[Test] Mondraker Dune XR

Il marchio spagnolo Mondraker ha sviluppato per il 2015 il suo modello da enduro, la Dune, evolvendo la famosa Forward Geometry ma mantenendo il telaio in alluminio.
Quest’ultimo è realizzato con la proprietaria Stealth tecnology, basata sull’ottimizzazione a livello tecnologico e del design al fine di grantire la massima performance possibile per un telaio mtb. È applicata in quasi tutti i modelli a catalogo ed è predecessore rispetto alla tecnologia Stealth carbon presente sulla nuova Summum Carbon e a breve probabilmente anche sul modello da enduro.

La caratteristica che ha diversificato dagli altri il marchio Mondraker rimane comunque il concetto di Forward Geometry, un sistema di quote geometriche sviluppato qualche anno fa soprattutto grazie alla presenza di Fabien Barel nel team spagnolo.
In pratica viene utilizzata una quota di orizzontale virtuale più lunga rispetto al normale, in coppia con degli attacchi manubrio più corti del solito. Le quote del manubrio rimangono sostanzialmente le stesse mentre ci si ritrova con il perno ruota anteriore più avanzato rispetto a valori classici. Tutto ciò con l’obbiettivo di grantire un maggior controllo, manovrabilità, confidenza e sicurezza nella guida della bike.

Come detto prima, sulla Dune 2015 la Forward geometry si è un po’ ridimensionata: l’orizzontale è diminuito di qualche millimetro e l’attacco manubrio standard è passato dai 10 ai 30mm di lunghezza, mentre gli attacchi manubrio da 10 e 20mm restano, ma come opzioni di montaggio.
Il sistema di sospensione di proprietà e utilizzato da Mondraker in tutti i suoi modelli biammortizzati è denominato Zero. È uno schema virtual-pivot, ma la caratteristica principale consiste nel fatto che l’ammortizzatore quando lavora viene compresso in entrambe le estremità contemporaneamente. A detta dei tecnici spagnoli ne derivano caratteristiche di bobbing, tiro catena e sesibilità di assorbimento ostacoli al top.

Veniamo al modello in prova, la Dune XL, modello top di gamma enduro con telaio in alluminio 650b ed escursione anteriore e posteriore di 160mm, venduto a 5.899 euro. Sulla stessa base di telaio, Mondraker propone altri tre allestimenti man mano più economici fino ai 2.899 del modello base.

Le linee estetiche della bici sono filanti ma abbastanza particolari, la “gobba” vicino al canotto sterzo è una caratteristica distintiva che può piacere ma che per altri può essere insopportabile. La linea continua formata dell’orizzontale del triangolo principale e dal fodero obliquo del carro è invece un dettaglio che ci fa capire l’attenzione anche al design dei tecnici spagnoli.

Il passaggio cavi è esterno, sotto al tubo obliquo e la cosa non regge il confronto con certi telai carbon con passaggio cavi interno, molto più eleganti e belli esteticamente. In più spesso molti storgono il naso perchè i cavi restano in una posizione troppo esposta e quindi pericolosa. Ero anche io di questo parere ma dopo aver utilizzato bici con questo sistema per due anni posso dire che il rischio di danni in realtà è piccolissimo.

Purtroppo non è presente un sistema batticatena valido, bisogna quindi arrangiarsi con i vecchi soffietti in neoprene che non sono il massimo né per estetica, né per funzionalità.

Insomma, si potrebbe fare meglio a livello di cura di alcuni particolari, ma ad esempio il parafanghino sull’ammortizzatore (bellissimo) denota una certa attenzione della casa a livello più funzionale.
Gli infulcri e i vari snodi del carro a prima vista sono un po’ sottodimensionati, e infatti facendo la classica prova rigidità del carro, la Dune lascia un po’ perplessi. Anche il carro stesso, asimmetrico, manca del rinforzo verticale per il passaggio corona/catena e non sembra super-massiccio.

Montaggio

Le sospensioni sono Fox, Float X CTD Kashima al posteriore e 36 Float FIT RC2, sempre Kashima, all’anteriore. Il top di gamma di Fox e probabilmente anche in valore assoluto per il campo enduro.
Si presentano scorrevoli e sensibili già da nuove, quindi una volta fatto il sag si hanno a disposizione ottime prestazioni sin dai primi giri. Cosa che non è sempre scontata, anzi.

Freni Formula CR3 con dischi da 180mm su entrambe le ruote, cerchi Crossmax XL con gomme Maxxis High roller II 3c e trasmissione SRAM x01 completano il montaggio con l’obbiettivo di mantenere il prezzo un po’ più basso senza perdere in qualità.

Attacco manubrio da 30mm e manubrio sono firmati da Mondraker stessa. Il manubrio ha agolazioni e larghezza (760mm) perfetti per l’utilizzo e così come stem garantisce un ottima rigidità.
Il peso totale di questa Dune XR si aggira sui 14kg, pronta all’uso con ruote tubeless e pedali montati. Difficile scendere sotto certi valori con telaio in alluminio e componentistica non carbon al top del top.

In azione: Forward Geometry

Per chi non è abituato, lo stem così corto è strano da usare, nell’immediato spaventa un po’, ci vuole un po’ di tempo per dare un giudizio veritiero. Così come vedere l’orizzontale così lungo sotto di sé. Di sicuro ci si accorge subito di essere posizionati diversamentei rispetto alle altre bici. Mi sono sentito molto di più “dentro la bici”, la stessa sensazione che ho avuto paradossalmente provando la Specialized Enduro 29“.

Ne consegue il fatto di sentirsi molto più sicuri sullo scassato e sul veloce accidentato. Certo, qui influenzano le ottime sospensioni, ma non ho mai avuto questo feeling con nessun’altra bici da enduro equipaggiata Fox che ho testato. Anche il ripido sembra far meno paura, il perno ruota così avanzato fa percepire di avere un angolo di sterzo più disteso.
Lo stem corto, poi, oltre a garantire una risposta dello sterzo più immediata (bisogna farci l’occhio anche qua), permette di avere una guida più aggressiva sull’anteriore. In pratica in condizioni di aderenza precaria, vedi fango, si può caricare di più l’anteriore per avere più grip senza rischiare troppo di sbilanciarsi in avanti. Esempio pratico: i nose wheelies nei tornantini stretti. Mi è sembrato più semplice farli perchè è più facile e meno rischioso sportare tutto il peso sull’anteriore.

Salita

La Dune fa parte di quel segmento di bici da enduro che non prediligono la salita. È vista come “da fare” senza spendere troppe energie e senza guardare troppo il cronometro, per raggiungere la partenza di una bella discesa.
In sella, in ogni caso, si è posizionati bene anche per pedalare: centrali, non troppo distesi o raccolti. Con una pedalata rotonda si pedalano molto bene anche i trasferimenti lunghi su sterrato o asfalto, merito da una parte al sistema Zero che limita il bobbing della sospensione e dall’altra al bloccaggio del Float X. L’ammortizzatore, infatti, resta praticamente bloccato a differenza ad esempio della concorrenza firmata Rock Shox.

Nel tecnico l’anteriore non tende ad alzarsi, la bici ha una ottima aderenza (c’è da dire che le Maxxis High Roller sono quasi troppo al posteriore in questo ambito) e l’angolo sella piuttosto verticale non ci obbliga a spostarci in punta quando la pendenza aumenta veramente.
Settando l’ammortizzatore su trail o descend la sospensione chiaramente inizia a lavorare e bobbare un po’ di più (poco rispetto ad altre bici, ma si sente) e meno la pedalata è tonda e più l’effetto si fa sentire.

Soluzione che mi è molto gradita sarebbe il comando remoto dell’ammortizzatore: non è di serie ma è possibile montarlo sul Float X  con una modifica da fare però in centro assistenza.
In assenza di quello, spesso sui tracciati più trail ho l’asciato l’ammortizzatore in posizione intermedia, una via di mezzo che è sempre utile.

Discesa

Come detto questo è il punto forte, o comunque il terreno più favorevole alla Dune. E’ qui che si sentono maggiormente le caratteristiche della Forward geometry.

Nei trail veloci e spondati oppure in quelli scassati ma comunque veloci sembra di guidare una bici da discesa, la si può maltrattare e fare cose molto simili ad una DH. Il complesso delle geometrie e delle sospensioni permette di divertirsi veramente tanto, tant’è che il limite della bici è molto difficile da trovare.

Il passo di 1207 mm aiuta proprio in queste condizioni di alte velocità, ma nello stretto la bici non subisce troppo la sua mole. Certo non è una bici stile Specialized Enduro 650b: rapida, immediata e molto giocattolosa: le traiettorie vanno impostate sempre con un certo anticipo così come bisogna anticipare i tempi nel fare bunny hop o cose simili. Non sempre si ha il tempo di farlo, ma se inizialmente ci si deve pensae su, poi diventa una cosa automatica.

La rigidità del complesso carro/snodi che da fermo non convicnceva non dà problemi una volta in sella. Neppure quando si fanno quelle curve spigolate che vengono tanto bene con la Dune grazie alla lunghezza del passo posteriore di soli 432mm.
Le gomme High roller II si sono messe in evidenza spesso perchè vanno bene un po’ in ogni situazione, sono molto versatili. In particolar modo d’inverno quando si può trovare una settimana fango l’altra asciutto, non serve cambiare le gomme ogni volta. Unico neo, la mescola morbida è sempre benvenuta ma al posteriore si consuma veramente in fretta.

Problemi riscontrati

Il reggisella Rock Shox Reverb ha iniziato ad abbassarsi di circa un centimetro una volta che salivo in sella. Problematica frequente che va risolta in assistenza.
Mi è restato bloccato più volte un pistoncino della pinza del freno posteriore e non sono riuscito a risolvere la cosa con lo spurgo.
Ho perso un nottolino che fa da dado ad uno snodo del carro. Probabilmente da nuova è meglio tenerli controllati o fare un giro con il frenafiletto.

Conclusioni

La caratteristica saliente della Dune è la Forward geometry. Serve un po’ di tempo per capirla, ma poi si possono sfruttare appieno le caratteristiche, che mi sono parse dei veri vantaggi in ogni condizione di utilizzo e in particolar modo in discesa.
La vedo adatta come unica bici a chi predilige divertirsi in discesa più che nei giri epici alpini. Un mezzo veloce e divertente anche per i bike park.

Prezzo: 5.899 Euro

Mondraker.com
Listino con l’intera gamma Mondraker dal sito del distributore DSB.

 

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Tags: Dune

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