[Test] Orbea Alma M-Pro

Ogni volta che si parla di una nuova front, i commenti che prevalgono sono di scetticismo verso un segmento di bici da cross country che, almeno sino ad una decina di anni fa, la faceva da padrone nelle gare e nelle scelte degli appassionati del genere, nonostante si portasse appresso grossi limiti nell’affrontare percorsi realmente tecnici. Ormai si suole definirle bici da “argine” intesa come bici adatta quasi solo a sterrate piatte.

Quando vi abbiamo presentato la nuova Orbea Alma 2025 però, si voglia per alcune forme particolari, si voglia per i prezzi (altro argomento caldo ad ogni nuova presentazione di bici) che appaiono meno proibitivi di altre bici, ci si è concentrati più su alcuni particolari estetici, tecnici e geometrici. Abbiamo avuto in prova per un test di durata il modello M-Pro della Alma e possiamo ora darvi un feedback diretto.

Ricordiamo che sul sito Orbea, tramite la personalizzazione MyO, è possibile personalizzare colori e parte degli allestimenti, partendo dai modelli base. La bici in test, partendo dal modello M Pro da 3.999€ di listino, ha quali upgrade le ruote Oquo MP30TEAM da 599€ e il reggisella telescopico OC MP10 Drop 100 da 109€ per un prezzo finale da 4707€ al lordo dello sconto ottenibile presso i rivenditori, dunque non acquistando direttamente sul sito il cui prezzo è a listino.

Allestimento Orbea Alma M-Pro

Il manubrio integrato in carbonio nella versione in test ha un attacco da 90mm e una inclinazione negativa di -18.5°. Peso rilevato in taglia L, con 2 portaborraccia di serie, 10.05 kg.

Non mi soffermo troppo sulle singole caratteristiche e innovazioni della Alma. Avendola avuta in mano, trovo il comunicato di presentazione sopra richiamato veramente ben fatto ed esauriente particolare per particolare. Ben descritti sono, per come poi si ritrova la bici in mano, la tecnologia X-Fader del movimento centrale, abbinata ai materiali ed alla sezione del telaio, in particolare del triangolo posteriore e le geometrie del telaio.

La prova sul campo della Alma M-Pro

Accade sovente di testare una bici da xc e vedere che le full cercano di cercano di mantenere i loro pregi, rubandone qualcuno alle front e viceversa. La Alma non fa eccezione. Vuole essere una bici leggera, scattante, che in salita vada bene come geometrie, ma anche non una spaccaschiena sullo sconnesso e permissiva in discesa. Un po’ tutte le bici da xc, anche le full, a tali fini aprono l’angolo di sterzo e del piantone che sono i particolari che per primi saltano all’occhio e che nella Alma sono rispettivamente 67° e 75.5°.

Se l’inclinazione minore del tubo sella, in relazione alla sua posizione rispetto al movimento centrale e alla posizione delle due ruote, è sicuramente un plus soprattutto nelle salite molto ripide per spingere bene sui pedali e mantenere più aderente al terreno la ruota anteriore, la funzione dell’angolo di sterzo va vista anche con il tipo di attacco manubrio con la sua lunghezza ed inclinazione, essendo, con queste geometrie che spostano il rider più centrale, molto più corta ed avanzata di una volta la posizione in sella.

Come su un po’ tutte le xc moderne, salito in sella, la posizione risulta molto raccolta, con un peso ben equilibrato sulle due ruote.

In salita si spinge molto bene, bici ben ancorata al terreno che si oppone bene alla pendenza ed alla tendenza al sollevarsi dell’anteriore, risultando così anche molto maneggevole e precisa alle basse velocità nel direzionarla verso la traiettoria più pulita e scorrevole. Il peso piuttosto contenuto per una bici non top di gamma e con telescopico, ma con ruote di alto livello, è certamente un plus in salita.

In discesa è una delle front più permissive che mi sia capitato di provare. La forcella da 110mm lavora molto bene, abbastanza progressiva in affondamento e con il telescopico, rispetto a una bici che non ce lo ha (e quasi nessuna front lo monta), si riesce a posizionare il peso diversamente sentendosi più sicuri, riuscendo a completare senza grossi problemi, con solo un po’ più di lavoro delle gambe, qualsiasi percorso che generalmente percorro con full. Si può discutere su quanto sia opportuno un componente come il telescopico che aumenta il peso quando si opta per una bici alla ricerca della leggerezza, ma tant’è. Un telescopico idraulico fra l’altro del tipo che prediligo dal punto di vista del funzionamento (al di là di diverse manutenzione e/o resa alle basse temperature), ossia ad escursione variabile a seconda delle necessità e non forzatamente tutto esteso o chiuso.

Unica nota particolare: se si tratta di fare discese di pochi secondi, un attacco così negativo (-18.5°) non è un problema, ma su discese lunghe, il peso è veramente troppo caricato sull’anteriore, similmente alla  Dogma testata mesi orsono, annullando di fatto una inclinazione sterzo di 67° che sposterebbe il peso più indietro. Il risultato è un maggiore affaticamento delle braccia, col risultato di perdere pieno controllo della bici e reattività di guida. La bici è arrivata con già un distanziale da 1 cm montato sotto l’attacco, e altri due, un altro da 1 cm e uno da 5mm, nella scatola di corredo. Già dopo la prima uscita ho preferito aggiungere un altro distanziale da 1 cm sotto l’attacco:

In questa configurazione la Alma è risultata non perdere nulla nelle salite più pendenti, ma molto più guidabile in discesa, perché meno faticosa, ragion per cui ho lasciato il doppio distanziale sotto l’attacco per tutto il resto del test.

Quando è stata presentata la Alma ricordo che qualcuno dubitava che l’X-Fader la facesse affondare sul piano un po’ come se ci fosse un ammortizzatore. Non è così. In pianura e sul pedalato in genere, tanto quando si sta seduti, quanto in piedi sui pedali, la bici è perfettamente ferma come qualsiasi altra front. Se c’è da ammortizzare non ammortizza e non flette per nulla e rimane una bici impegnativa sullo sconnesso. Tuttavia se gli ostacoli sono di piccola entità, microvibrazioni e sussulti risultano molto attenuati e non si prende una botta da sotto a ogni minima asperità. Ricordo provai questa sensazione di smorzamento, sebbene meno accentuata (erano anche bici diverse), con la tecnologia Countervail sulla Methanol CV 9.1. Sono soluzioni, queste sui materiali, che a mio modo di vedere ottengono meglio quel risultato di smorzamento, rispetto a microammortizzatori e/o giunti flessibili, pure visti come soluzioni in passato, che tolgono quella sensazione di graniticità sul liscio propria delle front.

In funzione dei percorsi che si andranno ad affrontare, al giorno d’oggi, c’è l’opzione salsicciotto nel copertone, almeno al posteriore, che consente pressioni minori a vantaggio di trazione comfort senza mettere a troppo a rischio l’integrità del cerchio. Una soluzione che sulla Alma sicuramente mi sentirei di consigliare.

Confermando quando detto in precedenti test circa il modello dei copertoni e pur prediligendo, di norma, copertoni differenziati fra anteriore e posteriore con una maggiore scolpitura all’anteriore, l’accoppiata Pirelli Scorpion, da 2.40″ entrambi, garantisce scorrevolezza con una tassellatura minimale nella parte centrale sacrificando un po’ il grip in frenata e buona tenuta laterale con una scolpitura più pronunciata ai lati del battistrada.

Un ultimo appunto sul sistema frenante: Shimano M-6100. Null’altro che un semplice Deore. Reale differenza di funzionamento, almeno nel volgere di un uso di un paio di mesi, rispetto ai modelli più blasonati? Nessuna. La prontezza di qualsiasi impianto dipende principalmente dalla mescola delle pastiglie che si usano e dall’abbinata di queste con il disco. L’efficienza in senso generale, più che dal peso, dipende dalla validità del progetto e anche su discese lunghe un “semplice” Deore, mantiene sempre piena efficienza frenante.

Conclusioni

La risposta al quesito full/front nell’ambito xc, se parliamo di farci anche o solo le gare, rimane la medesima. Una full è più completa, permette di fare le gare in maniera competitiva e anche di essere utilizzata per molti giri extragara specie se lunghi e impegnativi. La front rimane più tirata e dedicata ad un uso anche più intensivo, ma preferibilmente più breve. Dunque se si compra una bici nell’ottica di gare xc a tutta di meno di due ore, una front va benissimo e conviene per peso e praticità di manutenzione. L’Orbea Alma da questo teorema non si discosta poi molto. È meno scomoda e più guidabile di altre specie sullo sconnesso, dunque meno “affaticante” di altre se ci si pedala più ore senza però perdere nulla in termini di peso e reattività.

In salita va molto bene anche grazie a geometrie moderne ed azzeccate. Consente di chiudere gli stessi passaggi e in generale di percorrere gli stessi itinerari di una full di similare allestimento, specie se come in questo caso è dotata di telescopico. Ovvio, se l’uso che si fa della bici sono 4/5h in gara meglio una full così come se si fanno giri extragara in cui il cronometro non è un fattore meglio una bici più comoda. Per rimanere in casa Orbea, la Oiz in tal senso è eccellente. Se invece si vuole una bici più leggera, per un uso specifico, di più semplice manutenzione, allora la Alma è una soluzione, perfetta, non troppo estrema e ad un prezzo più contenuto di molte altre bici. E vista dal vivo quella curva in zona movimento centrale dell’X-fader desta meno perplessità estetica che vista in foto.

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