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Da quasi due mesi sto provando sulla Santacruz 5010 due nuovi prodotti Fox, che vengono presentati esattamente oggi. Ad inizio febbraio Fox mi ha fatto avere la nuova forcella 34 Float Factory e il nuovo ammortizzatore Float DPS Evol Factory. Scopo dell’operazione è potervi offrire un test in anteprima, per potervi spiegare per bene cosa è cambiato e come queste sospensioni si comportino sul campo.
Entrambi i prodotti sono pensati per l’all mountain e il trail riding.
Dopo l’introduzione della 36, Fox ha deciso di rivedere completamente la 34, per portarla al livello della concorrenza. Inutile negarlo, la Rock Shox Pike ha dato uno scossone tremendo al mercato, obbligando la concorrenza a lavorare sodo per colmare il gap. Ecco quindi che la 34 che vedete in test ha solo il nome uguale ai vecchi modelli, per il resto è tutto cambiato. Sarà disponibile nel range di escursioni 120-160mm, sia per 27.5+ che per 29″. Quella in prova è una 27.5″ da 150mm di escursione.
Grande attenzione è stata posta all’alleggerimento di tutta la struttura della 34: rispetto al 2015 il modello da 27.5″/160mm perde 219 grammi, mentre quello da 29″/140mm ben 297. Non solo i foderi sono più leggeri, ma anche gli steli grazie ad una nuova versione del trattamento Kashima, e le parti idrauliche.
Visto che l’ho montata al posto di una Pike RCT3 Solo Air, posso anche dirvi che la differenza di peso fra le due era di 50 grammi in favore della Fox (1810 contro 1860 grammi). Notare che gli steli sono lunghi uguali, cioè anche la 34 si può trasformare in una forcella con 160mm di escursione, previa modifica interna. La Pike era da 160, poi abbassata a 140mm su mia richiesta per farla stare sulla SC 5010.
Entrando nella parte più interessante della forcella, cioè l’idraulica, troviamo la nuova cartuccia sigillata FIT, ora giunta alla quarta generazione, dal diametro più grande rispetto alla precedente (10mm) per permettere un migliore flusso dell’olio e con un doppio circuito del ritorno pensato per velocizzarlo in impatti successivi come sulle brake bumps. Interessante è il fatto che da ora in poi tutte le forcelle Fox avranno la cartuccia sigillata: non troverete più i meccanismi a bagno d’olio, e la linea Evolution cessa di esistere.
In cima allo stelo destro troviamo il pomello con la regolazione della durezza della forcella, per dirla in termini semplici. In pratica si tratta di una regolazione della compressione suddivisa in 3 stadi: aperta, media e chiusa. Come avrete notato la denominazione CTD è sparita, e all’interno del pomello blu ne troviamo uno nero che regola ulteriormente la compressione nella posizione aperta, su un range di 22 click.
A sinistra troviamo qualcosa di molto interessante, ma solo se apriamo la valvola per l’immissione dell’aria. Infatti la sospensione ad aria della 34 è stata completamente cambiata: la camera ad aria è dotata di un nuovo sistema di trasferimento dell’aria dalla camera positiva a quella negativa, studiato per ridurre la frizione fra le due parti e le vibrazioni che vengono trasportate al manubrio, oltre ad essere più leggera di 125grammi.
Ora, per rendere più o meno progressiva la 34, è sufficiente svitare il tappo della molla ad aria con una chiave piatta (particolare molto importante per non spanarla) del 26, e togliere o inserire uno o più degli appositi spacer gialli in dotazione, come mostrato nelle foto qui sotto. Non è più necessario aumentare o diminuire la quantità d’olio presente nel sistema.
Nella forcella in test erano già presenti 2 spacer, e la progressività mi è piaciuta fin dall’inizio, quindi non ne ho aggiunti o tolti.
Fox rivede completamente anche l’ammortizzatore ad aria Float, dotandolo di una camera negativa maggiorata e di una nuova idraulica interna. Come per la Fox 34, anche questo prodotto è pensato per l’all mountain e il trail riding. La versione in test è lunga 200mm con un travel di 51mm, dal peso di 300 grammi boccole comprese.
Anche qui scompare la dicitura CTD, ma le tre posizioni di regolazione della compressione rimangono: aperta, media e chiusa (open, medium and firm), con un fine tuning di altrettanti tre stadi che riguarda solo la posizione open e viene regolato dalla ghiera nera che vedete in foto. Quello rosso è il pomello del ritorno.
Dicevamo che l’idraulica è completamente cambiata: la sigla DPS sta per Double Piston System, sistema a doppio pistone e, come potete vedere nell’immagine qui sopra, i due pistoni sono responsabili della chiusura più o meno accentuata del flusso dell’olio, quando si gira la levetta blu. Il pistone principale si occupa delle modalità aperta e media, mentre uno secondario, coadiuvato da una piastra che blocca quasi del tutto il circuito, offre adesso un lockout quasi completo, caratteristica che farà felici tanti biker nei tratti su salita liscia.
La camera negativa maggiorata, che vedete nella parte bassa dell’ammortizzatore, ricorda molto il sistema DebonAir di Rock Shox e funziona secondo lo stesso principio: più spazio significa più sensibilità nella parte iniziale della corsa e un ammortizzatore più lineare. Tale scelta viene motivata da Fox per il continuo migliorare delle cinematiche delle bici in commercio, cosa che ha reso superflua la Boost Valve. Fox ha notato che i setting necessari per rendere efficiente un carro posteriore, col tempo, sono diventati sempre meno ampi nel loro spettro totale, semplificando le cose per i suoi ammortizzatori. Ricordo che la Boost Valve era anche il motivo per cui il blocco dell’ammo era impossibile.
Nell’immagine qui sopra trovate la curva del nuovo ammortizzatore. Curva che può venire modificata nella sua progressività inserendo o togliendo gli appositi spacer, che rimangono identici a quelli dei vecchi ammo.
Una cosa da segnalare è che, quando si gonfia l’ammo per la prima volta, Fox consiglia di inserire 100 PSI e di farlo insaccare dolcemente con il proprio peso sulla sella un paio di volte, per bilanciare la camera negativa e quella positiva, come mostrato nella foto qui sotto. Lo stesso vale per il Float X. In questo modo il passaggio dell’aria fra le due camere rimane aperto abbastanza a lungo per consentire all’aria di muoversi, mentre in normali condizioni di riding il movimento veloce dell’ammo richiede molto tempo prima che l’aria riesca a passare del tutto.
Cominciamo da quello che mi ha semplicemente esaltato: l’ammortizzatore. Il comportamento del carro Santacruz 5010 è completamente cambiato: ora è supersensibile e molto più vivace, rispetto al vecchio Float CTD Factory. È diventato un piacere pompare la bici sopra gli ostacoli e, devo dire, non ero mai riuscito prima a portarla in aria con così tanta facilità. D’altro canto, in discesa la ruota posteriore rimane veramente incollata al terreno: é proprio cambiato il rumore del posteriore quando si passa su una serie di ostacoli in veloce sequenza, ricordando quello di una bici da DH con ammortizzatore a molla. La 5010 ha 125mm di escursione posteriore.
Finalmente il blocco nella posizione chiusa è un vero blocco: l’ammo si muove pochissimo, e quando si gira la leva sulla posizione intermedia o aperta si nota nettamente l’apertura del circuito dell’olio, perché la sospensione comincia a lavorare veramente. Anche il fine tuning della compressione nella posizione aperta si nota, soprattutto se uno prova e riprova lo stesso percorso con un diverso grado di durezza (1-2-3). Questa caratteristica si abbina bene al fine tuning presente sulla forcella, con i 22 click di cui parlavamo sopra. Ho provato diverse combinazioni, ma di regola mi sono trovato meglio usando lo stesso grado di compressione davanti e dietro: solo così riesco ad usare la corsa delle due sospensioni nella stessa misura. Da qualche parte l’energia se ne deve andare, e se una delle due unità è troppo dura, la bici sarà sbilanciata. Certo, qui si chiamano in causa anche i cinematismi delle bici e i gusti dei singoli rider, ma riuscire ad usare la corsa in maniera simile sia sull’ammo che sulla forcella è di norma segno di un buon setting.
Vale la pena ricordare che sulla 5010 ho provato anche il Monarch DebonAir, settato appositamente da Rock Shox: rispetto al Float DPS Evol non è così sensibile ai piccoli urti in sequenza ma, soprattutto, tende ad affondare più facilmente verso la metà della corsa, aumentando il problema intrinseco del sistema VPP, cioè quello di mangiarsi il sag velocemente se il tiro catena dato dalla pedalata non è costante e deciso.
Arriviamo quindi alla forcella 34. Ho potuto seguire negli ultimi anni lo sviluppo di Fox, grazie al loro programma RAD che da qualche tempo a questa parte è aperto anche ad alcuni media, e questo è il motivo per cui mi sono abituato alle migliorie graduali su questa forcella, e me la sento di sbilanciarmi nel dire che la nuova 34 ha risolto i problemi ben noti, in primis il peso elevato. Per quanto riguarda l’affondamento sul ripido: i modelli precedenti al 2015 tendono ad infossarsi sul ripido ed in frenata, e la 2016, come la 2015, non risente più di questo effetto.
Quello che mi è piaciuto molto della nuova 34 è la sua sensibilità iniziale e, come per il nuovo ammo, il suo carattere “vivace” e la sua maggiore linearità, pur avendo inserito nella camera d’aria 2 spacer. A molti è nota la tendenza delle forcelle Fox ad essere molto progressive negli ultimi 2-3 centimetri di corsa che, di norma, non vengono quasi mai usati. Con la nuova 34, sul mio sentiero di riferimento, mi sono trovato quasi sempre con l’O-Ring appena sotto il fine corsa, posizionato, a detta di Fox, al limite superiore della scritta Kashima. Malgrado la maggiore linearità rispetto al passato, sul ripido o in frenata la forcella non si insacca, con quella famosa impressione di “vuoto” che caratterizzava la linea Fox pre-2015. Inoltre la regolazione separata della compressione in posizione “aperta” si fa ben sentire, se si paragonano i due estremi dei 22 click a disposizione, mettendo a disposizione un ulteriore strumento per chi va forte in discesa, oltre agli spacer sopra citati.
La diminuzione di peso implica di solito una perdita di rigidità ma, ad essere sinceri, è dura trovale la differenza rispetto alla concorrenza. Le forcelle da all mountain / trail non saranno le più rigide sul mercato, ma nel loro ambito di utilizzo tale fattore non ha pressoché alcuna rilevanza. Se si vuole fare enduro, Fox ha la granitica 36 in gamma.
Se prendiamo la Pike come il riferimento sul mercato, Fox ha fatto bene i compiti e, come nel caso del test della 36, mi sbilancio nel dire che la 34 è a pari livello della concorrente di casa Rock Shox, con un peso leggermente minore, mentre l’ammortizzatore Float DPS Evol è di gran lunga il migliore in ambito trail/all mountain che io abbia provato: enormemente sensibile, trasformerà il retrotreno della vostra bici facendo incollare la ruota posteriore al terreno sulle discese più scassate. In salita il nuovo lock out è di grande aiuto quando il fondo è liscio.
Sia la nuova 34 che il Float DPS Evol saranno disponibili da inizio maggio. Prezzi italiani ancora da definire.
La 34 Float Factory è disponibile in nero con le decal arancioni come quella in test ed in grigio come nella foto qui sotto.
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