Con la presentazione della nuova Enduro, Specialized ha presentato anche una versione aggiornata del copertone Butcher con una nuova carcassa Grid Trail, una nuova mescola e un nuovo disegno del battistrada. La carcassa più spessa fornisce, secondo Specialized, maggiore supporto e incrementa del 15% la resistenza alle pizzicature e del 30% la resistenza alle forature. Indicativamente si pone tra la precedente carcassa Grid e la più robusta carcassa Black Diamond, quindi risulta più adatta al moderno trail riding.
Dettagli
- 29×2.3″ / peso dichiarato 900g / peso verificato 994g
- 29×2.6″ / peso dichiarato 960g / peso verificato 1032g
- Carcassa maggiorata rispetto al modello precedente
- Tubeless Ready
- Pieghevole con inserto in butile
- 50.50€
Originariamente disegnato da Sam Hill tempi addietro, il design del nuovo Butcher non si discosta molto dalla versione originale. Nell’ultimo aggiornamento di due anni fa i tasselli sono stati leggermente modificati con un profilo a sega sul lato interno dei tasselli della fila esterna e sul lato esterno dei tasselli della fila centrale.
Dato che le misure dichiarate di larghezza non sono molto accurate, va spesa qualche parola su ciò che rivela la foto qui sopra. Il 2.6″ ha una larghezza effettiva di poco superiore a 2.4″ mentre il 2.3″ è un 2.34″. Anche se ciò suggerisce che la differenza sia poca, non è esattamente così. Il 2.6″ ha un maggior volume, è più alto e ha un profilo più tondo. A proposito di poca accuratezza, anche il peso si discosta di 166 grammi dal dichiarato per la coppia, che è una cifra non trascurabile.
L’argomento principale qui è la carcassa Grid Trail che, come già detto, si colloca tra la precedente Grid e la Blck Dmnd. Aggiungendo nuovi strati di rinforzo, hanno reso il Butcher una via di mezzo come spessore che lo rende un copertone molto interessante. Invece per chi usa lunghe escursioni su trail molto rocciosi, la scelta può ancora ricadere sulla versione Blk Dmnd, almeno per il posteriore.
In azione
La carcassa Trail era l’anello mancante fra il Grid e il Black Diamond, e se ne sentiva la mancanza. Per i sentieri su cui giro di solito, e alle velocità che le moderne enduro consentono, è necessario montare al posteriore dei pneumatici dalla carcassa rinforzata come i Black Diamond, che mi avevano convinto pienamente durante e dopo il test. 1142 grammi sono però troppi all’anteriore, se si pedalano le salite per guadagnarsi le discese, molto più ragionevole è il peso di 994gr. delle Grid Trail da 2.3″, che ho montato sulla Yeti SB150 da quando mi è arrivata. Al posteriore ho messo una Eliminator BLCK DMND. Se vi interessa il test della Grid Trail da 2.6, andate alla versione inglese di questo articolo.
La caratteristica che mi è piaciuta di più è la precisione di guida della Butcher 2.3″ Grid Trail. Ho girato a pressioni attorno ai 1.3 e 1.5 bar, con un cerchio DT Swiss Carbon da 30mm di canale interno. Ho trovato che la forma della gomma sia il giusto mezzo fra l’essere troppo squadrata o troppo arrotondata, conferendole quello spigolo che permette di controllare molto bene le pieghe in curva, perché i solidi tasselli laterali riescono a lavorare bene.
Ho girato in ogni tipo di condizioni, dal bagnato/allagato di novembre al secco/duro di gennaio, giungendo alla conclusione che si tratta di un’ottimo pneumatico allround che mantiene la sua guidabilità in un ampio range di condizioni. Non posso dire molto sul fango, perché la zona in cui pedalo non ne presenta. In frenata non scappa via e sui colpi ripetuti ravvicinati la mescola fa bene il suo lavoro di assorbimento, anche se non la definirei come una mescola che tiene la gomma incollata al terreno. D’altro canto in salita ne giova la scorrevolezza e, visto l’ambito trail per cui è stata concepita, mi sembra un buon compromesso.
La carcassa è resistente, non ho mai bucato in oltre tre mesi di test, e permette di sperimentare con le basse pressioni senza spanciare eccessivamente quando ci si muove attorno ai 1.2-1.1 bar. Personalmente preferisco una gomma leggermente più dura per il discorso precisione che facevo più sopra, ma la cosa positiva è che non c’è bisogno di inserti per evitare di pizzicare o perché le pareti del pneumatico sono troppo tenui.
Il montaggio è stato semplice – ho usato un compressore – e il lattice di casa Specialized ha sigillato bene il tutto. Per far tallonare bene la gomma l’ho bagnata con acqua saponata, una cosa che faccio comunque con tutti i pneumatici nuovi.
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