Siamo stati invitati a Mammoth Lakes, in California, per la presentazione della nuova Trek Remedy. Per chi non conoscesse Mammoth, i trail sono composti prevalentemente da ghiaino smosso di pietra di pomice che somiglia alla lettiera di un gatto, con molta roccia e ossidiana sparsa. L’altitudine è compresa tra i 2.700 e i 3.300m di altitudine circa. Grazie alla vicinanza geografica ho potuto recarmi alla presentazione con il mio furgone quindi Trek mi ha gentilmente lascitao una bici per un test a lungo termine.
Da un’occhiata veloce, la Remedy sembra rimasta invariata ma un’analisi più attenta rivela alcune piccole ma importanti novità. Non c’è più l’attacco full floater e con lui se ne vanno 100 grammi dal telaio. Frutto della collaborazione con Wolftooth, Trek offre un supporto integrato per una cinghia porta attrezzi. Grazie ad allestimenti ben studiati, i prezzi di listino sono notevolmente più bassi.
Il sistema Mino Link resta uno dei punti chiave, permettendo di cambiare le geometrie in un minuto tramite una brugola da 5mm. L’attacco superiore dell’ammortizzatore passa al sistema trunnion. L’attacco inferiore abbandona il full floater e ora è fissato direttamente al telaio tramite cuscinetti a sfera.
Tutti gli allestimenti della Remedy utilizzano trasmissioni SRAM Eagle a 12 velocità. Molti modelli utilizzano pedivelle e movimenti centrali DUB che rappresentano un valido miglioramento. Sulla Remedy top di gamma quasi tutti i componenti sono X01 Eagle tranne la cassetta che è GX Eagle per tenere basso il prezzo. La corona da 32 denti abbinata alla cassetta 10-50 è adeguata a rider di tutti i livelli di allenamento.
Trek ha deciso di passare a Shimano per quanto riguarda i freni con gli XT a quattro pistoni. I rotori sono da 200mm all’anteriore e 180mm al posteriore.
La maggior parte degli allestimenti montano una RockShox Lyrik mentre la top di gamma 9.9 ha una FOX 36 Factory con cartuccia Grip2, con regolazioni di alte e basse velocità su compressione e ritorno. Trek ha optato per coperture Bontrager SE4 da 2.6″ su entrambe le ruote, spingendo il concetto di copertoni larghi per il segmento all mountain.
Un ottimo upgrade per questo allestimento sono le ruote in carbonio. Rispetto alle ruote top di gamma in carbonio di Bontrager, queste hanno raggi normali invece che a lama e una ruota lubera con 54 punti di ingaggio invece che 108.
Al momento Specialized ha su tutti i concorrenti il vantaggio del sistema SWAT. In risposta, Trek ha collaborato con Wolftooth Components per fornire un sistema integrato compatibile con la cinghia B-Rad. Probabilmente la migliore soluzione integrata “esterna” al telaio.
Il piantone sella è più verticale di un grado e così facendo Trek ha potuto accorciarlo di 10mm per creare maggiore inserimento per il reggisella che ora è da 150mm sulle tre taglie più grandi. Il telescopico Bontrager di serie è esternamente uguale ma internamente migliorato.
Attacco manubrio Bontrager Line Pro da 50mm e manubrio da 780mm di larghezza con 27.5mm di rise, entrambi con standard 35mm.
Il blocco dello sterzo Knock Block, introdotto due anni fa quando Trek ha iniziato a utilizzare il tubo obliquo Straight Shot, dritto e di larghezza maggiorata. Confermato il grande guscio in gomma che lo protegge.
La Remedy offre una scatola dello sterzo molto bassa che è un dettaglio molto valido ma non mio caso, per avere una maggiore altezza del manubrio da terra, dovrei cambiare manubrio per uno con un rise maggiore.
Le quote principali della Remedy restano sostanzialmente invariate. Il reach aumenta di 1-2 millimetri come conseguenza al tubo sella più verticale di 1°. Questo migliora la distribuzione del peso del corpo in salita.
Trek ha scelto una buona combinazione di reach e lunghezza del carro. La Remedy risulta moderna, bilanciata ed entrambe le quote sono attuali anche se non avveneristiche, quindi se volete geometrie estreme potete cercare altrove. Lo stesso si può dire per l’angolo di sterzo in posizione low, che è adatto a una trail bike aggressiva. Dove Trek è stata conservativa è sulla lunghezza delle pedivelle da 175mm contro le 170mm scelte da molti concorrenti.
La Remedy richiede poco tempo per trovare il giusto set up. Ho dovuto posizionare lo stem sopra tutti e tre gli spacer da 10mm. Il reach offre spazio adeguato fornendo stabilità. Ho apprezzato il reggisella con 150mm di escursione. Un altro dettaglio sottovalutato ma molto importante è l’angolo di sterzo più verticale che posiziona il rider più in avanti a reggisella esteso per una migliore posizione in salita, con il peso sull’anteriore sulle salite tecniche e ripide. Questo aumenta le doti in salita della Remedy rendendola più versatile. Da fan delle geometrie variabili, ho apprezzato il sistema Mino Link, per passare dalle giornate in bike parkl (low) alle intere giornate in sella (high). La sospensione ABP è molto attiva e questo richiede un frequente uso del blocco della sospensione per renderla stabile durante la salita.
Come anticipato, ho trascorso un’intera giornata sulla Remedy nel bike park di Mammoth per poi utilizzarla sui trail di casa, pedalando le risalite. L’elemento che aiuta la sospensione in salita è il RE:aktiv, un sistema idraulico con una valvola regressiva che fornisce una piattaforma stabile in pedalata ma che si sblocca automaticamente in caso di impatti. Questo sistema è efficace in salita ma in discesa, dopo aver provato il precedente modello di Remedy sia con RE:aktiv che con ammortizzatore standard, posso dire che le performance sono migliori con ammortizzatore standard.
Il Thru Shaft è invece una tecnologia separata che elimina lo spostamento dell’olio causato dal movimento del pistone e per questo elimina la necessità di una membrana interna pressurizzata. Mentre l’ammortizzatore lavora lungo la sua corsa, il pistone esce fisicamente dalla parte inferiore dell’ammortizzatore. Ho già utilizzato il Thru Shaft su un altro paio di modelli e posso dire che migliora le performance su ammortizzatori di modeste dimensioni mentre non migliora quelle di un ammortizzatore con serbatoio separato.
Se mi chiedeste se sono in grado di sentire il 5% in più di rigidezza nel telaio, vi confesserei che non ho tale sensibilità, ma comunque sono rimasto colpito da quanto la nuova Remedy sia rigida. Me ne sono accorto dalle prime curve, quindi numeri a parte, il miglioramento si percepisce, merito sia dell’attacco fisso dell’ammortizzatore che dei foderi alti più spessi e in minima parte anche per via delle ruote in carbonio. Le mie migliori lodi vanno al cinematismo ABP e a come Trek lo ha impostato. Ritengo che l’ABP sia uno dei sistemi più validi per le bici a media escursione, che le rende più confortevoli. Il sistema ABP inoltre è neutrale rispetto al freno grazie al perno concentrico all’asse ruota. In merito alle geometrie, le quote bilanciate portano a una posizione intuitiva sul ripido e in curva, senza bisogno di mettere troppa forza per mantenere velocità. 435mm per il carro non è una misura corta me nemmeno molto lunga e si ottiene un buon bilanciamento tra rapidità in curva e stabilità nello sconnesso veloce. La Remedy si colloca perfettamente nel segmento delle trail aggressive mentre per l’enduro c’è la Slash, con ruote da 29″ e maggiore escursione.
Partendo da davanti, la FOX 36, con la sua struttura massiccia, si accompagna bene al telaio imponente della Remedy. L’idraulica Grip 2 è un po’ più plush e meno ruvida dei precedenti modelli e offre maggiori regolazioni. I freni Shimano XT a quattro pistoni hanno dato prova di potenza per tutta la durata del test, senza problemi di fading o di allungamento della corsa della leva come i precedenti modelli. La trasmissione X01 Eagle si è dimostrata impeccabile, come sempre, con cambiata precisa e immediata in entrambe le direzioni. Il fatto di aver scelto una cassetta GX Eagle, che non soffre di performance inferiori ma solo di un peso maggiore, è uno dei motivi che ha aiutato Trek a ridurre il prezzo dell’allestimento top di gamma nonostante l’adozione di ruote in carbonio.
A proposito di ruote, abbiamo già apprezzato in precedenza le ruote in carbonio di Bontrager e questo modello più economico monta gli stessi cerchi, abbandonando i raggi dritti a lama in favore di tradizionali raggi a J che sinceramente preferisco. Sul terreno cedevole e smosso di Mammoth, le coperture Bontrager SE4 da 2.6″ hanno svolto un ottimo lavoro, anche grazie al volume maggiore e all’impronta più larga, mentre sui sentieri di casa, a Santa Cruz, si sono rivelati poco adeguati al terreno compatto e secco. Per quanto riguarda il cockpit, i prodotti Bontrager sono soddisfacenti e non ho nulla di cui lamentarmi. Il reggisella, finalmente con più escursione, sembra decisamente migliorato anche in termini di affidabilità. Ha però una velocità di estensione piuttosto lenta che purtroppo non può essere regolata. Ultimo ma non meno importante, la Remedy può ospitare borracce di grandi dimensioni e ha due sedi per alloggiare una camera d’aria, bombolette di CO2 e leve, grazia agli accessori B-Rad.
Nonostante l’apparenza non sveli grandi cambiamenti, molti dettagli importanti della Remedy sono stati sostanzialmente migliorati. La somma di questi dettagli ne fa una bici ottimamente rifinita, ma forse il punto chiave è il prezzo. I marchi a vendita diretta hanno messo un’enorme pressione sui grandi marchi come Trek, Specialized e Giant e Trek ha reagito molto bene. La cifra per la top di gamma non si può negare che, in termini assoluti, sia comunque alta, ma la riduzione del prezzo è notevole, considerando anche i numerosi miglioramenti tra cui le ruote in carbonio. Lo stesso si può dire per il resto della gamma di allestimenti della nuova Remedy.
Remedy 9.9: €7.199
Remedy 9.8: €5.129
Remedy 9.7: €3.599
Remedy 8: €3.099
Remedy 7: €2.569
Remedy C telaio: €3.279
Remedy AL telaio: €1.799
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