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Fox ha la buona usanza di mandarci i prodotti da testare prima che questi vengano presentati al pubblico, in modo che possiate leggere una prova esaustiva al posto della solita arida presentazione. La nuova 36 non fa eccezione, infatti ci sto girando da circa un mese, montata sulla Pivot Firebird di cui potete leggere il test qui.
La 36 era stata completamente rivista 3 anni fa. Nel 2017 Fox è andata a toccare dettagli importanti:
• Nuova molla ad aria con EVOL, cioè extra volume della camera negativa.
• Tre diverse cartucce disponibili: HSC/LSC, FIT4 e GRIP
• Nuovo olio con Polytetrafluoroethylene (PTFE)
• Perno passante 15QR x 110, 15QR x 100, o convertibile 15/20mm
• Escursioni:
27.5” – 140-180 mm
29” – 140-160 mm
26” – 100 mm (831), 160-180 mm
• Cannotto da 1.5” tapered o 1-1/8” (solo per 26” only)
• Telaio specifico per Ebikes disponibile
• Le Factory Series hanno il rivestimento Genuine Kashima Coat
• Colori: nero. Gli steli della linea Performance sono anch’essi neri.
• Peso rilevato, con cannotto tagliato e ragnetto inserito: 1.990 grammi
Factory 36 27.5 e 29 con HSC/LSC (RC2), come quella in test: 1496 Euro
Factory 36 27.5 e 29 con 3-Pos FIT4: 1396 Euro
Come avrete notato, la novità più importante è la camera negativa maggiorata (EVOL), la stessa tecnologia che potete trovare negli ammortizzatori di casa Fox. Questa offre una maggiore linearità nel primo 25% di corsa, andando ad aumentare la sensiblità ai piccoli urti e, secondo Fox, il supporto a metà del travel. Anche la progressività verso il fine corsa si fa settare con più precisione, usando i soliti spacer, o tokens che dir si voglia, che vanno a diminuire la dimensione della camera positiva.
Il video spiega come funziona il sistema Float, che poi è lo stesso che trovate nella 32, 34 e 40. A ciò si aggiunge l’Evol, a partire da quest’anno. Qui sotto potete vederne i dettagli.
Come detto sopra, tre sono le cartucce disponibili sul mercato.
Le due sigle stanno per compressione alle alte ed alle basse velocità, e si riferiscono ai pomelli presenti sullo stelo destro. Questa è anche la cartuccia che abbiamo in test.
Click LSC: 24
Click HSC: 24
Questa è la cartuccia più venduta dal marchio americano, quella con la levetta blu per variare la compressione fra aperta-media-chiusa, a cui si aggiunge il pomello nero con 22 clicks per la regolazione della compressione alle basse velocità.
Cartuccia FIT in combinazione con idraulica a molla. Questa specifica è disponibile solo sui primi montaggi, non può essere dunque acquistata separatamente.
In prova: Fox Float 36 HSC/LSC, 170mm di escursione, perno 15x110mm (boost), 27.5 pollici.
La Fox 36 Float HSC/LSC è una forcella da enduro puro e duro, se così si può dire. Non ha blocchi o presetting rapidi della compressione, si indirizza quindi al rider che vuole andare forte in discesa, punto. In salita, rassegnatevi ad una forcella completamente aperta, a meno che non vogliate ogni volta chiudere la compressione alle basse con i suoi 24 click, senza poi ottenere un grande effetto a livello di stabilità in pedalata. Fortunatamente sulla Firebird è montato l’ammortizzatore Fox X2, che ha una levetta per la chiusura della compressione, ed è abbastanza netta. All’anteriore, con questa tipologia di bici, è ben difficile che uno si metta a sprintare in fuorisella, quindi alla fine non mi ha mai infastidito più di tanto avere la forcella aperta.
Dicevo della discesa, il motivo per cui questa forcella dovrebbe venire acquistata. Già il modello precedente era un punto di riferimento a livello di funzionamento, aveva però un carattere estremamente racing, con una struttura ed un’idraulica che davano molto feedback dal terreno al rider. In soldoni: non si trattava di una forcella “comoda”, anzi, le vibrazioni non venivano smorzate più di tanto, e andavano a stancare le mani e gli avambracci. Si capiva nettamente che era stata progettata con il professionista di enduro in mente, ma non era per l’amatore o chi ama farsi i giri in pace senza lo stress da gara. Non per niente, poco dopo, Fox aveva presentato la 34 con 160mm di escursione, proprio per ovviare a questo problema. Per quanto la 34 vada bene, non ha certo la rigidità e la robustezza di una 36, così Fox ha messo mano alla 36, ed il risultato è quello sperato dal sottoscritto: la nuova 36 è più sensibile e soprattutto più “mangiatutto” rispetto alla precedente.
Di sicuro la camera negativa maggiorata aiuta a filtrare i piccoli urti che vanno a giocare sull’inizio della corsa, ma anche lo chassis più leggero, e presumibilmente meno roccioso (dico presumibilmente perché all’atto pratico non ho notato differenze di rigidità laterale) fa la sua parte per evitare di arrivare a fine discesa con le mani doloranti. Sta di fatto che, al termine dei 900 metri di dislivello della discesa usata per i test, avevo sì gli avambracci gonfi, ma non di più di quando utilizzo altre forcelle da enduro. La nuova 36 è molto sensibile ai piccoli urti, cosa che si nota soprattutto se si entra in un tratto di sentiero sconnesso, dove si può entrare a tutta ottenendo come risultato una stabilità e sicurezza notevoli.
Per il resto ho trovato una forcella ben sostenuta a metà corsa, con delle regolazioni della compressione alle alte e basse velocità che si sentono. Personalmente non uso quasi mai il pomello delle HSC, mentre quello alle basse è di 4-5 click dal tutto aperto, ma durante le prove ho potuto constatare come cambino nettamente il comportamento della forcella.
Come tutte le Fox da gara, anche la 36 è dotata di una curva di progressione molto marcata. Ricordo le parole del product manager al lancio di tre anni fa: “I pro chiedono progressività, progressività, progressività!“. La forcella in test ha un solo spacer installato nella camera positiva, ma è comunque molto progressiva negli ultimi due centimetri di corsa, andando a costituire una riserva per le situazioni più estreme, per evitare dei fondocorsa che avrebbero come conseguenza il disarcionamento del rider. Non aspettatevi dunque di usare sempre tutta la corsa, perché quando l’o-ring arriva sulla scritta Kashima Coating, vuole dire che siete andati al limite, e probabilmente un po’ oltre.
La 36 in test ha un perno passante da 15mm con sgancio rapido, e anche qui si nota come Fox abbia addolcito la vecchia 36, che aveva come unica opzione il perno svitabile con brugola e i due piedini con 2 viti ciascuno. Forse non sarà così rigido come il predecessore, ma i cambi ruota o le riparazioni delle forature diventano molto più rapide, senza parlare poi di chi deve togliere la ruota anteriore per caricare la bici in macchina.
La Fox 36 è diventata meno estrema, grazie ad una migliore sensibilità ai piccoli urti che, insieme allo chassis più leggero, la rendono più comoda e meno stancante sulle lunghe discese. Il modello in prova è chiaramente pensato per andare forti in discesa, infatti non si trovano leve per la chiusura rapida della compressione per quando si pedala in salita. In compenso, le regolazioni della compressione alle alte e basse velocità sono molto marcate, e bastano pochi click per sentirne la differenza. È molto fluida, sostenuta a metà corsa e molto progressiva alla fine del travel.
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