I più assidui frequentatori del forum si ricorderanno di Lorenzo Oldrati, che curava la sezione di assistenza di DT Swiss. Da circa due anni Lorenzo si occupa della certificazione dei meccanici, oltre che continuare a costruire e vendere ruote montate sulle preferenze del cliente. Le ruote di questo test provengono proprio dalla sua officina, e sono state sottoposte ad un’estate e autunno di torture, montate su una Specialized Enduro.
Dettagli
Diametro: 29 pollici
Cerchio in carbonio
Mozzi: DT Swiss 350
Raggi: DT Areocomp
Canale interno: 31mm
Canale esterno: 38mm
Altezza profilo: 24mm
Fori: 28
Corpetto in test: XD
Larghezza spalla cerchio: 3.5mm
Pesi rilevati: ant 870 grammi, post 960 grammi
Prezzo: 1874€
Acquistabili ordinandole dal proprio negoziante o mandando una mail a wheels@
Assemblaggio
Il bello delle ruote custom è che uno può farsele fare come preferisce. Lorenzo può attingere da ben 250 cerchi diversi, a cui poi aggiungere mozzi, raggi e soprattutto un montaggio (leggi tensionatura) che ben si presti all’utilizzo che poi se ne farà. Visto che volevo montarle su una enduro aggressiva come la Specialized Enduro, sono stati scelti dei cerchi con una spalla hookless piuttosto larga, cioé che potesse ben resistere agli impatti con il terreno. Volevo però che fossero anche “compliant”, cioé “comode”, nel senso che non trasferissero ogni minimo colpo alle mani, infatti potete vedere che l’altezza del profilo è di 24 mm.
Le ruote arrivano con delle schede su cui sono riportati i valori di tensionatura e i parametri di oscillazione radiale/laterale in cui si attesta ciascuna ruota. Sopra vedete la posteriore, sotto l’anteriore.
Il cerchio è già nastrato, con valvola e il tallonamento delle gomme tubeless avviene senza problemi. Proviene da un’azienda taiwanese (non fate caso al Vegetalex di Mariposa che si vede in foto…).
Lorenzo mi aveva posto delle domande e, oltre all’utilizzo, mi ha anche chiesto se facessi drop e di quale altezza. Gli avevo detto di 1 metro, massimo un metro e mezzo, la realtà dei fatti si è poi rilevata diversa:
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Sul campo
Al di là del droppone al Mottolino, ho anche pedalato queste ruote e le ho portate sui sentieri che sono solito percorrere, in primis sul Monte Tamaro, dove avviene la vera prova del nove per ogni cerchio, a causa del terreno molto roccioso.
L’Enduro non è una bici da grandi giri pedalati (seguirà un test dettagliato), ma 1000 metri di dislivello al botto sono fattibili senza grandi problemi. Lo star ratchet da 36 punti di ingaggio fa bene il suo lavoro, come tutti i mozzi DT. Le ruote hanno un peso più che buono, per la tipologia e per la loro robustezza, soprattutto se abbinate a gomme come le nuove Specialized Trail T9 dal peso poco sotto al chilogrammo. È proprio in questa configurazione che ho trovato il set up migliore, con 1.3 bar all’anteriore e 1.5 al posteriore, perché è andata a crearsi una perfetta simbiosi fra la mescola T9, che assorbe bene le piccole asperità rimbalzando meglio della vecchia, e i cerchi che avevo chiesto “compliant”. In discesa si viaggia stabili come non mai, con quel meraviglioso suono “rapapapapa” tipico di quando la bici sta incollata al terreno grazie a gomme, ruote e sospensioni.
Compliant viene spesso confuso con poco rigido, che non è assolutamente il caso di queste ruote. Lorenzo ha trovato esattamente la terra di mezzo fra troppa e troppo poca rigidità. In particolare su una mtb da enduro, dove comunque le sospensioni dall’escursione generosa smorzano i rilanci, non sono richieste delle putrelle che spesso si trovano in ambito XC. Non solo, con un cerchio del genere è anche più difficile bucare, perché il pneumatico non va a trovarsi in quella posizione fra martello (il terreno) ed incudine (il cerchio) tipica di una ruota troppo rigida e/o con profilo molto alto in carbonio.
Ho già detto a quali pressioni sono solito girare, sotto le quali difficilmente scendo indipendentemente dalla ruota, per una questione di precisione di guida e perché odio la sensazione di deriva in curva. Vi assicuro che per i terreni accidentati su cui mi muovo di solito si tratta di valori già bassi, resi possibili sia dalla struttura rinforzata dei pneumatici che dalle caratteristiche delle ruote. Dulcis in fundo, la larghezza generosa della spalla del cerchio si prende cura delle botte che possono arrivare nel caso si faccia un fondo corsa con la gomma, senza battere ciglio.
Le ruote sono perfettamente centrate e, malgrado alcuni segni sui cerchi, hanno risposto benissimo a sassate, salti, fondocorsa e abusi vari.
Conclusioni
Se uno spende una cifra importante per delle ruote in carbonio, perché non comprare per lo stesso importo un prodotto custom, fatto su misura per le proprie esigenze e conformazione fisica? Me lo sono chiesto spesso durante questo test, perché la differenza fra un paio di ruote “di fabbrica” e queste si sente. La scelta del cerchio, raggiatura e tensionatura fa la differenza, su questo non c’è dubbio. Costruire una ruota è un lavoro artigianale, saperlo fare bene non è facile e devo dare atto a Lorenzo e ai suoi colleghi di aver fatto centro, basandosi sulle informazioni che avevo dato loro.
Per contatti: Italian Bike Service
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