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Quasi un anno fa vi avevamo presentato il primo test del Procore, il sistema a doppia camera di Schwalbe. Era stato intitolato “Game Changer”, perché il modo di andare in bici viene molto influenzato da questo prodotto. Positivamente, si intende. Dopo ulteriori sviluppi, che si sono concentrati sull’avere una singola valvola per l’immissione dell’aria al posto delle due originarie, Schwalbe è pronta per la vendita al pubblico e ci ha mandato in anteprima un Procore da provare sui sentieri di casa. E quando dico sentieri di casa, intendo uno dei trails più devastanti per le gomme: la traversata dal Monte Tamaro. Ma prima veniamo ai dettagli tecnici e al montaggio.
Il kit Procore è composto da due “gomme interne” (che da ora in poi chiameremo Procore), dal colore blu, due camere d’aria da inserire al loro interno con una valvola per l’immissione dell’aria ciascuna, due Air Guides rosse che trasportano l’aria dalla valvola allo spazio fra il Procore ed i copertoni veri e propri, non inclusi nella confezione. I copertoni possono essere di qualsiasi marca, anche non Schwalbe.
A ciò si aggiungono due flaconi di liquido sigillante Doc Blue da 60ml l’uno, prodotti da Stans No Tubes, un nastro da applicare sul cerchio e un flacone di Easy Fit per far tallonare il Procore più facilmente.
Non dimenticando i 3 cacciagomme di colore debitamente blu.
Il peso rilevato di Procore, camera d’aria interna e Air Valve è di 210 grammi per ruota, nella configurazione da 27.5″. È disponibile anche per 26″ e 29″.
Il Procore può essere montato su qualsiasi cerchio in commercio, in alluminio o in carbonio, che abbia il canale interno largo almeno 23mm. Non serve fare o allargare buchi, e non è necessario modificare in alcun modo il cerchio. Ribadiamo che può venire montato con qualsiasi gomma in commercio che sia Tubeless Ready.
Va detto che il montaggio é molto facile. Prerequisito essenziale: il cerchio deve avere un canale interno largo almeno 23mm. Nel nostro caso abbiamo spazio da vendere, perché usiamo degli Ibis 741 in carbonio con canale interno da 35mm. Si comincia tallonando un lato del Procore (o “gomma interna”) nel cerchio, per poi inserire camera d’aria e Air Valve nel buco del cerchio (la foto sotto mostra queste due senza Procore, nella posizione in cui devono essere).
Si tallona quindi anche il secondo lato del Procore.
Come vedete si tratta di una “gomma” più stretta del copertone vero e proprio, che non si deforma oltre un certo limite. Una specie di tubolare all’interno del copertone. Da non confondere con una camera d’aria, che si deforma fino ad occupare l’intero copertone. Il Procore, invece, lascia libera un’intercapedine fra copertone e Procore stesso.
Si tallona un lato del copertone.
Lo si latticizza e lo si tallona completamente. Da notare che il lattice si trova fra il Procore e il copertone, ma non nel Procore stesso.
Dopodichè si gonfia il Procore a 4 bar. Per immettere l’aria nel Procore bisogna avvitare del tutto la parte superiore della valvola dell’aria.
Invece per poi tallonare propriamente il copertone è necessario svitare la valvola, in modo che l’aria, tramite la Air Valve, bypassi il Procore.
Successivamente si gioca con le pressioni. Schwalbe consiglia di gonfiare il Procore a 6 atmosfere e il copertone fra 0.8 e 1.5 bar. Noi abbiamo usato 6 bar per il Procore e 1.1 bar per entrambe le gomme, una Magic Mary all’anteriore e una Nobby Nic al posteriore (dettagli sotto).
Fine. La bici usata per il test è la GT Sanction vincitrice del nostro test comparativo enduro.
– Anteriore: Schwalbe Magic Mary 2.35″ TrailStar. Peso: 835 grammi. Prezzo: 57.90 Euro.
– Posteriore: Schwalbe Nobby Nic 2.35″ PaceStar. Peso: 685 grammi. Prezzo: 57.90 Euro.
– Entrambi i copertoni sono stati gonfiati ad 1.1 bar.
– Procore gonfiati a 6 bar.
Nota bene: non si può dire che le gomme siano gonfiate ad 1 bar. Questa pressione, infatti, riguarda solo la parte più vicina al copertone, mentre la totalità della gomma si indurisce sempre di più quando ci si avvicina al cerchio, grazie al Procore gonfiato a 6 bar. La pressione è dunque un mix fra i due, ma non una media.
Ad inizio articolo parlavo della traversata del Monte Tamaro, perché questo è il sentiero di riferimento per molti test che avete letto qui su MTB MAG. La sua peculiarità sta nell’essere servito da una funivia che copre 1000 metri di dislivello, a cui se ne vanno ad aggiungere altri 400 da sudare un una carrareccia sfondata e ripida. Quest’anno si riesce a percorrerla un mesetto prima del solito, grazie alle alte temperature della primavera in corso che hanno sciolto gran parte della neve, puntualmente con l’arrivo del Procore. Tanti biker spingono la propria bici, sia per la pendenza (16-18% non sono una rarità), che per i tanti passaggi difficili ed i gradoni da 180 bpm.
Una prova perfetta per il Procore.
Da subito noto che la trazione è eccezionale, grazie a quel primo centimetro di gomma molto morbida, che permette ai tasselli di infilarsi per bene nelle asperità. Mentre salivo, la sensazione che mi ha dato sui gradoni è stata quella di smussare gli spigoli e di permettermi di oltrepassarli con minor fatica. In passaggi come quello nella foto qui sopra, cioè su sassi smossi, mi è stato più facile tenere l’equilibrio, con meno dispendio di energia.
La cosa non fa una piega, perché il principio del miglior rotolamento su ostacoli (sottolineo ostacoli, non sul liscio) prevede proprio che una minor pressione sia d’aiuto. Vero è anche che, sulla ciclabile di fondo valle che ho usato per tornare alla funivia, se il terreno era compatto o asfaltato la progressione di marcia è stata più faticosa del solito, dove per “solito” intendo una gomma tubeless posteriore gonfiata a 2 bar ed un anteriore a 1.8 bar. In teoria avrei potuto fermarmi a gonfiare i copertoni a 1,5 bar, per avere più scorrevolezza, ma dato che non avevo fretta né ero particolarmente stanco, non l’ho ritenuto opportuno.
Veniamo adesso alla discesa. Se la salita è una sfida, la prima parte della discesa è un’ammazza gomme, a causa delle tante rocce aguzze e infisse nel terreno. Innumerevoli volte ho pizzicato e tagliato le gomme in questo tratto, facendo fuori anche 2/3 camere d’aria a giro. Comincio col il dire che la Magic Mary EVO all’anteriore e la Nobby Nic EVO al posteriore sono gomme con una spalla molto buona contro eventuali tagli laterali, e che quindi un primo passo verso la sicurezza era già stato fatto prima di partire. Il problema si ha piuttosto per il fatto che una qualsiasi gomma tubeless ready normalmente si accartoccia per bene sulle rocce appuntite, così che il cerchio vada a picchiarci contro tagliando il copertone e/o bozzandosi se è in alluminio.
Questo problema è risolto dal Procore, cioè la camera interna gonfiata a 6 bar. Se la prima parte di gomma, gonfiata solo ad un’atmosfera, non contrasta l’azione delle rocce, il Procore lo fa alla grande, permettendo di andare a cercare linee a cui di solito si starebbe alla larga. Veniamo quindi alla enorme trazione di cui ho già parlato in salita che, in discesa, si tramuta in stabilità e grip enormi.
Vale la pena ricordare che il primo lavoro di filtraggio dei colpi provenienti dal terreno viene fatto dalla gomma, perché le sospensioni si attivano solo in un secondo momento. D’altronde la gomma è il punto di contatto con il suolo, logico quindi che sia più veloce di una forcella o di un ammortizzatore. Con il Procore questo lavoro viene svolto con una progressione che non avevo mai sperimentato prima, dovuta al fatto che non si tratta di un copertone tubeless “vuoto”, ma di una gomma con un’altra gomma al suo interno, il che le dà una consistenza unica.
Proprio questo fatto fa sì che in curva la gomma si deformi poco, aiutata anche dai generosi cerchi Ibis 741, che si sposano alla grande con il Procore. Non si hanno accenni di stallonamento negli appoggi veloci e quello che vi farà rimanere a bocca aperta è la tranquillità di guida in ogni situazione: sassi, rocce, radici bagnate, contropendenze. Dove di solito tentennavo, con il Procore sono passato in scioltezza, meravigliandomi di quanto sia stato facile.
La differenza sostanziale con una gomma tubeless è il fatto che il sistema Procore “riempe” la gomma, ovviando a quella sensazione di “floscio” tipica dei sistemi tubeless a basse pressioni. Questi sono imprecisi in curva e tendono facilmente allo stallonamento.
Solo lodi per questo prodotto? In teoria si, ma in tanti casi il Procore sarà fuori luogo. Infatti 210 grammi in più a ruota sono molti: la bici si appesantisce proprio lì dove lo si sente di più, cioè nelle masse rotanti. Questo vuole dire che in salita si dispendia più energia e che sui rilanci si sarà più lenti. Tanti storceranno il naso per il peso, però bisogna considerare come si pedala. Se si fanno gare enduro, si deve decidere se approfittare del grip enorme o della leggerezza di una ruota senza Procore. A livello di sicurezza dalle forature, il Procore non può fare miracoli: se si buca il copertone, si può continuare a girare sulla camera interna (con il copertone sgonfio attorno), ma a velocità ridotte. Se si ha tempo di fermarsi, togliere il Procore e inserire una classica camera d’aria nel copertone è cosa veloce.
Per chi gira in DH, il Procore è sicuramente un grandissimo valore aggiunto a livello di trazione, grip, resistenza agli stallonamenti e poter arrivare alla fine della discesa anche se si ha bucato il copertone (cosa non di poco conto, dato che i downhiller non girano con camera d’aria e pompa in tasca).
Se si prediligono giri escursionistici con discese tecniche, il Procore dovrebbe essere il prossimo vostro acquisto. Il vostro livello di riding salirà in un batterdocchio ma, soprattutto, il divertimento aumenterà, perché riuscirete a fare passaggi, davanti ai quali prima vi fermavate, con una sicurezza imbarazzante.
Kit completo in test: 195 Euro (si trova a meno di 100 su Amazon)
Procore (blu): 59.90 Euro
Camera d’aria del Procore: 19.90 Euro
AirGuide: 2.90 Euro
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