Knolly è un marchio canadese che nasce a Vancouver, BC, quando Noel Buckley decide di voler realizzare per se stesso un telaio che sia funzionale, affidabile e che soddisfi le sue esigenze. Noel realizza i primi disegni nel 2001, mentre è nel 2003 che vede la luce la V-Tach, il primo prototipo Knolly. L’interesse suscitato da questo primo modello spinge Noel ad avviare una produzione vera e propria, il successo è immediato e negli anni a seguire Knolly amplia la gamma fino ai tre telai disponibili ora: Endorphin, Chilcotin e Podium. In questo test ci occuperemo della Chilcotin, una full enduro con 160 mm di travel alla ruota posteriore.


Analisi statica

La Chilcotin ha una linea gradevole ed il color alluminio naturale fa sempre il suo effetto, ma ciò che realmente catalizza lo sguardo è il carro con relativi leveraggi. Ci troviamo infatti di fronte ad uno schema proprietario coperto da brevetto denominato “Four by 4” che, banalizzando il concetto per rendere l’idea, può essere definito come un giunto Horst dotato di leveraggi supplementari per una miglior gestione della curva di risposta. Leveraggi supplementari significano però un maggior numero di snodi e cuscinetti, tutti elementi critici sul fronte della rigidità che difatti non ci è parsa delle più elevate. La sezione piuttosto esigua delle tubazioni del carro e dei link, scelta probabilmente dettata anche dalla nececssità di contenere i pesi, non è inoltre d’aiuto. A questo punto sorge spontaneo chiedersi se ne valeva la pena o se un “banale” giunto Horst non avrebbe ottenuto risultati simili con minori complicazioni. Può darsi, ma rimane il fascino di essere in sella a qualcosa di unico (dettaglio che potrebbe interessare a chi acquista un prodotto abbastanza elitario anche nel prezzo) e, per la casa produttrice, la “soddisfazione” di non dover pagare royalties a terzi (necessario negli USA se si vuole utilizzare il giunto Horst e non ci si chiama Specialized).

 

 

Molto interessante è la possibilità di scegliere fra due diverse impostazioni geometriche: una che prevede angoli più distesi e mov centrale più basso per ottenere il meglio in termini di stabilità, ed una seconda con angoli più verticali e maggiore altezza da terra per una miglior pedalabilità. La variazione sugli angoli è di un grado, mentre il movimento centrale varia in altezza di circa 13 mm (a fine test trovate tutti i dati geometrici da noi rilevati). La variazione si ottiene spostando il punto di attacco dell’ammortizzatore al telaio e l’operazione è molto semplice e veloce, visto che non richiede lo spostamento di piastrine o il riposizionamento di distanziali come invece avviene su altri telai dotati di questa funzionalità.

 

 

A livello di cura dei dettagli la Chilcotin non presenta pecche che ne possano compromettere in modo apprezzabile le prestazioni, ma un paio di particolari avrebbero meritato un po’ più di attenzione. Ci riferiamo al passaggio cavi totalmente esterno e non molto bello da vedersi in zona movimento centrale (appunto puramente estetico, dato che dal punto di vista funzionale non abbiamo riscontrato problemi), ma soprattutto al supporto della pinza freno posteriore di tipo IS e relativo adattatore IS/PM. Non al top dal punto di vista praticità rispetto alle soluzioni offerte dal mercato è anche il perno passante posteriore, dato che la tenuta del serraggio è garantita da una seconda brugola di sicurezza che va quindi svitata e riavvitata ogni volta che smonta e rimonta la ruota. Tutte piccolezze in fin dei conti, ma è anche vero che le pretese vanno di pari passo con i costi.

  

 

Il montaggio, per contro, è di pregio ed adeguato al campo di utilizzo. Unico appunto va alla mancanza del reggi telescopico, accessorio che è lecito attendersi su bici di questa tipologia e costo. Non del tutto convincente anche la scelta della Maxxis Minion DH da 2.35″ all’anteriore, perfetta sui terreni compatti ma dalla sezione un po’ esigua sullo sconnesso. Per goderci appieno le potenzialità discesistiche della Chilcotin, dopo qualche uscita l’abbiamo sostituita con una copertura di sezione maggiore.

        

 

Solitamente le forcelle a travel fisso non ci convincono su bici di questa tipologia, le quali spesso vengono utilizzate anche per giri all mountain particolarmente impegnativi che possono prevedere lunghe e ripide salite.  La Fox Float ci ha quindi fatto storcere il naso in un primo momento, ma con il senno di poi dobbiamo riconoscere che la Chilcotin settata in posizione “salita” se la cava bene anche con 160 mm, facendo desiderare un anteriore più basso solamente sulle pendenze più elevate e più per motivi di comodità sulle lunghe distanze che per problemi di direzionalità. Per contro la Float non è solamente più leggera della sorella Talas, ma lavora anche meglio restituendo in discesa quel che toglie in salita.

Specie quando settata con gli angoli più verticali, geometricamente la Chilcotin è una bici ben equilibrata. Tale caratteristica si riscontra anche montando in sella, dato che la posizione è abbastanza neutra e non tradisce particolari predisposizioni verso la salita o la discesa. Spostando il punto di ancoraggio dell’ammo sul foro inferiore, ed andando quindi a distendere gli angoli ed abbassare il baricentro, la posizione maggiormente “DH oriented” è invece percepibile. Sulla carta la Chilcotin promette dunque molta polivalenza…

 

Salita

Ancorato l’ammo sul foro superiore, salendo su asfalto riscontriamo uno strano fenomeno: mentre pedalando in sella il carro è molto stabile ed accusa un bobbing a malapena percepibile persino a Propedal totalmente aperto,  in fuorisella (sempre a Propedal aperto) il bobbing è abbastanza evidente. Questa differenza di comportamento ci lascia dapprima perplessi, e solamente dopo aver riscontrato la grande sensibilità del carro della Chilcotin ci diamo quella che riteniamo la spiegazione più plausibile: il tiro catena influenza molto poco la sospensione (pedalata in sella), mentre i trasferimenti di carico che inevitabilmente si hanno nella più scomposta pedalata fuorisella fanno sì che la sospensione si comprima grazie alla sua sensibilità. In linea teorica questo dovrebbe significare poco o nulla dispersione di potenza, ma basta chiudere il Propedal per togliersi ogni preoccupazione anche spingendo scompostamente sui pedali.

Se questo buon comportamento abbinato alla posizione di guida ed al peso contenuto permettono una pedalata redditizia sui fondi scorrevoli, è sul tecnico che arriva la vera sorpresa: la Chilcotin sale sui terreni più ostici con un’efficacia raramente riscontrata su bici di questa categoria ed in grado di dare del filo da torcere anche a parecchie all mountain con peso ed escursioni inferiori. Superare i tratti tortuosi o gradonati in salita è un vero spasso, aiutati dall’altezza del movimento centrale, da un avantreno che mantiene sempre la direzionalità grazie alla sospensione posteriore che non infossa e dall’assenza di fastidiosi ritorni sui pedali. E spostando l’ammo sul foro più basso? Tutto non si può avere, e sul tecnico la Chilcotin perde qualcosa pur restando ad un livello ben oltre il soddisfacente.

 

Discesa

Cominciamo con un pregio ed un difetto della sospensione posteriore: il pregio sta nell’eccellente sensibilità e fluidità di funzionamento, ben coadiuvata dall’ottimo lavoro della Float 36 all’anteriore. Il difetto nell’insufficiente resistenza al finecorsa su salti e drop. Abbiamo discusso questo aspetto con Alessio Filippetto di Bike Building, distributore di Knolly in Italia, il quale ha ammesso che questo comportamento è noto ed è legato all’adozione del Fox RP23. La sospensione è infatti stata ottimizzata in funzione del Cane Creek Double Barrel Air, ammortizzatore con il quale il problema non si dovrebbe presentare. Salti e drop a parte, passiamo al comportamento della Chilcotin in fase di riding “ordinario”: settata con gli angoli più chiusi la bici è molto facile ed intuitiva, un giocattolo da giostrare nelle discese tecnicamente meno impegnative ma tortuose. E’ però con gli angoli più distesi che la Chilcotin raggiunge il perfetto equilibrio fra stabilità e maneggevolezza, non solamente grazie alle geometrie azzeccate, ma anche per via dell’ottimo lavoro delle sospensioni che rendono la bici sicura e poco faticosa da condurre su tutti i tipi di fondo. Con una piega un po’ più larga della Joystick Analog da 725 mm montata di serie (che però pesa poco più di 200g!) abbiamo poi raggiunto la perfezione, ottenendo un mezzo estremamente equilibrato, divertente ed a suo agio su qualunque tipo di percorso.

 

 

Conclusioni

“Equilibrio e polivalenza” potrebbe essere il motto che meglio descrive la Knolly Chilcotin. Con questa bici ci siamo divertiti nei lunghi ed impegnativi giri all mountain così come nelle giornate di sola discesa, dato che non siamo riusciti a trovare un ambito nel quale il comportamento non fosse più che soddisfacente. Rimane qualche dubbio per quanto riguarda la progressività della sospensione posteriore, dubbio che ci si potrebbe togliere solamente provando la Chilcotin montata con il Double Barrel.

 

Attitudine d’uso

 

Problemi riscontrati nel corso del test:

Nessuno

 

Pesi e dati geometrici rilevati

Interasse:  1189 mm/1192 mm

Angolo sterzo: 66.5°/65.5°

Corsa anteriore: 160 mm

Corsa posteriore (valore dichiarato): 160 mm

Corsa/interasse ammortizzatore: 200×57 mm

Altezza movimento centrale: 356 mm/343 mm

Affondamento sella (quanti mm il reggi può essere inserito nel tubo sella): >380 mm

Peso versione in test senza pedali tg. L:  13.890 kg

Peso ruota ant completa*:  1936 g

Peso ruota post completa*:  2428 g

* = ruota in ordine di marcia, quindi incluse coperture, dischi e pacco pignoni. Sono esclusi i perni di fissaggio.

 

Montaggio:

forcella Fox Float 160 RC2 FIT

serie sterzo Cane Creek forty series

attacco manubrio Chromag Ranger 70 mm

manubrio in carbonio Joystick Analog

manopole Knolly

freni Formula The One 180/180

reggisella Thomson Elite

collarino Chromag qr

sella Chromag Lynx

guarnitura Blackspire AM con possibilità scelta misura corone (in questo caso 24-34+bash)

tendicatena Blackspire Stinger

deragliatore Shimano SLX

cambio Sram X9

catena Sram 1071

cassetta Sram 1070 12-36

mozzi Hope Pro II

cerchi DT Swiss Ex500

raggi DT Swiss Comp black

gomme Maxxis Minion DHF/DHR 2.35

camere d’aria Maxxis Welterweight

 

Prezzi:

_Telaio con Rp23 € 2400

_Telaio con Cane Creek Double Barrel Air € 2750

_Bici completa montata come test € 5600

 

www.knollybikes.com

www.bikebuilding.it

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