Con la nuova linea Altitude, Rocky Mountain è entrata agguerrita nel mercato delle bici a media escursione.
Quando abbiamo chiesto una bici test, i ragazzi di Rocky Mountain non hanno esitato un attimo a darci la versione “Rally Edition” della Altitude. Con un telaio in carbonio, un solido anteriore abbinato ad un carro con 150mm di escursione con bloccaggio remoto al manubrio ed un montaggio veramente degno di nota, ha attirato subito la nostra attenzione. Il carro regolabile Ride-9 permette di scegliere tra diverse geometrie e curve di compressione della sospensione, tutto con un semplice ma geniale sistema di due eccentrici posizionati nell’ancoraggio dell’ammortizzatore al telaio . Sulla carta, lo sterzo di 67° ci è sembrato un po’ verticale rispetto a molte altre bici enduro in commercio. Ma prima di lasciarci andare ai pregiudizi, abbiamo deciso di dare la bici ad un tester che non aveva ancora visto la tabella delle geometrie per vedere cosa ne avrebbe pensato. Poi l’abbiamo data ad un altro tester, che se l’era studiata nel dettaglio. Più sotto troverete cosa ne pensano.
La Rally Edition pesa 13.4 kg, con triangolo full carbon. La forcella è una Fox Float 36 fit RC2. Siccome ne abbiamo recentemente provata una, sapevamo già che si trattava di una buona scelta. Al posteriore invece la bici ci sembrava un po’ sottodotata. Il carro della Altitude ha 150mm di escursione e scorre su boccole anzichè cuscinetti. L’ammo Fox Float-X è dotato di comando remoto a manubrio per il CTD, come ormai richiesto dalla maggior parte degli enduristi che gareggiano per poter scaricare a terra la potenza di pedalata nei tratti in piano o salita. Per quanto riguarda la trasmissione, il mix di X01 ed XX1 è una buona scelta ed anche i freni Shimano XT sono ormai collaudati e sappiamo che funzionano bene. Per altri componenti Rocky è rimasta in Canada, quindi le pedivelle sono Race Face Turbine e la coppia manubrio e pipa è 6ixC. Il reggisella Reberb e la sella WTB completano il cockpit, mentre le ruote sono Stan’s ed hanno copertoni Maxxis Minion. Tutto considerato un ottimo montaggio.
Sulla carta tutti i valori geometrici sembrano dare un forte carattere enduro alla bici, anche considerato quanto si possano regolare gli angoli di sella e sterzo e l’altezza del movimento centrale col sistema Ride-9.
L’unico aspetto che ci ha lasciato un po’ dubbiosi era l’angolo sterzo, un po’ chiuso. E non stiamo parlando di mezzo grado in più rispetto alla media della categoria, ma di 1.5-2 gradi in più. Con gli eccentrici del Ride-9 in posizione neutra, lo sterzo è di 67°. Detto questo, la bici si è comunque dimostrata sorprendentemente prestante, e come sempre è questione di compromessi. A vantaggio della Altitide bisogna dire che l’angolo sterzo così chiuso la rendeva incredibilmente agile nelle sezioni lente, strette e tecniche. Ad ogni modo avremmo desiderato un po’ più di stabilità sullo scassato veloce. Ad ognuno il suo.
Siamo riusciti a regolare la bici per abbassare lo sterzo a 66.2 gradi, ma con la conseguenza che il movimento centrale si è però abbassato di 14mm. A questo punto la bici curvava veramente bene, ma ci è apparsa un po’ troppo bassa per guidare in modo veramente aggressivo e, inutile dirlo, i pedali hanno cominciato a sbattere contro rocce, radici, alberi e simili un po’ troppo spesso. Abbiamo deciso di chiedere a Rocky Mountain perchè si sia mantenuta così “conservatrice” sull’angolo sterzo e se si potesse usare una serie sterzo regolabile per adeguare l’angolo sterzo. Purtroppo questo non è possibile per come è disegnato il tubo sterzo. D’altro canto va citata una nota positiva, vale a dire il fatto che la Altitude ci sia sembrata molto bilanciata in termini di rapporto tra prestazioni in salita e discesa. Siamo rimasti stupiti dal carro veramente corto, 428mm. La nostra bici test era una taglia L, relativamente corta ma per questo agile e giocosa, inoltre va detto che non ci siamo mai sentiti troppo rannicchiati in sella. Però ancora una volta dobbiamo notare che non si allinea alle tendenze delle bici da enduro lunghe, basse e con angoli aperti come ad esempio Nomad e Reign.
Solida e affidabile, anche se non ad un prezzo superconveniente, in piena tradizione Rocky. C’è però da dire che non cambieremmo molto al montaggio del test.
Ci è piaciuta molto la combinazione fra il manubrio e attacco, tutto Race Face. È dura dire quali vantaggi porti effettivamente il diametro maggiorato di 35mm , ma il manubrio è veramente comodo con un’ottima combinazione di upsweep/backsweep. Se a prima vista le ruote possono far storcere il naso agli amanti dei nomi blasonati, in pratica si sono rivelate ottime e hanno retto bene anche alcuni errori di guida ed atterraggi sbagliati. I cerchi sono tubeless ready, ma nella bici in test erano presenti le camere d’aria.
Conosciamo bene la Fox Float 36 e non ne possiamo che parlare bene. È una forcella per chi ama andare forte, senza tanti fronzoli, a cominciare dalla mancanza di un quick release. Per i dettagli vi rimandiamo al nostro test.
Per quanto riguarda l’ammortizzatore, il Fox Float-X non ci ha convinti del tutto, probabilmente per il set up utilizzato sulla Altitude. Il problema principale sta nella troppa linearità della corsa nella maggior parte delle posizioni del “Ride-9”. Per ovviare al problema basterebbe comunque inserire degli spacer per ridurre il volume della camera. Inoltre è praticamente impossibile raggiungere la rotellina del ritorno senza usare una brugola o un cacciavite, a causa della sua posizione nel telaio. Altro dettaglio che ci ha dato fastidio: la posizione del comando remoto sul manubrio, che intralcia il manettino del cambio. Per non sembrare troppo pignoli bisogna dire che si fa in fretta a togliere il comando remoto e a mettere la tradizionale leva del CTD sull’ammo, ma per una bici nata per le gare enduro come questa il comando remoto ha un suo perché.
Molto apprezzata la posizione di guida, con un orizzontale piuttosto corto e un angolo sella piuttosto verticale. Il tester più alto avrebbe preferito un orizzontale più lungo nelle salite tecniche che aiutasse a tenere giù l’anteriore. Nello stretto e tecnico la bici gira che è un piacere, in gran parte grazie ai foderi molto corti, di soli 428mm.
Le sensazioni sono state contrastanti quando si è trattato dell’efficienza in salita della sospensione posteriore: non siamo riusciti a trovare un set-up che ci permettesse di avere un sag ben bilanciato anche per la salita, perché l’ammo tende a mangiarsi la corsa facilmente ed è risultato un po’ ruvido ad inizio corsa. Come detto sopra, probabilmente basterebbe aggiungere un riduttore nella camera del Float X per aumentarne la progressività ed ovviare al problema principale.
La Altitude è molto agile e si lascia pompare alla grande sugli ostacoli, così come si lascia buttare bene nelle curve strette. È un po’ diversa dalle endurone di ultima generazione, in gran parte a causa dell’angolo sterzo piuttosto chiuso e all’escursione di “soli” 150mm, cosa che si fa sentire nei tratti veloci e scassati, dove viene a mancare un po’ di stabilità. D’altro canto il telaio in carbonio è molto rigido e preciso, dando alla bici nel suo insieme quel carattere piuttosto nervoso che tanto piace a certi pro rider.
La Fox Float 36 dà una confidenza incredibile all’anteriore e, grazie alle sue precise regolazioni della compressione alle alte e basse velocità, si lascia settare facilmente per ogni tipo di discesa. La sua struttura massiccia bene si abbina alla rigidità del telaio di cui parlavamo poco sopra. L’ammortizzatore Float-X è un po’ ruvido ad inizio corsa, ma risponde molto bene agli impatti di media entità. Anche se utilizza tutta la corsa molto facilmente, non abbiamo mai riscontrato dei fondo corsa violenti – non male, considerando che ci siamo lanciati giù per alcuni drop piuttosto grandi.
La Altitude esprime al meglio le sue potenzialità su percorsi dove è richiesta agilità e reattività, sia in salita che in discesa. I sentieri tecnici sono il pane per i suoi denti, e ben si addice a chi cerca una bici per farci tutto. A chi cerca una bici da usare prevalentemente in discesa consigliamo di orientarsi verso altri prodotti, in primis le endurone di ultima generazione con più escursione e angolo sterzo più aperto. Parlando di angolo sterzo, anche se ci sarebbe piaciuto averne uno più aperto, i diversi set up all’anteriore e al posteriore grazie al Ride-9 permettono di trovare l’opzione che più si addice allo stile di guida del rider medio.
Non è una bici economica, ma il montaggio è ben pensato, collaudato e solido.
Peso: 13.38 kg senza pedali, con camere d’aria.
Prezzo: 6.999 Euro
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