[Test] Pneumatici Bontrager SE5 Team Issue TLR

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Chi ha letto il test delle ruote Bontrager Rhythm Pro pubblicato a fine febbraio, forse ricorderà che erano montate con coperture SE5 Team Issue della stessa casa americana. Si tratta di un pneumatico tubeless ready espressamente concepito per un utilizzo enduro e derivato dal modello G5 da DH, cosa che balza immediatamente all’occhio confrontandone i battistrada.

La gamma di coperture Bontrager è molto ampia ed in grado di coprire i più svariati campi di utilizzo. La scelta di utilizzare il modello da discesa come base di sviluppo parla chiaro: pochi compromessi e ricerca delle massime prestazioni discesistiche. Compromessi a cui non si scende neppure in fatto di misure, con la sola sezione da 2.3” disponibile sia per il formato 27.5” che 29”.

Rispetto alla carcassa 2-ply del G5, qui troviamo una costruzione meno massiccia e quindi più leggera, anche se è comunque presente uno strato rinforzato sia sui fianchi che sotto il battistrada. Bontrager non fornisce ulteriori dettagli per quanto riguarda la struttura, se non che è una 60 tpi. Per la mescola è dichiarata una durezza di 50a per i tasselli laterali, mentre quelli centrali sono da 61a per favorire la scorrevolezza e contenerne l’usura. Il peso da noi rilevato per la versione da 27.5″ in test è praticamente coincidente con i 935 g dichiarati.

Il disegno del battistrada è abbastanza classico e non troppo dissimile da quello di pneumatici di altre marche. La tassellatura centrale rivela la ricerca del migliore compromesso possibile fra le caratteristiche richieste dai diversi tipi di fondo. I tasselli sono infatti pronunciati e distanziati a sufficienza per “mordere” il terreno sui fondi allentati e scaricare il fango, ma non alti e lontani al punto da far perdere precisione sui fondi compatti o compromettere eccessivamente la scorrevolezza. Per limitare la resistenza al rotolamento, su uno dei due lati presentano inoltre un profilo a rampa, mentre il lato deputato a lavorare in frenata ha un profilo ad angolo retto (come è giusto che sia per una copertura di questo tipo, il verso di rotolamento è quello che garantisce la migliore tenuta in frenata e non è differenziato fra anteriore e posteriore).

La tassellatura laterale alterna tasselli dal profilo a L a tasselli rettangolari, ed anche qui l’impressione è che si sia cercato il migliore compromesso possibile. L’altezza è infatti sufficiente a garantire una buona presa in curva o sulle contropendenze, ma non al punto di flettere fastidiosamente sui fondi compatti. La sporgenza laterale rispetto alla carcassa è inoltre quasi nulla (1 mm ca.), così come è abbastanza ridotta la distanza dalla tassellatura centrale. Tutto ciò dovrebbe garantire l’assenza di punti morti nell’entrata in piega, quando il carico passa dalla tassellatura centrale a quella laterale.

In garage

Le coperture ci sono state inviate già montate, ovviamente in configurazione senza camera d’aria. Per verificarne il peso e la facilità di montaggio le abbiamo tuttavia smontate e rimontate. Entrambe le operazioni sono avvenute senza problemi, così come è stato semplice farle tallonare con una normale pompa a colonna (per questa operazione è comunque consigliabile saponare un po’ i fianchi, specie se le coperture sono nuove). Per quanto riguarda la pressione siamo partiti con un valore di 2.2/2.3 bar al posteriore e 1.7/1.8 bar all’anteriore, valori che abbiamo poi trovato abbastanza azzeccati per la maggior parte delle situazioni ed in grado di garantire un buon compromesso fra comfort, tenuta e resistenza alle pizzicate.
Sui cerchi da 22.5 mm di canale interno delle Rhythm Pro la carcassa ha un ingombro di 56 mm, mentre quello massimo è di 58 mm. Dimensioni non particolarmente generose ed adatte a cerchi di larghezza tradizionale, mentre su cerchi dal canale interno molto largo potrebbero assumere un profilo eccessivamente squadrato.

Sul campo

Un pneumatico concepito per dare il meglio in discesa non necessariamente avrà una buona scorrevolezza, a maggior ragione se è derivato da un modello da DH. La SE5 si comporta invece molto bene, meglio di molti altri pneumatici di questa tipologia. Nessun problema anche per l’utilizzo al posteriore, quindi, visto che l’ottima trazione sui fondi tecnici non fa pagare pegno su quelli lisci e compatti. Il lungo periodo di test ci ha permesso di apprezzare anche un’ottima resistenza all’usura, probabilmente grazie alla mescola non troppo morbida utilizzata per la tassellatura centrale. Le temperature invernali hanno comunque giocato a favore da questo punto di vista.

Ma passiamo alla discesa, ambito dove un pneumatico da enduro deve dare il meglio. La solidità della struttura ed il supporto fornito dai fianchi sono più che adeguati, soprattutto in rapporto al peso, ma chiaramente un gradino sotto rispetto ad un dual ply. Considerata anche la sezione relativamente contenuta, è perciò sconsigliabile farsi tentare da pressioni troppo basse, specie al posteriore. L’SE5 è perciò indicato per chi cerca precisione e reattività, piuttosto che un pneumatico confortevole ed in grado di sopperire ad eventuali passività nella guida. Precisione e reattività che, è giusto sottolineare, sono sicuramente state enfatizzate dall’uso su ruote in carbonio di alto livello.
Se per quanto visto sino ad ora gli utilizzatori ideali sono i biker veloci e reattivi, perchè in piega cominci a mordere non sono invece richieste inclinazioni o carichi sull’anteriore da top rider. La tenuta è infatti ottima già ad andature relativamente tranquille, eventuali perdite di presa avvengono in modo estremamente graduale, ma soprattutto non si avvertono vuoti nella fase di transizione. Una copertura estremamente facile e sincera da questo punto di vista.
Il comportamento sui diversi tipi di fondo, anche per quanto concerne il grip in frenata, rispecchia in toto quel che il disegno del battistrada lascia supporre, e cioè grande polivalenza. Nelle situazioni limite le performance sono ovviamente inferiori a quelle di un pneumatico specifico, ma lo spettro d’uso congeniale all’SE5 è davvero ampio. Sullo smosso un’impronta a terra un po’ maggiore renderebbe la vita più facile, ma la coperta che arriva dappertutto non è ancora stata inventata.
A meno di non dover girare nelle Highlands scozzesi o nel deserto dello Utah, si tratta quindi di un pneumatico “monta e dimentica” con il quale andare in tutta tranquillità senza preoccuparsi più di tanto per il tipo di fondo. A fine test il posteriore era discretamente usurato, ma ciò non ha comportato un percepibile decadimento delle prestazioni. Utilizzato senza andare troppo per il sottile su terreni tutt’altro che amichevoli tipo i sentieri di Varazze, anche sul fronte affidabilità la promozione è totale: mai un taglio od un foro che il liquido sigillante non sia riuscito a chiudere praticamente in tempo zero.

Conclusioni

Personalmente non sono mai stato un grande estimatore delle coperture Bontrager, e se non avessi provato l’SE5 la mia opinione sarebbe ad ora invariata. Ciò detto, se oggi dovessi comprare un pneumatico di dimensioni “tradizionali” per utilizzo all mountain o enduro, questa sarebbe la mia scelta.

Pesi e misure

Peso rilevato (pneumatico 1/pneumatico 2): 924/940 g
Ingombro su ruote Bontrager Rhythm Pro (cerchi da 22.5 mm di canale interno): carcassa 56 mm/max 58 mm

Prezzo: 52.99 Euro

trekbikes.com

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