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Tre dati a bruciapelo: escursione posteriore 190 mm, coperture da 2.5″ su cerchi da 40 mm di larghezza ed un peso complessivo della bici inferiore a 14 kg. Ecco la Liteville 601 MK 3 Werksmaschine, endurona con caratteristiche fuori dal comune. Altrettanto fuori dal comune è la coerenza con cui la casa tedesca porta avanti i propri progetti. Basta guardare la foto di una 301 di svariati anni fa per rendersene conto, o magari della stessa 601 vincitrice della nostra comparativa enduro di inizio 2011. Sviluppato un valido progetto di base, la filosofia è quella di una continua evoluzione dal punto di vista dei contenuti tecnici, spesso con soluzioni piuttosto ricercate.
Una di queste è la cura riservata ai parametri geometrici delle ben sei taglie disponibili, con variazioni riguardanti anche quote che generalmente restano invariate. Ci riferiamo ad esempio al valore di chainstay, che nella 601 passa dai 415 mm della tg. XS per arivare ai 445 mm delle taglie XL ed XXL. L’immagine che vedete qua sotto rende abbastanza bene il concetto.
Forse ancor più originale è il Liteville-pensiero in materia di diametro ruote, che secondo lo Scaled Sizing dovrà essere calibrato in funzione della corporatura del biker e quindi delle dimensioni del telaio. Nulla di nuovo sotto il sole? Mica tanto, perchè i diametri previsti partono dal 24” (!) per arrivare al 29”, diametri differenziati compresi. Proprio quest’ultima soluzione è stata adottata sulla taglia L oggetto di questo test, con una ruota anteriore da 27.5” e la posteriore da 26”.
Altra peculiarità di questo telaio è la possibilità di variarne le geometrie spostando il punto di ancoraggio superiore dell’ammo, cosa resa possibile da una slitta dentata velocemente aggiustabile con una chiave esagonale da 5 mm.
In termini di gradi sterzo il range di regolazione è di poco inferiore al grado e mezzo, mentre l’altezza del movimento centrale varierà di circa 15 mm. Se invece intendete variare il solo angolo sterzo senza intaccare gli altri valori, Liteville ha reso possibile anche questo grazie alla serie sterzo Syntace VarioSpin disponibile con tre valori di offset: -1.5°, 0°, + 1.5°. Di serie viene montata la versione zero offset, e così era anche sulla bici in test. Dopo qualche esperimento con la slitta di ancoraggio dell’ammo, abbiamo trovato nella posizione neutra il giusto compromesso per i giri pedalati. Per le giornate meccanizzate vale invece la pena aprire gli angoli senza troppi indugi, anche perchè i quasi 380 mm di altezza del movimento centrale da noi rilevati nella posizione zero mal si coniugano con un utilizzo discesistico che non sia il lento supertecnico. Meno interessante ci è invece parsa la possibilità di agire nel senso opposto, visto che il già alto movimento centrale salirebbe ulteriormente. Ci sembra inoltre poco sensato chiudere le geometrie su un telaio con 190 mm di travel.
I 190 mm di escursione posteriore potrebbero far pensare ad un mezzo gravity senza compromessi, e la 601 ben si presterebbe anche ad un utilizzo di quel tipo. In questo caso ci troviamo però di fronte ad un montaggio pensato in ottica “big mountain”, quindi discese sì impegnative, ma da conquistarsi con le proprie forze. In questa ottica va interpretata anche la scelta di montare la Formula 35 da 180 mm di corsa, una forcella dal peso relativamente contenuto e struttura meno massiccia rispetto ad altre concorrenti con pari escursione.
Frame:Liteville 601 MK 3, FW 190 mm
Surface: RaceBlack anodized or WorksFinish
Headset: Syntace VarioSpin 0°
Fork: Formula, ThirtyFive, 27,5 black 180mm
Dampfer: RockShox Vivid Air
Drive train: Sram XO1 (170 / 175 mm crankset, 30 teeth)
Brakes: Shimano Deore XT
Brake rotor: Shimano 203 mm / 180 mm
Wheelset: Syntace M-Serie W40
Tires: Schwalbe Magic Mary 2.5
Chain guide: Syntace SCS II
Rear derailleur protection: Syntace RockGuard SL black
Stem: Syntace Megaforce2, 30 / 40 / 50 / 60 mm
Handlebar: Syntace Vector Carbon High10, 760mm
Grips: Syntace Screw-On Gripz Moto black
Saddle: SQ-Lab Liteville Edition 13 / 14 / 15 Breite
Seatpost: Syntace P6 Carbon HiFlex
Optional: RockShox Stealth 150 mm (additional EUR 130,–)
Complements: Syntace X-FIX, X-12 Allen Key
Pedals: Syntace NumberNine Titanium (additional EUR 178,–)
Se il nome 601 MK 3 Werksmaschine suona vagamente bellico, l’impatto visivo non è da meno: tubi in alluminio di grosso diametro rigorosamente dritti, colorazione “all black” anodizzata, ma soprattutto le imponenti Schwalbe Magic Mary da 2.5” montate su ruote Syntace con cerchio da 40 mm di larghezza! Come da tradizione lo schema della sospensione posteriore è un giunto Horst, ed altrettanto da tradizione è la maniacale cura realizzativa e dei dettagli.
Le Magic Mary da 2.5″ montate sui cerchi con canale interno da 33.5 mm delle Syntace W40 M hanno una larghezza massima di circa 67 mm! Con 1840 g dichiarati per la versione 26″, il set ruote in sè è più leggero di quanto si potrebbe supporre. Nonostante le camere Schwalbe Superlight, l’anteriore da 27.5″e le mastodontiche coperture portano però al risultato di 2315 g per l’anteriore e di 2487 g per il posteriore (valori chiaramente riferiti alle ruote in ordine di marcia, quindi con tanto di dischi e pacco pignoni). Ne vale la pena? Come spesso accade, anche in questo caso la risposta è “dipende”. In discesa vantaggi innegabili si hanno sui passaggi lenti e tecnici, specie sui fondi smossi o insidiosi. Il prezzo da pagare sta nella minore reattività rispetto a ruote più leggere e dalle dimensioni più convenzionali. In salita il grip è sorprendente, ma purtroppo va messo in conto anche un notevole attrito (in questo chiaramente influiscono anche battistrada e mescola del pneumatico). Per evitare il fastidioso “effetto deriva”, altrimenti inevitabile con pneumatici di queste dimensioni, non siamo mai scesi eccessivamente con la pressione. Cionostante abbiamo avuto un paio di pizzicature di troppo, problema che – come rilevato a suo tempo – sembrerebbe affliggere questi cerchi. Le camere superlight da 140 g non aiutano su questo fronte e, pur comprendendo la necessità di contenere i pesi, poco si sposano con le caratteristiche generali del mezzo.
Tirando le somme, si tratta di una soluzione che offre indubbi vantaggi nel caso di un utilizzo molto specifico della bici (leggasi vert), mentre per un uso più ad ampio spettro trovo che i benefici non controbilanciano gli svantaggi. Nulla vieta comunque di farsi un secondo set di ruote…
Passando al capitolo sospensioni, davanti troviamo una forcella Formula 35 in versione da 180 mm di corsa. La forcella non si è comportata male, ma la versione da 160 mm provata durante la comparativa fra 15 enduro del novembre scorso mi aveva lasciato un ricordo migliore. Quella montata sulla Liteville era infatti poco fluida ad inizio corsa e piuttosto lineare nella parte centrale. La conseguenza è una scarsa sensibilità e la tendenza ad affondare sul ripido, rimediabile quest’ultima agendo sull’efficace controllo della compressione. Bene invece l’assorbimento dei grossi urti, anche grazie all’adeguata progressività finale. Per correttezza va detto che Formula prevede la possibilità di aggiustare la curva di compressione giocando con il livello dell’olio nella camera dell’aria, e non è da escludere che la forcella montata ne contenesse una quantità minima (curva più lineare).
I 190 mm di travel alla ruota posteriore sono gestiti da un Rock Shox Vivid Air RC2 da 240 mm di interasse e 76 mm di corsa, per un rapporto di compressione medio di 2.5 Espressamente concepito per un utilizzo gravity, l’ammortizzatore si è dimostrato all’altezza in tutti i frangenti e sotto tutti i punti di vista. Particolarmente utile per chi intende cimentarsi spesso in bikepark, o comunque su salti di una certa entità, è il doppio controllo del rebound (beginning e ending stroke). Se proprio vogliamo fare i pignolini abbiamo rilevato un surriscaldamento un po’ superiore a quanto ci saremmo attesi, ma non ci sentiamo di affermare che a ciò corrisponda un apprezzabile decadimento delle prestazioni. Per quanto riguarda il SAG, un valore attorno al 30% ci è parso il migliore compromesso fra salita e capacità di soddisfare un po’ tutte le situazioni incontrabili in discesa.
La guarnitura è la X01 di SRAM con corona da 30 denti. Una rapportatura piuttosto corta, considerando la ruota posteriore da 26”, ma comprensibile visto l’intento di proporre questa 601 anche in ottica “giri epici dall’elevato contenuto tecnico”. A ciò si aggiunga che “imballare” un 30/10 sui ripidi e tecnici sentieri che dovrebbero essere il campo di eccellenza della 601 non è tanto facile, e che nei trasferimenti in piano le Magic Mary da 2.5” non è che permettano medie da Giro d’Italia…Ulteriore vantaggio, considerata l’assenza del bash e dell’attacco ISCG, è la maggiore luce da terra rispetto ad una corona con più denti.
I pedali flat Syntace NumberNine Titanium sono sottili, pesano 300 g la coppia e sono disponibili in tre diverse misure. Non sono però compresi nel kit, e per averli serve un ulteriore esborso di 178 Euro (di listino costano 268 Euro…). Stesso discorso per quanto riguarda il reggi telescopico Reverb da 150 mm di corsa, per il quale è previsto un sovrapprezzo di 130 Euro (il montaggio standard prevederebbe un Syntace P6 Carbon HiFlex).
Il passaggio cavi è solo parzialmente interno, ma realizzato con grande cura sia dal punto di vista estetico che funzionale. Forse non è una caso se, nonostante la maggiore criticità dei cambi ad 11V, durante l’intero test non abbiamo mai dovuto mettere mano al registro di regolazione.
Syntace costruisce componentistica leggera di eccellente fattura ed è proprietà di Liteville, non sorprende quindi che anche stem, piega e manopole siano di questa marca. Il primo è un Megaforce2 da 40 mm / rise zero, la piega è una Vector Carbon da 760 mm per 10 mm di rise, mentre le manopole sono le Gripz Moto. Con queste ultime il feeling non è stato dei migliori a causa del fastidioso (per il sottoscritto) collarino esterno. Ad un certo punto del test le abbiamo quindi sostituite con le A’me Tri che vedete in foto. I freni Shimano XT hanno confermato l’ottima fama di cui godono, ma in quanto di “famiglia” diversa rispetto a telescopico e trasmissione non è possibile integrare i collarini di fissaggio. Nonostante ciò la zona comandi rimane sufficientemente pulita e non abbiamo avuto alcuna difficoltà a trovare per ognuno la corretta posizione.
Rispetto ad un forcellino tradizionale con fissaggio laterale, il forcellino Syntace garantisce maggiore rigidità e precisione di cambiata. Il bullone di fissaggio presenta volutamente un punto debole che si spezza in caso di forti sollecitazioni. In questo modo si riducono le possibilità di danneggiare il cambio ed il forcellino non si piega. Un bullone di riserva è avvitato alla base del movimento centrale. Quando nulla è lasciato al caso…
A rendere remota l’eventualità di danneggiare cambio e forcellino ci pensa il Syntace RockGuard, un paracambio fissato in prossimità dell’asse posteriore. A causa della maggiore sporgenza dei cambi SRAM rispetto a Shimano, la protezione non è tuttavia totale. Il tendicatena Syntace SCS II è tanto essenziale, quanto solido e funzionale.
Persino il collarino reggisella è stato studiato in ogni dettaglio, ad esempio dotandolo di un parapolvere che impedisce l’ingresso di sporcizia. Un riduttore di diametro in materiale plastico permette di adattare il Reverb al grosso tubo sella da 34.9 mm di diametro.
All’interno del perno passante posteriore trova alloggiamento una chiave esagonale da 5 mm/Torx T25 con la quale è possibile intervenire sulla maggior parte della viteria presente sulla bici. Perni passanti anteriore e posteriore compresi, visto che antrambi si avvitano con una chiave esagonale di quella misura.
Regolata la corretta altezza sella, la posizione da seduti è sorprendentemente raccolta in rapporto al valore di orizzontale virtuale ed all’inclinazione dichiarata del seat tube. A tutto c’è però una spiegazione, in questo caso da cercare nella reale inclinazione del tubo che infatti parte a ridosso della scatola del movimento centrale. Stando in piedi sui pedali si ha invece la percezione di una posizione piuttosto “alta” e poco incassata nella bici, spiegabile questa con l’altezza del movimento centrale e relativo valore di bb drop positivo.
Con un peso appena superiore ai 14 kg in ordine di marcia, un angolo sella ben verticale ed una forcella dotata di blocco, sulla carta la 601 ha tutte le carte in regola per essere una buona scalatrice. Nella realtà bisogna fare i conti con la posizione in sella raccolta, delle coperture come le Magic Mary da 2.5″ in mescola morbida all’anteriore e “semimorbida” al posteriore, un peso del set ruote non indifferente e l’elevato sag di una sospensione da 190 mm combinato con la forcella non abbassabile. Il Vivid permette di agire sulla frenatura della compressione, ma anche chiudendo il registro non si riesce ad annullare del tutto il bobbing, risultato ottenibile solo intervenendo anche sui registri del ritorno. Pur presupponendo che si siano ben memorizzate tutte le tarature, dover ripristinare il setting corretto all’inizio di ogni discesa è però una discreta scocciatura che vale la pena affrontare solamente se ci attende una salita particolarmente lunga.
La bici è ben lontana dall’essere impedalabile, sia chiaro, ed infatti l’abbiamo utilizzata anche per giri con un discreto dislivello. E’ però importante avere il giusto approccio, che in termini pratici significa usare una rapportatura agile, mantenere un’andatura regolare e non pretendere di voler tenere i ritmi permessi da altre enduro meno estreme. Ciò detto, portata su di una salita discretamente lunga e dalla pendenza molto sostenuta è arrivata la sorpresa. La rapportatura corta unita al grande grip del posteriore ci ha infatti permesso di affrontarla totalmente in sella senza avere le visioni mistiche. Al di sopra delle aspettative anche la direzionalità dell’anteriore, grazie alla quale non si è costretti a troppi equilibrismi. Sempre in rapporto alla tipologia di bici, la 601 si è paradossalmente dimostrata più performante sul molto ripido che non sulle pendenze più blande, dove i vantaggi dati da un set ruote/pneumatici di questo tipo non emergono.
Quanto detto riguardo la salita scorrevole vi avrà già fornito degli indizi anche per quanto riguarda il comportamento sulle salite più tecniche. Sempre a patto di chiudere la compressione dell’ammo, nel superamento degli ostacoli la 601 si è in realtà comportata degnamente, questo grazie all’altezza del movimento centrale e all’aderenza della copertura posteriore. Sulle forti pendenze ed in presenza di ostacoli in successione si paga però l’affondamento della sospensione posteriore, la quale costringe a continui ed alla lunga faticosi spostamenti del peso. Abbastanza impegnativo anche il superamento dei tratti molto tortuosi, specie se ripidi, a per via dell’angolo sterzo aperto. A meno che la discesa che vi attende sia tanto impegnativa da richiedere un mezzo di questo genere, se le vostre salite sono spesso tecniche è oggettivamente un azzardo consigliare la 601.
Con 190 mm di corsa posteriore gestiti dall’ottimo Vivid ed i valori geometrici ottenibili con il setting geometrico più aperto, sul veloce sconnesso la 601 vince facile e si potrebbe già chiudere il discorso. In realtà vale la pena rimarcare che, anche con il settaggio intermedio adottato nei giri pedalati, la bici si comporta quasi altrettanto bene. Merito del lavoro della sospensione, che oltre ad abbondare in termini di quantità eccelle sia per sensibilità che per la capacità di incassare ogni tipo di sollecitazione con una perfetta progressività. Bene anche la Formula 35, nonostante sia inevitabilmente lei l’anello debole a fronte di tanta bontà al posteriore. La 601 reagisce bene ai trasferimenti di peso ed alzare l’anteriore non è difficile, ma per essere alleggerita sugli ostacoli senza eccessivo sforzo richiede andature abbastanza sostenute. Le doti di incassatrice permettono comunque di affidarsi al mezzo più di quanto sia possibile fare con la maggior parte delle enduro più “tradizionali”.
Tutto non si può avere, ed in questo caso sarebbe illusorio attendersi la reattività di mezzi con minore escursione posteriore e set ruote più leggeri. Una certa pigrizia si percepisce soprattutto nei rilanci, così come la risposta nelle sezioni “pompate” non è entusiasmante quando la velocità scende. Fatto salvo che la grande escursione posteriore non aiuta e che la 601 nasce come arma per i sentieri più ripidi ed impegnativi, in questi frangenti sorge più di un dubbio sull’opportunità di un set ruote tanto imponente. Nei cambi di direzione a bassa velocità il comportamento è invece meno goffo del previsto, anche se una minore altezza del movimento centrale aiuterebbe ulteriormente. Resta tuttavia un mezzo che al calare della pendenza richiede una guida piuttosto decisa e debitamente caricata sull’anteriore.
Alzi la mano chi non ha mai visto un video con qualche rider affrontare discese al limite della percorribilità in sella ad una Liteville 601! Reale predisposizione del mezzo o astuto marketing che sia, la curiosità di provarla su questo genere di discese era grossa, tanto che vi abbiamo dedicato più di una giornata di risalite meccanizzate (oltre a qualche uscita). Le aspettative non sono venute meno, specie per la grande sicurezza che si percepisce sulle linee più ripide ed ardite. Nei passaggi meno ripidi è invece richiesta un po’ di decisione, in particolare quando la bici va rilanciata praticamente da fermi. Per le caratteristiche che abbiamo descritto, anche la Formula 35 da il meglio di sé quando ben caricata risultando invece un po’ nervosa nei tratti meno pendenti affrontati a velocità ridotta. Il movimento centrale alto non fa rimpiangere la mancanza del bash e permette di copiare il copiabile senza tanti problemi. Sui fondi smossi o dalla scarsa aderenza emerge chiaramente anche il senso dei 67 mm di larghezza del Magic Mary in mescola Vertstar montato all’anteriore.
La Liteville 601 Werksmaschine soddisferà totalmente chi di norma mastica discese ripide e tecnicamente impegnative. Su percorsi meno estremi, per ottenere un comportamento “vivo” sono richieste andature piuttosto sostenute ed una guida decisa. Notevole la poliedricità del telaio, adattabile ad utilizzi che vanno dall’enduro alla DH, e cura dei dettagli una spanna sopra la media.
Peso Tg. L senza pedali: 13.84 kg
Prezzo kit completo, montaggio escluso: 5640 Euro
Prezzo con Reverb Stealth 150 mm: + 130 Euro
Prezzo con pedali Syntace NumberNine Titanium: + 178 Euro
Prezzo frame set: 2658 Euro
Liteville.de
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