Da tempo stavo aspettando l’arrivo di una bici da trail progettata nel formato di ruote miste (29″ anteriore / 27.5″ posteriore). Alla fine è arrivata la nuova Santa Cruz Bronson, una bici su cui ho trascorso del tempo negli ultimi mesi, che funge da bici tuttofare per le uscite giornaliere sui sentieri e per i giri in park. A parte il discorso mullet, ci sono una sfilza di altri aggiornamenti molto interessanti, tanto da poter dire che Santa Cruz sta prendendo una direzione diversa per alcuni aspetti.
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Per il sistema di sospensione le cose potrebbero non sembrare tanto diverse dato che la Bronson utilizza il VPP con ammortizzatore sulla biella inferiore, che è il layout principale dell’attuale gamma di Santa Cruz, ma adotta un rapporto di leva minore per l’ammortizzatore e meno pedal kickback, inoltre la sospensione posteriore sembra tenere meglio la velocità nello sconnesso.
Mentre sono disponibili trasmissioni più economiche su altri allestimenti, sulla bici in test ho trovato una trasmissione mista SRAM composta da componenti XO1 e GX AXS. L’impeccabile cambio elettronico su una cassetta 10-50T che offre una gamma del 500% e le rigide pedivelle in fibra di carbonio lasciano poco di cui lamentarsi.
La forcella FOX 36 con 4 registri ha fornito una vasta gamma di regolazioni su 160mm di escursione con una fantastica maneggevolezza e prestazioni costanti su lunghe discese.
Santa Cruz ha optato per uno stem Burgtec da 42,5 mm, lunghezza poco convenzionale. Avrei preferito vedere uno stem da 50mm su questa bici, anche a causa del reach di 472mm, piuttosto corto in relazione alla taglia.
Santa Cruz ha ovviamente optato per le sue ruote Reserve 30 Carbon. Le ruote sono rigide, quasi fin troppo, e sono coperte da garanzia a vita.
Le Reserve scorrono su mozzi Industry Nine 1/1 che hanno un innesto rapido e sono completamente ricostruibili a mano. Li ho usati spesso e non ho altro che cose positive da dire su di loro.
Un flip chip nell’attacco inferiore dell’ammortizzatore consente una regolazione dell’altezza del movimento centrale di +/- 3 mm e una regolazione dell’angolo di sterzo di 0.2º. Avrei preferito più differenza tra queste impostazioni, ma le ho trovate entrambe molto sfruttabili.
I Code RSC di SRAM lasciano poco di cui lamentarsi. Il punto di contatto e la distanza della leva sono regolabili senza attrezzi, mentre i rotori da 200/180mm forniscono adeguata potenza.
Dato che con la mia altezza spesso non mi trovo bene con l’altezza insufficiente del manubrio delle bici di serie, ero entusiasta di vedere sulla Bronson un manubrio con rise di 35mm. Il manubrio Santa Cruz in carbonio ha gli angoli giusti e una larghezza di 800mm. È un’ottimo prodotto, migliore della maggior parte dei manubri in circolazione.
Sempre a proposito di altezza, ringrazio Santa Cruz per aver lasciato ben 30mm di distanziali sul cannotto della forcella. Come accennato in precedenza, odio vedermi consegnare bici test con avantreno basso e non c’è alcun motivo per tagliare il cannotto troppo corto lasciando gli acquirenti in difficoltà.
C’è una protezione molto consistente sul tubo obliquo. Qualcosa nelle grandi dimensioni e nella forma del tubo obliquo mi fa pensare che Santa Cruz voglia includere un vano portaoggetti su questa bici in futuro.
Sul carro, una protezione ben realizzata riduce efficacemente il rumore.
Una piccola copertura in plastica protegge l’ammortizzatore dagli spruzzi della ruota posteriore.
Come reggisella telescopico troviamo un RockShox Reverb standard (non elettronico) con 175mm di escursione.
L’anteriore è molto ordinato grazie al passaggio cavi interno e completamente guidato, molto silenzioso.
Poiché si tratta di una “fun bike”, Santa Cruz include anche una robusta protezione sul tubo obliquo per la sponda del pickup.
Generalmente odio le manopole di serie ma non posso lamentarmi di queste manopole Santa Cruz. Sono super grippose, comode e dello spessore giusto.
Uno sguardo al grafico qui sotto rivelerà alcuni piccoli ma validi aggiornamenti alla geometria rispetto all’ultima versione della Bronson, che aveva ruote anteriori e posteriori da 27.5″. Tutto ciò che segue dipende dalla taglia.
L’angolo di sterzo è più aperto di circa 0.5º, mentre l’angolo sella è più verticale di quasi 2º. Il reach aumenta di circa 15mm in lunghezza e l’altezza del movimento centrale aumenta di circa 2 mm. Infine, la lunghezza del carro, che varia in base alla taglia, aumenta di circa 7 mm; una scelta saggia che compensa la diversa stabilità causata dalle dimensioni diverse delle ruote poiché è meglio che le bici mullet non sfidino la sorte con foderi orizzontali super corti.
Complimenti inoltre a Santa Cruz per l’adozione di lunghezze specifiche del carro. Mantenere l’equilibrio delle geometrie su tutte le taglie ha un costo (leggi: produzione di 5 stampi per il carro, invece di uno solo), ma ne vale la pena secondo me.
La Bronson è arrivata ben confezionata e montata in modo tale che ho dovuto fare ben poco in termini di settaggio. Ho semplicemente impostato il sag 20% davanti e al 30% dietro e non ho sentito il bisogno di cambiare altro, tranne l’aggiunta di un volume spacer alla forcella. L’ho messa alla prova tra giri in bike park e lunghe pedalate in montagna, piacevolmente sorpreso di quanto fosse adatta in entrambi gli ambiti. L’angolo di sella verticale offre un posizionamento ottimo per la salita e rende molto facile spostare il peso in avanti, quindi non ho faticato sui tratti più ripidi. Avevo dei dubbi sul bilanciamento della bici dovuta alla configurazione mullet ma Santa Cruz ha ottenuto un buon equilibrio con le geometrie. A voler essere pignoli avrebbero potuto portare il reach leggermente più verso i 480mm rispetto ai 472mm in posizione low.
Come si è tradotto tutto questo sul campo? In breve, ho trovato un ottimo bilanciamento tra gli aspetti tipicamente associati al divertimento e quelli associati a confidenza e stabilità. Si tratta di una bici super facile da alzare in manual e che ama saltare e curvare ma che al contempo è molto stabile su terreni accidentati, nei ripidi e in velocità. Da un po’ di tempo vediamo bici che rientrano in un campo o nell’altro e la maggior parte delle bici nel mezzo sono più che altro un compromesso, mentre la Bronson è il tipo di bici che non ti porta a dover scegliere tra qualcosa come la Evil Calling o la 5010 e tra una Trek Slash o una Megatower. È la tuttofare per definizione.
I più grandi miglioramenti della Bronson risiedono nel sistema di sospensione e penso che valga la pena sottolinearlo, in particolare rispetto alle affermazioni che ho fatto nel paragrafo precedente. Sapendo che le ruote da 29″ sono più veloci delle ruote da 27.5″ a causa della loro minore resistenza al rotolamento, mi aspettavo di avvertire più feedback dal posteriore per via delle ruote miste. Pensavo che avrebbe difettato in termini di velocità e confidenza rispetto alle bici da 29″ della stessa categoria mentre non è così e penso che gran parte di ciò sia dovuto al sistema di sospensione VPP notevolmente perfezionato. Innanzitutto Santa Cruz ha abbassato il rapporto di leva a 2.5:1 di media. Ci sono molti vantaggi spesso trascurati nel rapporto tra corsa della ruota e corsa dell’ammortizzatore. Rapporti di leva più bassi consentono pressioni dell’aria più basse, minor frenatura idraulica e maggior volume di aria/olio, rendendo meno gravoso il lavoro dell’ammortizzatore.
Un’altra caratteristica nettamente migliorata è che la Bronson ha meno pedal kickback e non scalcia a metà corsa, cosa che ho trovato piuttosto fastidiosa sull’attuale Megatower. La capacità della Bronson di conservare velocità sui terreni accidentati è notevole, soprattutto dato che non lavora con un ammortizzatore esattamente rivoluzionario ma con un esemplare abbastanza rudimentale e ormai abbastanza datato. Se si dedica del tempo per ottenere un buon tune dell’ammortizzatore non è così essenziale montare un ammortizzatore top di gamma con un milione di regolazioni: complimenti a Kiran MacKinnon, sviluppatore del reparto sospensioni di Santa Cruz, per il suo lavoro sulla Bronson. Comunque la sospensione è molto efficace in discesa ma va detto che si avverte un po’ di bobbing in salita, quindi è meglio inserire il lockout sulle lunghe salite, ma è un compromesso vantaggioso secondo me.
Dato che questo allestimento è vicino al top di gamma, sono rimasto ovviamente soddisfatto della maggior parte dei componenti. Non mi dilungherò troppo in merito ai componenti ma va detto che la Bronson può essere acquistata per poco più di 4.500€, che non è una cifra enorme di questi tempi. Tenendo a mente questo, vorrei dare merito a Santa Cruz per il manubrio e le manopole. Può sembrare banale, ma molte marche di biciclette tagliano i costi con componenti di basso costo che non apprezzo, ma non in questo caso e sarei felice di montare questi pezzi sulla mia bici personale. Invece, l’unico componente con cui non sono andato d’accordo è la sella WTB Volt. Uso la WTB Silverado su una delle mie bici personali e ne sono soddisfatto, ma per me la Volt si è rivelata un vero disastro. Tutto il resto, freni, trasmissione, ruote e telescopico, sono azzeccati per la destinazione d’uso e hanno fatto un buon lavoro.
Ho trovato la Bronson un’ottimo candidata per la sottile fetta di mercato della bici unica e tuttofare. Non ci sono molte bici in giro, eccetto la Bronson, che utilizzerei felicemente come bici unica. Adeguata al difficile compito di soddisfare sia chi vuole divertirsi in park che chi affronta terreni impervi. Sulla carta può essere meno competitiva per quanto riguarda il prezzo ma va considerato che Santa Cruz garantisce il telaio e le ruote a vita. Inoltre, grazie al loro programma No Missed Rides, Santa Cruz mantiene uno stock incredibilmente completo di pezzi di ricambio e cuscinetti per le loro biciclette e li ha prontamente disponibili presso il loro magazzino per la spedizione. Un valore aggiunto oltre al semplice prezzo di listino e valore dei componenti. Tutto sommato sono un grande fan della Bronson e non avrei davvero voluto restituirla.
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