In questo aricolo vi parleremo della Rose Uncle Jimbo 2014, enduro con ruote da 26″ e 165 mm di escursione al posteriore nonchè una delle bici che per mesi abbiamo utilizzato (e stiamo tuttora utilizzando) per testare la componentistica in test.
Geometrie e specifiche le trovate qui, mentre di seguito trovate il montaggio attuale (la novità più interessante nell’immediato futuro sarà il gruppo completo X1 di SRAM):
_Telaio: Rose Uncle Jimbo 2014 Tg. L
_Serie sterzo: FSA Gravity SX Pro
_Ammortizzatore: Fox Float X (test qui)
_Forcella: Fox 36 Talas RC2 2010 upgradata a Talas 2015 (test a breve)
_Freni: Formula Oval R0 (test qui). Attualmente montate sul freno posteriore ci sono le pastiglie Alligator Cool Series (test qui)
_Ruote: Mavic ST (test qui) / Spada (prototipi)
_Coperture: ant. Schwalbe Magic Mary 2.35″ Super Gravity TrailStar / post. Schwalbe 2.35″ Super Gravity PaceStar
_Reggisella: Yepcomponents Uptimizer (test qui)
_Piega: Reverse Base 790 mm / 18 mm rise (test a breve)
_Stem: FSA Gravity Light 45 mm/6°
_Comandi cambio: Shimano XT / SAINT
_Guarnitura: FSA K-Force Light 24/36T (test qui)
_Deragliatore: Shimano XT
_Cambio: Shimano XT gabbia media
_Pacco pignoni: Shimano XT
_Catena: FSA K-Force Light
_Sella: Reverse Fort William
_Bash Guard: Dart Frog 36Z “raw” (test qui)
_Manopole: A’ME Clamp-On MTB 1.2 Tri grips (test qui)
_Pedali: Flat: Reverse Escape (test a breve) / SPD: VP Components VX Trail Race (test qui)
La bici
La UJ 2014 rappresenta l’ultima fase evolutiva di un progetto che Rose ha affinato nel corso degli anni. Se esteticamente le differenze fra la primissima UJ e l’attuale non sono abissali, dal punto di vista delle soluzioni funzionali e geometriche l’evoluzione è invece stata continua.
Assenza del routing per il telescopico di tipo stealth a parte, il telaio presenta praticamente tutte le soluzioni che si sono affermate negli ultimi anni: sterzo conico, perno passante posteriore, attacco ISCG, attacco per il deragliatore di tipo direct mount, routing interno dei cavi, attacco diretto di tipo postmount per il freno posteriore.
Geometricamente la UJ non presenta particolari “stranezze” e si affida a valori collaudati, ma anche su questo fronte c’è stato un affinamento rispetto alla versione 2013. Seguendo il trend attuale, l’angolo sterzo ha infatti perso mezzo grado (ora è dichiarato a 66° con forcelle da 160 mm) determinando un leggero allungamento dell’interasse, così come è stata ridotta l’altezza del tubo sterzo al fine di garantire una posizione sufficientemente caricata sull’anteriore. Rimane invece una quota piuttosto contenuta di chainstay, la quale garantisce ottime doti di agilità.
Pur restando fedele al giunto Horst, la variazione più significativa è però quella operata sulla sospensione posteriore; non tanto per l’aumento di 5 mm di travel, quanto per l’adozione del Float X CTD Trail Adjust (216 X 63 mm) e soprattutto per la rivisitazione della curva di compressione (notare la diversa bielletta di rinvio rispetto al modello 2013). La risposta è infatti stata “appiattita”, mitigando sia la regressività iniziale che la progressività finale, caratteristiche piuttosto spiccate nelle precedenti versioni. L’intento di una simile operazione è piuttosto chiaro: garantire una migliore risposta in fase di rilancio e maggior facilità nello sfruttamento della corsa disponibile.
Essendo il montaggio totalmente custom ed in continua evoluzione, non ci soffermeremo più di tanto sul comportamento dei vari componenti (per molti dei quali trovate comunque i relativi test), a maggior ragione perchè Rose permette anche ai clienti “normali” un’ampia scelta a livello di personalizzazione del montaggio. Vediamo invece come si comporta la bici dal punto di vista delle prestazioni strettamente legate all’insieme telaio-ammortizzatore.
Sul campo
La posizione in sella, anche per via dello stem di soli 45 mm, è discretamente raccolta. L’angolo del tubo sella di 74° e l’efficace frenatura del Float X quando settato in posizione Climb permettono tuttavia di salire abbastanza agevolmente sui fondi scorrevoli. Appurato che si riesce ad ottenere una posizione consona alla pedalata, a fare la differenza su questo tipo di fondo sono quindi il montaggio più o meno leggero e la scorrevolezza dei pneumatici.
Sulle salite tecniche la UJ non ha mai brillato particolarmente, soprattutto per la tendenza della sospensione posteriore ad “insaccare” nel superamento degli ostacoli. La risposta più sostenuta ad inizio travel e l’efficace frenatura del Float X hanno oggettivamente migliorato le prestazioni in questo ambito, che resta tuttavia quello dove la UJ richiede il maggiore impegno.
In discesa la minor regressività iniziale della sospensione posteriore non ha compromesso in modo percettibile la sensibilità, mentre lo smorzamento della progressività finale è ben più evidente ed ora si sfrutta molto meglio la corsa. Quello della UJ resta un carro che ben tollera gli strapazzi e che per andare a pacco richiede impatti piuttosto violenti, il che permette di divertirsi anche in bikepark senza troppi patemi d’animo. Un conto è tuttavia trovarsi a fine discesa con l’o-ring dell’ammo a 10/15 mm dal finecorsa, un altro se i mm sono solamente una manciata. A parità di sag, ovviamente, che personalmente tengo attorno al 25%.
La UJ 2014 conferma dunque le ottime doti di incassatrice e di agilità dei modelli precedenti, con un comportameento ottimo sui fondi rotti. Come detto, una minore regressività iniziale della sospensione si traduce in maggiore efficacia nei rilanci, situazione dove effettivamente la UJ 2014 risponde meglio delle precedenti versioni (non dimenticando che è cambiato anche l’ammo, il cui tuning gioca un ruolo altrettanto importante). A patto di montarla con una forcella in grado di assecondarne l’indole, resta comunque una bici che regala le soddisfazioni maggiori sulle discese tecniche ed impegnative, piuttosto che nel flow con frequenti rilanci.
Per quanto riguarda solidità ed affidabilità, vi possiamo dire che stiamo usando questo telaio e parte della componentistica elencata ad inizio articolo dal dicembre 2013 senza riscontrare il minimo problema.