Quando pubblicammo il comunicato di presentazione nel dicembre dello scorso anno, molti commenti, in assenza di un riscontro tecnico, si soffermarono sull’estetica facendo storcere il naso a parecchi osservatori soprattutto riguardo alla soluzione dell’ammortizzatore semintegrato nel telaio.
Parliamo della Olympia F1-X, la full da XC dello storico marchio italiano fondato nel 1893 a Milano con sede a Piove di Sacco in provincia di Padova. Ora possiamo darvi anche un feedback tecnico su come si comporta la bici, dopo aver provato nelle ultime settimane la versione Team 1S, quella da 4902 euro, dunque non la top di gamma.
L’allestimento in test è stato dunque il seguente:
Peso rilevato in taglia L, senza pedali, con 1 portaborraccia e con ruote latticizzate: 11,7 kg. Vi rimandiamo all’articolo di presentazione linkato sopra per le caratteristiche costruttive del telaio. Ci concentriamo qui sulle sensazioni di riding.
Appena saliti in sella è stato facile trovare subito l’assetto migliore. L’avanzamento sella è già ottimo a centro carrello e si notano subito le geometrie moderne che contraddistinguono le bici di ultimissima concezione con un piantone molto dritto (75.5° nella taglia L in test) che dà la sensazione di essere molto perpendicolari sopra i pedali e che abbinato ai 67.5° dell’angolo di sterzo (uguale per tutte le taglie) garantisce al rider una posizione compatta e raccolta come su una bici di una taglia più piccola favorendo guidabilità e manegevolezza. Non ci si sente mai “lunghi” sulle bici moderne senza che questo comporti una stabilità inferiore nei tratti veloci e scorrevoli. In questo la F1-X dimostra di aver azzeccato in pieno il progetto ed essere veramente una bici moderna.
In salita si ha sempre una bella sensazione di spinta perpendicolare sui pedali, anche nelle rampe più ripide e, senza doversi spostare troppo in avanti sulla sella per avanzare il baricentro, si riesce a spingere bene con l’anteriore ben ancorato al terreno. Questa è la caratteristica che più si nota nelle full migliori tra le quali possiamo annoverare la F1-X.
Il comando delle sospensioni è a due posizioni e quando è sul chiuso ammortizzatore e forcella sono perfettamente bloccati. La pedalata sul liscio risulta così sempre ottima e coordinata nella fase di spinta e richiamo e la bici nei rilanci è pronta e reattiva. Non ha il peso di una top di gamma e questo un po’ si avverte, ma del resto non lo è una top di gamma né nell’allestimento, meno ancora nel prezzo e non è lecito attendersi di più.
Di contro aprendo le sospensioni sullo sconnesso, soprattutto l’ammortizzatore, copia molto bene il terreno con progressività e senza affondare troppo. Lo sportellino di protezione dell’ammortizzatore è facilmente rimuovibile svitando due brugoline, pertanto le operazioni di settaggio e/o manutenzione, che non si fanno con frequenza, non presentano alcun problema particolare. Al tempo stesso l’ammortizzatore rimane coperto e riparato dallo sporco.
In discesa il non sentirsi “lunghi” cui accennavo prima, dà una impressione di eccellente manegevolezza alla bici, che risponde prontamente alle correzioni nella ricerca delle migliori traiettorie, senza risultare troppo difficile o scorbutica. La forcella Sid come tutte le sospensioni Rock Shox è sempre un po’ più “dura e sostenuta” rispetto alle Fox, ragion per cui preferisco nel setting sempre una pressione lievemente inferiore senza che si rischi di finire a fondo corsa troppo facilmente.
La trasmissione XT funziona come un orologio di fatto al pari della XTR e in un’ottica di contenimento del prezzo non fa rimpiangere troppo il wireless. La corona da 34 è ormai un must consolidato in tutte le bici xc di medio/alta gamma e abbinata al 51 posteriore copre tutte le necessità risultando sempre progressiva nello sviluppo metrico dei vari rapporti.
I copertoni, hanno sezione di “appena” 2.25, forse anche per via di uno spazio tra i foderi del carro posteriore non particolarmente generoso, ma a prescindere dalla sezione, non hanno grande trazione soprattutto sul viscido né una soddisfacente tenuta laterale, mentre come resa in frenata dritta garantiscono un buon grip.
Hanno comunque una spalla abbastanza cedevole che ne sconsiglia pressioni troppo basse alla ricerca di tenuta e trazione. Una scolpitura differenziata, quindi modelli differenti fra anteriore e posteriore sarebbero sempre di gran lunga preferibili per le diverse funzioni che i due copertoni assolvono.
Il manubrio da 740 mm è il giusto compromesso fra guidabilità in discesa, posizione in salita e manegevolezza sullo stretto, mentre il reggisella telescopico Crankbrothers Highline con cartuccia idraulica, a prescindere da discorsi di peso, prezzo e manutenzione, si lascia preferire rispetto a quello meccanico per la possibilità di abbassare la sella solo parzialmente secondo effettiva esigenza. Se non in ottica gara, dove la reale necessità del telescopico può essere in molti percorsi abbastanza residuale, questo componente allarga sicuramente lo spettro di utilizzo della F1-X anche a percorsi più tecnici ed impegnativi.
Non particolarmente comodo è il posizionamento sopra il manubrio del comando delle sospensioni per far posto sotto a quello del telescopico che si aziona sicuramente più raramente. Una soluzione inversa sarebbe preferibile nell’ottica di mantenere il più possibile una presa ben salda sul manubrio.
L’Olympia F1-X può a pieno titolo essere considerata per rendimento e geometrie del telaio, una full moderna di quelle che, peso a parte, hanno colmato ogni svantaggio rispetto alle front e mantenuto inalterati, quando non accentuati, i vantaggi tipici delle full. Reattiva nei cambi di ritmo, ben bloccata a sospensioni chiuse, redditizia come posizione nella pedalata in salita e anche maneggevole come una bici di taglia più piccola, ma stabile come una di taglia grande (rispetto alle proprie misure) nei tratti guidati e sconnessi.
Rimane sempre una bici da xc, non bisogna quindi aspettarsi che il leggero aumento dell’escursione la trailizzi o endurizzi, rimanendo a parere di chi scrive, una modifica nel complesso totale del mezzo abbastanza marginale. In tal senso il telescopico è sicuramente più determinante sulle difficoltà che consente di superare. Non si sente la mancanza delle tre posizioni delle sospensioni, potendo ampiamente bastarne due.
Non è leggerissima, ma pienamente in linea, se non più leggera, rispetto alle bici di pari prezzo, mentre per il resto non ha nulla da invidiare a molte top di gamma. La trasmissione XT, freni inclusi, è ottima e affidabile, non fa sentire la mancanza di soluzioni più di livello, ma costose il doppio e, in particolare i freni, sono più potenti soprattutto di tutti quelli della concorrente Sram e non vanno in crisi nemmeno su discese impegnative e prolungate.
Volendo trovare il pelo nell’uovo, mancano giusto alcuni comodi particolari, tipo un porta Garmin/Wahoo integrato sull’attacco, accessorio molto utile specie con i moderni attacchi manubri molto corti, e il blocco rotazione manubrio che in caso di caduta impedisce che i comandi o le leve dei freni danneggino il telaio. La predisposizione per il secondo portaborraccia sotto al tubo orizzontale seppur utile, consiglia, vista la posizione, un portaborraccia solido e che trattenga bene la borraccia che finisce per essere quasi orizzontale, onde evitare di perderla su terreni accidentati.
In conclusione è una bici ben progettata e coerentemente allestita in funzione dell’uso per cui viene proposta. L’unica vera e immediata modifica sarebbe una scelta di copertoni diversa, soprattutto se la si usa spesso in condizioni non perfettamente asciutte, come accade nei boschi spesso anche nella stagione estiva.
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