Quando si pronuncia il nome Rockrider, viene subito in mente il marchio di bici della catena Decathlon, con cui quasi tutti noi abbiamo cominciato ad andare in bici un po’ seriamente o consigliato prima o poi qualche principiante a farlo. Bici non giocattolo o da supermercato che si sfaldano anche per andare a prendere il pane, ma entry level che sono il primo passo alla bici “seria” per prezzo e componentistica, affidabili, dal rapporto qualità prezzo super concorrenziale e con l’indubbio vantaggio di una assistenza e una vendita capillare sia on-line che sul territorio.
Questo “clichè”, che è sempre stato la forza e il successo del marchio, è anche però difficile da scalfire, nella convinzione comune che non sia possibile trovare delle Rockrider anche di livello evoluto.
Decathlon ci sta provando, sponsorizzando e fornendo i materiali in coppa del mondo al Rockrider Racing Team, nato anche in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024 e commercializzando, ormai da tempo, bici non più solo entry level, ma anche bici pronto gara, tra cui appunto quelle usate già nel 2022 dalla squadra in coppa del mondo: la front Race 900 e la full Race900s.
Abbiamo ricevuto in prova poco prima di Natale la full Race 900s in taglia L, da 3.999 euro, nella versione attualmente top delle 4 in gamma.
Telaio interamente in carbonio UD, link incluso, evoluzione del precedente il cui carro era ancora in alluminio, dal peso dichiarato in taglia M di 1.980 grammi, garantito per 5 anni.
Geometrie parzialmente diverse da quelle della concorrenza. In particolare ha dei foderi posteriori più lunghi, 446mm in tutte le taglie, BB drop (differenza fra linea dei mozzi e movimento centrale) di 32,2 mm, BB Height (altezza movimento centrale da terra) 341,5 mm e angolo tubo sella di appena 73°.
L’allestimento componentistico, che non è top di gamma e lascia dunque spazio sia ad upgrade personali e sia a nuove versioni ulteriormente più pregiate e leggere (e costose) vede una trasmissione Sram GX AXS con guarnitura Truvativ Stylo 6K in alluminio e corona da 32, cassetta SRAM PG1275 10-52 e movimento centrale Sram PF 92.
Forcella: RockShox Reba RL 120 mm con steli di 32mm e blocco sul manubrio RockShox Twist Lock 2022 (2 posizioni).
Ammortizzatore: RockShox Sid Luxe Select + 190 x 45mm.
Ruote: Reynolds TR309/289 XC 29 in fibra di carbonio, Tubeless Ready, larghezza differenziata canale interno 30mm/28mm con mozzi Reynolds TR MTN, raggi 24 / 28 – Sapim Sprint, attacco disco Centerlock e garanzia a vita (previa registrazione sul sito Reynolds).
Freni: Sram Level T. con dischi Sram Centerline, 180/160.
Attacco manubrio: Rockrider in alluminio, angolo -7° da 80 mm per la taglia L
Manubrio: Rockrider in alluminio da 720 mm, angolo 6,5° per 256 grammi.
Sella: Fizik Argo Vento da 230 grammi.
Reggisella: carbonio 31,6 mm lungo 400 mm (taglia L e XL), da 255 grammi.
Copertoni: Hutchinson Kraken Racing Lab 29 x 2,30,Tubeless Ready all’anteriore. Gomma Race Ripost XC. Carcassa 127 TPI. Peso: 700 grammi. Al posteriore un Hutchinson Kraken Racing Lab Hardskin 29 x 2,30. Tubeless Ready. Gomma Race Ripost XC. Carcassa 127 TPI. Peso: 800 grammi.
Niente reggisella telescopico di serie per un telaio ovviamente predisposto ad accoglierlo, né alcun blocco della rotazione del manubrio, un accessorio sempre utile, visto che in entrambi i lati di rotazione, comando e leve del freno, ruotando oltre 90 gradi, vanno ad impattare sull’orizzontale. Sebbene siano poste a protezione del telaio delle protezioni trasparenti (presenti in un pò tutti i punti più a rischio impatto), queste, seppur resistenti, saranno verosimilmente soggette a deterioramento, anche solo cromatico e a conseguente necessità di ricambio.
Peso rilevato della bici in test in taglia L, senza pedali né portaborraccia e gomme (TLR) con camera, 12.200 kg.
Appena montati in sella ci si accorge subito delle geometrie particolari del telaio rispetto ad altre bici. Settata altezza sella e arretramento “neutro” (metà carrello, come faccio sempre in assenza di quote specifiche) si nota, nel toccare terra con le punte dei piedi, una posizione più alta del solito, conseguenza delle due diverse misure del BB rispetto al terreno ed alla linea ideale dei mozzi. Altrettanto evidente è un grande arretramento della sella rispetto al movimento centrale a seguito del quale, per non sentirsi troppo arretrati e lunghi sulla bici, è necessario avanzare quasi del tutto la sella (con conseguente ulteriore ritocco anche della sua altezza).
Chi scrive è, per misure (normolineo per 178 cm, altezza sella 75,5cm), quasi al centro della taglia L (175-184 cm). Un particolare da tenere presente da chi, essendo a cavallo di due misure, pensasse di prendere la taglia più grande (o più piccola) lavorando poi sull’avanzamento/arretramento sella.
La trasmissione wireless, impostata a cambiata singola, è stata facilmente settata in modalità multishift, vero plus a mio avviso rispetto alla cambiata meccanica, scaricando la Sram AXS app e facendo riconoscere tramite bluetooth il comando e il cambio dallo smartphone.
Detto delle geometrie particolari avvertibili in posizione statica, esse si avvertono ovviamente anche in movimento. In particolare sulle salite più ripide risulta molto più marcata del solito l’importanza di avanzare in punta di sella, così modificando però l’efficienza in spinta sui pedali, per evitare di sollevare l’anteriore. Questo particolare fa sì che la Race 900S, pur essendo una bici da XC, non emerga particolarmente su pendenze molto impegnative.
L’altezza da terra, unita al ridotto BB drop, danno molto la sensazione di essere alti e poco “dentro la bici”. Anche questo particolare probabilmente influisce su una minor confidenza su pendenze importanti. Il peso non è da xc peso piuma, ma è tutto sommato in linea con le bici di pari gamma. Sarebbe sbagliato confrontarlo con bici dal costo doppio o triplo, non è dunque un handicap nelle prestazioni di questa bici.
Le sezioni del telaio, in particolare del carro, sono abbastanza massicce, e rendono la bici non eccessivamente reattiva sullo sconnesso, ma danno una sensazione di grande rigidità. In proposito i copertoni, componente spesso sottovalutato (ma forse il più importante), sicuramente contribuiscono a questa sensazione, avendo una spalla molto sostenuta e poco elastica, a prescindere dalla pressione di esercizi.
Il frangente in cui la Race 900S regala la miglior impressione è in discesa, sia sullo sconnesso che sul flow. È molto stabile, facile da guidare e veramente divertente per essere una “semplice” XC. Le sospensioni Rock Shox rendono al solito una sensazione di essere più sostenute rispetto alla concorrenza Fox, e in questo è importante settarle poi secondo le proprie preferenze, quindi nel mio caso con una pressione leggermente minore e un rebound comunque rapido.
A sospensioni chiuse l’ammortizzatore risulta ben bloccato e non dà noia nemmeno sul liscio. La forcella affonda sempre un po’ e rilanciando in piedi sui pedali si nota. Il comando remoto delle sospensioni, il RockShox Twist Lock a due posizioni, richiede un minimo di adattamento se si è abituati con le leve, ma poi è più pratico ed immediato nell’azionamento.
I copertoni Hutchinson Kraken, detto della spalla piuttosto rigida, sono ottimi in frenata, in trazione e restituiscono anche una ottima confidenza in tenuta laterale risultando prevedibili e non bruschi nel tengo/non tengo. Non volendoli differenziare nel modello e nella scolpitura, cosa che io preferisco sempre fare, vista la profonda differenza di funzione, si potrebbe almeno sostituire la versione posteriore HardSkin,con quella anteriore, più leggera di ben 100 gr. (dichiarati), comunque apparentemente piuttosto robusta.
I freni Sram Level T. con dischi Sram Centerline da 180/160, non hanno gran potenza frenante, soprattutto dopo un uso prolungato ed intensivo su discese lunghe. Dei dischi diversi, anche se più esigenti in termini di consumo pastiglie, potrebbero migliorarne la resa, come più volte sottolineato nei nostri test.
La trasmissione Sram AXS GX, non nella versione top di gamma, da cui acquista solo pochi grammi in più senza perdere in efficienza, funziona sempre in maniera impeccabile anche sottosforzo. I tasti del comando sono molto sensibili e se non si vuole inavvertitamente cambiare è bene non tenere appoggiato il dito sui comandi.
Un appunto merita a mio avviso la corona da 32 della guarnitura. Non si riesce quasi mai a trovare il rapporto migliore. Quasi tutti i pignoni, soprattutto quelli con più salti di denti da metà cassetta in su, sembrano spesso o troppo duri o troppo agili. Con una cassetta che arriva fino al 52, il 32 è veramente troppo agile e dunque inutile anche su pendenze molto impegnative e il 34, oltre ad allungare il rapporto col 10, che col 32 è già troppo agile oltre 35 kmh, restituirebbe una pienezza di pedalata a mio avviso di gran lunga preferibile. Comprando la bici in test, sarebbe la prima e tutto sommato unica modifica che farei. Al limite una modifica seguita da dischi diversi.
Il manubrio da 720 mm, pur leggermente più corto dei 740 mm che sono un po’ la misura standard in xc, soprattutto per le full, è una soluzione comunque adeguata e non si sente la necessità di una misura diversa.
Definirei la Rockrider Race 900s FC come una full esattamente a cavallo fra l’xc e il trail leggero. Non è la bici top da salita, ma si lascia pedalare molto bene su pendenze non troppo elevate, è guidabile, stabile e permissiva in discesa e sullo sconnesso, quindi divertente e performante. Un uso gara, magari non troppo breve e intensa, quanto giri a più ampio respiro sono le condizioni in cui meglio sfruttarla.
Il prezzo concorrenziale rispetto alla concorrenza per quella che è la versione top della gamma Rockrider, senza esserlo in assoluto per componentistica, lascia tanto al produttore, quanto al biker, ampio margine di upgrade anche verso l’alto.
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