Fat, Plus, quasi Plus e “normali”. 26″, 27.5″ e 29″. I neofiti della mountain bike si devono addentrare in una vera e propria giungla quando vogliono acquistare un nuovo copertone. La consolazione: anche i biker più esperti devono fare attenzione quando scelgono una gomma, perché spesso e volentieri le larghezze in pollici (i famosi 2.3″, per fare un esempio) variano da produttore a produttore e solo la misura in ETRTO dovrebbe dare un valore univoco in tal senso.
ETRTO significa European Tire and Rim Technical Organization. La prima cifra indica la larghezza della gomma, la seconda il diametro interno, tutto in millimetri. Per esempio 62-622 significa che il pneumatico è largo 62mm e che il suo diametro là dove tocca il cerchio è di 622mm.
Ma veniamo all’oggetto di questo articolo, le cosiddette “Mini Plus” o “Non del tutto Plus”, cioé le gomme da 2.6″. Chi segue MTB Mag saprà che né io né la maggior parte dei redattori amiamo le gomme plus (2.8-3.0″), perché pesanti, tendenti allo spanciare in curva se la pressione è relativamente bassa, o rimbalzanti e poco precise se si gonfiano troppo. Per non parlare poi della miserrima protezione alle forature, visto che nella maggior parte dei casi hanno una carcassa sottile per evitare che pesino un chilo e mezzo. Mi sono così prestato a far da cavia con le sorelline delle Plus, le 2.6″ appunto. Schwalbe ci ha gentilmente mandato le nuovissime Hans Dampf, che ho montato sulla mia bici test preferita, cioé la Yeti SB 5.5.
Ho condotto dunque un test della serie “la prima impressione è quella che conta“, cioé ho percorso lo stesso giro che avevo fatto il giorno prima con il set di gomme che uso di solito. Prima di addentrarci nei numeri, l’itinerario è la discesa dal Monte Tamaro verso il lago di Lugano. Nella sua parte alta è l’incubo di ogni gomma, perché presenta delle rocce affilate che puntano nel verso contrario al senso di marcia, che si prendono a discrete velocità. La salita finale di 300 metri di dislivello è ripida e sconnessa, e oggi era anche secchissima quindi con poco grip. Insomma, il terreno ideale per vedere se Schwalbe ha fatto bene i compiti.
Schwalbe EVO Hans Dampf TLE Speedgrip 2.6″. ETRTO 65-622. Peso: 1004 grammi l’uno. Montati davanti e dietro durante la prova di oggi.
Il set che uso di solito è composto invece da:
Maxxis Minion DHF 3C Maxx Terra 2.5″. ETRTO 63-622. Peso: 1005 gr.
Maxxis Minion SS Exo TR 2.3″. ETRTO: 58-622. Peso: 795 gr.
Come potete vedere la differenza più grande è quella al posteriore, dove sono passato da una gomma molto scorrevole ad una che pesa 200 grammi in più ed ha una tassellatura molto più pronunciata, oltre che essere di 7mm più larga. Solo 2 i mm di differenza all’anteriore, mentre i pesi sono identici. Tutti i copertoni sono stati latticizzati e montati su cerchi da canale interno di 30mm. La pressione della Hans Dampf era di 1.4 bar all’anteriore e 1.6 al posteriore. Quella delle Maxxis di 1.5 all’anteriore e 1.8 al posteriore. Misurazioni effettuate con manometro.
Il giro inizia con 17 km di trasferimento lungo la ciclabile del Vedeggio, con tratti asfaltati ed altri sterrati. Subito noto come a livello di scorrevolezza la Hans Dampf montata al posteriore mi costi più energia del Minion SS, come era logico aspettarsi, in particolare sulle parti asfaltate. La maggior superficie di appoggio e la tassellatura più aggressiva si fanno sentire.
Prendo la funivia e mi faccio portare a 1400 metri di quota. Da qui inizia la famigerata salita alla Capanna Tamaro. La maggior parte dei biker, dopo aver pedalato per qualche centinaio di metri, si mette il cuore in pace e spinge, in modo anche da poter parlare con gli amici e non disfarsi di fatica. Visto che sono da solo e che devo vedere come salgo con le 2.6″, mi metto di buona lena a spingere sui pedali. Di nuovo, la differenza al posteriore è notevole, questa volta però in positivo: l’Hans Dampf galleggia bene sulle pietre smosse. Slitto di meno e riesco a salire con passo più regolare rispetto al Minion SS. Di sicuro la pressione minore aiuta, offrendo più trazione, ma è soprattutto l’impronta a terra maggiorata che mi dà una mano.
Arrivato alla Capanna Tamaro tiro il fiato e mi bardo per la discesa. Sono circa 16 km e 1500 metri di dislivello quasi interamente su sentiero, prima molto rocciosi e tecnici, poi sempre più fluidi. È la prima parte che mi preoccupa, non vorrei tagliare le gomme sulle rocce, viste le mie passate esperienze con le Plus. Affronto timidamente la prima sezione, poi vado sempre più spedito e convinto che in fondo queste Hans Dampf siano belle robuste. Anticipo subito che non ho forato durante il giro.
All’anteriore il 2.6″ dà una bella sensazione di confidenza, ma la differenza con il 2.5″ che uso di solito è davvero minima. Se non altro è la mescola più dura di quella del DHF 3C quello su cui si potrebbe obiettare, ma sul secco di questo periodo non la noto particolarmente. Il discorso sarebbe stato diverso se le rocce fossero state bagnate, anche se di solito mi tengo lontano da questo giro se ha appena piovuto.
Mi ha invece colpito positivamente la forma arrotondata dell’Hans Dampf, che rende la gomma più prevedibile del Minion DHF, piuttosto squadrato anche a causa dei tasselli laterali più pronunciati. Come potete vedere dalla foto in alto, non si tratta certo di un profilo votato alla scorrevolezza, ma proprio la forma arrotondata dà una mano nei cambi di direzione, offrendo una bella transizione quando si passa da una piega all’altra. Qui trovate il DHF:
Il posteriore, in discesa, fa sì che ogni frenata equivalga ad un’àncora gettata per terra. Il grip è tantissimo, così come la sicurezza che infonde un gommone del genere, soprattutto se paragonato al semislick del Minion DHF. La tassellatura aiuta sicuramente a prevenire forature e pizzicature, cosa importante per un pneumatico montato dietro. Vale anche la pena di far notare che lo spazio fra il telaio della SB 5.5 e gomma è veramente risicato, ed in caso di fango si andrebbe a scartavetrarlo.
Come avrete visto, l’Hans Dampf rimane una “gomma ignorante”, nel senso che non ha un senso di marcia secondo il quale deve venire montata. Il fatto che i tasselli non abbiano un lato smussato è anche il motivo per cui questo pneumatico non brilla per scorrevolezza.
All’anteriore monterei senza grandi remore una gomma da 2.6″ come l’Hans Dampf. A dir la verità lo facevo anche prima di questo test, visto che il Minion DHF da 2.5″ è praticamente identico a livello di peso e larghezza (2mm di differenza). Una gomma di queste dimensioni dà trazione, stabilità sul veloce e sicurezza sul tecnico, senza pesare un’enormità.
Il discorso è invece diverso al posteriore: il maggior grip si paga a livello di scorrevolezza e di peso rispetto ad una classica gomma da 2.3″. Se vi guadagnate le discese pedalandovi le salite, pensateci due volte prima di montare una 2.6″.
Queste le impressioni a caldo. State sintonizzati per vedere come si comporta il nuovo Hans Dampf nel lungo periodo.
Schwalbe Hans Dampf Evolution: 57.90 Euro di listino. 32.90 Euro nella versione Performance. Disponibile da luglio 2018.
Maxxis Minion DHF: intorno ai 42 Euro online
Maxxis Minion SS: intorno ai 32 Euro online
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