Autore: Francesco Mazza
Il 2016 è stato decisamente prolifico per Intense che in un anno ha presentato ben 5 nuovi modelli. Ultima di questa serie di novità è la Tracer Carbon, l’arma da Enduro di Intense, che viene presentata oggi al pubblico mondiale nella sua nuova versione e della quale possiamo offrirvi un test completo dato che la bici ci è stata consegnata con largo anticipo proprio per unire alla presentazione le nostre impressioni di guida. Come consuetudine, buona parte del test si è svolto sui tracciati Enduro di Finale Outdoor Resort, grazie all’ospitalità del B&B La Rocca di Perti Mare e al servizio shuttle di Ride on Noli.
Analisi statica
Prima di iniziare con i dettagli è doveroso specificare che per la progettazione e il design della nuova Tracer, Intense si è avvalsa della collaborazione di Cero Design, responsabile in passato dello sviluppo di Mondraker e della creazione del marchio UNNO. Cero è il brand di progettazione e design di Cesar Rojo, vulcanico ingegnere spagnolo che ha gareggiato a buoni livelli per diversi anni in UCI DH World Cup e in seguito in motocross. Per la nuova Tracer, Cesar ha lavorato su decine di progetti e prototipi per raggiungere l’eccellenza in termini sia di prestazioni che di design, mantenendo lo spirito di quella che è una delle bici storiche del brand californiano, presente in gamma dal 1999.
Il risultato è una bici aggiornata sotto numerosi aspetti, tra cui due dettagli essenziali come il sistema di sospensione e le geometrie. La costruzione del telaio per i 3 allestimenti più pregiati è affidata al carbonio SL, ovvero la migliore qualità di carbonio proposta da Intense, mentre per il telaio degli altri due allestimenti la qualità del carbonio è leggermente inferiore, denominata NM da Intense. Il modello definitivo in carbonio è stato l’ultimo passo della creazione della Tracer, dopo i numerosi prototipi in alluminio, realizzati, come da tradizione, direttamente dal fondatore di Intense, l’iconico Jeff Steber.
Le geometrie sono un punto estremamente importante dello sviluppo della nuova Tracer e ne hanno rivoluzionato interamente il carattere e, come vedremo in seguito, le prestazioni. Innanzitutto la mano di Cesar, artefice della Forward Geometry lanciata diversi anni fa da Mondraker, è intervenuta significativamente sull’assetto e sulla posizione di guida, ora più lunga, con una quota di front-center aumentata, abbinata a uno stem da 40mm. Un cambiamento netto per Intense che ha sempre realizzato taglie piuttosto compatte. Anche gli angoli sono ora più discesistici e rendono la nuova Tracer una Enduro davvero aggressiva.
Il cinematismo adottato dalla Tracer è il JS Tuned Suspension System, ovvero la coniugazione di Intense del brevetto Virtual Pivot Point, che Intense utilizza sin dal 2003. Sulla nuova Tracer tuttavia questo sistema viene adottato con delle modifiche del dimensionamento delle bielle che lo configurano come una nuova versione, con un funzionamento ottimizzato in funzione della destinazione d’uso. Difatti, la nuova declinazione del sistema JS, specifico per escursioni da 160-170mm, prende il nome di JS Enduro, ponendosi come terza possibilità tra il JS Trail, ovvero la versione più classica dedicata alle escursioni minori, e la JS Downhill, per escursioni superiori a 175mm, caratterizzata dall’azionamento pull dell’ammortizzatore.
Entrambe le bielle sono vistosamente più lunghe di quelle della versione precedente della Tracer, che adottava quella che ora viene definita la versione JS Trail. La biella inferiore in particolare, oltre a essere di dimensioni notevolmente maggiori rispetto alla precedente, è anche posizionata in modo differente, con un infulcro sul telaio nettamente più avanzato. Le dimensioni e il posizionamento delle bielle del JS Enduro determinano sulla Tracer un IC che viene proiettato abbondantemente in avanti durante l’affondamento, per prestazioni ulteriormente discesistiche. Di conseguenza il percorso ruota che ne deriva gode di una traiettoria piuttosto verticale, caratteristica che favorisce il mantenimento della velocità durante l’assorbimento degli urti più importanti. Il sistema JS Enduro inoltre ha reso possibile una curva di compressione ottimizzata per l’omonima destinazione d’uso, con migliori prestazioni in discesa in abbinamento ad ammortizzatori ad alto volume, conservando al contempo un’adeguata efficienza in pedalata.
Nella foto seguente si nota bene come sia la biella che il telaio siano sagomati in modo da interfacciarsi perfettamente per ottenere il posizionamento desiderato, sfruttando al massimo il poco spazio a disposizione in quel punto, attorno al movimento centrale. Per contenere la quota di chainstay, la biella si incassa all’interno del carro, al quale è infulcrata ancora più in basso rispetto al modello precedente.
La biella inferiore è in lega di alluminio, mentre la biella superiore è in carbonio per i telai in carbonio SL e in alluminio per i telai in carbonio NM. La versione SL è anche dotata di viteria in titanio. Tutti i punti di infulcro del cinematismo sono equipaggiati con cuscinetti maggiorati a contatto angolare e l’infulcro più basso della biella inferiore, quello connesso al carro, è dotato di porta di ingrassaggio, dato che è il più esposto alle infiltrazioni di acqua e sporcizia e quindi va periodicamente affogato nel grasso per essere perfettamente isolato.
Il carro, a differenza del precedente modello di Tracer, è ora simmetrico, quindi ha il sostegno verticale su ambo i lati, per ottenere il massimo della rigidezza. Inoltre è più largo, grazie alla battuta Boost 148 e anche i foderi hanno sezioni maggiori, con una particolare forma che garantisce maggiore rigidezza.
Per gestire i 165mm di escursione alla ruota della nuova Tracer è stato scelto un ammortizzatore FOX Float X2 in versione Factory Kashima dotato di levetta a 2 posizioni per selezionare velocemente una maggiore frenatura in compressione durante la pedalata. Frenatura che, come consuetudine sugli ammortizzatori ad alto volume, non è un blocco totale ma solo una parziale frenatura idraulica che riduce l’affondamento alle basse velocità. Il Float X2 (ovviamente nella nuova versione con camera d’aria dal limite massimo di 250psi) è montato su 3 dei 5 allestimenti proposti da Intense, mentre gli altri 2 utilizzano un RockShox Monarch Plus.
La forcella dell’allestimento Factory oggetto del test è una FOX 36 Float Factory FiT4 Kashima da 160mm di escursione, dal funzionamento davvero impeccabile, perfettamente abbinato al comportamento della sospensione posteriore. La battuta è Boost 110×15 e il perno è dotato di leva QR. Anche per quanto riguarda la forcella, per i 3 allestimenti più pregiati è stata scelta FOX con 3 diverse versioni della 36, mentre gli altri 2 allestimenti montano RockShox Lyrik e Yari.
La trasmissione è SRAM Eagle a 12 velocità con componenti misti: cassetta, catena e comando cambio sono XX1 mentre il cambio è X01. La guarnitura è una RaceFace Next in carbonio con corona spiderless da 34 denti. La Tracer accetta corone fino a un massimo di 36 denti, dato che il carro è piuttosto largo e già la 34 passa molto vicina alla placca di protezione in metallo. Occorre specificare però che affondando il carro si allontana parecchio dalla corona e già in posizione di sag la distanza è abbondante.
L’allestimento Factory è equipaggiato con ruote ENVE M70 con profilo HV, quindi la versione più larga tra le due proposte dal brand statunitense per i suoi cerchi in carbonio da Enduro. 31mm di larghezza interna e 30mm di altezza del profilo, con 32 raggi per ruota, assemblate su mozzi DT Swiss 240 entrambi Boost.
I copertoni sono la versione definitiva degli E*Thirteen TRSr dei quali avevo testato personalmente la versione prototipo un anno fa. Ritengo sia il caso di spendere qualche parola in più per questi copertoni dato che si tratta di un prodotto nuovo e le differenze rispetto alla versione prototipo del precedente test sono rilevanti. Il disegno del battistrada ha subìto diversi aggiornamenti. I tasselli laterali sono ora più alti e i tasselli centrali maggiormente raccordati verso l’esterno per migliorare la transizione e ovviare a piccole perdite di aderenza in curva che avevo infatti segnalato nel precedente test e che sono state effettivamente risolte. Per aumentare il grip in frenata sono stati maggiormente spaziati i tasselli centrali, con ottimi risultati che però hanno inciso notevolmente anche sulla scorrevolezza. Sotto questo aspetto ha influito parecchio anche la doppia mescola più morbida, prima 50a/42a e ora 42a/40a, decisamente più discesistica. La carcassa, già robusta, è stata ulteriormente rinforzata, ed è ora paragonabile a una doppia carcassa. La larghezza è di 2.35″ effettivi ed è studiata per offrire il miglior profilo in abbinamento a cerchi da 24 a 31mm di larghezza interna. Sia i cerchi che i copertoni sono Tubeless Ready e Intense ha scelto questa configurazione per il montaggio di serie.
Il cockpit è interamente affidato a Renthal, con un manubrio Fatbar Carbon della lunghezza di 780mm per 20mm di rise, sostenuto da uno stem Apex da 40mm di lunghezza. L’altezza complessiva della scatola di sterzo è generosa e quindi, dopo diverse prove, ho optato per eliminare tutti gli spessori di serie (2 da 1cm e 1 da 5mm) da sotto allo stem.
L’impianto frenante è Shimano, con un set di XTR equipaggiati con pastiglie Ice Tech e dischi anch’essi Ice Tech, entrambi da 180mm di diametro. Sia la forcella che il telaio dispongono di attacco pinza Post Mount 180, quindi in entrambi i casi non occorrono adattatori ma la pinza viene fissata direttamente al supporto. In foto notiamo anche che il perno posteriore non è dotato di leva Quick Release. Si tratta infatti di un perno proprietario filettato e con expander interno che, secondo i test effettuati da Intense, aumenta la rigidezza complessiva.
Il carro è abbondantemente riparato dalla catena sul fodero basso, grazie a una solida protezione in gomma marchiata Tracer e rifinita ottimamente, oltre alla placca in metallo di cui ho già scritto in precedenza. Anche il fodero alto è ben riparato al suo interno ma qualche centimetro di più in lunghezza avrebbe giovato a tutelare meglio la vernice del carro. Abbondante e di ottima fattura anche la protezione in gomma della parte terminale del tubo obliquo, che ripara in modo eccellente anche la scatola del movimento centrale: una delle soluzioni meglio realizzate tra quelle in commercio. L’ingresso del passaggio cavi interno al telaio è davvero minimale ma efficace e ordinato. Il collarino reggisella è studiato per integrarsi perfettamente con le forme del telaio. Sorregge un reggisella RockShox Reverb Stealth da 150mm di escursione.
Nel dettaglio del telaio sezionato, possiamo notare come sia gestito il passaggio dei cavi all’interno del telaio. Una guaina in Nylon funge da guida con il doppio scopo di facilitare gli interventi di manutenzione e di eliminare qualsiasi eventuale rumore dovuto al movimento dei cavi all’interno del telaio.
Salita
Il lavoro svolto da Intense e da Cero Design sulle geometrie della Tracer si apprezza sin dal primo momento in cui si sale in sella, provando un immediato senso di confidenza. La posizione di guida è centrale e dominante, grazie al reach più lungo unito allo stem corto, e la taglia M che ho provato si è rivelata perfetta per i miei 175cm di altezza, soddisfando la mia preferenza per le bici lunghe. Nonostante si tratti quindi di una bici da Enduro piuttosto aggressiva, la posizione in sella è adeguata anche ai lunghi trasferimenti. Sulle salite scorrevoli infatti si pedala abbastanza bene, al netto della scelta dei copertoni per l’allestimento Factory del test, decisamente più votati alla discesa che alla salita in quanto poco scorrevoli e dotati di mescola molto morbida.
Il sistema di sospensione è sufficientemente stabile anche in posizione open, mentre agendo sulla levetta del Float X2 che chiude la compressione si ottiene una stabilità ben calibrata che lascia ampio margine di assorbimento sulle salite più sconnesse, a vantaggio della trazione. In questo modo si riescono ad affrontare adeguatamente anche i brevi strappi ripidi e tecnici, dove anche la manovrabilità è tutto sommato buona. Ovviamente le lunghe salite tecniche non sono la destinazione d’uso ideale di una bici di questo genere per la quale, come tutte le Enduro moderne pensate per le performance in discesa, la salita resta sempre un intermezzo più o meno faticoso tra una discesa e l’altra. Ottima la scelta dei 34 denti per la corona che, interfacciandosi con la cassetta 10-50, offre un range di rapporti completo e adeguato sia in salita che in discesa.
Discesa
Puntando le ruote a valle, si apprezzano concretamente i miglioramenti del nuovo modello della Tracer, dato che è questo il suo ambiente elettivo. Tanto quanto per la salita o probabilmente anche in misura maggiore, le geometrie e la posizione di guida offrono immediata confidenza e pieno controllo, infondendo totale sicurezza in ogni situazione di riding.
La precisione di guida è molto buona e impostare le curve diventa semplice e intuitivo. Inoltre si può fare affidamento su di una stabilità in curva a dir poco eccellente, quasi paragonabile a quella di una bici da DH, quindi per eventuali correzioni di traiettoria si ha abbondante margine di controllo.
La curva di compressione del nuovo sistema JS Enduro è effettivamente ben calibrata e ottimizzata per la destinazione d’uso. Facile creare un cinematismo capace di assorbire i grossi urti, meno facile è saper gestire la giusta progressività affinché la sospensione, oltre ad assorbire efficacemente ostacoli e atterraggi, sia anche in grado di essere reattiva e vivace nell’adeguarsi allo stile di guida attivo richiesto dall’Enduro. Un pregio, questo della nuova Tracer, che non è comune a tutte le moderne Enduro aggressive.
Il connubio tra geometrie azzeccate e sospensioni efficaci trova il suo apogeo nelle sezioni tecniche, veloci e sconnesse. E quando dico sospensioni, non mi riferisco esclusivamente alla sospensione posteriore ma includo anche la FOX 36, il cui comportamento mi ha assolutamente convinto. La Tracer resta sui binari anche sui trail più scassati e non solo è stabile e precisa, ma non stanca neppure braccia e gambe, facendo recuperare in parte le maggiori energie spese per portarla in salita. Complici in parte di questa combinazione di precisione, stabilità e comfort anche le ruote: la versione HV delle ENVE M70 è ugualmente rigida ma decisamente meno stancante della versione standard, grazie al profilo nettamente più basso, mentre la carcassa sostenuta e corposa dei copertoni E*13 e la loro mescola morbida, forniscono ulteriore capacità di assorbimento e davvero tanto grip.
Nei cambi di direzione non è forse la più veloce del segmento Enduro, ma si difende bene. Nel misto è comunque agile e facile da comandare e nelle rapide curve in successione tornano a farsi apprezzare la precisione e la stabilità già nominate più volte in questo articolo, che permettono traiettorie veloci e sicure anche se impostate in maniera un po’ sporca, con il risultato di una guida divertente e dinamica che fa terminare ogni discesa con il sorriso stampato in faccia.
Conclusioni
Geometrie equilibrate, aggressive ma non esasperate, sistema di sospensione efficace e curva di compressione ben calibrata, estetica curata e componentistica prestigiosa. La nuova Intense Tracer è la bici da Enduro con tutti i dettagli al posto giusto per andare veloce e divertirsi, intuitiva e mai troppo impegnativa.
Gran bell'articolo, con parecchia invidia.