[Test] Pivot Mach 5.5 Carbon

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Autore:  Francesco Mazza

La Pivot Mach 5.5 Carbon è stata presentata a maggio 2017 creando un discreto interesse data la sua natura di bici “tuttofare”. Un prodotto dall’ampio range di utilizzo che spazia dal Trail all’Enduro, con 140mm di escursione posteriore abbinati ai 160mm di corsa della forcella, ruote da 27.5″ con copertoni “mid-plus” e una notevole cura per i dettagli. Ho messo alla prova l’allestimento Pro XT/XTR in taglia L che mi è stato consegnato da Pivot con alcune piccole ma significative modifiche per quanto riguarda il montaggio, che vi svelerò nel corso di questo articolo. Il test si è svolto in parte sui gelidi percorsi alpini e in parte alle più miti temperature della riviera di Finale Ligure, grazie all’ospitalità del Ligure Residence e al servizio shuttle di Ride on Noli.



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In sintesi

Materiale telaio: fibra di carbonio unidirezionale ad alto modulo
Formato ruote: 27.5”
Geometrie variabili: no
Corsa ant/post: 160/140mm
Mozzo posteriore: 148×12
Mozzo anteriore: 110×15
Interasse ammortizzatore: 200x51mm
Trasmissione: 1×11 (30t – 11-46)
Attacco per deragliatore:
Attacco portaborraccia:
Disponibilità del solo frameset:
Colorazioni: Red e Black
Peso: verificato in taglia L 13,2kg

Analisi statica

Il telaio della Pivot Mach 5.5 Carbon è realizzato con un mix di fibre ad alto modulo studiate per ottenere una via di mezzo tra la robustezza del telaio Mach 6 e la leggerezza del telaio 429SL. Grazie a una tecnologia proprietaria che permette di sagomare il telaio anche all’interno, aggiunta a una particolare cura della disposizione delle pelli di carbonio, Pivot è in grado di risparmiare quasi mezzo chilogrammo rispetto a telai dello stesso segmento della concorrenza senza rinunciare alla robustezza e alla rigidezza del telaio. Nel caso della colorazione nera, con dettagli turchesi, la finitura trasparente opaca lascia a vista la trama unidirezionale del carbonio per un effetto estetico notevole.

Sulla Mach 5.5 Carbon il sistema di sospensione DW Link è ottimizzato per l’escursione di 140mm ma utilizza lo stesso sistema di cuscinetti che Pivot adotta per i suoi modelli a lunga escursione come la Phoenix da DH e la Firebird. In questo modo è in grado di assicurare maggiore fluidità e sensibilità su tutta la corsa della sospensione ma in particolare sulle piccole asperità. Il percorso ruota inoltre è stato studiato per offrire il miglior superamento degli ostacoli di grossa entità in relazione all’escursione di “soli” 140mm.

A gestire la corsa della sospensione posteriore troviamo un ammortizzatore FOX Float DPS EVOL Factory Kashima da 200mm di interasse per 51mm di corsa, quindi in formato tradizionale e non metrico. Sia per l’acquisto del telaio che per ognuno dei numerosi allestimenti previsti da Pivot, esiste la possibilità di ordinare come upgrade un ammortizzatore Float X2, decisamente più discesistico dato il maggiore volume, al posto del DPS di serie. Tutti gli ammortizzatori sono accessoriati con un pratico misuratore di sag che, grazie a una tacca che indica il punto di sag corretto, facilita le operazioni di messa a punto della sospensione.

La forcella prevista per tutti gli allestimenti è una FOX 36 da 160mm di escursione con asse Boost 110x15mm. Gli allestimenti Pro sono dotati della versione Performance mentre tutti gli altri allestimenti, come il Team XT/XTR in test, godono della versione Factory Kashima. Secondo indicazioni di Pivot, le geometrie della Mach 5.5 accettano anche forcelle da 140 e 150mm ma il fatto che la scelta dei montaggi di serie ricada su forcelle da 160mm lascia intuire lo spirito aggressivo di questa bici.

La trasmissione fa affidamento su componenti miste basate sul sistema Shimano a 11 velocità. Il cambio è un XTR comandato da un trigger XT. La cassetta è XT con rapportatura 11-46. La guarnitura è invece di casa RaceFace con pedivelle Aeffect SL da 175mm e corona singola da 30 denti. Il comportamento è fluido e preciso ma il range di rapporti, per quanto adeguato alla destinazione d’uso, risulta un po’ corto se si è abituati a trasmissioni Eagle a 12 velocità. La corona da 30 denti sul pignone da 46 sviluppa quasi lo stesso rapporto di una corona da 32 sul pignone da 50, ma la differenza che si ha sul pignone più piccolo è notevole.

Le ruote di questo allestimento sono delle DT Swiss M1700 con ruota libera Star Ratchet e canale da ben 35mm di larghezza, votato ad accogliere i copertoni di sezione generosa. Sulla Mach 5.5 Carbon infatti vengono montate delle Maxxis da 2.6″ di larghezza, più precisamente un Minion DHF WT EXO Tubeless Ready all’anteriore e un Rekon WT EXO Tubeless Ready al posteriore. Qui ho riscontrato una delle differenze di montaggio che ho anticipato nell’introduzione: al posteriore infatti ho trovato una Maxxis DHR II EXO Tubeless Ready da 2.4″, quindi un modello diverso con una sezione inferiore rispetto a quanto previsto di serie. Va segnalato che per tutti gli allestimenti della Mach 5.5 Carbon, eccetto i due della serie Race, è possibile selezionare come upgrade un set di ruote con cerchi Reynolds Carbon da 36mm di larghezza e mozzi Industry Nine.

La combo del cockpit è interamente prodotta da Pivot. Il manubrio è un Phoenix Team Carbon in fibra di carbonio da 760mm di larghezza e 35mm di diametro, con 20mm di rise e angoli di 5° per l’upsweep e 8° per il backsweep. Si tratta di un manubrio per il quale Pivot ha condotto test molto severi per determinare qualità di robustezza ma anche di prestazioni, difatti sia le geometrie che la costruzione rendono questo manubrio particolarmente confortevole e al contempo rigido e pronto ai comandi. Utilizza il sistema PadLoc che prevede un taglio diagonale al termine del manubrio tramite il quale le manopole si interfacciano perfettamente senza che possano ruotare. Le stesse manopole infatti sono realizzate da Pivot con il sistema PadLoc e il morbido cuscinetto in gomma che smorza le vibrazioni sulla parte più esterna del palmo della mano diminuendo le sollecitazioni al nervo ulnare. Lo stem è un Phoenix Team Enduro da 45mm per le taglie XS e S, da 55mm per le taglie M, L e XL. Qui siamo di fronte all’altra differenza che Pivot ci ha fatto trovare rispetto all’allestimento di serie: nonostante per la taglia L sia previsto uno stem da 55mm, sulla taglia L che ho testato era montato uno stem da 45mm che, riducendo la quota di reach, la portava a una misura che ho trovato perfetta per il mio fisico e il mio stile di guida, come approfondiremo in seguito.

Anche l’impianto frenante è affidato a Shimano con il modello XT M8000 abbinato a rotori IceTech CenterLock da 180mm di diametro su entrambe le ruote. Il carro offre un supporto pinza PM 180 che esclude quindi l’utilizzo di dischi da 160mm ma che permette di fissare la pinza freno direttamente al telaio senza necessità di adattatori, in caso di disco da 180mm, riducendo la possibilità di torsioni o di allineamenti imperfetti e migliorando quindi le performance del freno.

Il telaio della Mach 5.5 mostra tutta la cura per i dettagli alla quale Pivot ci ha piacevolmente abituati. L’ingresso dei cavi è ben posizionato per garantire un routing pulito ed elegante verso il manubrio. Le porte di ingresso sigillano il telaio e bloccano in posizione cavi e tubazioni.

Preciso e ordinato anche il passaggio esterno della tubazione del freno tra il telaio e il carro, solido e ben indirizzato. Decisamente utile la protezione che ricopre la biella inferiore del DW Link ed evita che i detriti alzati dalla ruota posteriore possano insinuarsi tra gli accoppiamenti della biella creando fastidiosi rumori o, nei casi peggiori, anche dei danni. In questa foto notiamo anche come il telaio sia purtroppo rimasto segnato dallo sfregamento della borraccia contro il piantone sella. Il fondo della borraccia infatti appoggia in quel punto del telaio che di fatto interferisce con il completo inserimento della stessa all’interno del portaborraccia.

Sarebbe bastato posizionare i supporti solo pochi millimetri più in alto per ovviare a questo inconveniente, considerando che il telaio offre abbondante spazio anche per borracce di grandi dimensioni. Una soluzione valida è quella di utilizzare un portaborraccia con entrambi i fori ad asola per posizionarlo il più in alto possibile. Sono invece oggetto di una cura maniacale le protezioni che riparano il carro dalla catena: oltre alla placca in metallo lucidato a specchio che protegge il carro da un eventuale risucchio della catena, troviamo un robusto e abbondante rivestimento in gomma sagomata e marchiata Pivot sul chainstay, alla quale è abbinato un discreto e molto utile inserto in gomma incorporato nella traversina verticale del carro. La composizione della gomma è piuttosto morbida e assorbendo ottimamente gli urti della catena dona alla Mach 5.5 Carbon una silenziosità esemplare.

Il lato inferiore del tubo obliquo gode della stessa attenzione essendo rivestito da una robusta protezione in gomma che ne ricopre quasi la metà della lunghezza, comprendendo la scatola del movimento centrale. Qui possiamo notare, oltre alle porte di uscita dei cavi di cambio e deragliatore (se previsto), il vano della batteria del sistema Shimano Di2, per il quale tutti i telai Mach 5.5 Carbon offrono piena compatibilità e predisposizione. I supporti per un secondo portaborraccia sono presenti in fondo al tubo obliquo, in una posizione che probabilmente verrà sfruttata poco avendone a disposizione già uno in posizione tradizionale.

Geometrie

Salita

In sella alla Pivot Mach 5.5 Carbon mi sono subito sentito a mio agio, nonostante la taglia più lunga. Chi legge abitualmente i miei test probabilmente è a conoscenza del fatto che, per quanto la mia altezza di 175cm mi collochi sulla carta su taglie M, spesso mi capita di utilizzare taglie L preferendo generalmente bici più lunghe piuttosto che troppo compatte. In questo caso specifico, con la situazione fortuita della scelta di Pivot di montare uno stem da 45mm sulla bici in test, mi sono trovato perfettamente centrato e bilanciato. Una sorta di Forward Geometry che non è esattamente quanto proposto da Pivot nella loro tabella delle taglie ma che ha funzionato molto bene. In salita questo si traduce in una posizione molto comoda sulle lunghe salite scorrevoli e in una stabilità incredibile nel tecnico, dove comunque la ruota anteriore resta ben salda al terreno, mantenendo direzionalità e controllo, nonostante la forcella dall’escursione generosa per una Trail bike. Il carro particolarmente corto aiuta nel superamento degli ostacoli senza perdere trazione, complice anche il copertone “fuori specifiche” molto aggressivo. Ho apprezzato la manovrabilità e l’ottimo equilibrio della bici anche nei tratti di salita molto tecnica, che la Mach 5.5 aiuta a superare con disinvoltura. Il cinematismo è sufficientemente stabile ma al contempo molto sensibile quindi per trarne il massimo vantaggio è consigliabile agire sulla frenatura idraulica dell’ammortizzatore, selezionando la posizione Medium nei tratti sconnessi e sfruttando la posizione Firm per quelli scorrevoli.

Discesa

Lo stesso approccio intuitivo che ho apprezzato in salita si è messo in risalto anche in discesa, rendendo la Mach 5.5 molto facile da comprendere e da cucirsi addosso sin dalle prime curve. La maneggevolezza regna davvero sovrana e la fluidità di conduzione è emozionante. Le geometrie non sono particolarmente aggressive ma in realtà risultano perfettamente equilibrate per sfruttare al meglio la Mach 5.5 in ogni condizione d’uso. La sezione Wide Tire da 2.6″ del copertone anteriore, unita al cerchio di ben 35mm di larghezza interna, crea un volume notevole che aumenta sensibilmente il grip e la tenuta ma rende anche l’anteriore leggermente più pigro nei cambi di direzione veloci, tuttavia il mix per me inedito dell’accoppiata di copertoni da 2.4″ al posteriore e da 2.6″ all’anteriore si è rivelato efficace, anche se probabilmente una coppia di 2.4″ avrebbe soddisfatto ancora meglio i miei gusti per una guida ulteriormente reattiva e giocosa.

La sospensione offre un assorbimento davvero eccellente, sia sulle piccole asperità che sui grossi impatti, risultando sempre sensibile, fluida e corposa, nonostante la curva di compressione non sembri essere particolarmente progressiva. La quota di antirise pare piuttosto elevata dato che se si incassano urti importanti in fase di frenata, capita di mandare a fondocorsa la sospensione in modo chiaramente avvertibile. Probabilmente uno spacer di dimensioni maggiori all’interno del Float, aumentando la progressività nella parte conclusiva della corsa, contrasterebbe in parte questo fenomeno. Il comportamento generale del DW Link della Mach 5.5 sprona a una guida dinamica grazie alla reattività e alla prontezza della sospensione, pompando e alleggerendo in continuazione per assecondare e sfruttare al meglio il trail.

Nel tecnico e in generale in quei tratti dove lo scassato richiede il massimo impegno dalla guida, la Mach 5.5 offre elevata stabilità, soprattutto considerando che si tratta fondamentalmente di una Trail bike, seppure strizzi l’occhio all’Enduro con la sua forcella da 160mm di escursione. Il telaio rigido e solido assicura precisione e controllo. L’avantreno è stabile e garantisce una concreta sensazione di fiducia, permettendo di affrontare anche tratti molto impegnativi entro un buon margine di sicurezza. Il carro relativamente corto permette di muoversi agilmente per correggere eventuali sbavature di traiettoria, per una guida che diventa molto precisa ed efficace.

Conclusioni

La chimera della bici unica o della bici “tuttofare” sappiamo essere difficilmente raggiungibile, ma Pivot con la Mach 5.5 si è avvicinata parecchio. Divertente e facile da guidare, bilanciata, agile e reattiva… racchiude molte doti che si fanno valere sia in salita che in discesa. Curatissima nei dettagli e montata con criterio. Una bici equilibrata e performante, tra le più piacevoli e polivalenti che abbia mai guidato.

Allestimenti e prezzi

Pivot offre la Mach 5.5 in una vasta varietà di allestimenti. Alcuni di questi allestimenti prevedono la possibilità di scegliere le ruote Reynolds in carbonio al posto di quelle di serie, ovviamente con una maggiorazione sul prezzo. Su tutti gli allestimenti invece, sempre con maggiorazione sul prezzo, è possibile scegliere l’ammortizzatore FOX Float X2 al posto del Float DPS EVOL di serie. Per i dettagli di ciascun allestimento vi rimandiamo alla pagina dedicata alla Mach 5.5 sul sito ufficiale Pivot. Tutti gli allestimenti sono importati in Italia: per la disponibilità consultate un rivenditore Pivot. Di seguito il listino prezzi di ciascun allestimento per il mercato italiano.

Mach 5.5 Carbon Anniversary: €9.799
Mach 5.5 Carbon Team XTR Di2 2x: €11.999
Mach 5.5 Carbon Team XTR Di2 1x: €10.799
Mach 5.5 Carbon Team XTR 2x: €9.999
Mach 5.5 Carbon Team XTR 1x: €9.899
Mach 5.5 Carbon Team XX1 Eagle – Reynolds C: €9.999
Mach 5.5 Carbon Pro X01 Eagle: €8.499
Mach 5.5 Carbon Pro XT/XTR 2x – Reynolds C: €8.999
Mach 5.5 Carbon Pro XT/XTR 2x: €7.599
Mach 5.5 Carbon Pro XT/XTR 1x – Reynolds C: €8.899
Mach 5.5 Carbon Pro XT/XTR 1x: €7.299
Mach 5.5 Carbon Race X01: €6.699
Mach 5.5 Carbon Race XT 1x: €5.999
Mach 5.5 Carbon telaio + FOX Float DPS EVOL: €3.499
Mach 5.5 Carbon telaio + FOX Float DPS EVOL + FOX 36 160 Factory + cockpit Pivot: €4.899

Pivot Cycles è distribuita in Italia da Tribe Distribution

Commenti

  1. anche io alla lettura ho avuto la stessa sensazione: nella bici, ma che prezzi
    arrivi a 9000 euro in un attimo
    il settore per me sta andando fuori di testa
    mi costano di più due mtb così che non l'auto che utilizzo per portarle .....
    Visto le geometrie e l'quipaggiamento non mi sembrano nemmeno particolarmente funzionali quelli da 12000 Euro.
    La mia Cube Stereo 29er con cerchioni Syntace che mi sono montata con un telaio del 2015 (in offerta) mi è costato ca. 3300 Euro, calcolando tutto tranne il mio lavoro. Pesa 12,5 chili con la tripla davanti, arrivo dappertutto e ho componenti della Rock Shox, sia l'ammo che è il Monarch RT3 Debon Air che la Forcella che è il modello 2017 della Pike.
    Poi come angolo sella ho 74,8 ° che mi permette qualsiasi salita.
    Mi chiedo davvero come giustificano questi prezzi qui.
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