[Test] Rock Shox RS-1

Sicuramente la forcella più discussa del 2014, la RS-1 con i suoi steli rovesciati scalda gli animi e accende focose discussioni. Siamo andati a fondo in materia, provandola per oltre due mesi, per lasciare da parte le chiacchiere e guardare al suo effettivo funzionamento.

La RS-1 è stata montata su una Ibis Ripley per tutta la durata del test. Abbiamo scelto la configurazione da 120mm, fra quelle disponibili (80-100 o 120mm). L’escursione si può variare solo internamente, e la maggior parte dei clienti è ben avvisata a lasciar far fare il lavoro ad un centro di assistenza.

Analisi statica

A livello ottico può piacere o meno, fatto sta che la costruzione in carbonio, abbinata ad un telaio dello stesso materiale, dona una linea unica alla bici su cui la RS-1 viene montata, di fatto rendendo continue le line del telaio con quelle della forcella. Foderi e cannotto sono interamente in carbonio, cosa che richiede un po’ di attenzione quando la si monta per la prima volta (qui trovate un articolo su come tagliare i cannotti in carbonio).

La scelta del materiale non è casuale: il carbonio assicura un’ottima rigidità nella parte alta della forcella, come vedremo poi nella prova sul campo.

Per garantire la rigidità anche nella parte bassa della forcella, Rock Shox ha modificato il perno. Questi diventa infatti parte integrante del sistema RS-1, e viene chiamato “Predictive Steering”. Si tratta di un perno passante in alluminio da 27mm di diametro, che viene serrato da un Maxle Ultimate. A suo volta, anche il mozzo é dedicato: non solo per farci passare il perno da 27mm, ma anche perché è più largo di 3mm per lato (per una larghezza totale di 110mm) rispetto ad un mozzo tradizionale. Questo per poter mettere i raggi il più all’esterno possibile, per aggiungere rigidità alla ruota.

Insieme alla forcella ci è dunque arrivato un set di ruote in carbonio SRAM Rise 60 con Predictive Steering. Nel frattempo aziende come DT Swiss montano il mozzo dedicato su alcune ruote della loro gamma. Il mozzo è acquistabile anche separatamente ed è montabile su ogni ruota disponibile sul mercato.

Il cuore della RS-1 è la nuova cartuccia “Accelerator”, che separa l’aria dall’olio. In questo modo la stessa cartuccia esercita pressione sull’olio, dando più “vigore” al lock out, che risulta più “duro”.  Come la Pike, anche la RS-1 è dotata del tanto discusso Rapid Recovery Rebound: sui grandi impatti la forcella torna velocemente nella posizione iniziale, per garantire la sensibilità tipica dell’inizio corsa. Sempre dalla Pike la RS-1 prende la tecnologia dei Bottom Out Tokens, gli spacer in plastica che riducono la camera d’aria per rendere la forcella più progressiva ed evitare i bottom out. Bottom out che, nel caso si arrivasse a fondo corsa, è molto morbido grazie ad un bumper (una sorta di paracolpi) apposito. La forcella in test è pervenuta senza Tokens. Verso la fine del test ne abbiamo inserito uno, di fatto cambiando la progressività della RS-1.

La RS-1 è dotata di comando remoto XLoc Remote che, grazie ad una ghiera, regola anche la durezza del lock out.

Dati salienti

Diametro ruote: 29 pollici
Escursione: 80/100/120mm
Steli: 32mm, in alluminio anodizzato nero.
Canotto: tapered in carbonio.
Offset: 46 e 51mm.
Perno passante: da 27mm, predictive steering.
Cartuccia: Accelerator
Comando remoto: XLoc Remote.
Molla: Solo Air.
Colori delle grafiche: rosso/bianco, argento.
Peso: 1666 grammi (50 grammi in più della Sid WC).
Prezzo: 1658 Euro.
Disponibilità: già nei negozi.

Sul campo

Abbiamo aspettato la conclusione della Swiss Epic per pubblicare il test, proprio per mettere a più dura prova possibile la RS-1 ed offrirvi una recensione il più completa possibile, consapevoli della prima domanda che si siamo sentiti fare più volte: gli steli non si graffiano?

La risposta: no, non si graffiano. Abbiamo graffiato i foderi, personalmente ho fatto anche un bel volo giù per il bosco, sassi di diverso tipo e misura sono andati a sbattere contro il telaio, alzati dalla gomma anteriore, ma gli steli della RS-1 sono intonsi. Il terreno in cui è stata usata la forcella varia dal sottobosco innocuo alle pietraie alpine, con tante discese a manetta, non solo in gara.

A livello di idraulica la RS-1 è chiaramente una forcella da XC: la sensibilità iniziale non è minimamente paragonabile a quella di una Pike, almeno quando la si “pompa” da fermi. Il momento di “partenza” è piuttosto duro. Però, una volta in sella, quindi con il sag causato dal peso del rider, la RS-1 lavora bene, sensibile ai piccoli urti ed alta nella corsa.

Questo è dovuto anche al vantaggio principale di una forcella a steli rovesciati, cioè il fatto che tutte le parti meccaniche siano costantemente lubrificate: non avrete paraoli che fanno attrito perché si sono seccati. Lo scorrimento è ineccepibile, e non serve rovesciare la bici in garage per poter godere di una forcella perfettamente funzionante.

Come accennato poco sopra, il modello in test non aveva nessun Token quando ci è arrivato: la forcella, nella metà della corsa, risultava troppo lineare e tendeva ad affondare troppo facilmente. Ne abbiamo inserito uno (di Token, ndr.), ed ecco che tutta la corsa è diventata di una progressività costante, facile da prevedere nel suo comportamento. L’operazione è piuttosto semplice, anche se è necessario avere la chiave apposita per aprire lo stelo destro.

A livello di rigidità dobbiamo fare un distinguo:

1) in frenata la RS-1 è probabilmente la forcella single crown più precisa e rigida che abbiamo mai provato. La costruzione in carbonio si sente e si fa apprezzare alla grande. Tipico esempio: arrivo in velocità in un tornantino dove è richiesto un nosepress per poter girare la bici. Eccezionale.

2) In torsione la RS-1, malgrado Predictive Steering, non arriva ai livelli di una forcella tradizionale con perno passante da 15mm. Cosa confermata anche dai test in laboratorio di Bike Magazin (Germania). Dovete pensare che i due steli sono indipendenti l’uno dall’altro e che solo attraverso il perno passante formano un sistema “unito”. Malgrado ciò, sui sentieri, la rigidità ridotta non dà fastidio o, meglio, non si sente. Bisogna sempre distinguere la prassi dalla teoria, perché, soprattutto nella mountain bike dove le variabili sono tante (terreno, stile di riding, gomme e loro pressione, ruote), è molto difficile che un aumento o una diminuzione percentuale della rigidità possa avere effetti pratici sul vostro riding. Questo ovviamente non riguarda solo la forcella ma anche il resto della componentistica. È bello discuterne, ma alla prova dei fatti la maggior parte dei biker fa fatica a sentire le reali differenze di rigidità.

Sempre per il discorso degli steli “indipendenti”, il montaggio della ruota anteriore è un po’ più laborioso rispetto a quello di una forcella tradizionale, perché bisogna allineare gli steli per farci passare il perno passante, cosa non proprio semplice se non si vuole capovolgere la bici.

Il lockout da manubrio ci è venuto comodo in diverse occasioni, in primis durante le salite asfaltate, passando anche nei rilanci in gara. In un paio di casi abbiamo chiuso il lockout involontariamente (spingendo la bici, per esempio) e ci siamo trovati con la forcella bloccata senza saperlo. Forse sarebbe meglio che, a pulsante schiacciato, la forcella fosse bloccata, e aperta a pulsante rilasciato. A livello di logica avrebbe più senso.

Le pressioni di gonfiaggio indicate sotto lo stelo destro ci sono sembrate leggermente troppo dure. Abbiamo di norma usato 10 psi in meno di quello indicato, diventati 15 dopo aver messo il Token aggiuntivi.

Difetti durante il test

Il ritorno ha perso di efficacia. Alla fine della Swiss Epic eravamo a due soli click dal tutto chiuso (posizione di massima frenatura). Questa settimana la mandiamo in assistenza da Rock Shox per farla controllare, vi terremo aggiornati.

Conclusioni

I 120mm di escursione della RS-1, uniti alla rigidità verticale della costruzione in carbonio, ci hanno permesso discese a tutta su sentieri scassati dove con altre forcelle di questa escursione avremmo avuto più di una remora. Pur non essendo la rigidità torsionale ai livelli di una forcella classica, non abbiamo avuto problemi concreti sul campo. Anzi, la categorizzazione “XC” sta molto stretta alla RS-1 con 120mm di escursione.

Non è un prodotto per tutti, vuoi per il prezzo, vuoi per la sua ottica che bene si abbina soprattutto a telai in carbonio, ed infine per il mozzo dedicato. A livello di funzionamento, se volete una forcella con poca escursione ma molto performante, la RS-1 entrerà di forza nella scelta ristretta dei vostri prossimi papabili acquisti.

Rock Shox

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