Partendo per andare ai Crankworx, quest’anno, sapevamo che il nostro mezzo di trasporto principale sarebbe stata la nostra bici da DH. Non ci sarebbe motivo di usare bici diverse per la maggior parte del tempo. Ad ogni modo, abbiamo chiamato Schwalbe per chiedere un set di gomme Muddy Mary. Presto però ci siamo accorti che le leggendarie gomme, più volte vincitrici in coppa del mondo, non sono più prodotte. All’inizio siamo rimasti interdetti e gli abbiamo chiesto perchè diamine avessero smesso di produrre un ottimo copertone come quello. La risposta ci ha sbalorditi.
Speriamo che a loro non dispiaccia se li citiamo. Schwalbe ci ha detto “Non siamo come le altre aziende che si siedono sugli allori ed offrono lo stesso prodotto per dieci anni e più”. Subito abbiamo pensato a qualche gomma gomma che risponda a questa definizione, ma eravamo anche scettici riguardo alle affermazioni di Schwalbe quando diceva che la Magic Mary rappresenti un miglioramento così grande rispetto al predecessore. All’inizio nutrivamo una (infondata) avversione per queste gomme, soprattutto a causa del fatto che esteticamente, sembrava fossero delle gomme di tipo spike cut sovradimensionate. Avevamo paura che, se la cosa potesse aiutare sul terriccio molle, non sarebbe stata invece il massimo per i sentieri battuti che costituiscono gran parte del bikepark di Wistler. Ma ci sbagliavamo. Com’è quel vecchio adagio? “Non giudicare un libro dalla copertina”.
Da dove cominciamo? Dalla mescola. Le gomme che avevamo in test erano fatte con l’ultima e migliore mescola di Schwalbe: la Vert Star 3, cioè la migliore combinazione di morbidezza, ridotto rimbalzo e durata. Abbiamo scelto di usare le versioni da 2.35″, che assomigliano in verità più a delle gomme da 2.5″. A parte questo, la 2.5 è un po’ voluminosa e, considerata la grande spaziatura tra i tasselli, avevamo paura di perdere in scorrevolezza. Di nuovo, ci sbagliavamo. Ma di questo discuteremo più avanti.
Per chiarezza separeremo il test in alcune categorie base: curva, frenata, scorrevolezza e durata.
In curva: Montando questa gomma sulla bici, immaginavamo che si sarebbe comportata bene su fondi poco consistenti, ma ammettiamo che eravamo scettici riguardo alle prestazioni sul compatto e sulle rocce lisce, considerato il profilo alto e sottile dei tasselli. Dopo qualche giro, la Magic Mary ci ha positivamente sorpreso dandoci tutto il grip che avremmo potuto chiedere in tutte le condizioni che abbiamo incontrato a Whistler. Dalle superfici compatte di trail veloci e pieni di salti come il “Dirt Merchant” fino alla terra grassa di sentieri fuori dai percorsi battuti come “Wake the Neighbors”, questa gomma ci ha lasciati sbalorditi. Le uniche volte che la gomma cedeva in curva erano situazioni in cui già sapevamo di aver osato troppo. Per tutto il tempo la Magic Mary si è dimostrata una gomma dalle solide prestazioni che mai si è dimostrata vaga o imprevedibile.
In frenata: Questo è un ambito in cui non ci sono mezze misure nel giudicare una gomma. O frena bene o no. E quando si tratta delle condizioni peggiori, o scarica il fango bene e continua a rallentare come si deve oppure si riempie e non tiene più. La Magic Mary si è presto dimostrata forte. Sorprendentemente, si è comportata ottimamente in tutte le condizioni. Dai fondi compatti a quelli erbosi, passando per le rocce liscie, fango, sabbia… non faceva differenza, quando avevamo bisogno di rallentare in fretta, le gomme non ci hanno mai deluso.
Scorrevolezza: Di primo acchito, siamo stati un po’ troppo critici sulle Muddy Mary. Come abbiamo già detto, pensavamo che assomigliassero a delle gomme “cut spike”, solo un po’ più voluminose. A causa dei tasselli quadrati, alti e molto spaziati, pensavamo che le gomme avrebbero avuto scarsa scorrevolezza. Con grande sorpresa abbiamo notato che invece le gomme rotolavano piuttosto bene. Sul mercato ci sono gomme da DH che scorrono un po’ meglio, le quali però non si comportano bene come le Magic Mary in curva e in frenata. In generale, non possiamo proprio criticare la scorrevolezza di queste gomme nè dire che sono particolarmente lente, ma al tempo stesso non possiamo dire che siano le più scorrevoli del mondo. Non abbiamo mai notato attriti esagerati ma è anche vero che non ci sembrasse di usare semi slick.
Durata: In questa categoria, proprio come in quelle che abbiamo discusso sopra, le gomme si sono dimostrate un ottimo compromesso. In generale, se una gomma è troppo morbida, i tasselli laterali possono piegarsi o strapparsi in curve strette su fondo compatto o in violente frenate. D’altra parte, se la mescola è troppo dura, la gomma perde in tenuta e si rischia di sbagliare le curve o di non riuscire a frenare in sezioni ripide o critiche. La mescola Vertstar 3 ci ha dimostrato che una gomma può essere morbida e dura contemporaneamente. Eravamo (e siamo ancora) impressionati dall’usura durante il tempo passato a Whistler, più una buona quantità di risalite con funivia a Snow Summit ed altri giri con shuttle in giro per la California. Come si vede in foto, le gomme si consumano in maniera appropriata e non mostrano segno di degradazione prematura. Ancora adesso continuano a garantirci il controllo della bici.
Per concludere, anche se sembra un’affermazione troppo sensazionale, queste sono le migliori gomme da DH che abbiamo mai usato. E’ bello vedere smentiti i nostri pregiudizi. Siamo stati piacevolmente sorpresi dalle Magic: si tratta decisamente di un grande passo avanti rispetto alle Muddy Mary e per noi saranno la prima scelta quando si tratta di gomma da enduro, finchè non decideranno di cambiarle per migliorarle ancora. Tanto di cappello a Schwalbe per la sua continua ricerca della perfezione, con le Macig Mary ci ha decisamente convinto.
Foto dei prodotti : Ian Collins
Foto in azione : Fred Robinson
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