[Test] Sensore di temperatura CORE

Il ciclismo è diventato in tempi recenti terreno fertile per ogni tipo di applicazione scientifica con conseguenti gadget. Uno di questi che si è ritagliato recentemente il proprio spazio è il sensore di temperatura corporea. E qui trattiamo quello che per primo si è proposto al grande pubblico con un prodotto maturo: il sensore di temperatura corporea CORE.

Questo sensore è utilizzato da numerosi professionisti in allenamento ed in corsa. Per quanto riguarda l’uso in corsa da parte di questi atleti l’uso di questo sensore risponde ad un’esigenza ben precisa, ovvero quella di monitorare appunto la temperatura corporea poiché se questa è troppo elevata si ha un calo di potenza espressa sui pedali.

La correlazione tra temperatura corporea e calo di potenza è stata studiata e provata ed è abbastanza precisa, ovvero per un incremento di 1° di temperatura corporea si ha un calo sino al 5% di potenza esprimibile e fino al 16% di riduzione della V02max. Vien da se che per un pro in corsa (che però usano anche dei sensori da ingoiare, per avere una misura più precisa) avere sottomano questo dato, oltretutto ottenuto su mesi di utilizzo del sensore in varie condizioni, è utile per implementare delle strategie per raffreddare il nocciolo del proprio reattore, grazie a bevande fredde fornite dall’ammiraglia ad esempio, o con i noti gilet con le tasche per il ghiaccio prima di una cronometro. Posto che questo non è generalmente fattibile per gli amatori (ma non si sa mai..) a cosa serve in concreto un sensore di questo genere?

Aldilà delle curiosità va detto sin da subito che si tratta di un prodotto costoso, dedicato ad amatori molto evoluti, che curano ogni minimo aspetto della propria preparazione. Quindi chi ama il ciclismo “pane e salame” può passare subito oltre. In particolare il sensore CORE è utile per chi inserisce nella propria routine di allenamenti le sessioni Heat, ovvero cercano di alzare artificialmente la temperatura del proprio “core”, ovvero la parte interna del corpo. Questo tipo di allenamenti non serve solo per creare un adattamento al clima caldo e/o umido (nel caso uno debba passare repentinamente da un clima ad uno molto diverso per qualche motivo), ma serve per apportare delle vere e proprie modifiche fisiologiche, come l’aumento della velocità di sudorazione per dissipare il calore dal corpo, la riduzione della concentrazione di elettroliti nel sudore, l’aumento del volume del plasma sanguigno per fornire nutrienti e aiutare il corpo a raffreddarsi, la riduzione della temperatura corporea a riposo e la riduzione della frequenza cardiaca. In particolare l’incremento del plasma sanguigno porta ad un aumento del volume del sangue, e questo porterebbe ad una maggiore efficienza nel raffreddare l’interno del corpo e quindi a minimizzare la perdita di potenza col caldo.

Per fare questo esistono diversi “protocolli” che vanno dal vestirsi con abiti invernali mentre si fanno i rulli, senza ventilatore e col riscaldamento “a tutta”, fino al fare i rulli in bagno dopo aver fatto una doccia calda, con l’ambiente saturo di umidità. Tornando al sensore, questo serve per monitorare la temperatura durante queste sessioni allenamento, sia per non esagerare (con anche spiacevoli conseguenze in teoria) sia perché per fare le cose con precisione e correttamente per ottenere questi adattamenti fisiologici il ciclista ha bisogno di un certo livello di esposizione al calore per determinati periodi di tempo.

Fatta questa lunga, ma necessaria premessa, il sensore CORE si presenta come un quadratino (15gr di peso) di plastica bianca che va installato sulla fascia cardio, quest’ultima necessaria per il suo funzionamento. O attaccata al corpo con degli adesivi in dotazione. Il sensore ha una piccola porta di ricarica, che va fatta con il cavo in dotazione. Il tempo di ricarica è abbastanza lento considerate le dimensioni dell’oggetto, circa 4h da completamente scarico a completamente carico. La durata è data in circa 6 giorni di utilizzo, ma chiaramente dipende da quanto lo utilizzate.

Il sensore CORE non è un semplice termometro, ma si basa su un sensore Seebeck. Per chi è interessato questo è il link del fornitore di CORE. Il sensore in se è solo una parte del pacchetto, in quanto fondamentale è la app di CORE che è necessaria per la lettura dei dati. Una volta scaricata e connessa anche alla fascia cardio ed al sensore (tramite ANT+ o BT),  su Garmin, Wahoo, Suunto, Hammerhead e Coros si può anche installare il widget per avere il campo CORE su una pagina dati e tenerla d’occhio durante un’uscita /allenamento.

Una volta indossata, una luce verde intermittente fa capire che il sensore è attivo e comincia a registrare. Dalla app si può vedere il grafico relativo, con vari campi dati, come la temperatura della pelle, l’indice di stress calorico (Heat Strain Index), ovvero l’andamento del processo fisiologico per raffreddare il corpo, le zone di temperatura ed il tempo passato in ciascuna di esse (cumulativamente in ore, giorni, settimane, mesi). Questi dati poi possono essere visualizzati anche su popolari software di allenamento come TrainingPeaks e Golden Cheetah, per monitorarne l’andamento e/o l’evoluzione nel tempo e non perdere gli adattamenti ottenuti.

esempio Heat Ramp Test

Registrare i dati però non è che la base dell’utilizzo del sensore CORE. Una volta installato tutto correttamente bisogna stabilire le proprie zone di temperatura, e per fare questo serve fare un heat ramp test, ovvero un test che va svolto sui rulli, vestiti il più possibile e senza ventilatore, in modo da raggiungere una temperatura elevata nel minor tempo possibile.

Monitorando la frequenza cardiaca, cosi come la cadenza, indipendentemente dall’aumento della potenza si nota che ad un certo punto a frequenza cardiaca costante la potenza cala all’aumentare della temperatura corporea interna. Quindi, dopo un riscaldamento iniziale, aumentando lentamente la potenza si raggiunge quello che CORE chiama “punto di controllo”, ovvero una temperatura di 38ºC. A questo punto la frequenza cardiaca deve essere mantenuta stabile durante il test. Come conseguenza la temperatura corporea continua ad aumentare, mentre è necessario regolare la potenza erogata per mantenere la frequenza cardiaca costante. Inevitabilmente, dopo un tempo più o meno lungo, la potenza calerà. Quando la potenza calerà all’80% di quella iniziale o si è esausti e non in grado di continuare, il test va interrotto. La frequenza cardiaca calerà ovviamente in modo istantaneo, mentre non la temperatura corporea, in quanto il raffreddamento prenderà un tempo che cambia da soggetto a soggetto. In questo modo si individua la temperatura critica, quella in cui la potenza cala con frequenza cardiaca stabile e di conseguenza si individuano le zone di temperatura corporea per allenarsi, che sono quindi soggettive.

La zona ideale per l’Heat Training è la zona 3 alta/4 bassa, in cui va passata la maggior parte del tempo dell’allenamento per avere gli adattamenti fisiologici desiderati. Non entro nel merito di quali siano le strategie di allenamento ideali, come la frequenza e la durata delle sessioni di Heat Training, perché queste sono soggettive e andrebbero probabilmente discusse con allenatori formati a prescriverle.

Ad ogni modo questa è la teoria e la pratica alla base dell’utilizzo di un sensore come il CORE. Chiaramente l’efficacia o meno di questo sensore è legato allo svolgimento dei relativi allenamenti. Allenamenti che personalmente trovo terribili da svolgere: vestiti pesantemente, sui rulli, senza ventilatore le sensazioni sono tutt’altro che piacevoli e serve grande motivazione per svolgerli. Ad ogni modo per chi punta ad un miglioramento delle proprie prestazioni ad ogni costo questo sensore può fornire una pletora di dati da analizzare, ma soprattutto per rendere ripetibili con precisione gli allenamenti. Per curiosità ho provato a monitorare la mia temperatura durante una di queste sessioni sui rulli con un termometro “da orecchio”, di quelli che misurano la temperatura auricolare, ed anche quando stavo per sciogliermi la temperatura non è mai salita nemmeno a 37°, a fronte di una temperatura misurata dal sensore di oltre 38°. Chiaramente non so dire se questo significhi che il sensore è impreciso o realmente preciso. C’è chi ha fatto degli studi seri a riguardo, sempre per gli interessati.

Arrivando al dunque, è difficile consigliare o meno un prodotto di questo tipo, in quanto si rivolge ad una possibile clientela che probabilmente è già molto orientata verso strumenti di questo tipo, che non bada a spese, visto che il prezzo del sensore è di 270eu, e che soprattutto deve avere la voglia e motivazione di allenarsi secondo i protocolli Heat, dato che, altrimenti, il sensore in se non ha grande utilità se utilizzato durante allenamenti o giri “tradizionali”.

 

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