[Test] Sella Dirty Native Team

Dirty ha presentato una linee di selle dedicate all’enduro. Dopo diversi mesi di utilizzo ecco la nostra recensione.

Dirty è la linea dedicata alle discipline più gravity di Selle SanMarco. Vi avevamo presentato qualche mese fa la Zero Team, ora tocca alla novità più interessante, vale a dire la Native, pensata appositamente per l’enduro.

Ultimamente quando un’azienda propone un prodotto con uno scopo specifico la tendenza è quella di dire che sia solo marketing, anche se le caratteristiche del prodotto raccontano un’altra storia. Cos’è allora una sella pensata per l’enduro? Vediamo di capire dove abbia lavorato Dirty prima di passare al test vero e proprio.

Innanzitutto va capito perché Selle SanMarco ha deciso di dare un nome diverso alle selle gravity/enduro. La storica azienda veneta si occupa da sempre di selle per bici da strada, che spesso e volentieri vanno bene per il cross country: selle molto leggere, minimaliste, non necessariamente comode per chi non ha un bel callo dopo migliaia di chilometri sui pedali. Dirty si stacca da questo mondo e strizza l’occhio alla parte più ludica del pubblico che va in bici. Prima con la DH (Gracia è un rider sponsorizzato da loro), e ora con l’enduro (Manuel Ducci corre per Dirty).

Al di là del nome, si cambiano i materiali e la forma delle selle. Ed è proprio qui che il discorso si fa interessante per gli enduristi.

 

Caratteristiche

La Native Team è il modello di media gamma della linea pensata per l’enduro. La differenza sostanziale con il modello di punta, il Pro, sta nel carrello. Quello della Team è in Xsilite, un misto fra silicio, titanio e carbonio, mentre quello della Pro è interamente in carbonio. Il resto dei materiali e la forma sono identici.

L’imbottitura é in BioFoam, un materiale idrorepellente a matrice poliuretanica a tre strati diverso dal solito gel, più leggero. Il rivestimento è in MicroFeel, un materiale traspirante e resistente all’abrasione e all’acqua. Si aggiungono gli inserti blu che vedete in foto, chiamati Ultradrive, pensati per dare dell’aderenza in più in alcune parti della sella come il naso e le ali, e le alette in materiale antiabrasivo (kevlar) per proteggere quelle parti che vengono più spesso a contatto con il terreno o altre superfici di appoggio.

 

In prova

Per prima cosa va detto che la Native è una sella “sportiva”. Non aspettatevi qualcosa di comodo dal primo giorno. Se siete allenati, e passate tante ore in bici, vi troverete a vostro agio da subito, altrimenti avrete bisogno di qualche uscita prima di adattarvi alle sue forme e alla sua consistenza, piuttosto “dura”.

D’altro canto, chi va in giro spesso apprezzerà le sue caratteristiche, sia in salita che in discesa. In salita, la parte concava fra le ossa ischiali riduce la pressione sulla parti più delicate. Non abbiamo avuto problemi ad usarla anche in giri all mountain molto lunghi. Bisogna fare un po’ di attenzione quando la si monta, dato che altrimenti il naso tende a puntare leggermente verso l’alto  e quindi a dare fastidio in fase di pedalata.

Abbiamo apprezzato il materiale di rivestimento che offre un ottimo grip anche nelle situazioni delicate come rampe ripide in cui ci si mette in punta di sella, o sul bagnato/fangoso.

In discesa la cosa che ci ha colpito di più è la libertà di movimento, dovuta in gran parte alla sua forma allungata. Si ha proprio la sensazione di avere una sella meno ingombrante del solito anche se, andando a misurarla, non è il caso.

La cosa che ci é piaciuta di meno é il bordo posteriore, troppo poco smussato per una sella da enduro. È vero che, al contrario del XC, la sella nell’enduro viene abbassata e quindi difficilmente ci si va contro in caso di caduta, però ci sarebbe piaciuto vederlo un poco più arrotondato. Proprio il bordo posteriore é la parte di sella dove si possono notare dei segni di abrasione sull’Ultradrive, mentre ineccepibile è la resistenza del kevlar sulle ali, intonse dopo qualche mese di utilizzo.

Conclusioni

Se la definizione “sella da enduro” vi fa storcere il naso, i dettagli della Dirty Native Team vi convinceranno che vi sbagliate. La libertà di movimento in discesa e la scelta dei materiali sono il punto forte della Native, e confermano che la specializzazione dei prodotti a seconda della disciplina non è solo marketing.

Informazioni

Peso: 200 grammi
Dimensioni: 277 mm x 131 mm
Materiale carrello: Xsilite, un misto fra silicio, titanio e carbonio.
Prezzo: 89.90 Euro per la Team in test. La Pro con carrello in carbonio costa 139.90 Euro, la One con carrello in manganese 69.90 Euro.

www.dirtysm.com

 

Classifica mensile chilometri
Per partecipare carica le tue attività su Training Camp

Classifica mensile dislivello

Share

Recent Posts

Bici della settimana: la Santacruz Hightower di Taso666

Una Santacruz HIghtower customizzata a dovere e con ruote assemblate dal negoziante. Montaggio Telaio: Santa…

18/07/2024

Due nuovi percorsi ufficiali attorno al massiccio del Gottardo

Mentre in Veneto si demoliscono sentieri con i soldi della comunità europea, si danno multe…

17/07/2024

fizik Beat: tra strada e sterrato

fizik ha lanciato una nuova e rivoluzionaria scarpa che sfuma i confini tra strada e…

17/07/2024

Nuove Ibis Ripmo e Ripley

Ibis presenta le nuove Ripmo e Ripley. [Comunicato stampa] Ibis presenta la nuova generazione di…

17/07/2024

[Highlights] Enduro World Cup Aletsch Arena 2024

Lo scorso weekend si è corsa la coppa del mondo di enduro in Svizzera, presso…

17/07/2024

Cosa si può fare con la nuova Specialized Epic 8 EVO

Io ve l'avevo detto che è una bici con cui fare di tutto, anche su…

16/07/2024