La scorsa primavera, BikeYoke ha presentato una serie di prodotti destinati al cockpit, capitanati dal nuovo, leggerissimo attacco manubrio Barkeeper. Noto soprattutto per i suoi ottimi reggisella telescopici Revive e Divine ma anche per molti pratici accessori, il brand tedesco sta espandendo la sua gamma mantenendo lo stesso tipo di approccio: prodotti solidi, leggeri e che offrano qualche innovazione tecnica che li differenzi dalla concorrenza portando un valore aggiunto. Ci saranno riusciti anche con queste novità? Scopriamolo…
Nel test della Last, in merito all’allestimento custom, avevo descritto la scelta di componenti perfettamente equilibrati tra leggerezza e robustezza. L’attacco manubrio Barkeeper di BikeYoke è uno di questi. Contribuisce ad abbassare il peso complessivo della bici senza rinunciare a rigidezza e affidabilità. Ho messo alla prova per diversi mesi il Barkeeper e gli altri componenti oggetto di questo test, lo spacer con serraggio Aimy e il tappo con vite integrata Topper.
BikeYoke ha scelto una configurazione decisamente particolare per il primo attacco manubrio della sua gamma, declinando su un prodotto destinato al gravity delle caratteristiche che normalmente vediamo su attacchi manubrio da cross country. La forma snella e soprattutto il sottile clamp a due viti consentono un risparmio di peso considerevole, fermando la bilancia a soli 85 grammi verificati, e donano a questo attacco manubrio un’estetica ultra minimalista a dispetto di una notevole robustezza certificata in categoria 5 tramite DIN EN 17406:2021 e ASTM F2043-13.
Questi risultati sono ottenuti anche grazie alle tecniche di lavorazione applicate, come la forgiatura e la successiva multitempra dell’alluminio 7075. A completamento viene eseguito un processo di pallinatura che migliora la resistenza del metallo. Successivamente il pezzo viene rifinito a CNC per rettificare i dettagli più importanti come le superfici di contatto. Per ciò che riguarda la finitura, le scritte sono laserate in nero e si può optare per un’anodizzazione nera, come lo stem in prova, oppure trasparente che lascia visibile l’alluminio e i segni delle lavorazioni che ha subìto. Le 4 viti M5 con testa T25 sono in acciaio ma sono disponibili anche in titanio, comunque nere, con un sovrapprezzo di 25 euro.
La zona di attacco al cannotto della forcella è realizzata con una forma particolare. Una profonda fresatura riduce lo spessore dove non necessario ma lascia comunque tutta la superficie a cingere completamente il cannotto per una solida presa ben distribuita su tutti i 40mm di altezza dello stem. Non sono rari gli attacchi manubrio che lasciano il cannotto a vista tra le due viti di serraggio ma per quest’area del suo stem, BikeYoke ha scelto come priorità la rigidezza, forte di un peso già molto basso.
Anche l’interfaccia tra stem e manubrio premia la rigidezza con ben 50mm di larghezza del clamp e 35mm di diametro. Per quanto concerne la lunghezza, il Barkeeper è disponibile in tre versioni: 35, 45 e 55 millimetri. Tutte misure in un range che si orienta dal gravity al trail. Nella foto seguente possiamo notare anche la grafica super minimale, sobria ed elegante, che si abbina alla sottilissima scritta Barkeeper laserata sul fianco che vediamo invece nella foto precedente.
Ma torniamo sul dettaglio della chiusura frontale a 2 viti a cui ho accennato in apertura. Questa particolarità non rappresenta solo un vezzo estetico ma una precisa scelta ingegneristica, ben sviluppata, che offre dei risvolti positivi in termini di prestazioni grazie all’ottimo compromesso tra peso e rigidezza. Tuttavia questo sistema non ha solo pregi. Il rovescio della medaglia è che occorre munirsi di un po’ di pazienza con una particolare procedura necessaria all’installazione del manubrio.
Nulla di trascendentale, semplicemente un’operazione diversa dal solito che, se non si è dei maghi della brugola, potrebbe rubare solo pochi minuti in più rispetto al montaggio di un attacco manubrio con clamp tradizionale a 4 viti. Per effettuare questa operazione, BikeYoke fornisce nella confezione di acquisto un piccolo distanziale con una sede incavata che trattiene due grani M5. Scopriamo come funziona.
Di fatto il problema di questo sistema è che la sede del clamp non è sufficientemente larga per far passare la piega del rise, soprattutto in caso di rise più accentuati. Il distanziale fornito da BikeYoke serve appunto per allargare di quei pochi millimetri il diametro della sede così da permettere l’inserimento del manubrio. Si svitano le due viti di chiusura e si inserisce il distanziale nel taglio del clamp. Successivamente si inseriscono i due grani nella parte posteriore, che è quella filettata, e avvitandoli, questi spingono sul distanziale allargando il clamp quanto basta per inserire il manubrio. Si tolgono grani e distanziale e si stringono le due viti. Super semplice.
Personalmente ho montato un manubrio Enve M7 con 25mm di rise e non ho dovuto avvitare molto i grani affinché il manubrio riuscisse a entrare ma questo dipende anche dal punto in cui è posizionata la piega di ciascun modello di manubrio nonché dalla sua angolazione. Per questo motivo BikeYoke ha pubblicato una lista di manubri sicuramente compatibili così da facilitare la scelta agli acquirenti. La trovate sulla pagina del sito dedicata al Barkeeper.
A dispetto della sua forma molto snella e minimale, una volta montato il Barkeeper non sembra sottodimensionato o smilzo, anzi fa tutt’altra figura con un aspetto decisamente pulito, sobrio e ordinato ma al contempo massiccio grazie al clamp frontale bello largo abbinato al diametro da 35mm e anche grazie alle dimensioni compatte.
Il montaggio si è rivelato molto semplice seppure diverso dal sistema tradizionale a 4 viti e l’ottima fattura del Barkeeper ha contribuito a facilitare le cose. Ma c’è un altro dettaglio nella gamma cockpit di BikeYoke che facilita il lavoro di installazione dell’attacco manubrio. Andiamo a scoprirlo.
A volte, non molto spesso a dire il vero, ci troviamo di fronte a innovazioni tanto semplici quanto geniali. Bisogna rendere merito a BikeYoke che l’Aimy è una di queste. Uno spacer per il cannotto di sterzo, in semplice alluminio, con una vite che lo chiude a morsetto, come un qualsiasi collarino. Il suo scopo, per chi non lo avesse già intuito, è quello di facilitare la manutenzione e il montaggio della bici. Nel momento in cui si smonta l’attacco manubrio l’Aimy mantiene regolato il precarico della serie sterzo ed evita che la forcella si sfili se la bici è sul cavalletto.
C’è un terzo vantaggio offerto dall’Aimy. Quando si ricolloca in sede l’attacco manubrio, non solo non occorre registrare nuovamente la serie sterzo ma non serve nemmeno perdere tempo nella tediosa procedura di allineamento del manubrio. Difatti basterà allineare il taglio dell’Aimy con quello dell’attacco manubrio al primo montaggio e successivamente lo si potrà usare come riferimento per riposizionare lo stem con il giusto allineamento in un batter d’occhio.
Un oggetto che non si può definire essenziale o indispensabile ma che, per soli 16 euro, semplifica parecchio le cose a chi è abituato a mettere spesso le mani sulla propria bici. Con un peso di 7 grammi non crea certo un aggravio concreto rispetto a un normale spacer e la sua altezza di 8mm, una via di mezzo tra le due misure normalmente utilizzate come spacer (10 e 5mm), consente di gestire abbastanza bene l’altezza di stack effettiva, considerando che va posizionato al di sotto dell’attacco manubrio per beneficiare dei vantaggi che offre.
A breve dovrò sostituire lo stem Barkeeper di BikeYoke per montarne un altro che ho ricevuto recentemente da mettere alla prova. Le funzioni dell’Aimy mi torneranno molto comode e potrò effettuare lo scambio velocemente quindi penso proprio che continuerò a montarlo sulle mie bici anche in futuro.
Altro prodotto che BikeYoke ha inserito nella sua neonata gamma cockpit è il Topper, un tappo tirante della serie sterzo con vite integrata, realizzato in un’unico pezzo di alluminio. Il Topper si aziona tramite una chiave Torx T25, come consuetudine per la viteria utilizzata da BikeYoke su tutti i suoi prodotti. Scelta ulteriormente saggia in questo caso, trattandosi di alluminio. Pesa solo 6 grammi e permette quindi di limare qualche grammo extra, un dettaglio che non guasta per chi è particolarmente attento al risultato complessivo della bici in termini di peso.
La finitura è anodizzata nero lucido con una fascia perimetrale nero opaco che ospita le scritte laserate in nero, tono su tono. Dettagli curati e molto eleganti che forniscono al Topper un’estetica davvero gradevole. D’altra parte un tappo tirante della serie sterzo ha la sola funzione di registrare il precarico dei cuscinetti della serie sterzo quindi, una volta assolto il suo compito, cosa può offrire come extra se non stile e leggerezza?
Personalmente sono abituato a registrare la serie sterzo abbastanza precaricata quindi non volevo correre il rischio che la vite integrata in alluminio del Topper si spezzasse. Inoltre va considerato che il ragnetto è necessario sia inserito perfettamente perpendicolare per evitare che il Topper, una volta in tensione, possa subire degli sforzi di taglio che potrebbero danneggiarlo. Per ovviare a questi possibili problemi, in via esclusivamente precauzionale, ho preferito registrare la serie sterzo con un classico tappo con vite in acciaio per poi serrare la vite dell’Aimy (o in alternativa si può serrare lo stem) così da mantenere il precarico e procedere alla sostituzione del tappo con il Topper, stretto giusto il necessario.
In merito all’Aimy e al Topper non credo ci sia altro da aggiungere rispetto a quanto già scritto mentre invece il Barkeeper merita un approfondimento per ciò che riguarda il suo comportamento sui trail. Immagino che molti di voi si siano legittimamente posti dei dubbi sulla rigidezza basandosi sul suo aspetto sottile e soprattutto sul suo peso. Sinceramente me li ero posti anche io ma il lungo periodo di test li ha definitivamente fugati. Evidentemente non è tanto la quantità di materiale quanto la giusta forma, le dimensioni impiegate ad hoc nei punti giusti, il tipo di lavorazioni del metallo e la precisione delle tolleranze a rendere un attacco manubrio rigido e affidabile.
La certificazione in categoria 5 è stata ottenuta in abbinamento a un manubrio da 800mm di larghezza, così come è da 800mm il manubrio utilizzato in questo test, quindi il braccio di leva imprime elevata forza allo stem che non evidenzia flessioni o torsioni, anzi fornisce un ottimo feeling di solidità e di precisione allo sterzo. In definitiva trovo che BikeYoke abbia fatto un eccellente lavoro con il Barkeeper, abbia sviluppato un’ottima idea con l’Aimy e abbia aggiunto il Topper come ciliegina sulla torta, forse superflua ma di certo non guasta.
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