[Test] Pivot Firebird 29

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Quando il mese scorso Pivot Cycles ha presentato la nuovissima Firebird con ruote da 29 pollici, vi abbiamo svelato di averne ricevuta una in anteprima per un test. L’allestimento in prova è denominato Pro XT/XTR 1x e si piazza nella fascia medio-bassa dei numerosi allestimenti proposti da Pivot ma è dotata comunque di una componentistica di ottimo livello, al pari del top di gamma di altri marchi con i quali è infatti allineato anche il prezzo di listino. Grazie al periodo estivo ho potuto mettere alla prova questa belva in un’ampia varietà di situazioni, dal bike park ai passi alpini in alta quota, dalle piste di DH ai percorsi da enduro, oltre ovviamente agli abituali trail dietro casa. Molteplici situazioni per comprendere il comportamento di una bici dall’indole molto aggressiva ma allo stesso tempo polivalente, come scopriremo in questo articolo.



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Dettagli

  • Materiale telaio: fibra di carbonio unidirezionale ad alto modulo
  • Formato ruote: 29” compatibile 27.5+
  • Geometrie variabili: sì
  • Corsa ant/post: 170/162mm
  • Mozzo posteriore: 157×12
  • Mozzo anteriore: 110×15
  • Interasse ammortizzatore: 230x65mm
  • Trasmissione: 1×11 (30t – 11-46)
  • Attacco per deragliatore: no
  • Attacco portaborraccia: sì
  • Disponibilità del solo frameset: sì
  • Colorazioni: Sandstorm o Steel Blue
  • Garanzia: 10 anni
  • Peso: verificato in taglia M 14,0kg

La Firebird 29 è costruita interamente in fibra di carbonio unidirezionale ad alto modulo assemblata tramite un processo di stampaggio esclusivo di Pivot, capace di ottenere un ottimo livello di rigidezza e robustezza mantenendo basso il peso. Il sistema di sospensione è il celebre DW Link, come da tradizione del brand dell’Arizona, ma rinnovato nella forma del carro e nel posizionamento delle bielle rispetto alla versione da 27.5″ della Firebird. La curva di compressione è fortemente ispirata a quella della sorella da DH, la Phoenix, ma ottimizzata per garantire efficienza in pedalata. Derivati dalla Phoenix anche le bielle e i perni maggiorati che ospitano cuscinetti di dimensioni generose, così come sulla Firebird 27.5, in funzione della massima rigidezza dell’insieme carro/telaio.

162 i millimetri di escursione della ruota posteriore, gestiti da un ammortizzatore FOX Float X2 Performance. Si tratta della versione che dispone esclusivamente della regolazione alle basse velocità di compressione e ritorno, invece della doppia regolazione su ciascun registro come la versione Factory di cui è dotato l’allestimento top di gamma. L’ammortizzatore di ampio volume si abbina bene alle spiccate doti discesistiche della Firebird e fondamentalmente non si sente la stretta necessità di dover intervenire sui registri alle alte velocità. Tuttavia l’ampio range di regolazioni è una delle prerogative più interessanti del Float X2 che in questa versione risulta, passatemi il termine, “castrato” rispetto alla versione Factory, con minore possibilità di personalizzare il comportamento della sospensione in base alle proprie esigenze. Come potete osservare nella foto seguente, il serbatoio separato dell’ammortizzatore è collocato molto vicino al top tube del telaio. Per questo motivo, allo scopo di lasciare adeguato margine di movimento, Pivot ha creato una sorta di nicchia, una rientranza all’interno del top tube in corrispondenza del piggy back.

Versione top di gamma invece per la forcella, un’eccellente FOX Float 36 da 170mm di escursione con cartuccia idraulica Grip 2: scorrevole, corposa, sostenuta e talmente fluida da non stancare mai le mani nemmeno nelle odiose braking bump dei bike park. La cartuccia Grip 2 consente di intervenire separatamente sui registri di alte e basse velocità sia in compressione che in estensione, per sfruttare al meglio l’elevato potenziale di questa forcella, adattandola alle proprie esigenze nelle diverse situazioni di riding. Pivot ha scelto di dotare la Firebird 29 della versione con offset corto da 44 millimetri, per non inficiare la maneggevolezza e garantire una guida aggressiva e dinamica in abbinamento all’angolo di sterzo piuttosto disteso. Un concetto moderno che stiamo vedendo diffondersi e affermarsi con sempre più convinzione e che condivido pienamente.

Come rivela il nome dell’allestimento, la trasmissione è formata da un mix di componenti a 11 velocità tra XTR e XT di casa Shimano. Il cambio è XTR, vittima di un problema di grippaggio della frizione che sono fortunatemente riuscito a risolvere con un po’ di manutenzione. È comandato da un trigger XT. La cassetta è XT con rapportatura 11-46 e viene abbinata a una guarnitura RaceFace Aeffect SL con pedivelle da 175mm (diversamente da quanto indicato nelle specifiche dell’allestimento che riportano una lunghezza di 170mm) e corona da 30 denti. Il range di rapporti che ne deriva è adeguato, forse un po’ corto in alcune situazioni in discesa ma sufficientemente agile per le salite, anche quelle particolarmente tecniche.

Le ruote sono fornite da DT Swiss, nello specifico un set M1700 con mozzo posteriore dotato di ruota libera Star Ratchet a 36 punti di ingaggio e con larghezza interna del cerchio di 30mm. Entrambe le ruote hanno richiesto una tensionatura durante il test e il cerchio posteriore si è pesantemente ammaccato in bike park. Per questo stesso allestimento è possibile scegliere un upgrade a ruote Reynolds per chi volesse risparmiare del peso e guadagnare rigidezza, con un ulteriore investimento di 1.600€. Le ruote, configurate in modalità tubeless, montano copertoni Maxxis Minion EXO Tubeless Ready entrambi in mescola 3C, un DHR II da 2.4″ WT al posteriore e un DHF 2.5″ WT all’anteriore: un’accoppiata che ho sempre apprezzato molto e nello specifico della Firebird 29 ne esalta le performance discesistiche e al contempo garantisce trazione e controllo anche nelle salite tecniche.

La Firebird 29 offre anche la possibilità di montare ruote da 27.5″ con coperture Plus, grazie a un passaggio ruota nel carro che gode di notevole spazio, sia per le 27.5+ che per le 29. L’artefice di questa ampiezza interna del carro è il mozzo Super Boost da 157mm di larghezza che ha permesso agli sviluppatori di Pivot di spostare ulteriormente all’esterno la linea catena e di allargare quindi il carro solo dove necessario, senza che questo andasse a interferire con i talloni durante la pedalata. Allargare il carro ha significato anche poterlo accorciare, realizzando una zona frontale (la parte di carro davanti al battistrada del copertone nella foto seguente) molto più sottile senza perdere rigidezza o robustezza. Il risultato è una quota di chainstay di soli 431mm che per una bici da 29″ con ben 162mm di escursione è un valore di assoluto riferimento.

L’impianto frenante è uno Shimano XT a 4 pistonicini con pastiglie Ice Tech e rotori Ice Tech Center Lock da 180mm di diametro su entrambe le ruote. La potenza è adeguata ma nelle situazioni d’utilizzo come il bike park o i percorsi particolarmente aggressivi, soffrono marcatamente di fading e risultano sottodimensionati per l’indole molto aggressiva della Firebird 29. L’attacco della pinza sul carro è di tipo PM180.

La Firebird 29 è dotata di diversi componenti marchiati Pivot, particolari e curati sia nei contenuti tecnici che nell’estetica. Il cockpit è formato da una combo di manubrio e attacco manubrio con il logo della fenice. Il primo è in carbonio, largo ben 800mm e con 20mm di rise, angoli piacevoli di 5 e 8 gradi e diametro centrale di 35mm. Il secondo è in alluminio, ovviamente con attacco da 35mm, ha un’inclinazione di 7 gradi e una lunghezza di 45mm.

Il manubrio è predisposto con il taglio diagonale necessario per interfacciarsi con il sistema PadLoc per le manopole, in questo caso un modello realizzato appositamente per Pivot da WTB, che detiene il brevetto. Grazie al sistema PadLoc le manopole apportano due principali vantaggi: il primo è quello di eliminare ogni rischio di rotazione indesiderata mentre il secondo è quello di offrire un cuscinetto morbido in gomma sull’estremità della manopola, in corrispondenza di dove il palmo insiste con il maggior peso. In questo modo la manopola è in grado di assorbire le vibrazioni, garantendo un livello di comfort superiore, effettivamente avvertibile e che già avevo apprezzato in altre occasioni.

Anche la sella è prodotta da WTB per Pivot ed è il modello che prende il nome di High Tail Trail, basato sulla High Tail di WTB ma con maggiore imbottitura per un utilizzo più gravity oriented. Si tratta di una sella, come dice il nome stesso, con una coda dal rialzo pronunciato che crea una seduta parecchio concava, sicuramente particolare e differente dalle selle a cui sono abituato ma comunque confortevole, una volta trovata la giusta posizione e inclinazione.

Per tutti gli allestimenti della Firebird 29, Pivot ha previsto una doppia opzione di reggisella telescopico, in base alla taglia. Per la due taglie più piccole il reggisella è un KS LEV Integra, 125mm di escursione per la S e 150mm per la M. Le taglie L e XL montano invece un FOX Transfer da 150mm di escursione. Avendo in prova una taglia M, il telescopico che ho utilizzato è un LEV da 150mm che si è rivelato non all’altezza del valore della bici. Durante uno dei primissimi giri e successivamente in altre due occasioni si è allentata la ghiera e prima che me ne accorgessi a causa del rumore provocato dal lasco, nel giro di pochi chilometri lo stelo si è visibilmente rigato, come si evince dalla foto seguente. Il comportamento è comunque sempre stato ruvido e lo stacco iniziale in affondamento difficoltoso, con il reggisella che si bloccava spesso in posizione completamente estesa e per abbassarlo occorreva spostare il peso del corpo in avanti mentre lo si premeva verso il basso, come se lo stelo non lavorasse perfettamente perpendicolare all’interno del fodero.

Come da tradizione per il marchio statunitense, i dettagli del telaio sono molto curati. L’ingresso del passaggio dei cavi all’interno del telaio è ordinato e preciso grazie alle apposite guarnizioni che fissano ciascun cavo alle porte di ingresso tramite una vite con testa a brugola. Le guarnizioni tuttavia non sigillano le porte di ingresso e quindi non impediscono all’acqua di infiltrarsi copiosamente all’interno del telaio quando si lava la bici. Il passaggio interno non è guidato da una guaina quindi il movimento dei cavi dentro al telaio può generare del rumore durante il riding.

La tubazione del freno esce in modo pulito e lineare dal lato del tubo obliquo, sopra la scatola del movimento centrale, per inserirsi nuovamente nel carro, senza creare interferenze durante l’utilizzo, mentre per la guaina del cambio Pivot ha scelto di farla passare sotto alla scatola del movimento centrale. La parte inferiore del tubo obliquo è concretamente protetta da un robusto guscio in gomma preformato per seguire perfettamente la forma del telaio.

Stessa cura per le protezioni su ogni lato che compone il triangolo del carro dal lato trasmissione, per preservarlo dagli urti della catena. Non è presente invece la placca metallica per proteggere il carro da eventuali risucchi della catena nella zona adiacente alla corona, di cui è dotata la Firebird da 27.5 così come la maggior parte degli altri modelli di casa Pivot. Un dettaglio che avrebbe rivestito un ruolo importante dato che proprio in quel punto del carro la vernice ha iniziato a sbeccarsi per via dei ripetuti colpi inferti dalla catena durante il riding.

Nonostante la mancanza di spazio all’interno del triangolo principale del telaio per via della posizione dell’ammortizzatore, Pivot non ha rinunciato a dotare la Firebird 29 di supporti per il portaborraccia, scegliendo di applicarli sul lato inferiore del tubo obliquo. Una posizione certamente poco pratica in quanto non accessibile durante la guida nonché molto esposta alla sporcizia, ma in queste settimane di caldo torrido ho potuto apprezzare la possibilità di portarmi comunque la borraccia anche nei giri più brevi. Nello specifico ho scelto di utilizzare una Cageless di Fabric per evitare la vista del portaborraccia vuoto, decisamente antiestetico in quel punto del telaio, quando non utilizzavo la borraccia. Da sottolineare che lo spessore della protezione del telaio crea un’interferenza maggiore che rende più difficoltosa l’estrazione della borraccia Cageless ma allo stesso modo assicura anche di non perderla inavvertitamente nei tratti molto sconnessi, risolvendo quindi tale noto problema della Cageless.

Geometrie

La Firebird 29 è dotata di inserto “flip-chip” in grado di modificare le geometrie di 0.5° per quanto riguarda gli angoli di sella e sterzo e di 6mm per quanto riguarda l’altezza del movimento centrale. Questa opzione è sfruttabile sia nella configurazione con ruote da 29 pollici, per avere 2 opzioni di geometrie, che per montare ruote da 27.5 con pneumatici Plus conservando geometrie del tutto simili a quelle della versione con ruote da 29. Per quanto mi riguarda ho utilizzato la Firebird 29 prevalentemente in posizione low, nella quale a mio avviso si sfrutta tutto il potenziale di questa bici. La versione high può portare qualche vantaggio nell’utilizzo trail più selvatico, per avere un maggiore margine delle pedivelle da terra pedalando tra le rocce sporgenti, ma in generale ho trovato la posizione low molto equilibrata seppure parecchio aggressiva.

Parliamo infatti di un angolo sterzo di 65° abbinato a un’altezza del movimento centrale di 348mm ma soprattutto a un carro molto corto, di soli 431mm, che influisce enormemente sulle prestazioni della Firebird 29, come illustrerò più avanti.

Salita

Conoscendo i prodotti Pivot e apprezzando le moderne endurone da 29″, le aspettative riguardo la Firebird 29 erano molto alte, non solo per le performance in discesa ma anche per quelle in salita. Ormai molte bici da enduro moderne, per lo meno quelle meglio riuscite, riescono a dare qualche soddisfazione anche in salita, ovviamente sempre in relazione alla tipologia di bici. La Firebird 29 ha infatti confermato le mie aspettative rivelandosi una buona scalatrice, sia sulle salite scorrevoli che su quelle tecniche. Il sistema di sospensione è abbastanza stabile fintanto che si mantiene una pedalata rotonda mentre la frenatura idraulica della levetta 2 Position del Float X2, raggiungibile molto facilmente durante la guida, migliora la situazione per poter affrontare anche le salite tecniche, dove si sposta in modo deciso il peso sulla bici, senza eccessivo affondamento della sospensione. Il fondo sconnesso, ripido e tortuoso non preoccupa la Firebird 29 che resta sempre ben piazzata sull’anteriore e facile da manovrare, con la ruota posteriore che garantisce sempre ottima trazione. Nei tortuosi e tecnici sentieri di alta montagna ne ho apprezzato la maneggevolezza e lo spunto sugli strappi ripidi improvvisi… basta semplicemente ricordarsi di avere una bici più “ingombrante” rispetto a una qualunque trail bike e sfruttarne la maggiore inerzia per riuscire a spremerne il meglio anche nelle salite fuoristrada.

Discesa

La vera conferma delle aspettative l’ho avuta però in discesa, dove la Firebird 29 mi ha stampato un sorriso in faccia sin dalle prime curve. Un mix di caratteristiche di guida che ne fanno una bici performante ed estremamente divertente: agile, maneggevole, stabile, confortevole, reattiva e precisa. Agile: entrare nelle curve e meravigliarsi di quanto si riesca a chiuderle strette conservando velocità, merito in gran parte del carro molto corto in proporzione alla quota di front-center; cambiare traiettoria velocemente e sentire sempre la bici rispondere in modo stabile e preciso. Maneggevole: la Firebird 29 asseconda facilmente ogni comando, in modo intuitivo, senza richiedere più forza e dinamicità di guida del necessario. L’offset ridotto abbinato all’angolo di sterzo disteso garantisce maneggevolezza e rende lo sterzo più leggero.

Stabile: riesce a tenere velocità elevate, anche in mezzo allo scassato, senza scomporsi. Affrontando tratti ripidi e molto sconnessi si ha sempre fiducia nell’avantreno che si avverte solido e saldo al terreno, merito del connubio tra le geometrie aggressive e l’ottimo comportamento della FOX 36 con cartuccia Grip 2. Confortevole: disperdere troppe energie per mantenere ritmi molto alti non è mai produttivo in nessun ambito, che si parli di gare di enduro o di giornate in bike park. Ho apprezzato molto la Firebird 29 per il fatto che non trasferisce eccessive vibrazioni al corpo e non richiede troppa energia nella guida, in poche parole, non stanca. L’antirise perfettibile, che porta la sospensione a irrigidirsi leggermente durante la frenata, e la rumorosità nei tratti sconnessi sono le uniche pecche riguardanti il comfort di guida della Firebird 29.

Reattiva: la sospensione corposa, fluida e progressiva della Firebird 29 fornisce una guida estremamente dinamica in ogni condizione di guida. L’ammortizzatore lavora prevalentemente nella parte centrale della corsa risultando sostenuto e sempre pronto ad assorbire asperità e atterraggi, anche nelle situazioni più impegnative, restituendo energia per una guida sempre attiva. Precisa: scegliere una traiettoria e mantenerla a prescindere da quanto sia sconnesso e impervio il terreno è sempre facile e intuitivo e questo permette di concentrarsi sulla traiettoria successiva senza doversi curare troppo di cosa passi sotto alle ruote. Una caratteristica che rende la Firebird 29 capace di semplificare la guida e conservare velocità.

Conclusioni

Pivot ha creato una bici con un equilibrio esemplare tra geometrie, comportamento delle sospensioni e rigidezza del telaio. Nasce per le competizioni di enduro ma è in grado di emulare le performance di una bici da DH in bike park e di divorarsi le lunghe escursioni in alta montagna. È una bici aggressiva ma non esasperata, molto intuitiva, e la si può apprezzare anche a ritmi più tranquilli ma le ottime performance inducono comunque a una guida dinamica e dai ritmi alti che restituisce molte soddisfazioni.

Allestimenti e prezzi

La nuova Firebird 29 è disponibile in due colorazioni e in una discreta quantità di allestimenti, alcuni dei quali prevedono un upgrade a ruote Reynolds in carbonio con relativo sovrapprezzo. Di seguito il listino per il mercato italiano.

Firebird Team XTR 1x: €9.949
Firebird Team XX1 Eagle: €10.999
Firebird Pro X01 Eagle – ruote Reynolds: €10.499
Firebird Pro X01 Eagle: €8.999
Firebird Pro XT/XTR 1x – ruote Reynolds: €9.199
Firebird Pro XT/XTR 1x: €7.599
Firebird Race XT 1x: €6.099
Firebird Race X01: €6.599

Pivot Cycles

 

Commenti

  1. FOF:
    Test di grande spessore, complimenti, sarei curioso di conoscere i prezzi per gli altri paesi europei, la definizione del prezzo alla luce del potere d’acquisto può restituire differenze enormi in termini da paese a paese, sono stato recentemente ad una gara di enduro in cui i partecipanti erano per il 90% tedeschi e le Pivot (Firebird, 5.5) erano numerose, sui sentieri di casa credo di averne viste 2 negli ultimi 10 anni.
    Germania:
    Team XTR Team XX1 Pro XT/XTR Pro XO1 Race XT Race XO1
    9.949 € 10.999 € 8.999 € 7.599 € 6.599 € 6.099 €
    Gli stessi, conseguentemente per un tedesco l’acquisto è molto più leggero, dati 2014 danno lo stipendio medio tedesco più elevato del 40%, tra l’altro le differenze maggiori (fino al 70%) si hanno sulle occupazioni di profilo più basso.
    Una Pivot costa la metà...
    quindi adesso è colpa dei produttori di bici se in italia paghiamo il 60% di tasse e abbiamo stipendi da lavoratori cinesi? Se non avete da spendere soldi per le bici, o per le moto, o per altro, andate a piedi invece di lamentarvi su internet...
    Scusa? La mia era una constatazione che mirava ad evidenziare come un prodotto di questo costo sia fuori portata per le tasche di un italiano e non per un tedesco, danese, svedese... i commenti che mi hanno preceduto puntavano l’attenzione sul prezzo, io volevo semplicemente chiarire che non è così fuori portata per tutti. Non mi sono lamentato del prezzo, anzi, volevo in parte giustificarlo. Pace e bene.
  2. p84:
    Il fatto che non si vendano certe bici non significa automaticamente che non siano migliori delle altre, conferma invece quante persone (tantissime) devono fare i conti con la crisi economica
    La crisi economica. Veramente, siamo ancora alla "crisi", con gli Stati Uniti il cui pil è cresciuto del 4% nel 2018? Scendiamo dal pero ragazzi, l'Italia non rappresenta il mondo intero. Paesi come la Germania hanno superato la crisi anni orsono.
    Se vogliamo parlare del prezzo, raffrontiamo questa bici a mezzi simili, non dovrebbe essere difficile visto abbiamo fatto diversi test a riguardo ultimamente. Il resto conta poco, perché anche in Italia c'è chi non ha problemi di soldi.
    dear marco,
    diciamo che il concetto potrebbe anche essere chiaro, ma come moderatore, avresti dovuto scriverlo meglio, in quanto non puoi fare di tutto un'erba e un fascio, nel senso che per te stanno tutti bene e non hanno problemi, occhio che la realtà è diversa, tanto diversa

    bici bellissima, ma...
    mi chiedo: 'ste bike con 'sti pesi assurdi ed a 'sti prezzi altrettanto assurdi a che pro? per coloro che pensando di comprare una schiacciasassi simile si possa diventare geni della discesa, capaci a fare di tutto senza rischiare l'osso del collo ogni domenica? certamente sì
    solo che... poi visto che butta male, si va a fare la forestale più vicina scarrozzandosi un biciclettone infinito coi gommoni e farsi superare in tutta scioltezza da una rockhopper metà anni novanta, con le ruotine
    bike per pochi, ma veramente pochi
    No, dear doublet, perché quella della ‘crisi’ è una bella scusa dietro cui nascondere le proprie e altrui incapacità. O vuoi forse dirmi che tedeschi e americani sono 10 volte meglio degli italiani a cavarsi dai guai (= crisi dell’ormai lontano 2008) e a competere contro i cinesi?
    l'italiano se ne ha, li mette in banca o dentro il materasso, te lo sogni che li spende in mountain bike
  3. €11000 ma stiamo delirando, per un po di carbonio, quattro componenti presi dai cataloghi e
    il tutto assemblato ad oriente, ci stanno prendendo per il culo, ma si vede che ci piace,
    a scusate la più economica costa € 6099, che ridere
    Che barba... che noia... Ma non è mica un genere di prima necessità. Non siete obbligati a comprarle.
    ...certo, basta che la deriva dei prezzi non trascini anche il costo dei modelli base. E poi non vorrei che il mondo della mtb si trasformi in uno yacht club .
    Ripeto, stiamo parlando di una bici da enduro 29, che fino a prova contraria non è un bene di prima necessità, ma un bene che rientra nella sfera delle passioni e del superfluo. I modelli base da 2.500 € sul mercato ci sono, così come nel mercato delle automobili ci sono le Panda da 7.000 € e le Ferrari da 470.000 €. Per caso ti lamenti anche delle Ferrari costano troppo o hai paura che la deriva dei prezzi delle Ferrari trascini il costo della Panda?
    Qui non c'è niente di esclusivo come una Ferrari, i componenti con cui è montata li trovi dove vuoi, mica li fabbricano loro. Il paragone panda Ferrari è la solita cazzata, tutti vedono l'enorme differenza prestazionale tra le due auto, qui no, vorrei fare un test ad occhi chiusi e vedere chi si accorge della differenza tra questa e una bici che costa metà presa online. Le prestazioni in bici le fanno chi le guida, il resto sono piccolezze che ogni casa propone, per poi rimangiare il progetto magari 2 anni dopo. Trovo cmq le geo e i kg ormai assurdi di queste bici. Meglio come dice Theo avere il dh
    Ho capito ma.... che accidenti ve ne importa se costa troppo? E anche che accidenti ve ne importa se costa troppo in rapporto a come è montata??? Ve l'ha detto il dottore che dovete comprare una Pivot????
    Il produttore sarà libero di fare la politica dei prezzi che meglio preferisce? Se va alla rovina, saranno affari suoi???
    La geo e i kg li trovi assurdi? Bene, non la comprare e prendi altro!
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