verticale quanto basta per trovarsi in una buona posizione di pedalata. Interessante é l’utilizzo dello storico I-Drive, cioè l’Indipendent Drivetrain, nella sua evoluzione “Gravity”, in cui il famoso Dogbone, cioè il link fra triangolo anteriore e movimento centrale, é così corto che praticamente é integrato nel telaio.
L’I-drive separa gli influssi della pedalata da quelli della sospensione, con lo scopo di diminuire bobbing e pedal kickback. Bisogna dire che sulla nuova Sanction il contributo più importante all’efficienza di pedalata viene dato dal controllo della compressione dell’ammortizzatore Fox Float X, azionabile nelle sue tre posizioni CTD (Climb-Trail-Descend) con un comodo comando remoto posto sul manubrio.
La leva argento chiude la compressione, rendendo l’ammo più duro, mentre quella nera la riapre. Se é facile chiuderla anche nella posizione intermedia, partendo dal Descend, è praticamente impossibile dosare la leva nera per passare dal Climb al Trail. Il meccanismo é così rapido che uno si trova in un nanosecondo su Descend. Non che la cosa dia più di tanto fastidio, visto che su una bici da enduro si tende ad usare di più le posizioni “tutto aperto” o “tutto chiuso”, e se si passa al Trail lo si fa normalmente in salita.
La chiusura della compressione nella posizione Climb è ben marcata. Fox ci ha detto che nel caso di grandi impatti la valvola che restringe il flusso dell’olio si riapre automaticamente, quindi non c’è da temere una rottura dell’ammo.
Il telaio è in alluminio, per un peso rilevato da noi di 3200 grammi, compreso ammortizzatore e hardware quale i fermacavi. Molto belle le idroformature e resistente la verniciatura, malgrado le tante botte prese in questo mese e mezzo di test.
La GT Sanction é stata pensata per l’utilizzo del monocorona: la mancanza dell’attacco per il deragliatore anteriore é voluta e ha semplificato la vita ai progettisti.
Il perno posteriore da 142x12mm non é dotato di quick release, ma deve essere svitato per poter togliere la ruota posteriore, insieme alla vite di sicurezza .
Il peso della bici montata come vedete in foto è di 12.6 kg. Il montaggio è quello che vi abbiamo descritto qui, se si eccettuano manubrio (largo 777mm), attacco manubrio e forcella Fox 36, di cui trovate un test esaustivo in questo articolo. La gommatura é affidata interamente a Kenda: Honey Badger DH Pro all’anteriore, e il nuovo Nevegal X Pro al posteriore.
GT ci ha fornito il telaio con ammortizzatore e comando remoto. Tutto il resto é stato scelto da noi.
Qui di seguito trovate le quote geometriche.
Come detto in precedenza, la salita non é lo scopo ultimo per cui questa bici é stata progettata. Malgrado ciò, ci abbiamo fatto dei giri con anche più di 1000 metri di dislivello positivo. Si pedala con calma, ma si arriva in cima senza problemi. Grazie alla marcata chiusura della compressione del Float X la pedalata é abbastanza redditizia su ogni fondo. I limiti della Sanction si trovano nelle salite tecniche e strette, dove il lungo passo ruota fa venire meno l’agilità necessaria a passare i punti ostici quali curve strette e ripide.
La ridotta lunghezza del tubo orizzontale induce il rider ad una posizione molto raccolta, non certo il massimo in salita, ma qui si potrebbe scegliere una taglia più grande (altezza tester: 179cm).
Veniamo al bello. Quando la forza di gravità prende il sopravvento, la Sanction mostra tutte le sue doti. Non solo: più si va veloci e meglio la bici diventa. La lunghezza del passo ruota, in questo caso, si fa apprezzare al meglio, e sembra davvero di essere in sella ad una DH, complice anche l’ottima performance della Fox 36. E non stiamo parlando di piste lisce con paraboliche perfette, ma di incazzatissimi sentieri alpini come quello che vedete in foto qui sopra. L’ammo Fox Float X è stato tarato in modo da avere una progressività piuttosto costante in tutta la sua corsa, con un leggero aumento verso la fine. Motivo per cui l’abbiamo settato con un sag del 35%, con cui siamo riusciti ad usare tutta la corsa senza bottom out frequenti. Il bello é che é possibile renderlo più progressivo aggiungendo uno spacer, che va a ridurre la dimensione della camera d’aria.
I giunti sovradimensionati, fra carro e triangolo anteriore, contribuiscono alla notevole rigidità del telaio, che ci ha impressionato fin dalla prima uscita. Durante il test il perno a cui é agganciato il movimento centrale si é allentato. Probabilmente un po’ di frenafiletti in più avrebbe evitato il problema.
L’attacco manubrio di 35mm rende la Sanction molto reattiva, mai nervosa, ed é necessario per poterla guidare bene anche nello stretto. Abbiamo provato un attacco da 50mm, e la sensazione é stata che la bici fosse più pigra. Considerando l’angolo sterzo di 66°, anche questo é un mezzo che richiede una posizione di guida piuttosto aggressiva, anche se non così aggressiva come sulla nuova Nomad. L’anteriore va caricato con decisione per entrare bene in curva, dove la Sanction tende ad essere stabile come su due binari. Il gran lavoro delle sospensioni, sensibili anche alle piccole asperità, facilita il lavoro del rider.
Per metterla veramente alla prova nello stretto l’abbiamo portata su un sentiero con 29 tornantini molto chiusi, che richiedono quasi tutti il nose press. Siamo rimasti stupiti dal fatto che non abbiamo avuto particolare problemi a passarli tutti senza mettere giù il piede. Chiaro, il passo ruota sulla carta é lungo, ma stiamo parlando di 2-3 centimetri in più rispetto a bici della stessa categoria.
Dove si sente la lunghezza complessiva della bici é nella sua giocosità: non é facile alzarla o pomparla sopra gli ostacoli. Per assurdo, si fa prima a puntare una roccia e lasciare che le sospensioni e le gambe facciano il loro lavoro. Allo stesso modo, nei rilanci, é necessario premere sull’acceleratore per scaricare al meglio la potenza sui pedali, dove per acceleratore si intende il comando remoto del Float X. Con il tempo ci si prende l’abitudine e ogni minima rampa o pezzo in piano vanno bene per chiudere l’ammo e pompare a più non posso sui pedali, ottenendo una risposta grandiosa in termini di scarico della potenza a terra. Già, perché l’ammo non é del tutto chiuso, ma di quel tanto che basta a lasciargli una buona trazione per ogni fondo. Una caratteristica che, ne siamo sicuri, non tarderà ad arrivare anche su altre bici, perché fa veramente la differenza, soprattutto se ci si trova in gara. Considerate che un Jerome Clementz usa da anni la riduzione della corsa sulla sua Cannondale Jekyll. Qui non si riduce la corsa, ma l’effetto della chiusura della compressione si sente molto bene e i suoi benefici su una bici di questa escursione sono innegabili.
Una domanda che ci fu fatta al momento della presentazione riguardava la posizione dell’ammortizzatore, esposta al fango e ai detriti alzati dalla ruota posteriore. Pur essendoci il giunto dei foderi che crea un discreto scudo, dalla foto qui sotto si vede chiaramente che lo sporco arriva sullo stelo dell’ammo. Una soluzione potrebbe essere data da un piccolo parafango da agganciare con delle fascette da elettricista al carro. Lo spazio è sufficiente.
La nuova GT Sanction 27.5″ é un mezzo per le gare enduro, progettato e pensato per andare forti in discesa. Si potrebbe definire una mini-DH, con cui arrivare in cima alla montagna con le proprie forze. Le sue qualità si apprezzano in discesa: stabile sul veloce, coadiuvata da una sospensione posteriore molto sensibile dotata di un comando remoto perfetto per i rilanci. Anche sullo stretto fa la sua bella figura, grazie ad un’ottima manovrabilità dell’avantreno e alla ridotta lunghezza del tubo orizzontale rispetto alla lunghezza totale. In salita non aspettatevi grandi performance.
Nella pagella non trovate la voce “componentistica” in quanto GT ci ha dato il solo telaio, il resto é stato scelto da noi.
Prezzo: non ancora disponibile.
Volete sfondarvi di cenoni, pranzoni, aperitivi e gozzoviglie varie? Allora ecco un ottimo modo per…
Settimana di brutte notizie dal mondo ciclo: dopo GT e Rocky Mountain, questa volta tocca…
A causa di una brutta caduta alla Parigi-Roubaix 2023, Filippo Colombo dello Scott-Sram XC team…
Qual è la mountain bike dell'anno 2024? Dopo tante elucubrazioni, ecco la nostra preferita. Attenzione:…
Purtroppo anche per Rocky Mountain Bicycles le cose non vanno bene, l'azienda canadese oggi ha…
Fermento in casa GT, dove ieri è stata annunciata una "pausa" nel rilascio di nuovi…