45Fox presenta oggi la nuova 36 con cartuccia Grip2. Oltre a mostrarvi i dettagli, siamo in grado di proporvi già il test, perché abbiamo potuto utilizzare questa forcella negli ultimi 2 mesi sulla Yeti SB 5.5 che usiamo per i test di durata, sui sentieri di casa.
Se a prima vista la 36 pare identica al modello precedente, è al suo interno che è cambiata radicalmente. La nuova cartuccia Grip2, che potete vedere nello spaccato qui sotto, è dotata di una regolazione del ritorno brevettata da Fox e denominata Variable Valve Control. Questa modifica la durezza della valvola (valve stiffness) piuttosto che aumentarne il precarico come di solito avviene quando si tocca il ritorno.
Fox ha separato la regolazione del ritorno fra alte e basse velocità, settabili grazie al pomello che si trova in fondo allo stelo sinistro, ora dotato di due ghiere. Nella foto, sono quelle rosse, una con diametro più piccolo dell’altra.
Come già nel modello 2017, la regolazione della compressione alle alte e basse velocità è settabile tramite i pomelli posizionati in cima allo stelo destro. 16 click per le alte, 12 per le basse. Quello che è cambiata è la frizione interna, diminuita grazie a nuove guarnizioni.
Nel pistone ad aria Fox utilizza una camera negativa maggiorata, denominata Evol e già presente nel modello precedente, che ha lo scopo di rendere più lineare la forcella nei primi 25% di corsa, smussando meglio le piccole asperità.
La camera negativa e quella positiva si bilanciano automaticamente grazie al sistema Float, presente nei prodotti Fox dall’ormai lontano 1999.
Nell’immagine qui sopra potete riconoscere uno spacer che riduce il volume della camera positiva. Nella forcella in test ne è presente 1 di fabbrica, se ne possono mettere fino a 6. La procedura è molto semplice, se si ha la chiave a bussola necessaria per rimuovere il coperchio.
Per eventuali domande future posto qui sotto il grafico dei numeri di spacer che si trovano sulle varie 36.
Se quella del test è la 36 Grip2 Factory, vale la pena mostrare la gamma Fox e cosa significhino le varie denominazioni. Nell’immagine qui sopra, raffigurante una 32, ma il concetto è lo stesso per 34 e 36, si parte dal modello top di gamma, a sinistra, fino ad arrivare all’entry level della Rhythm, che si troverà solo nei primi montaggi. Come potete vedere la nuova cartuccia Grip2 è disponibile anche nella Performance Elite. Non sono quindi gli steli Kashima a dover fare per forza la differenza. Come abbiamo spesso sottolineato durante i nostri test, la linea Performance ha quasi tutte le caratteristiche di quella Factory, e offre grandi performance (scusate il gioco di parole) ad un prezzo più competitivo.
Veniamo al punto più atteso, e cioé come si comporta la nuova 36 in pratica. Ho la fortuna di aver provato tutte le nuove 36 negli ultimi anni, e posso quindi valutarne l’evoluzione al di là delle fredde presentazioni. Mi ricordo ancora la prima 36 della “nuova era”: correva l’anno 2014, e Fox mise sul mercato una forcella da gara: molto progressiva, rocciosa… e scomoda. Si era preferito dare molto feedback dal terreno al rider, piuttosto che concentrarsi sulla facilità di guida. Ecco, rispetto a quella 36, la nuova è un altro mondo. Già quella dell’anno scorso mi era piaciuta per il suo comportamento, non eccessivamente racing (o duro, se preferite). La 2018 continua su questa strada, cioé quella della fluidità e sensibilità ai piccoli urti, aggiungendoci però una gamma di regolazioni enormi, che si fanno chiaramente sentire sul campo.
Già dalle prime pompate si nota che la scorrevolezza è impressionante: avrei difficoltà a distinguerla da una forcella a molla (ne sto provando una al momento, di un’altra marca). Dove Fox ha di nuovo lavorato molto è stato a metà corsa: oltre ad essere sostenuta, la 36 lavora molto bene, con un comportamento più simile a quello dei primi centimetri di travel, cioé lineare, che a quello degli ultimi centimetri, molto progressivo come da tradizione Fox.
Questo dà alla 36 un feeling mangiatutto che prima non aveva, e la rende una forcella più abbordabile anche dal pubblico che non fa gare o un po’ meno sportivo, nel senso che non si arriva a fine discesa con le mani che fanno male. Se volete relativizzare, le mani fanno meno male che sul modello 2017.
Arrivare a fine corsa con una 36 è veramente dura, significa che ci si è messi abbastanza nei guai. Questo anche mantenendo un solo spacer nella camera positiva. In ogni caso, le regolazioni delle compressioni sono molto efficaci e possono aiutare anche a regolare il fondocorsa (quella alle alte). Per darvi un’idea, se si chiudono sia le alte che le basse la forcella è quasi bloccata. Ho girato così un paio di volte su lunghe salite asfaltate, per poi ritararle prima della discesa: conoscendo bene i sentieri di prova è facile scegliere quale comportamento prediligere, in particolare dividendo le due categorie “flow” (idraulica più aperta) da “lento scassato” (più chiusa, in particolare le basse), sempre che un tracciato non abbia entrambe le sezioni. Non so quindi darvi una regolazione che va bene per tutto, perché ho proprio lavorato tanto sul modificare il setting della compressione senza memorizzarne uno preferito, grazie a quanto sia facile sentire la differenza dei vari click. Se con altri marchi faccio fatica a notare questa differenza, la nuova 36 è invece la forcella che finora mi è risultata più semplice in assoluto da tarare, anche su sentiero.
Ho toccato molto di meno i pomelli del ritorno, anche perché il rebound alle alte si presta bene ad essere chiuso (=lento) quando si affrontano dei drop di una certa misura, per evitare che il ritorno sia troppo improvviso e sbilanci il rider. Drop che sui sentieri che faccio di solito in inverno non ci sono.
A livello di peso ci troviamo sui due chili netti, un ottimo valore se si considera che si tratta di una 29″ con 160mm di escursione, e soprattutto che nella guida è precisa, frenata inclusa. La 36 del 2017 di attestava a 1.990 grammi (27.5 con 170mm di escursione), segno che Fox non ha lavorato tanto sul telaio ma ha preferito concentrarsi sull’idraulica e sulle guarnizioni.
Lo spazio fra la 36 ed una Maxxis DHF 2.5″
La nuova Fox 36 centra il segno con una serie di caratteristiche che è difficile trovare in un’unica forcella: fluidità, sensibilità ai piccoli urti, pienezza a metà corsa, e facilità da settare sul campo tramite le regolazioni esterne. In quest’ultimo punto Fox ha fatto passi da gigante, anche grazie alle due separate regolazioni del ritorno, non dimenticando però le ipersensibili regolazioni della compressione alle alte e basse velocità.
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