[Test] Norco Sight C1 29

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Quando a fine ottobre Norco ha presentato la nuova versione della Sight, non ho esitato un singolo istante a chiederne una in prova dato che non mi succedeva da diverso tempo di restare così colpito da una novità, non solo per le geometrie all’avanguardia ma anche per le caratteristiche dei componenti selezionate con ottimo criterio, come le quote del cockpit, la lunga escursione del reggisella, le gomme più robuste e una serie di altri dettagli che approfondirò in seguito. La nuova Sight è talmente aggressiva che ha diviso l’opinione dei lettori dato che molti ritengono che abbia tradito la sua classificazione di all mountain per sconfinare abbondantemente nella categoria enduro. Considerazione effettivamente coerente, tuttavia la nuova gamma Norco prevede anche una nuova versione della Optic che è una trail aggressiva e polivalente, quindi ha senso sbilanciare la Sight verso la discesa per non creare sovrapposizioni. Questo inoltre lascia presagire che la Range sia in procinto di essere rinnovata con un’impronta ulteriormente aggressiva, magari importando soluzioni dalla Aurum, ricalcando quanto avvenuto recentemente con altri marchi che hanno proposto bici da enduro chiaramente derivate dalle loro DH.



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I prodotti Norco sono nuovamente disponibili sul mercato italiano grazie al distributore europeo Ride Solution che ha sede in Austria ma si avvale di personale italiano. Ci hanno cortesemente fornito una Sight in taglia M nella versione con ruote da 29 pollici in allestimento C1, che rappresenta il gradino appena sotto al top di gamma. Il test è durato 6 settimane e si è svolto prevalentemente sui tracciati dell’area di Finale Ligure, con risalite sia pedalate che meccanizzate grazie alla disponibilità di Ride on Noli, oltre a qualche giro sui trail di Sestri Levante.

Dettagli

  • Materiale telaio: carbonio e alluminio
  • Formato ruote: 29″ o 27.5″
  • Geometrie variabili: no
  • Corsa anteriore: 160mm
  • Corsa posteriore: 150mm
  • Interasse ammortizzatore: 185×52,5mm trunnion
  • Offset forcella: 42mm
  • Trasmissione: 1×12 (32t / 10-50)
  • Mozzo posteriore: Boost 148×12
  • Mozzo anteriore: Boost 110×15
  • Attacco portaborraccia: sì
  • Disponibilità del solo frameset: sì
  • Garanzia: 5 anni
  • Peso: non dichiarato
  • Peso rilevato con bilancia Park Tool: 14,67kg

Norco ha ripreso il medesimo design lineare che caratterizzava la precedente gamma, rendendolo ulteriormente armonico e ottenendo così un’estetica aggressiva e al contempo elegante. La gamma di allestimenti della Sight 2020 prevede sette opzioni, ciascuna delle quali disponibile sia con ruote da 27.5″ che da 29″, come quella in test. Tre di questi allestimenti hanno telaio in lega di alluminio mentre gli altri quattro sono montati su un telaio con triangolo anteriore in fibra di carbonio e carro con foderi superiori in fibra di carbonio e foderi inferiori in lega di alluminio. Il telaio è solido e gli spessori non sono stati ridotti in favore della bilancia ma piuttosto votati alla robustezza e all’affidabilità, come si nota anche dal peso complessivo della bici che non è certo trascurabile.

Tradizionalmente Norco utilizza un quadrilatero con giunto Horst come sistema di sospensione e la Sight 2020 non fa eccezione, adottando questo schema nella sua declinazione più classica, con una biella massiccia che comprime l’ammortizzatore posizionato in verticale davanti al tubo sella. Norco ha lavorato sia con FOX che con RockShox per realizzare un tune specifico per i diversi ammortizzatori montati sui vari allestimenti allo scopo di ottimizzarne il comportamento in combinazione con la curva di compressione piuttosto lineare del cinematismo della Sight. Ben calibrata la quota di anti-rise con la sospensione che resta adeguatamente neutra in frenata mentre la quota di anti-squat non è particolarmente efficace nello stabilizzare la sospensione durante la pedalata e rende necessario azionare il blocco dell’ammortizzatore.

Ammortizzatore che nel caso dell’allestimento C1 in test è un RockShox Super Deluxe Select Plus DebonAir da 185mm di interasse per 52,5mm di corsa, con attacco trunnion e levetta a due posizioni. La posizione Firm consente appunto di ottimizzare la stabilità della sospensione in pedalata ed è adatta anche alle salite sconnesse dato che non blocca completamente l’ammortizzatore ma gli concede un’adeguata capacità di assorbimento degli urti. La levetta è in una posizione che le consente di essere raggiunta abbastanza facilmente mentre si è in sella.

In abbinamento all’ammortizzatore troviamo una forcella RockShox Lyrik in versione Ultimate RC2 DebonAir con cartuccia idraulica Charger 2, quindi regolabile sia alle alte che alle basse velocità in compressione. Alle geometrie del telaio decisamente aggressive, che analizzeremo in seguito, Norco ha giustamente abbinato un offset della forcella molto corto, optando per la versione da 42mm. Le nuove Lyrik montano di serie il perno Maxle Stealth con testa a brugola, quindi senza leva quick release, in luogo del tradizionale Maxle Ultimate con leva.

Le ruote sono DT Swiss M1700 con mozzi Boost e cerchio in alluminio dalla larghezza interna di 30mm. Sono equipaggiate con coperture Maxxis Minion con carcassa rinforzata EXO+ e tripla mescola 3C MaxxTerra, un DHF da 2.50″ WT all’anteriore e un DHR II da 2.40″ WT al posteriore. Le ruote vengono montate di serie con camera d’aria ma per il test mi sono state fornite in configurazione Tubeless, per la quale è sufficiente inserire le apposite valvole e il liquido sigillante dato che i cerchi sono già nastrati.

La trasmissione è marchiata SRAM con una serie di componenti misti Eagle, prevalentemente del gruppo X01 con cambio, comando e cassetta, mentre la catena è GX e la guarnitura, con corona da 32 denti, rivela la propensione discesistica con le pedivelle Descendant in lega di alluminio 7K, da 170mm di lunghezza. Controcorrente invece l’adozione del movimento centrale PressFit rispetto alla suddetta vocazione discesistica che prediligerebbe la versione filettata. Completa la trasmissione il guidacatena e*thirteen TRS Race con paracolpi.

Di casa SRAM anche i freni, con un impianto Code RSC che conferma l’impronta discesistica della Sight sottolineata da Norco con la scelta degli allestimenti. Seppure non impeccabili, i Code risultano nettamente più performanti dei G2 e adeguati alla guida aggressiva della Sight, soprattutto considerando i dischi Centerline dal diametro generoso con 200mm all’anteriore e 180mm al posteriore, dove la pinza viene montata direttamente sul carro grazie al supporto PM180mm.

Il cockpit è formato da componenti di diversi marchi e nel complesso garantisce una geometria indubbiamente aggressiva e discesistica, con un manubrio Deity Ridgeline in lega di alluminio da ben 800mm di larghezza, 35mm di diametro e 25mm di rise, abbinato a un solido attacco manubrio marchiato Norco da 40mm di lunghezza. Le manopole sono delle Ergon GE10 Evo.

Ergon anche la sella, una SM10 Sport, che non posso definire particolarmente comoda dato che ha avuto bisogno di diverse ore di “rodaggio” per ammorbidirsi e dare finalmente sollievo alle mie ossa ischiatiche. Il reggisella è l’ultimo modello di RockShox Reverb Stealth, dotato di sistema Vent Valve per lo spurgo dell’IFP, ed è azionato da una leva 1x. Il piantone sella particolarmente corto ha consentito a Norco di optare per escursioni lunghe mantenendo ancora abbondante margine di inserimento. Ciascuna taglia prevede un’escursione specifica con la S che monta la versione da 150mm, la M e la L che montano la versione da 175mm e la XL che monta quella da 200mm. Le specifiche dell’allestimento indicano 170mm di escursione per le taglie M e L ma trattandosi dell’ultimo modello di Reverb l’escursione è salita a 175mm.

La posizione verticale dell’ammortizzatore e la forma lineare del telaio lasciano abbondante spazio per il portaborraccia che può alloggiare borracce dalla capienza significativa con 620ml per la taglia S e 750ml per tutte le altre taglie. Utilissimo e intelligente il secondo supporto a due viti collocato sul lato inferiore del top tube che chiaramente non è destinato al portaborraccia ma ai portaoggetti compatibili con questo attacco, allo scopo di avere con sé una camera d’aria e i vari attrezzi necessari senza bisogno di stringere delle cinghie direttamente attorno al telaio. Il sistema è talmente semplice che, anche senza dover acquistare soluzioni già pronte come per esempio il B-Rad di Wolf Tooth, lo si può facilmente realizzare artigianalmente con una strap con velcro e sagomando/forando una placchetta di plastica o di metallo come base o persino mutilando un vecchio portaborraccia.

Il chainstay è dotato di un guscio in gomma che, nel proteggere il carro dagli urti della catena, ne riduce efficacemente anche il rumore. La protezione copre abbondantemente la sezione lineare del fodero ma ne lascia scoperto il tratto che passa accanto alla corona il quale, essendo più alto della corona stessa, viene colpito dalla catena che ha sbeccato completamente la vernice su tutto il bordo. Per lo stesso motivo, Norco ha aggiunto, nei modelli attualmente in vendita, un’ulteriore protezione in gomma che copre l’ingresso della guaina del cambio all’interno del carro, un altro punto critico che nei primissimi esemplari di Sight 2020 veniva scalfito dalla catena.

Anche la parte inferiore del tubo obliquo è protetta da un robusto guscio in gomma, abbondante nella parte anteriore a coprire efficacemente la curva del telaio, ma rastremata nella parte che interessa la scatola del movimento centrale, dove il telaio stesso sfina leggermente. La parte centrale del guscio è maggiorata con uno spessore notevole che protegge adeguatamente anche dagli urti più violenti, infatti durante gli abusi del test il telaio ha sopportato diverse sassate riportando solo un leggero graffio a lato del guscio, visibile in foto.

Un altro guscio di gomma sotto al tubo obliquo, questa volta nella parte alta, vicina al tubo di sterzo, si occupa di proteggere il telaio dal bordo della sponda del cassone quando si carica la bici sul pick-up, cosa che per altro mi è capitata di fare in diverse occasioni e la protezione si è rivelata efficace. Poco sotto di esso si trova una finestrella con un supporto in plastica che, con l’ausilio di una semplice fascetta, consente di fissare le guaine che passano internamente al telaio in modo che non sbattano e non facciano rumore.

L’ingresso della guaina del cambio e delle tubazioni del freno posteriore e del reggisella avviene tramite una porta incassata nel telaio appena dietro alla scatola dello sterzo, protetta da una guarnizione in gomma che tiene le tubazioni in posizione ed evita che acqua e sporcizia entrino all’interno del telaio. Durante le prime uscite è capitato che questa guarnizione si spostasse, uscendo dalla sua sede, ma una volta che le tubazioni hanno preso forma non è più successo.

Ben curata l’uscita in fondo al tubo obliquo con una porta incassata nel telaio e sigillata da un fermo in plastica che, stretto al telaio con una vite, blocca al loro posto la tubazione e la guaina. Ambedue, dirigendosi verso il carro, vengono guidate da una fascetta stringitubo a vite, fissata su ciascun lato del perno di ancoraggio dell’ammortizzatore, che rende il passaggio molto lineare ed evita possibili sfregamenti contro il telaio che rovinerebbero la bella vernice translucida.

Geometrie

Una delle peculiarità di Norco da ormai parecchi anni è quella di prestare particolare attenzione alla configurazione delle geometrie specifiche per ciascuna taglia con il programma Ride Aligned Geometry. Difatti il brand canadese nell’impostare le diverse taglie di ogni modello non interviene esclusivamente sul triangolo anteriore, come fa l’assoluta maggioranza dei costruttori, ma modifica in proporzione anche le quote geometriche del carro e la curva di compressione del cinematismo, così da fornire a ogni rider, indipendentemente dalla sua altezza, una posizione di guida bilanciata e centrale per la massima aderenza su entrambe le ruote, offrendo quindi un’esperienza di guida il più simile possibile a rider alti 160cm su di una taglia S come a rider alti 190cm su di una taglia XL.

Come anticipato diverse volte nel corso di questo articolo, le geometrie della Sight 2020 sono decisamente aggressive, progressiste e moderne, tanto moderne da far storcere il naso ai puristi dell’all mountain, ma è solo questione di tempo perché anche gli altri marchi raggiungano queste quote, qualificando Norco come uno dei marchi antesignani di questa moderna concezione delle bici da all mountain. Di seguito la tabella con tutte le quote inerenti sia alla versione da 29 che a quella da 27.5, per tutte e quattro le taglie disponibili.

Bike Setup Guide

Norco mette a disposizione sul suo sito la Ride Aligned Bike Setup Guide, un programma di calcolo che consente di ottenere delle linee guida per determinare la giusta taglia, il setup delle sospensioni, la corretta pressione dei copertoni e le misure del cockpit secondo il proprio stile di guida, semplicemente inserendo la propria altezza e il proprio peso in ordine di marcia. Secondo i risultati emersi dal programma avrei dovuto utilizzare una taglia L, mentre mi sono trovato perfettamente a mio agio sulla M, pur preferendo in genere bici lunghe. Per quanto riguarda la pressione dei copertoni ho preferito utilizzare circa o.2 bar in più rispetto a quanto consigliato dal programma.

Molto simile invece il setting della forcella che ho determinato dopo diverse prove, utilizzando la stessa pressione e aggiungendo soltanto due click di frenatura in compressione alle basse velocità e un token per evitare i fondocorsa che, con i due di serie, mi capitavano di frequente. Ho dovuto invece velocizzare molto il ritorno, con ben 5 click in più. Per quanto riguarda invece il setting dell’ammortizzatore, seguendo le indicazioni ho ottenuto un’ottima regolazione bilanciata tra sag, intorno al 27%, e una discreta resistenza al fondocorsa ma la sospensione risultava leggermente nervosa. Diminuendo la pressione di circa 15psi, con un sag attorno al 31/32%, la sospensione esalta le prestazioni discesistiche della Sight con un assorbimento eccellente, peggiorando tuttavia nella gestione dei fondocorsa, quindi ritengo che la soluzione ideale sia quella di diminuire la pressione inserendo un ulteriore spacer per aumentare la progressività sul fondocorsa e migliorando nettamente l’assorbimento nella parte centrale dell’escursione.

In azione

La sensazione che si prova appena saliti sulla Sight 2020 è quella di aver fatto improvvisamente non uno ma almeno due passi avanti nella propria scala delle abilità di guida. Le aspettative che avevo su questa bici erano alte e dal primo momento mi sono reso conto che la realtà superava anche le aspettative. Una combinazione di velocità e stabilità, come se alle velocità a cui ero abituato tutto sembrasse più lento, la sensazione di sicurezza è amplificata e ciò consente di spostare il limite più in avanti, mantenendo al contempo tutta la maneggevolezza che serve per sentirsi in pieno controllo.

Il peso gioca un ruolo significativo nel guadagnarsi la vetta. Certo non si tratta di un peso concretamente eccessivo ma va considerato che quello in test è l’allestimento quasi top di gamma e che verosimilmente gli allestimenti inferiori paghino lo scotto di un peso ulteriormente alto. In ogni caso la scorrevolezza delle ruote migliora le prestazioni generali in salita e, a dispetto dei dati sulla carta come peso e geometrie, la Sight si pedala discretamente bene sulle lunghe salite scorrevoli, a patto di non avere troppa fretta, come si farebbe con una aggressiva enduro moderna piuttosto che con una all mountain. La posizione in sella è comoda e non disturba nemmeno su dislivelli importanti. La sospensione oscilla sensibilmente quindi la posizione Firm dell’ammortizzatore è imprescindibile in salita.

Al pari di molte moderne bici da enduro da 29″, si comporta molto bene nelle salite tecniche e scassate, risultando intuitiva e maneggevole ma soprattutto capace di ingoiare ogni ostacolo e superare ogni gradone con molta semplicità restando stabile e precisa nelle traiettorie. Alzandosi in piedi sui pedali si riescono a superare brevi tratti estremamente ripidi e sconnessi con una facilità che nemmeno una trail bike sa offrire, ma ovviamente richiede notevoli energie e non è fatta per affrontare dislivelli significativi su terreni di questo tipo, per i quali sono decisamente più adatte le trail bike leggere.

Come anticipato, la maneggevolezza della Sight, a dispetto delle geometrie lunghe e distese, è davvero ottima e la bici risulta immediata e facile da far girare anche nello stretto. In questo gioca un ruolo fondamentale la realizzazione delle taglie con misure specifiche dettate dal Ride Aligned Geometry, che pone effettivamente il rider nella posizione più bilanciata possibile, a prescindere da quale sia la sua taglia di bici, allo scopo di avere il peso, e quindi il grip, distribuito equamente su entrambe le ruote. Vantaggio che si apprezza anche nelle curve senza appoggio, dove si può spingere su entrambe le ruote mantenendo aderenza e quindi velocità e precisione in traiettoria.

Nell’affrontare tratti veloci e scassati è sufficiente scegliere una linea e lasciar correre la bici dato che l’ottima stabilità, in buona parte fornita dalle geometrie aggressive dell’avantreno, permette di non curarsi molto di cosa passi sotto alle ruote. Se i tratti sconnessi sono invece pianeggianti e quindi piuttosto lenti, lo sterzo perde di precisione diventando più pesante a causa dell’angolo molto disteso. Per quanto concerne la sospensione posteriore invece vale ciò che ho scritto in merito al setup dell’ammortizzatore: sotto al 30% di sag la sospensione risulta più reattiva e leggermente nervosa mentre appena sopra al 30% diventa piacevolmente plush, fagocitando ogni ostacolo, a patto di inserire un ulteriore spacer per evitare i fondocorsa.

Nei tratti tecnici e ripidi la Sight rende tutto più semplice grazie all’avantreno ben schiacciato a terra, sempre in presa e facilmente direzionabile che favorisce la maneggevolezza e il controllo in totale confidenza. Il retrotreno semplicemente segue le linee impostate caricando l’avantreno e grazie alla lunga escursione del reggisella e all’angolo sella sufficientemente verticale, la posizione della sella lascia abbondante spazio di manovra al corpo anche quando il trail è veramente impegnativo.

Conclusioni

Tecnicamente, e secondo i miei gusti anche esteticamente, la Sight 2020 è una bici decisamente riuscita. Norco ha osato molto e il risultato l’ha premiata, con una bici che anticipa i tempi e indica la direzione che prenderanno le all mountain dei prossimi anni, sempre più vicine alle enduro attuali, che a loro volta hanno ormai intrapreso la strada delle mini DH. La nuova Sight ha geometrie aggressive e all’avanguardia, ottime caratteristiche ed è montata bene, chiaramente non nel senso del valore economico dei componenti, alcuni dei quali di media gamma, ma nel senso delle caratteristiche scelte con criterio e adeguate all’ottima qualità del telaio, e nonostante ne derivi un peso complessivo non trascurabile per una bici da all mountain, l’esperienza di guida è talmente di alto livello che qualsiasi altra cosa viene presto dimenticata.

Allestimenti e prezzi

Sight C SE:  €9.999
Sight C1:  €6.999
Sight C2:  €5.599
Sight C3:  €4.599
Sight C telaio:  €2.999
Sight A1:  €4.599
Sight A2:  €3.599
Sight A3:  €2.799

Norco

 

Commenti

  1. yura:

    Si va beh, era un esempio daiiiii... :smile:

    Chiariamo una cosa: tu stai paragonando una trail con questa che qui è definita come una All-Mountain che strizza l' occhio all' Enduro, l'ha anche scritto chiaramente @frenk !
    Per restare in casa Norco fanno anche la Optic come ho scritto sopra che sicuramente è più leggera.

    Questo aspetto non è secondario, poi è chiaro che scendi e anche bene con una trail da 12 kg. senza che questa si sfasci, non lo discuto, per fortuna ci sono ancora e nessuno obbliga a prendere "cancelli da 16 kg."
    Io ho solo riportato la mia umilissima esperienza visto che ho cambiato bici recentemente: ho scelto una enduro da 29" 150/160 per farci prettamente giri alpini con pedale, spintage e portage. Pesa poco più di 14 kg. sono ancora vivo e sono FELICISSIMO della scelta fatta.
    Come controprova direte voi dovrei rifare le stesse cose con una bici da 12 kg. Bene, se quest'estate qualcuno di voi me ne porterà una a Gressoney sarò ben felice di provarla su per quei sentieri e di sparare la mia sentenza definitiva !!!

    :-P:
    nessuno critica le scelte.
    come paragone ho messo la mia stumpy del 2015 contro l'equivalente nuova (peraltro full carbon) e di mezzo ci sono 1,3 kg contando anche le gomme...
    purtroppo trail da 12 con nuove geometrie non ne vedo in giro :-)
    sarà che hanno davvero paura che si scassino le bici ma sono davvero perplesso
  2. Invito a tenere toni meno scurrili e a non abbassare la qualità della discussione a una caciara da facebook con il solito turpiloquio inutile e fuori luogo. Mi rivolgo in particolare a @uomoscarpia e a @fafnir.

    Sul discorso del peso mi sono già espresso abbondantemente sia nell'articolo che nei successivi commenti. Le prestazioni attuali rendono le bici NETTAMENTE più performanti e non ha alcun criterio logico paragonare le attuali AM alle bici dello stesso segmento di 5 anni fa.

    Con le bici di adesso si va VERAMENTE più veloce e si guida più aggressivi con un margine di sicurezza molto più ampio, quindi non sono solo i pro che vanno più veloci ma è anche il forumendolo medio. Quindi i componenti più robusti servono a tutti, una volta che salgono in sella a una bici del genere, non solo ai pro.

    Che invece il prezzo sia elevato e che ormai troppo spesso le bici top di gamma non montino realmente componenti top di gamma, è un altro discorso, perché in ogni caso ho scritto N volte che dover fare degli upgrade a una bici pagata di listino 7.000 euro farebbe girare le scatole a chiunque, ma questo non toglie che anche se usassero gli stessi componenti ma in versione top di gamma, il peso scenderebbe di pochi etti e non sarebbe comunque paragonabile alle biciclettine di un lustro fa.

    Per quanto riguarda le tanto decantate bici ormai quasi "vintage" che secondo alcuni sarebbero meglio di quelle di adesso solo perché pesavano di meno, partiamo dal presupposto che comunque nemmeno 5 anni fa tutte le bici erano da 12kg ma si parla solo di quelle di alta gamma, i cui prezzi erano gli stessi del top di gamma di adesso, perché se andavi sul bassa gamma ti portavi a casa cancelli impedalabili da 16kg con componenti scrausi, quasi certamente con la doppia e comunque le stesse geometrie antiche che avevi sul top di gamma. In discesa non avevano nemmeno lontanamente le prestazioni delle attuali e i pezzi li sfasciavi che era un piacere. Fino a qualche anno fa bozzavo e rompevo cerchi, tagliavo gomme, sboccolavo carri e facevo scoppiare ammortizzatori, pur pesando meno di 70kg... tutte cose che con le bici di adesso, pur andando molto più veloce e passando molto più velocemente nello scassato, non mi succedono più.

    Poi mi posso rendere conto che non tutti cerchino una bici con la quale alzare il livello in sicurezza, dato che probabilmente sono biker che stanno già ABBONDANTEMENTE nel loro margine di sicurezza anche con bici conservative o magari anche un po' datate in termini di soluzioni geometriche, andando tranquilli e senza alcuna pretesa, senza nemmeno immaginarsi di voler (o poter) andare più veloci e aggressivi.

    Quindi se il tutto si riduce al peso e se il fatto che il peso incida meno delle geometrie antiche siano "cazzate", come ha scritto milord @fafnir nel suo consueto rispetto delle opinioni altrui, allora significa che qualcuno non è in grado di trarre vantaggio dalle LAMPANTI e INNEGABILI evoluzioni geometriche che queste bici hanno avuto sia in discesa che in salita. In questo caso, plausibilissimo e per nulla deprecabile, basterebbe ammettere i propri limiti e prendere atto che determinate bici con geometrie tanto all'avanguardia non fanno al proprio caso.

    In questo caso anche nel 2020 esistono bici che possano soddisfare le loro esigenze, senza bisogno di criticare bici innovative come questa che EVIDENTEMENTE non si rivolgono a loro ma che hanno comunque un mercato che contempla migliaia e migliaia di acquirenti, soprattutto all'estero dove sono abituati a spalancare più di quanto si faccia in Italia.

    Per chi è indirizzato a bici meno aggressive e innovative, se questa innovazione proprio non piace, basta rivolgersi a quei marchi che stanno tuttora proponendo bici moderne ma con geometrie conservative che possono permettersi componenti più light e allestimenti che vantano pesi record perché tanto la bici di per sé non è fatta per spostare l'asticella delle prestazioni come questa Sight e altre poche bici/marchi che stanno puntando tutto sulle geometrie nuove e dinamiche. Per esempio Cube, Radon, Canyon e tante altre... una Canyon Spectral top di gamma sta poco sopra i 12kg, ha un telaio leggero, componentistica al top ed è più che piacevole, intuitiva e performante da guidare, senza invitare il rider a oltrepassare il proprio limite che sembra non essere l'obiettivo di tutti, almeno in Italia, paese di ciclisti e granfondisti, dove la mountain bike è sempre stata interpretata in modo MOOOLTO più conservativo che nel resto del mondo e dove infatti nel gravity non abbiamo nomi che ci rappresentino ad alti livelli.

    Un po' di (auto)consapevolezza: a ognuno il suo, senza criticare il resto (soprattutto in modo sprezzante e volgare), che a quanto pare, per altri, è un ottimo prodotto. E se proprio vi piacciono le bici di 5 anni fa, fate loro la corretta manutenzione e tenetevele che NESSUNO, se non voi stessi, vi obbliga a cambiare bici ogni volta che ne esce una nuova, soprattutto se non sono bici in linea con le vostre esigenze e il vostro stile di guida.
  3. Soliti discorsi sul peso e formato ruota che obbiettivamente secondo il mio modesto parere si basano più su convinzioni personali che su prove oggettive,le bici bisogna provarle e non si può esprimere un giudizio obbiettivo senza farlo,o da poco una Strive 29 che pesa 2 kg in più rispetto alla spectral che avevo e vi posso assicurare che le stesse salite che faccio di solito non ho riscontrato differenze,anzi, aggiungo che in discesa è tutta un altra storia, intendiamoci, è lo stesso sport che facevo con la 27.5 ma la 29 la trovo più performante in generale,ultima cosa ma non meno importante,ho la fortuna di svolgere un lavoro dove il tempo per allearmi non mi manca e quindi un po' di gamba nel tempo l'ho fatta e questo mi porta a non notare differenze di uno o due kg,questa è la mia esperienza,se qualcuno sfortunatamente non ha tempo e modo di allenarsi un minimo non esprimo giudizi se le bici moderne le trova dei cancelli,in questo caso la condizione di utilizzo e diversa e diverso sarà il giudizio.
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