Oltre alla nuova Rock Shox Lyrik, a Sintra (Portogallo) ci sono state presentate le prime ruote MTB di Zipp, le 3Zero Moto. Come dice il nome, si tratta di ruote con cerchi dal canale interno di 30 millimetri, cioé pensate per l’enduro e l’all mountain. Non per niente sono state testate a lungo da Jerome Clementz. La seconda parte del nome, Moto, è stata scelta per la vera particolarità di questo prodotto, ovvero il cerchio senza doppia parete interna o, se preferite, a profilo zero.
I più attenti penseranno subito alle Crank Brothers Synthesis E11 che abbiamo provato qualche mese fa. Già in quel caso si era notata la tendenza a diminuire l’altezza del profilo per rendere le ruote più comode. Zipp porta il discorso all’estremo, come ben spiegato da Bastien Donzé, il product manager che si è occupato del progetto, in questo video:
• Grafiche Speed Line 8 colori a scelta (Silver, Stealth, RS Red, Orange, Yellow, Green, Teal or Blue)
• TyreWiz, sistema di controllo della pressione (qui i dettagli)
• Valvola tubeless installata di fabbrica
• Nastro installato di fabbrica
• Mozzo ZM1 hub Double Tim Technology con 52 punti di ingaggio
• End caps: 15/110 davanti e 12/148 dietor (Front wheel includes 21mm Standard and 31mm RockShox® Torque Caps)
• Disponibile anche solo come cerchio
• Garanzia a vita
• Diametro: 27.5″ e 29″
• Peso set 29″: 1.9kg
• Prezzo: 2.099€ per il set di ruote. 750€ solo i cerchi.
• Disponibilità: immediata
Sotto il nastro si trova uno strato in nylon che ha lo scopo di evitare che i raggi vadano a danneggiare il nastro stesso, in particolare quando il cerchio si muove assorbendo i colpi.
Come per la Lyrik, anche per le Zipp 3Zero Moto abbiamo fatto una prova A/B sui sentieri di Sintra, vale a dire che prima abbiamo fatto un paio di discese con le nostre ruote, nel mio caso delle Mavic XA Pro in carbonio, per poi montare le Zipp. Gomme, pressioni e tutto il resto del set up della bici sono rimasti identici, così come il sentiero e possibilmente le linee che ho scelto. Per farvi capire la differenza nel profilo dei due set di ruote, ecco le Mavic (oppure cliccate qui per vederle in dettaglio):
Avevo presagito che Zipp potesse andare nella direzione di un cerchio dal profilo basso, ed è per questo motivo che ho portato le Mavic e non le Crank Brothers Syntesis, anche perché la maggior parte delle ruote in carbonio ha un profilo alto, su cui di solito troneggiano adesivi più o meno vistosi. Così mi è stato facile sentire la differenza.
Differenza che si era già notata molto la sera prima, durante la presentazione. Provando a “schiacciare” con le mani un cerchio senza raggi simile alle Mavic, questo non si muoveva di un millimetro, mentre il Moto fletteva. Ora, mi rendo conto che questo argomento sembri andare contro tutto quello che abbiamo sempre apprezzato delle ruote in carbonio, in primis la loro rigidità, ma andiamo per passi.
Zipp ha impiegato tre anni a sviluppare queste ruote, lavorando sull’unico strato in carbonio dei cerchi fin quando non ha trovato il giusto compromesso fra rigidità e comodità. Questa è infatti la parola (in inglese, compliance) chiave del progetto: smussare gli angoli delle ruote in carbonio per offrirne una che non risulti troppo dura e scorbutica.
Per farvi capire la differenza, questa è la sezione delle Synthesis, che sono già delle ruote in carbonio dal profilo molto basso, le più basse dopo le Zipp (ed infatti, per me, fra le migliori sul mercato). Potete notare la camera interna, che invece non esiste sulle Zipp:
D’altro canto potete anche notare come la parete delle Zipp sia più spessa, visto che su di essa andrà tutta la forza, e i colpi. Non è un caso se il peso si attesta sugli 1.9kg, in linea con la concorrenza. D’altronde sono ruote pensate per un uso gravoso. Per chi obietterà che pesano quanto delle ruote in alluminio, propongo la risposta standard che, a parità di peso, il carbonio è più robusto dell’alluminio.
Ultima cosa: le gomme sono delle Maxxis Minion DHF EXO + da 2.5″. La pressione con cui ho effettuato la prova A/B era di 1.6 bar all’anteriore e 1.8 al posteriore, piuttosto alta perché con le Mavic avevo fatto diversi fondo corsa sul roccioso sentiero di test. Dopo 3 discese con le Mavic, e dopo aver scelto con cura le linee su cui passare, i meccanici hanno montato le Zipp.
Si dice che la prima impressione sia la più importante, ed è stata molto positiva, in particolare in due atterraggi con tante pietre infisse nel terreno, in cui la bici tendeva a scomporsi, con le Mavic. Con le Zipp è stata tutta un’altra storia: ho fatto molta meno fatica a controllarla perché i colpi che arrivavano al manubrio erano molti di meno. Non c’è da meravigliarsi se si conosce come i colpi vengano incassati dalla bici: prima comprimono le gomme e le ruote (raggi compresi, che flettono), e solo in un secondo momento passano alla forcella e all’ammortizzatore, quando le gomme si stanno già riestendendo, senza che vi sia un ritorno controllato. Per approfondire l’argomento cliccate qui.
Questo vuol dire che alla fine della discesa avevo le mani meno stanche, ma che soprattutto ho cominciato a scegliere delle linee più dirette senza curarmi molto degli ostacoli che c’erano in mezzo, perchè avevo quasi la sensazione di avere più escursione. La cosa è diventata ancora più interessante quando ho cominciato a scendere piano piano con la pressione, fino ad arrivare ad 1.3 bar davanti e 1.5 dietro, misure che ho continuato ad usare anche sui trail di casa. Una nota: controllare la pressione è un gioco da ragazzi con il Tyrewiz, visto che si può guardare direttamente dal Garmin o dall’app dello smartphone.
Ero molto scettico perché con le Maxxis Exo al posteriore buco spesso, cosa che non è successa durante i 10 giorni di prova, neanche a queste pressioni basse. Le Exo + dovrebbero offrire un protezione aggiuntiva, ma non hanno la carcassa Double Down. Uno dei motivi è da ricercare nei cerchi che “si muovono” facendo perno sui raggi. Sono liberi di oscillare, proprio come sulle moto (da qui il nome), e non si oppongono più così strenuamente ai colpi provenienti dal terreno, come invece avviene con le ruote in carbonio a profilo alto. Questo vuol dire che diventa più difficile pizzicare il copertone.
Si potrebbe pensare che il prezzo da pagare sia una bassa reattività e accelerazione in curva ma, anche concentrandomi su questi due aspetti, non sono riuscito a notare differenze penalizzanti. Intendiamoci, stiamo parlando di enduro/all mountain, non certo XC, e di un test con gomme dalla sezione molto generosa, eppure, anche sul pedalato tortuoso, mi sono trovato molto bene.
Abbinate alla nuova Lyrik Ultimate le Zipp 3Zero Moto danno un carattere molto comodo alla bici, rendendola meno stancante e alzando l’asticella di quello che ci si sente in grado di fare. Ne ho avuto la controprova su una discesa molto sconnessa che percorro molto spesso, dove ho battuto il mio tempo migliore (e il KOM) proprio perché i sassi e le rocce non mi buttavano fuori traettoria come mi capitava di solito. Inoltre in quel tratto avevo bucato già diverse volte ma, pur girando alle pressioni che vi ho citato sopra e con gomme senza carcassa rinforzata, non ho avuto nessuno problema.
Zipp entra nel mercato mountain bike con un prodotto veramente innovativo che capovolge il dogma delle ruote in carbonio: non è la ruota più rigida che fa andare più veloci, ma quella che funge da filtro fra rider e i colpi provenienti dal terreno. Il risultato è una delle vere innovazioni degli ultimi anni e segna l’inizio della fine dei profili alti in campo mountain bike.
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