Giornate cortissime, poca luce anche durante il giorno, automobilisti sempre più distratti dagli smartphone. Premesso che la nostra visibilità sulle strade aperte al traffico dovrebbe sempre essere una priorità, è indubbio che in questo periodo dell’anno diventi fondamentale. Spesso, come mountain biker, non ci pensiamo molto perché la maggior parte dei nostri giri si svolge in fuoristrada, eppure è praticamente impossibile uscire di casa direttamente su sentiero, senza dover nemmeno percorrere qualche centinaio di metri là dove si muovono anche le automobili.
Oltre alle luci e agli indumenti con loghi in materiale “catarifrangente”, un’opzione interessante è offerta da quese scarpe di Scott con tomaia in materiale riflettente.
Caratteristiche
- Tomaia con materiale riflettente
- Sistema di chiusura Boa + velcro
- Indice di rigidità 6
- Soletta ErgoLogic
- Gomma Sticki
- Peso rilevato con cleat Crank Brothers: 394gr. per scarpa
- Prezzo: 160€
Chi conosce le scarpe Scott e i relativi indici di rigidità avrà già dedotto che si tratta di scarpe “ricreative”, perché il 6 è il numero più basso nella scala del marchio svizzero. Scala che arriva fino al 10 per le calzature da gara. Ciò nonostante posso dire, dopo oltre un anno d’uso, che la suola in plastica è sufficientemente rigida per non creare nessun fastidio neanche se si usano pedali minimalisti come i Crank Brothers Eggbeater. La trasmissione della potenza sui pedali è buona, coadiuvata da un’ottima calzata.
La comodità è una delle caratteristiche che mi è piaciuta di più, fin dal primo giorno di utilizzo. Ho un piede che si può definire “normale”, ma credo che anche chi abbia una pianta larga non dovrebbe avere grandi problemi. Il materiale interno è morbido ma al tempo stesso leggermente ruvido per farsì che il tallone non tenda a scivolare verso l’alto, in particolare quando si indossano calzini dal meteriale liscio.
Ottima l’idea di abbinare la chiusura in velcro a quella Boa, limitando quindi la lunghezza dei lacci ed evitando lo spiacevole strozzamento al collo del piede che accade quando si ha solo una rotellina boa con cui stringere tutta la scarpa. Così si riesce a fissare bene la parte alta del piede con il Boa, per poi stringere la parte bassa con il velcro.
La punta rinforzata si è dimostrata ben resistente agli impatti con i sassi alzati dalla ruota anteriore. Ho usato le Scott Comp in quasi ogni ambito, dal gravel all’enduro, e posso solo parlare bene della robustezza nella scelta dei materiali e nella costruzione. Non sono esattamente le scarpe che indosserei se dovessi portare a lungo la bici in spalla, la camminata comunque è piuttosto agevole, grazie alla suola non troppo rigida e alla sua mescola abbastanza morbida.
Veniamo dunque alla caratteristica principale di queste Comp, cioé il materiale riflettente. È praticamente impossibile fotografarlo, ed è anche difficile notarlo a meno di non puntare una luce sulle scarpe, come nel caso dei fari di un’auto. È di certo un punto di visibilità in più se si gira di sera o di notte, e la cosa non guasta mai. È un’idea nata nel mondo della bici da corsa, lo svantaggio per i biker è che, se il terreno è bagnato, si rischia di infangare le scarpe azzerando di fatto l’effetto riflettente.
Scott ha in catalogo anche delle scarpe riflettenti più “da trail”, oltre ad una gamma di prodotti pensati con lo scopo di farsi vedere quando fa buio.
Io ho comprato delle giacche invernali simili (cioé totalmente catarifrangenti) x le mie 2 bambine, e sono sorpreso da come non si siano rovinate nel tempo, ovvero 3 inverni di utilizzo da battaglia x bimbi di 4/5 anni.
Quindi la domanda è: a fine test, le scarpe sono ancora perfette o si è un po' perso l'effetto con l'usura?
le ho solo provate mi deve arrivare il numero.
Di scape asics o hoka porto il 44 e ho preso il 44 di scott che mi da un paio di mm di libertà in punta. hanno un ottima calzata per una pianta piede regolare, forse non adattissime a chi ha un collo del piede alto .