[Test] Kenda Honey Badger DH Pro

Honey badger don’t care, honey badger don’t give a shit.
Se vi chiedete da dove proviene il nome della nuova gomma di casa Kenda investite 3 minuti del vostro tempo e guardate questo video:

Come dice il simpatico narratore, l’Honey Badger (tasso del miele) é l’animale più impavido della terra, pronto a combattere con i cobra per ottenere un pasto.

Non é un nome scelto a caso, questo ve lo possiamo dire dopo aver maltrattato tre Honey Badger nelle ultime due settimane: é probabilmente la gomma più performante in ambito enduro che abbiamo mai messo sotto torchio. Per essere sicuri di quello che stiamo dicendovi, oltre a chi scrive, l’ha provata anche Mauro Franzi (aka Muldox). Due gomme da 27.5″ sono state montate prima su una Santacruz Nomad 27.5, poi su una GT Sanction 27.5 e una da 26″ ha trovato posto sull’anteriore di una Rose Uncle Jimbo. Tutte sono state latticizzate.

Analisi statica

Vi abbiamo presentato l’Honey Badger poco prima del Bike Festival. Riassumiamo qui i suoi dati principali:

– la versione in test é quella pieghevole, dal peso di 950 grammi per la 26″ e di 995 per la 27.5″ (rilevati da noi).
– Doppia mescola (per una spiegazione dei compound Kenda cliccare qui). 42sA per i tasselli esterni e 50sA per quelli interni.
– Pareti rinforzate contro le forature.
– Tubeless ready.
– 2.40″ di larghezza, disponibili per 26″ e 27.5″.
– Prezzo: non c’è ancora il listino, ma dovrebbe aggirarsi sui 45 euro.

La tassellatura dell’HB é abbastanza particolare: i tasselli sono piuttosto distanti l’uno dall’altro. Quelli al centro sono più bassi di quelli laterali, oltre ad essere triangolari e tagliati nel mezzo per potersi espandere quando messi sotto pressione. Sui lati dei marcati tasselli ad L si alternano ad altri di forma rettangolare, questi ultimi “tagliati” anche loro nel mezzo.

Diciamo che il profilo dell’Honey Badger si contraddistingue chiaramente da altre gomme della stessa categoria sul mercato attualmente.

La protezione laterale KSCT, ben visibile nella foto qui sotto, é stata pensata per evitare pizzicature e rendere più resistente la gomma ad impatti contro eventuali oggetti taglienti come sassi e rocce.

Sul campo

Marco Toniolo

Il battesimo del fuoco é stato fatto in una giornata di pioggia sul Lago di Garda. Ammetto che ero un po’ scettico, perché alcune rocce calcaree bagnate del Garda sono quanto di più scivoloso si possa trovare in giro, ma non avevo scelta: dovevo tenere alta la bandiera di MTB-MAG, visto che c’erano altre testate straniere con noi quel giorno.

Devo anche dire che sul bagnato non sono un mostro di bravura. Eppure, con le HB montate all’anteriore e al posteriore, ho a malapena notato le condizioni britanniche che potete vedere nella foto qui sopra. Kenda le definisce delle gomme “intermedie”, quindi non esplicitamente da bagnato o fango ma, pur non avendole provate sulla fangazza di Pogno, mi sento di promuoverle a pieni voti se cercate una gomma per fondi bagnati o umidi. Grande tenuta laterale su fondo boschivo, anche sulle rocce non hanno avuto tentennamenti, cosa da imputare sia alla mescola morbida che alla tassellatura piuttosto spaziata, che permetteva alle gomme di pulirsi rapidamente dal fango o dal terriccio bagnato. Non per niente quel giorno ho mangiato una discreta quantità di terra alzata dall’anteriore, cosa che con altre gomme non mi capita in questa misura.

Il giorno seguente avevo in programma un giro con 1700 metri di dislivello in salita e la discesa dalla Val Pura (al cui inizio avrei incontrato Muldox). La HB al posteriore mi intimoriva per l’eventuale scarsa scorrevolezza in salita, ma non mi ha impedito di pedalare piuttosto sciolto per tutta la durata del giro. Non é una gomma che consiglierei per il posteriore, però in certi frangenti, come in giornate con shuttle o funivia, ha il suo perché, sempre se si é disposti a bruciarla in pochi giorni. Infatti, dopo altre due giornate passate in Val Venosta sul Monte Sole (con sei risalite meccanizzate e una pedalata), l’Honey Badger al posteriore dà segni inequivocabili di usura, come potete vedere nella foto qui sotto.

Kenda ha risposto a questa osservazione dicendo che stanno lavorando ad un altro mix di mescole per un’eventuale gomma pensata solo per il posteriore.

Confermo, come Mauro Franzi, che mi aspettavo un po’ più sostegno dalla spalla. Proprio ieri, su uno dei sentieri che uso per i test, in un tratto roccioso, ho avuto un leggero stallonamento (inequivocabile per il sibilo dell’aria che esce) alla gomma anteriore. La pressione era sui 1.7 bar, le gomme sono montate su dei cerchi SRAM Roam 60 che non mi hanno dato problemi di questo tipo con altre gomme.

Concludendo, Kenda ha fatto un enorme passo avanti in termini di performance con l’Honey Badger. Per chi ama pestare in discesa questa gomma diventerà una prima scelta a cui sarà difficile disabituarsi.

Mauro Franzi

Premetto che ho provato la HB da 26” nel sottobosco (anche umido) e su fondo roccioso, mentre non le ho ancora provate in condizioni di pioggia vera e propria e fango. La gomma è stata montata in modalità tubeless sulla Rose Uncle Jimbo che uso abitualmente e portata sui percorsi “di casa”, quindi con dei riferimenti abbastanza precisi.

Per quanto riguarda la combinazione peso/struttura, ho trovato in questa versione folding (950 g rilevati) un ottimo compromesso per un utilizzo enduro: in salita non è una zavorra come certe coperture 2-ply, mentre in discesa non si è costretti a pressioni troppo elevate per il timore di stallonamenti, pizzicate o danneggiamenti al cerchio.

Terreno allentato, radici, rocce umide, contropendenze, ripidoni…nelle classiche situazioni dei sentieri “enduro” più impegnativi la HB mi ha veramente entusiasmato. Ma forse un copia/incolla della mail che ho mandato a Marco Toniolo alla fine del primo giorno con la HB rende più di molte descrizioni: “…Provata oggi la HB all’anteriore: nel sottobosco (sentieri milivintiani) è come avere la ruota sui binari! Meglio della Magic Mary, ne sono abbastanza certo. Sono curioso di provarla sulle rocce, magari roba un po’ tecnica…”. Aggiungo solamente che, visto che forse non traspare, la HB non brilla solamente per tenuta in piega e precisione, ma che è ottima anche in frenata. La mescola morbida e la tassellatura pronunciata fanno sicuramente la loro parte, ma credo che un ruolo importante lo giochino anche i grossi tasselli laterali profilati ad “L”, dato che proprio l’incavo della “L” (in realtà a profilo tondo) va a mordere il terreno in condizioni di piega-frenata.

Veniamo ora ai fondi rocciosi ed asciutti, dove in seguito ho avuto modo di usare la HB. Nonostante la tassellatura in mescola morbida relativamente distanziata e ben pronunciata, anche sulla roccia compatta le prestazioni mi sono parse ottime. Su questo tipo di terreno non mi sentirei però di affermare che la tenuta è maggiore rispetto alla Schwalbe Magic Mary in mescola Trailstar che montavo prima.

Il pelo nell’uovo: forse mi attendevo un pizzico di sostegno in più dalla spalla. L’ho notato proprio sulle rocce, dove usando una pressione prossima ai 2 Bar l’ho sentita un po’ cedevole nelle situazioni più critiche e forse ho anche dato un paio di toccatine al cerchio.

Distributore per l’Italia: RMS

Kenda Tires

Foto di azione di Markus Greber.

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