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Keith Bontrager, fondatore dell’omonimo marchio, era a suo tempo giunto alla conclusione che un componente non può essere contemporaneamente leggero, economico e solido. Il “Teorema di Bontrager” prevede quindi che, date le tre citate caratteristiche, bisognerà per forza sceglierne due rinunciando alla terza. Bontrager decise di scegliere leggerezza e solidità, filosofia che Trek si è impegnata a mantenere dopo aver acquisito il marchio nel 1995.
A distanza di oltre vent’anni da queste vicende, la componentistica Bontrager è nota soprattutto perché abbondantemente utilizzata sui modelli del colosso americano, mentre sembra avere meno appeal sul mercato dell’aftermarket.
Se ad esempio chiedete consiglio per un buon paio di ruote in carbonio per uso enduro, è poco probabile che le Bontrager Rhythm Pro siano fra le prime opzioni suggerite. In questo test vedremo se meriterebbero maggiore considerazione…
Le Rhythm Pro TLR Disc sono ruote in carbonio tubeless ready espressamente sviluppate per utilizzo enduro. Disponibili anche in versione 29”, per la versione da 27.5” da noi testata Bontrager dichiara un peso di 1585 g (a fine test i pesi da noi rilevati per le ruote complete di flap e valvole). Il look sobrio con grafiche discrete non entusiasmerà gli amanti della componentistica “eyecatcher”, in compenso si adatta a qualsiasi bici senza creare arlecchinate di dubbio gusto.
Caratteristiche principali
_Cerchi in carbonio OCLV – larghezza esterna 29mm, larghezza interna 22,5mm
_28 raggi ant./post. DT a testa dritta con nipple Alpina
_Mozzi Rapid Drive ad innesto rapido
_Stacked Lacing, angolatura dei raggi specifica per una ruota più rigida
_Cerchi TLR (Tubeless Ready)
_OSB (Offset Spoke Bed)
_Compatibilità: Disco ISO a 6 viti, 135/142 OLD post. QR/15 OLD ant., Shimano/SRAM 10 speed e SRAM XD 11 speed (corpo ruota libera venduto a parte)
_Ruote complete di nastro TLR Bontrager, valvola TLR e perni intercambiabili
_Nessun limite di peso per il ciclista
Configurazione del test
_perno passante da 15 mm all’anteriore/142×12 mm al posteriore
_corpetto XD con pacco pignoni SRAM X1 11V
_dischi Formula da 203/180 mm.
_coperture Bontrager SE5 2.3” sia all’anteriore che al posteriore. Si tratta di pneumatici da circa 950 g di peso espressamente concepiti per un utilizzo enduro e derivati dal modello G5 da DH. Pressione di 2.0-2.2 bar al posteriore e 1.7-1.9 bar all’anteriore.
La ruote sono state montate su due delle bici che utilizziamo per i test della componentistica, vale a dire una Rose Uncle Jimbo 2015 ed in seguito sulla versione 2016 (in foto), ed utilizzate per circa quattro mesi. Il test si è svolto sia su tracciati tipicamente enduro che su sentieri più tecnici e lenti, in entrambi i casi prevalentemente su fondi molto rocciosi.
Analisi statica
I cerchi delle Rhythm Pro sono realizzati in collaudato carbonio OCLV, lo stesso utilizzato da Trek per i telai. Per una più equilibrata distribuzione delle forze sui due lati sono asimmetrici con profilo marcatamente a “V”, il che favorisce anche la resistenza agli urti verticali che si scaricano sui fianchi. A favore della solidità è anche la (relativamente) contenuta larghezza. Troviamo infatti 29 mm esterni e 22.5 mm di canale interno, valore quest’ultimo adeguato per le coperture che si utilizzano abitualmente in ambito enduro, ma che si sottrae all’attuale tendenza verso canali interni sempre più larghi.
I cerchi sono dotati di flap in materiale plastico sagomato e non del classico nastro dei kit di conversione. Per permettere alle valvole un perfetto alloggiamento sul fianco fortemente inclinato, il cerchio è dotato di un’apposita sagomatura. Altrettanto curato è l’alloggiamento all’interno del cerchio, che però non riesce ad impedire alla valvola di ruotare quando si serra l’anellino di bloccaggio. Per far sì che la valvola resti correttamente alloggiata, è quindi necessario tenerla in posizione durante il serraggio e non più toccarla una volta montato il copertone. Visto che ciò non sempre è possibile, una volta montate le coperture ed aggiunto il liquido sigillante abbiamo volutamente smanettato sulla rotella senza però rilevare evidenti perdite di pressione.
I raggi utilizzati sono dei DT Swiss a doppio diametro e testa dritta, quindi massima rigidità assiale e conseguentemente massima efficienza in termini di trasmissione delle forze e di risposta in fase di frenata. Durante il test non se ne è mai presentata la necessità, ma la sostituzione ha tutta l’aria di essere semplice e veloce. Anche perché, come vedremo più avanti, la rimozione del corpetto completo di pacco pignoni è quanto di più immediato si possa immaginare. Il particolare alloggiamento dei raggi sulle flange del mozzo, da Bontrager chiamato Stacked Lacing, fornisce un ulteriore contributo in termini di rigidità laterale grazie alla favorevole angolatura dei raggi rispetto al piano ruota. Un pizzico di italianità è infine dato dai nipple Alpina in alluminio.
Le teste dei raggi trovano alloggiamento nelle sette flange per lato ricavate nei mozzi di generoso diametro. Il mozzo posteriore è dotato di una ruota libera con 54 punti di ingaggio sul quale vanno ad agire in contemporanea tre denti, ognuno dei quali presenta a sua volta un profilo a tre denti. L’angolo di ingaggio ottenuto è quindi di circa 6.5°: non un record, ma comunque un valore in grado di garantire un innesto molto pronto.
Smontare la ruota libera è facilissimo, basta infatti tirare il pacco pignoni verso l’esterno ed il gioco è fatto. Cosiderando che non vi sono guarnizioni in materiale gommoso a garantire la tenuta stagna, nutriamo qualche dubbio sulla perfetta resistenza all’ingresso di acqua e sporcizia. Vista la facilità di accesso alla ruota libera, è quindi consigliabile aprire e lubrificare quella volta in più per mettersi al sicuro da spiacevoli inconvenienti. Ciò detto, durante i primi tre mesi di utilizzo non abbiamo mai pulito e lubrificato il meccanismo, non trovandolo particolarmente sporco quando poi vi abbiamo messo mano. Per onore di cronaca va detto che il periodo è stato piuttosto secco e le uscite in condizioni di bagnato poche, condizione che invece abbiamo incontrato con maggiore frequenza durante l’ultimo periodo di test.
Le ruote ci sono state consegnate con i pneumatici già montati, pneumatici che abbiamo poi smontato e rimontato senza incontrare particolari difficoltà e senza dover ricorrere al compressore (una bella spalmata di acqua saponata sui bordi del pneumatico semplifica comunque la vita e facilita il posizionamento del tallone). Durante i primi tempi la tenuta non era perfetta, e per quanto la perdita di pressione non arrivasse a dare fastidio nel corso di un’uscita, bastava un giorno con le ruote a riposo perchè si rendesse necessaria una pompatina. Nonostante le due coperture identiche, la perdita era maggiore dalla ruota posteriore, e riposizionare il pneumatico non ha eliminato l’inconveniente. Con il passare del tempo il fenomeno si è comunque ridotto di molto, richiedendo il ripristino della pressione molto più saltuariamente.
Sul campo
Reattività, questa è il termine giusto per descrivere la prima sensazione trasmessa da queste ruote. Le caratteristiche di rigidità del carbonio, enfatizzate dal profilo dei cerchi, dagli accorgimenti costruttivi e dalle coperture non troppo larghe, esaltano infatti la risposta sia in fase di rilancio che, soprattutto, nei cambi di direzione. Le Rhythm Pro non sono le ruote adatte a chi ama avere un’elevata impronta a terra data da coperture utilizzate a pressioni molto basse, non fosse altro che la larghezza dei cerchi poco si adatta a pneumatici dalla sezione esagerata. Se però vi piace la guida attiva e precisa, scegliere linee pulite e “galleggiare” sugli ostacoli piuttosto che confidare nella capacità dei pneumatici di “spalmarvisi” sopra, queste sono le ruote adatte. L’angolo di ingaggio contenuto offre un ulteriore contributo, ma soprattutto si fa apprezzare nel tecnico lento, assieme alla precisione chirurgica con cui la ruota anteriore va dove viene indirizzata.
Non scendere troppo con la pressione dei pneumatici è un buon modo per evitare di distruggere i cerchi, in particolare il posteriore. A meno di situazioni particolari, i 2 bar abbondanti da noi utilizzati con delle coperture come le Bontrager SE5 sono un valore in grado di proteggere abbastanza efficacemente il cerchio. Questo non significa che le Rhythm Pro non abbiano prese la loro dose di botte e sollecitazioni, anche perchè hanno visto molta più roccia che tenero sottobosco. Fatta questa premessa, non mi era mai capitato un set ruote che, in mesi di utilizzo, non perdesse almeno un minimo la centratura, non necessitasse della ritensionatura di qualche raggio o di dover registrare i mozzi. Senza il minimo intervento di manutenzione, le Rhythm Pro girano invece come il giorno in cui sono state montate, la tensionatura dei raggi è ancora uniforme ed i mozzi non hanno preso alcun gioco. Anche a livello estetico, fatto salvo che le grafiche adesive inesorabilmente si rovinano se colpite dalle sassate, i fianchi dei cerchi hanno retto molto bene.
Conclusioni
Il “Teorema di Bontrager” parla chiaro: l’alta qualità ha un costo, in questo caso abbondantemente oltre la soglia dei 2000 Euro. Inutile nascondere che non sono necessarie ruote in carbonio di questo livello per affrontare con soddisfazione anche i più scassati tracciati enduro o le più tecniche discese alpine. Se però siete alla ricerca di un set ruote al top, sia in termini di prestazioni che di solidità ed affidabilità, le Rhythm Pro hanno tutti i numeri per meritarsi un posto in cima alla lista delle candidate.
Pesi rilevati e prezzi
Peso ruota anteriore con flap e valvola: 784 g
Peso ruota posteriore con flap e valvola: 918 g
Prezzo ruota posteriore: 1199.99 Euro
Prezzo ruota anteriore: 1099.99 Euro
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