[Test] Ritchey P-29er

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Tom Ritchey è un nome mitico nella storia della MTB, uno dei pionieri che ha contribuito a trasformare un giocattolo per hippies californiani in un successo commerciale a livello mondiale. Agonista e costruttore di telai stradali fin dall’ età di 16 anni, vincitore della Repack, ha personalmente saldato i telai della società fondata insieme a Kelly e Fisher chiamata appunto “Mountain Bikes”, per poi mettersi in proprio con bici che erano tra i sogni dei biker di allora. Nel 1990 Tom lancia la P-23, capostipite di una serie che indica nel nome stesso il peso della bici completa (23 libbre equivalgono a 10,4 kg), che sarà seguita da altri modelli contrassegnati da un numero progressivamente inferiore fino alla P-20. La livrea delle bici, usate con successo anche in Coppa del Mondo, riprende i classici colori USA, con l’avantreno rosso, la parte centrale bianca ed il retrotreno blu, una colorazione che diventerà una sorta di marchio di fabbrica per l’azienda e che verrà imitata anche da altri marchi.

Ed è proprio ispirandosi alla P-series che lo scorso anno Tom Ritchey ha presentato al NAHBS la sua P-29er, tornando sul mercato con un telaio dopo una lunga pausa nella quale la sua azienda si è concentrata sulla componentistica. Come da tradizione, si tratta di un telaio in acciaio realizzato con tubi Logic, anche se non più saldobrasati a mano da Tom stesso come i migliori modelli degli anni ’80 e ’90.

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Il tubo di sterzo unico nel suo genere

Tirare fuori questa bici da uno scatolone rappresenta un tuffo nel passato: i tubi sottili, la colorazione, il nome sul tubo obliquo, tutto ricorda un’altra epoca, soprattutto se si è già passati negli “anta”. La prima cosa che si nota è la piccola dimensione dei tubi, il top tube ha un diametro costante di 29mm, mentre il tubo obliquo è leggermente più grande con un diametro di 35 mm e presenta una leggera curvatura a “J” nell’ estremità anteriore. La combinazione tra tubi sottili e sloping poco accentuato producono un’impressione gradevole e “mascherano” le ruote da 29 pollici ad una prima occhiata.

Il tubo sterzo è l’elemento più originale della realizzazione: dapprima forgiato e poi lavorato a CNC, per creare gli alloggiamenti per i cuscinetti della serie sterzo ed allo stesso tempo ottenere un pezzo leggero e robusto. Il diametro esterno è analogo a quello di un tubo sterzo da un pollice, aumentando l’effetto ottico vintage delle tubazioni. Il carro è quasi tradizionale: foderi alti a sezione circolare e bassi ovalizzati, irrigiditi da ponticelli sia in basso che in alto e curvati per creare il passaggio ruota. Quasi, perchè i forcellini sono invece particolari: sono dei Tange scorrevoli imbullonati al carro per consentire l’uso del telaio come single speed.

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I forcellini scorrevoli Tange

Il tubo sella, che ospita un reggisella da 27.2 serrato da un collarino integrato, si stringe nella parte inferiore e si collega ad una tradizionale scatola movimento BSA da 68mm.
Ai passacavi saldati sotto il toptube si affiancano tre supporti sul lato sinistro per il tubo del freno posteriore, il cui attacco IS è solidale al forcellino sinistro.

La geometria prevede un TT virtuale da 615mm nella taglia L/19″, accoppiata ad un angolo di sterzo di 70° ed un carro da 447 mm (regolabile in lunghezza), con un passo di 1130 mm, un valore leggermente più lungo della media. Il peso dichiarato, e confermato da varie fonti, è di 2150 grammi per la taglia L.

L’importatore distribuisce sia il telaio nudo (899 euro al pubblico) che la bici completa (Reba RL, gruppo XT, ruote Cobalt 2 29er, appoggi Ritchey WCS) al prezzo di listino di 3.200 euro.

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Dettagli del passaggio ruota posteriore e dei ponticelli del carro

La bici in prova è dotata di un gruppo XT personalizzato con dischi Formula ma soprattutto con una guarnitura doppia 38/26 ed un pacco pignoni 11-32. Le ruote sono il modello di ingresso della gamma Cobalt, usano il sistema di raggiatura Twinpair e sono compatibili UST: sulla P29-er ospitano una coppia di Maxxis Crossmark LUST. Gli appoggi attingono alla gamma Ritchey WCS, con un attacco 4Axis da 110mm, un manubrio flat da 58cm ed un reggisella che ospita una dura (ma confortevole) Fi:zi’k Antares.

La prova sul campo

Ho pedalato la P-29er per due settimane su fondo a tratti umido, ma prevalentemente compatto, sui sentieri che conosco meglio: Montagnola Senese, Cala Violina e Massa Marittima. La prima sensazione, confermata dalle uscite successive, è di un telaio solido e robusto, in cui tutto contribuisce a ad una rigidità non inficiata dalle caratteristiche elastiche delle tubazioni in acciaio. Il passaggio sulle sconnessioni provoca una risposta del carro solida ma decisamente meno secca rispetto ad un telaio in alluminio, il che si traduce nel lungo andare in una minore affaticamento per la schiena.

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Lo schiacciamento del fodero basso destro per far posto alle corone

La bici si lascia condurre con docilità, con un buon compromesso tra maneggevolezza e stabilità, e mi è parsa particolarmente a suo agio nei tratti di scorrimento con curve veloci, in cui la posizione leggermente più allungata ed abbassata rispetto al mio solito, più “racing” se vogliamo, aumenta la direzionalità dell’avantreno e compensa il passo un po’ più lungo del solito. La presenza di un flat da 58 mm ha reso la guida chiurugica ma a volte un po’ ballerina, del resto 10 centimetri di differenza rispetto al Salsa che uso di solito sono tanti… Nulla da dire sulla forcella, se non che la testa maggiorata delle Reba 2012 (pensata per accoppiarsi ai cannotti tapered) stona un po’ con il tubo di sterzo minimale della P-29er.

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Il pulitissimo nodo di sella con il collarino integrato

La salita risente ovviamente del peso dell’insieme, ma soprattutto della presenza di rapporti abbastanza particolari, con una doppia 26/38 ed un pacco pignoni con il 32. Sulla scelta di questi rapporti non posso che ribadire quanto scritto nei commenti al test della Torpado 940: non esiste una combinazione che possa andare bene a tutti. Di sicuro questa combinazione può avere senso solo per chi è dotato di una gamba da pro e/o frequenta percorsi con poca salita, visto che un 26×32 corrisponde ad un 22×27 o ad un 24×30; se poi facciamo il paragone con una bici da 26 stiamo parlando di un 22×25 o di un 24×27.

Le ruote amplificano la sensazione di rigidità e di robustezza dell’insieme e contribuiscono alla precisione di guida. Rigidità e robustezza si pagano, anteriore e posteriore pesano rispettivamente 820 e 1020 grammi, in linea comunque con altre ruote assemblate come le C29ssmax.
I copertoni Crossmark purtoppo non sono stati l’ideale sul terreno umido, e pur rappresentando un ideale complemento a dei cerchi UST sono decisamente pesanti (850 grammi), tanto più per delle coperture scorrevoli. Per contro si possono usare pressioni probabilmente inarrivabili per delle coperture per camera latticizzate, ma ad ogni modo si tratta di un dettaglio poco significativo visto che ognuno ha la propria gomma di riferimento.

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Dettaglio del cerchio Cobalt e dei cilindretti di aggancio dei raggi

Un piccolo difetto è a mio parere la posizione dei supporti per il tubo freno posteriore, che sono saldati sul lato sinistro del tubo superiore e che in questo modo “guastano” la pulizia del telaio: sarebbe stato meglio secondo me posizionarli sotto al tubo accanto ai passacavi del cambio, tanto più che è facile sfiorare con la gamba quello più vicino al nodo di sella.

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La “firma” del baffo Tom

In conclusione, un telaio dotato di grande fascino specie per chi ha vissuto i “tempi eroici” della mtb, caratterizzato da un interessante mix tra soluzioni innovative e tradizionali; ma dotato anche di tanta sostanza, e che consente agli amanti dell’ acciaio di pedalare su un mezzo di assoluto valore. Un gradito ritorno per baffo Tom…

Telaio in tubazioni Logic WCS, forcellini scorrevoli Tange, attacco pinza posteriore IS, scatola movimento BSA 68mm.
Forcella RockShox Reba RL con Pushloc
Gruppo XT, guarnitura doppia 38/26, pignoni 11-32, cambio a gabbia media. dischi freno Formula 160mm.
Ruote Crank Brothers Cobalt 29 2 29er, gomme Maxxis Crossmark LUST.
Manubrio flat e reggisella Ritchey WCS, attacco Ritchey 4-axis, sella Fizik Antares
Peso delle ruote in ordine di marcia (compresi gli sganci): anteriore 1811, posteriore 2323
Peso della bici: 11.3 kg senza pedali

Altre foto qui.

Geometria e dettagli sul sito Ritchey.

Link al sito del distributore.

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