A novembre 2016 Reynolds ci ha mandato un paio delle nuove Blacklabel, ruote in carbonio pensate per l’enduro. Sono state montate sulla Pivot Firebird che usiamo per i test di durata. Dopo circa sei mesi di test, potete ora leggerne i risultati.
Reynolds ha progettato e realizzato queste ruote usando la tecnologia MR5, che impiega 5 diversi tipi e strati di carbonio a seconda della posizione sul cerchio, per irrobustire le parti più soggette a sforzi e alleggerire quelle che lo permettono. Il cerchio è asimmetrico: questo permette di ottenere lo stesso angolo raggi/flangia su entrambi i lati della ruota posteriore, ed una tensione uguale e più forte.
28 i raggi, dei Sapim CX-Ray piatti, che vengono infilati nel cerchio, e richiedono dunque di togliere la nastratura se devono essere sostituiti.
La scelta dei mozzi è ricaduta sugli Industri Nine, con una ruota libera mostruosa, dotata di 6 cricchetti ed un angolo di ingaggio di soli 3°.
Non solo, il mozzo è incredibilmente rumoroso, facendo contenti tutti quelli che da bambini mettevano una carta da gioco sul telaio, attaccandola con una molletta, per farsì che sbattesse sui raggi.
Il cerchio è hookless e tubeless ready. Il montaggio delle gomme è facile e fattibile anche con una pompa da terra.
Ho montato le Blacklabel al posto delle Mavic Deemax Pro in alluminio, e la prima sensazione è stata netta: le Reynolds sono molto più rigide. Il profilo di 29mm, il cerchio in carbonio e la tensione molto alta dei 28 raggi danno una rigidità strutturale che necessita di una fase di adattamento, perché le ruote filtrano poco le asperità del terreno, visto che flettono di meno.
Il lato positivo è una grande precisione di guida, e la capacità di incassare colpi senza battere ciglio. Se guardiamo al peso, infatti, potete notare come le Blacklabel siano state costruite con l’obbiettivo di renderle robuste e rigide, più che leggere. Non mi stancherò mai di dirlo, a parità di peso rispetto ad un cerchio in alluminio, delle ruote in carbonio fatte bene sono molto più robuste. Non si bozzano, tengono la centratura più a lungo, e permettono di girare con una pressione più bassa.
Il canale da 28mm aiuta in questo frangente, supportando bene la spalla della gomma. Ritengo che 28mm sia una larghezza piuttosto azzeccata per una ruota da enduro, senza essere estrema: porta il vantaggio di evitare che la gomma spanci se gonfiata di meno, senza però squadrarla e dare vita dunque a quello “spigolo” difficile da gestire in curva, quando il pneumatico perde aderenza senza preavviso. A proposito di gomme, per tutta la durata del test sono state montate una Michelin Wil Gripp’r 2.35″ all’anteriore e una Maxxis HighRoller II 2.30 al posteriore. Le pressioni erano 1.7 davanti e 1.8 dietro.
Tante le botte prese dal cerchio perché il copertone è andato a “fondo corsa”, ma la centratura è sempre rimasta perfetta e nessun raggio si è mai rotto. In effetti avevo proprio la sensazione di poter prendere ogni roccia senza nessun timore di fare danni, visto le dimensioni dei cerchi.
Il mozzo posteriore è uno spettacolo, soprattutto quando ci si trova a fare i nose press nei tornantini ed è richiesto il famoso colpo di pedale per uscirne. Il pedale ingaggia subito, non esiste in pratica un angolo morto, e questo aiuta molto a non perdere l’attimo buono quando ci si trova in equilibrio precario. Sulla sua rumorosità si può discutere, ha indubbiamente il vantaggio di far sentire ad eventuali pedoni che stiamo arrivando, d’altro canto alla lunga può innervosire il rider. Questione di gusti, a me non dispiace.
Stesso discorso sulle decal gialle, che si intonano bene con telai neri, ma meno con colori sgargianti come quello della Pivot Firebird.
Le Reynolds Blacklabel enduro sono delle ruote ben riuscite, che hanno i loro punti di forza nella robustezza, precisione e tenuta nel tempo. La loro grande rigidità richiede una fase di adattamento, visto che flettono poco quando prendono colpi, d’altro canto invitano a prendere le linee più scassate, perché anche se la gomma va a “fondo corsa”, il cerchio non si danneggia. Il mozzo posteriore farà felice tutti gli amanti dell’ingaggio immediato e delle ruote libere molto rumorose.
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